CITTà IN SCENA/7

Scavi archeologici a vista, piste ciclabili e pedonali, potenziamento dell’illuminazione, più alberi, accesso dai quartieri limitrofi e zone per i cani: il Parco dei Campi Diomedei coinvolge i cittadini e raddoppia il verde urbano a Foggia

02 Feb 2025 di Nicola Pini

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Scavi archeologici a vista, piste ciclabili e pedonali, potenziamento dell’illuminazione, più alberi, accesso dai quartieri limitrofi e zone per i cani: il Parco dei Campi Diomedei coinvolge i cittadini e raddoppia il verde urbano a Foggia

L’intervento ai Campi Diomedei in corso (in alto) e la parte completata (in basso)

Se tutto andrà come da previsioni entro la prossima estate l’intero Parco urbano dei Campi Diomedei a Foggia sarà a disposizione della cittadinanza. I lavori per la sistemazione del nuovo polmone verde della città, 23 ettari a ridosso del centro storico, sono ancora in corso ma già oggi l’area è fruibile per circa il 50%. Con oltre cinque chilometri di percorsi pedonali e piste ciclabili, la piantumazione di 500 alberi e di 2.300 metri lineari di siepi di 72 diverse essenze arboree, una nuova  illuminazione, la ristrutturazione di un locale interrato per iniziative culturali e servizi, il progetto rappresenta un esempio di rigenerazione urbana significativo anche a livello nazionale. L’obiettivo, spiegano dal municipio, è accrescere “la vivibilità, la socialità e la sicurezza di un’area centrale, seppur marginale della città”, puntando a eliminare “il degrado e aumentare l’attrattività della zona garantendo sostenibilità ambientale e adattamento ai cambiamenti climatici”.

Il progetto, presentato il mese scorso a Roma nell’ambito di Città in scena – Festival della rigenerazione urbana – ha un costo previsto di 7 milioni e 750mila euro dei quali 4,5 a carico delle casse comunali e il resto proveniente dal Fondi di coesione e sviluppo, transitati poi nel Programma Operativo della Regione Puglia.

La fase finale dei lavori va a chiudere, almeno in larga parte, una vicenda che nel capoluogo pugliese si trascina da qualche decennio. Almeno da quando, prima nel 1998 e poi nel 2005, una serie di scavi archeologici hanno portato alla luce i resti di un villaggio neolitico del quinto millennio a.c., e lo scheletro del più antico uomo della Daunia.

Ritrovamenti che hanno contribuito a sancire l’inedificabilità assoluta in un’area, altrimenti ben appetibile dal punto di vista costruttivo. Così nel 2008 fu lanciato un concorso internazionale di idee, concluso quattro anni più tardi, per la risistemazione dell’area – utilizzata principalmente fino ad allora per l’allevamento e l’addestramento per i cavalli dell’Istituto incremento ippico – da trasformare in un parco urbano e archeologico.

Il via libera del consiglio comunale è del 2015 e l’anno successivo il bando di gara viene vinto da Ati Ats Montemaggiore come impresa mandataria, insieme a Delta Ambiente e Habitat immobiliare. I lavori però sono proceduti a rilento, anche a seguito dello scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose nel 2021 e il conseguente commissariamento durato oltre due anni. Solo dopo l’insediamento della nuova giunta comunale, tredici mesi fa, la realizzazione del Parco dei Campi Domedei è entrata nella fase finale. La consegna alla città dell’intera area verde è prevista dall’attuale giunta appunto per giugno o luglio prossimo.

“Siamo ancora in corso d’opera ma abbiamo realizzato circa il 70% dei lavori”, racconta l’assessore ai Lavori Pubblici e all’Urbanistica, Giuseppe Galasso. Con il completamento del nuovo parco “Foggia raddoppierà in un colpo solo la sua dotazione di verde urbano e già con le aperture parziali a partire dalla scorsa estate c’è stata una risposta di forte gradimento da parte dei cittadini”.

“La conformazione di questo parco si presenta come un’operazione di ricucitura urbana”, spiega l’esponente della giunta comunale guidata dalla sindaca Maria Aida Episcopo: l’area è infatti senza recinzioni, con una serie di viali di connessione con i quartieri limitrofi. E punta a intercettare i diversi bisogni della cittadinanza, con “un progetto inclusivo per la diverse fasce di età e per le diverse esigenze, da quelle sportive a quelle ricreative a quelle culturali legate al sito archelogico, finora mai aperto al pubblico”.

Nel corso della sua gestazione la versione originaria del progetto è cambiata più volte. Inizialmente era prevista la copertura della zona archeologica. Ma il manufatto ipotizzato, molto invasivo, ha suscitato forti opposizioni finché la Sovrintendenza non ha risolto il caso ponendo il suo veto alla costruzione. Gli scavi restano così a libera vista, protetti solo da file di cespugli, con i camminamenti che in prossimità dei reperti vengono rialzati su lievi dune, creando una postazione più panoramica.

Il percorso progettuale è stato dibattuto moltissimo in città. E la decisione dell’attuale giunta comunale di aprire il parco in successive tappe è stata motivata anche dall’obiettivo di testare il gradimento del progetto e porre correttivi in corsa.
Un primo cambiamento recente, frutto delle interlocuzioni con la cittadinanza, riguarda l’area destinata ai cani che si è deciso di sdoppiare: non una ma due zone differenti, per meglio intercettare le diverse provenienze dell’utenza dai quartieri limitrofi.

Un’altra richiesta è relativa alla dotazione arborea del parco. Secondo molti, infatti, gli alberi previsti sono troppo pochi. L’assessore è convinto che il problema sarà stemperato dalla crescita delle alberature appena piantate ma la giunta sta comunque muovendosi per implementare il numero delle piante attraverso compensazioni ambientali in città, senza la necessità di nuovi stanziamenti.

Da ultimo è emersa anche l’esigenza di un’illuminazione aggiuntiva. Il progetto attuale, come previsto dalla normativa, prevede l’illuminazione dei soli viali pedonali e delle piste, mentre le zone a prato restano scarsamente illuminate. Nell’economia del progetto originario non c’è spazio per aumentare i lampioni. Ma dal Comune spiegano che si sta ragionando su un’estensione successiva, con derivazioni dai pali già previsti, attraverso un appalto dedicato. Bilancio permettendo. Perché l’apertura del parco migliora la vivibilità cittadina (molto indietro nelle classifiche sulla qualità della vita) ma chiamerà l’amministrazione anche a maggiori spese per la manutenzione e la vigilanza.
Dei 23 ettari di verde circa un terzo della superficie resta a servizio del centro ippico. Si tratta di un’antica istituzione del luogo e il progetto ne prevede la salvaguardia pur con un ridimensionamento dell’area dedicata.
Nel parco non ci sarà nessuna nuova costruzione. E’ stato restaurato un torrino mentre l’unica vera novità è il riadattamento di una vecchia cisterna: un locale completamente interrato di circa 90 mq che grazie a un ampio pozzo luce potrà essere utilizzabile anche per eventi al coperto. “Ci stiamo ancora ragionando – spiega Galasso -vogliamo farne il cuore pulsante di attività che diano al parco un’attrattività ulteriore rispetto a quella naturale. Faremo un bando di concessione a beneficio di chi avrà le idee migliori per il suo utilizzo”.

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