Sarubbo: il nostro Lab Prenestino è la sala prova del Teatro dell’Opera ma ha vinto perché aperto al quartiere, informale e indipendente

Una grande struttura da 300 posti, con spazi di formazione, è pronta a prendere forma nel quadrante est della città, a servizio del Teatro, ma anche di città, scuole e associazioni. Vinto da Raffaele Sarubbo Atelier insieme a Marco Falcone, Emanuele Migliorisi e Ricardo Ribeiro Machado Pedroso De Lima, il concorso diventerà cantiere entro fine 2025.

29 Ott 2024 di Giusy Iorlano

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Sarubbo: il nostro Lab Prenestino è la sala prova del Teatro dell’Opera ma ha vinto perché aperto al quartiere, informale e indipendente

“Un edificio catalizzatore di una città pulsante”. Stiamo parlando del ‘Lab. Prenestino’,  il progetto vincitore del concorso di progettazione per la sala prove del Teatro dell’Opera di Roma Capitale, definito così nella stessa relazione illustrativa del team vincitore composto da Raffaele Sarubbo – Raffaele Sarubbo Atelier, studio con sede a Lisbona – (capogruppo) e da Marco Falcone, Emanuele Migliorisi, e Ricardo Ribeiro Machado Pedroso De Lima (Girão Lima Arquitectos).

Un progetto, questo, scelto tra 50 proposte giunte alla giuria presieduta da Gianluca Peluffo e composta da Michele Della Cioppa, Laura Gatti, Silvia Palombi e Guido Tesio, dopo che lo scorso maggio è stato bandito il concorso di progettazione dall’azienda Impreme Sud in collaborazione con l’Ordine Architetti di Roma attraverso la piattaforma CAN (Competition Architecture Network).

“La giuria ha apprezzato sicuramente la valenza sociale che abbiamo dato a questi spazi, affinchè siano luoghi occupabili nel quotidiano – spiega a DiarioDiac l’architetto Raffaele Sarubbo – Abbiamo cercato di far diventare questo spazio collettivo e aperto all’espressione più informale e indipendente del quartiere, una sorta di teatro e laboratorio con un edificio simbolo che segna bene il suo carattere sul territorio e nella vita quotidiana dei cittadini”.

E, infatti, la nuova struttura, sorgerà nell’area compresa tra l’Itis Giorgi, viale P. Togliatti, via Prenestina e il comprensorio Prampolini, “una porzione di città con un forte potenziale sociale e culturale – si legge nella presentazione della proposta progettuale – qui infatti molti edifici abbandonati e inutilizzati o vecchie aree industriali dismesse, si sono trasformate negli anni in nuovi spazi di aggregazione aperti alla comunità. Si tratta di un contesto socioculturale e urbanistico, quello Prenestino, che condensa un importante carattere della città di Roma, quello di essere in grado di produrre cultura non solo in ambito istituzionale, ma anche attraverso iniziative informali ed indipendenti”.

Il progetto

Il punto di partenza di Lab. Prenestino, “è incentrato sulla ricerca delle qualità intrinseche del contesto circostante”. In programma la realizzazione di una struttura composta da due macro aree differenti ma intese come complementari: le ‘Box Tecniche’, costituite da sale prova, spazi tecnici e ambienti di servizi, hanno volumi simbolici, rappresentativi, iconici. In particolare, la superficie riflettente che li avvolge (lamiera metallica ondulata lucidata a specchio) conferisce ai volumi un carattere tecnico e allo stesso tempo li rende riconoscibili, preziosi, iconici, punti di riferimento del quartiere.

Il ‘Palco urbano’, con spazi di incontro, socializzazione e relazione (foyer, bar, ristorante, percorsi espositivi/didattici). Un luogo, insomma, per eventi, per il tempo libero per la socializzazione e per la creazione spontanea. I volumi che contengono queste attività realizzati con una griglia di travi, pilastri e solai metallici a vista, appaiono come grandi impalcature, palchi metallici temporanei e versatili di forme espressive più libere ed improvvisate.

A collegare i due volumi un ‘Gate urbano’, una sorta di ”insegna urbana’ che segnala la presenza del nuovo centro servizi Prenestino con la sala prove del Teatro dell’Opera con un’area di palco di 320mq, una tribuna fissa di 120 posti e una tribuna telescopica di 140 posti.

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Credits: Giacomo Tampelli
Credits: Giacomo Tampelli

Il progetto, improntato anche alla sostenibilità, si integra nel quartiere anche attraverso una piazza eventi, con l’obiettivo quindi di offrire uno spazio dove tutti possano entrare, partecipare e contribuire a costruire la vita culturale del centro. Alla luce dell’importanza dei numerosi beni archeologici rinvenuti durante gli scavi, è prevista anche la realizzazione di uno spazio espositivo ad hoc all’interno del foyer del nuovo edificio pubblico.

Il progetto della sala prove del Teatro dell’Opera fa parte di un più ampio piano di riqualificazione urbana chiamato “Centro servizi Prenestino”. Un intervento che interesserà un’area di circa 10 ettari, nell’ambito della quale si svilupperanno complessivamente 45mila metri quadri di opere, pubbliche e private, oltre ad una generale razionalizzazione della viabilità locale, con in più la realizzazione di 38.500 mq di parcheggi pubblici e la valorizzazione paesaggistica delle aree verdi all’interno, per oltre 22.000 mq. La fase di pianificazione è iniziata nel 2003, ed è diventata realtà attraverso una convenzione urbanistica, nel 2010. I lavori, bloccati per un contenzioso tra l’operatore privato e l’amministrazione capitolina, sono ripartiti nel 2022, dopo la presentazione della variante urbanistica ad opera del commissario nominato appositamente dal Tar.

In totale è stato previsto un investimento di quasi 3 milioni di euro derivanti dagli oneri a scomputo della convenzione urbanistica e da fondi messi a disposizione dalla proprietà. I lavori inizieranno entro la fine del 2025 e avranno una durata di circa 18 mesi.

La trasformazione di Roma

Diviso tra Portogallo e Italia, il team di Raffaele Sarubbo non è nuovo a concorsi di architettura nella capitale. “Abbiamo partecipato al concorso per il progetto del Museo della Scienza di Roma- racconta l’architetto – la cui realizzazione è prevista in un lotto in via Guido Reni, di fronte al MAXXI. In quel caso erano giunte 70 proposte (con la partecipazione di importanti studi internazionali) e noi ci siamo classificati in settima posizione”. Ma non solo. In Italia, racconta Sarubbo “abbiamo diversi cantieri in atto: stiamo terminando Piazza Martiri d’Ungheria, che consegneremo a dicembre, a Vibo Valentia, un progetto per rigenerare e valorizzare uno spazio fondamentale per la vita cittadina, da sempre luogo di incontro e di scambio intergenerazionale. Ancora, stiamo terminando un centro culturale per la musica a Reggio Calabria e una scuola a Bitonto, in provincia di Bari. Tutti progetti, questi, derivati da concorsi. E questo perchè – sottolinea- ritengo che il concorso di progettazione sia lo strumento migliore per guidare la trasformazione e il cambiamento di un territorio, creando cultura architettonica e portando ad aumentare sempre di più il livello di proposte architettoniche. Nel caso di Roma – precisa l’architetto – è bellissimo quello che sta succedendo: nella capitale, solo fino a pochi anni fa, si facevano pochissimi concorsi, ora, invece, c’è la possibilità di avere buoni progetti per riqualificarla dal centro alle periferie e creare un cambiamento vero e importante rendendola sempre più europea. Un modello, questo, già in atto nel resto d’Europa e a Milano”, ha concluso.

Gli fa eco Claudia Ricciardi, consigliera OAR con delega all’area concorsi: “La procedura concorsuale riesce a promuovere il confronto tra progetti. È una procedura virtuosa, il cui obiettivo è la qualità, perché viene ristabilita la centralità della proposta progettuale. L’adozione sistematica del concorso – ha spiegato la Consigliera OAR – è quel che auspichiamo, perché in tal modo si dà rilevanza alla salvaguardia e alla qualità degli interventi. Se la procedura concorsuale non è più l’eccezione ma la via ordinaria, si assicura qualità diffusa sul territorio e si evidenzia il valore politico, nel senso più nobile del termine, dell’architettura”, ha concluso.

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