CITTà IN SCENA
Rompere il duopolio turismo-commercio a 500 metri dal Duomo di Firenze: Artea e Ace rigenerano Sant’Orsola per farne un polo destinato a cultura e usi civici

Sant'Orsola a Firenze, il Cortile dell'Orologio (foto Arch. Carlo Bandini)
Diversificare le attività economiche di un quartiere storico di Firenze, oggi concentrate su commercio e turismo, con un upgrade verso la cultura, la formazione e l’istruzione superiore, aprire nuovi spazi all’uso collettivo, alla socialità e alla mobilità pedonale coniugando funzioni pubbliche e private. Il progetto di ristrutturazione del complesso di Sant’Orsola, nel centro del capoluogo toscano, punta ad andare oltre il confine di una riqualificazione edilizia finalizzata alla valorizzazione immobiliare.
Chiuso e abbandonato da 40 anni, quello che fu un monastero e poi diverse altre cose nella sua lunga storia, occupa quasi un intero isolato lungo la via Guelfa. A due passi dal mercato centrale di San Lorenzo e a 500 metri dal Duomo, all’ingombrante vuoto di questo edificio “dimenticato” non si fa quasi più caso. Eppure con i suoi 5.500 metri quadrati di superficie off limits, il Sant’Orsola rappresenta una cesura nel tessuto urbano, che il bando lanciato cinque anni fa dalla Città metropolitana di Firenze, proprietaria dell’area dal 2009, punta a ricucire rivitalizzando il complesso architettonico e l’intera area grazie a un investimento privato da 35 milioni di euro. Il bando prevede una concessione del bene pubblico per 50 anni con la possibilità per il concessionario di avviare attività profit per rientrare dall’investimento ma anche con il vincolo di destinare parte dell’area a usi pubblici.
Vincitrice del concorso è stata la società Artea, operatore francese dell’immobiliare attento alla sostenibilità e, attraverso la sua Fondazione, alla cultura. Il progetto di recupero (sotto il vaglio stretto della Sovrintendenza perché l’edificio è interamente vincolato), è affidato allo studio di architettura Ace di Firenze e ha come obiettivo la realizzazione di un polo multifunzionale dove l’istruzione sarà il soggetto principale.
“Obiettivo di tutta l’operazione non è soltanto la riqualificazione del Sant’Orsola ma anche quello di rigenerare tutta l’area che ci sta intorno – sottolinea l’architetto Carlo Bandini capo-progetto per Ace – attraverso funzioni di pubblica utilità che andranno a completamento e in dialogo con l’attuale prevalente vocazione commerciale”.
Il piano economico-finanziario di Artea prevede, in accordo con l’amministrazione pubblica, tre asset principali: una scuola di specializzazione post laurea con oltre 300 studenti, un centro di formazione professionale e una foresteria con 120 posti letto, attività che avranno un gestore unico. Il nome ancora non viene svelato ma “si sta chiudendo in questi giorni l’accordo con un importante e storico istituto di alta formazione e specializzazione post universitaria di Firenze per italiani e stranieri, racconta Bandini, con diversi ambiti di interesse tra cui letteratura, pittura, restauro, oreficieria.”
Un altro polo di attrazione sarà il museo di Sant’Orsola, gestito direttamente da Artea attraverso la controllata non profit Storia, mentre all’interno del complesso troveranno spazio anche una ludoteca, un ristorante, caffè, botteghe artigiane, atelier. Il parcheggio interrato già presente avrà un area a pagamento convenzionato.
L’edificato avrà un accesso da tutte e quattro le strade lo circondano, con oltre un terzo delle superficie che sarà a libero transito pedonale, salvo che nelle ore notturne. I tre cortili interni saranno recuperati, con funzioni diverse: il cortile del tabacco farà parte della zona museale, mentre il chiostro della spezieria e il cortile dell’orologio avranno una vocazione ricreativa e dedicata agli eventi.
Dopo una lunga gestazione il via libera definitivo ai lavori è arrivato da pochi mesi fa e il prossimo 10 di agosto, festa di San Lorenzo, è prevista a Firenze una simbolica posa della prima pietra, mentre il cantiere sarà effettivamente avviato da ottobre. Il piano prevede fino a 36 mesi di lavori ma Bandini è più ottimista e punta a chiudere entro la fine del 2027 almeno le funzioni principali.
A tenere accesa la fiammella della rinascita è già oggi il museo che fin dallo scorso anno ha cominciato a tenere mostre temporanee nei locali messi in sicurezza ma ancora in attesa della ristrutturazione definitiva, che in questo caso dovrebbe completarsi nel 2026. La prossima esposizione partirà a settembre “un modo per riappropriarsi progressivamente di spazi per troppo tempo sottratti alla vita della città”, si spiega. L’area museale è quella più antica e di maggiore pregio artistico del complesso insieme alla chiesa già restaurata dalla Città metropolitana. Il nuovo spazio culturale fiorentino vuole sia valorizzare l’eredità culturale dell’ex convento sia porsi come centro d’arte contemporanea con una propria collezione di opere del XXI secolo.
La parte più antica del Sant’Orsola risale al Millequattrocento e nelle sue lunghe vicissitudini storiche ha ospitato tra l’altro la tomba di Monna Lisa, ovvero la modella di Leonardo da Vinci per la celeberrima Gioconda. Un ex convento trasformato nell’Ottocento in una manifattura tabacchi e poi divenuto nell’ultimo dopoguerra un centro di accoglienza di profughi istriani e di sfrattati. Scartata poi l’idea di farne uno studentato (idea ripresa in parte oggi) il Sant’Orsola negli anni Ottanta fu assegnato alla Guardia di Finanza che pensò di trasformare il complesso in una caserma, con un intervento che ha oltraggiato le struttura a colpi di cemento, travi di ferro a vista e sopraelevazioni. Un’operazione di ristrutturazione-devastazione, come la definiscono oggi i progettisti, rivelatasi oltretutto inutile perché la caserma non è mai stata ultimata. Un capitolo a cui, dopo 40 anni di chiusura, si cerca ora di rimediare con una riqualificazione che sarà per forza di cose contenuta sul piano architettonico ma ambiziosa, almeno nelle intenzioni, sul piano della rigenerazione urbana.