DL MILLEPROROGHE
Digitalizzazione dei rifiuti, IPOTESI rinvio sanzioni per le imprese
Sono quelle di minori dimensioni a soffrire i gap di comprensione delle nuove procedure e l’acquisizione dei servizi di interoperabilità e conoscenza dei nuovi tracciati. Già nel decreto Ambiente erano stati presentati, ma poi bocciati, emendamenti per ritardare i termini d’iscrizione al nuovo registro. Adesso le associazioni delle imprese sono tornate a chiedere proroghe o quantomeno lo stop alle multe
Il decreto Milleproroghe è un po’ come la pastiera, si sa. C’è di tutto al suo interno. Detto dei ritardi e delle tensioni sui voti, tra i 368 emendamenti segnalati al Dl 202/2024 ci sono anche quelli bipartisan per ammorbidire i tempi di entrata in esercizio (e le sanzioni a chi non si adegua) del nuovo registro elettronico per tracciare i rifiuti. In sigla, il Rentri. Al momento, come raccontato qui, già venti giorni fa erano oltre 31mila le unità locali iscritte al nuovo portale e in generale le imprese di maggiori dimensioni non sembrano risentire di particolari problemi. Più problematiche sono le condizioni, invece, per le piccole imprese nel comprendere le procedure, i servizi d’interoperabilità e la conoscenza dei nuovi tracciati. Per ricordare, le registrazioni al Rentri sono aperte dal 15 dicembre 2024 per i produttori di rifiuti con più di 50 dipendenti e si chiuderanno giovedì 13 febbraio. Dal 15 giugno al 14 agosto toccherà alle imprese con 11-50 dipendenti, infine dal 15 dicembre al 13 febbraio 2026 sarà la volta di quelle con massimo dieci impiegati.
Ma, appunto, dipende da se e come cambieranno questi termini e condizioni. Ecco, tra le proposte di modifica al Milleproroghe c’è anche il tema Rentri. Proposte bipartisan che arrivano da Lega, Fdi, Fi e Pd (e sulla stessa linea anche Confcommercio) per rinviare di un semestre – dal 13 febbraio al 12 agosto – le sanzioni per la mancata o incompleta trasmissione dei dati al nuovo sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti. Sanzioni che, attualmente, ammontano a 500-2000 euro per i produttori o gestori di rifiuti non pericolosi e a 1000-3000 euro per chi produce rifiuti pericolosi.
Inoltre, si chiede di continuare a utilizzare per tutto il 2025 i vecchi modelli di registro di carico e scarico e il formulario di identificazione dei rifiuti. Quella di mettere mano ai termini originari di entrata in vigore del Rentri è una richiesta arrivata dal mondo delle imprese già in occasione della discussione delle proposte emendative al decreto Ambiente approvato a fine anno. In quel caso, però, era arrivata la bocciatura (in quel caso, Forza Italia, in linea con Confindustria, proponeva la sospensione fino all’11 ottobre delle sanzioni). Cna, Confartigianato e Utilitalia, però, sono tornate a chiedere un intervento nelle audizioni al Milleproroghe a gennaio, spiegando appunto l’esistenza di problemi applicativi e informativi. Serve, secondo loro, essere clementi nel valutare errori in buona fede che inevitabilmente verranno commessi dalle piccole imprese poco attrezzate alla digitalizzazione. Pericolo, questo, ravvisato dall’associazione delle software house Assintel già a settembre in una lettera rivolta al Ministero dell’Ambiente, dove si chiedeva di modificare il regolamento Rentri, cioè il Dm 59/2023. Una richiesta che arriva ancora adesso da Fdi e Italia Viva (e Svp) per allungare i termini di quattro mesi.
Ma, come ricordato dal Presidente dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali Daniele Gizzi all’evento di Confindustria Cisambiente di fine gennaio, “si tratta di un impegno europeo” che rientra nella strategia italiana sull’economia circolare e ha permesso al nostro Paese di adempiere alla seconda tranche del Next Generation Eu ottenendo 45 miliardi di euro. Dunque, ci sono gli occhi di Bruxelles a osservare il fronte della digitalizzazione (anche) dei rifiuti. “Con il Rentri stiamo per entrare, si spera, in una nuova era della digitalizzazione riguardante la gestione dei rifiuti, che, sembra, recepire le disfunzionalità del passato”, aveva detto Stefano Sassone, Direttore Area Tecnica di Confindustria Cisambiente. Sperando “che il percorso intrapreso, dal momento che il nuovo Rentri diventerà operativo, continui ad essere netto”.