LA GIORNATA

Roma, crolla la Torre dei Conti. Morto l’operaio intrappolato

  • Industria: 2,9 miliardi Ue per 61 progetti tecnologici a zero emissioni, 4 italiani
  • Contratti pubblici, da Assistal pdl per tutelare subappaltatori e subfornitori
  • Ponte sullo Stretto, Ciucci: “Il piano economico copre tutti i costi”

 

04 Nov 2025 di Maria Cristina Carlini

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Una parte della Torre dei Conti, edificio medioevale vicino ai Fori Imperiali a Roma, ha ceduto, con due crolli che si sono verificati ieri mattina nel giro di un’ora, travolgendo almeno quattro operai: uno, è rimasto sotto le macerie per 11 ore ed è stato estratto vivo in tarda serata in gravi condizioni ma non ce l’ha fatta. È deceduto al policlinico Umberto I dove era stato trasportato in ambulanza. Feriti altri tre operai  estratti in mattinata dai vigili del fuoco. Una squadra dei pompieri è stata investita da un secondo crollo ma fortunatamente nessuno è rimasto ferito. La torre era interessata da lavori di ristrutturazione. Un cameriere di un vicino ristorante racconta di “avere visto un’enorme nuvola di fumo e un operaio cadere” dopo avere sentito “il rumore dei calcinacci”. E’ quindi scattata una corsa contro il tempo per cercare di salvare l’operaio rimasto bloccato sotto le macerie. Dietro la zona di sicurezza, transennata dalle forze dell’ordine, una folla di persone, tra curiosi, turisti e giornalisti, ha assistito con il fiato sospeso alle operazioni di soccorso, nella speranza che l’uomo venisse estratto vivo. I vigili del fuoco sono riusciti a scambiare qualche parola con l’uomo e hanno lavorato senza sosta, nonostante le difficolta’, dovute alla fragilita’ della struttura e al pericolo di un ulteriore crollo. Sul posto hanno operato anche dei mezzi specializzati per l’aspirazione dei calcinacci, attraverso una gru che con il suo braccio meccanico aspira i detriti dalla finestra della Torre. Come spiegato dal prefetto di Roma, Lamberto Giannini, è una un’operazione lunga e complessa, perché il rischio di un ulteriore crollo è altissimo. Intanto, la Procura ha aperto un fascicolo per disastro colposo e lesioni colpose. I carabinieri, che si occupano delle indagini, hanno già inviato una prima informativa e ascoltato lavoratori, direttore dei lavori, tecnici, titolari dell’azienda come anche alcuni testimoni. Da stabilire cosa abbia provocato il crollo parziale della struttura, un esempio delle dimore-fortezze della Roma medievale, attualmente in ristrutturazione. “La Torre era chiusa dal 2007 e per il suo recupero è stato stanziato uno dei finanziamenti più consistenti del Pnrr ‘Caput Mundi’”, ha reso noto la Sovrintendenza capitolina ai Beni culturali. Per il suo recupero  sono stati stanziati 6,9 milioni di euro. “Prima dell’avvio delle opere sono state effettuate indagini strutturali che avevano attestato le condizioni di sicurezza necessarie per procedere agli interventi sui solai”. Nel cantiere lavoravano due ditte con 11 operai.

“Esprimo profondo dolore e cordoglio, a nome mio e del Governo, per la tragica scomparsa di Octay Stroici, l’operaio rimasto vittima del crollo della Torre dei Conti a Roma. ​Siamo vicini alla sua famiglia e ai suoi colleghi in questo momento di indicibile sofferenza. Ringrazio nuovamente i soccorritori e tutti coloro che si sono prodigati, senza sosta e con coraggio, nel tentativo di salvargli la vita”, ha dichiarato in un messaggio la premier Giorgia Meloni. E la notizia ha superato i confini innescando una polemica internazionale. “Finché il governo italiano continuerà a spendere inutilmente i soldi dei suoi contribuenti” per l’Ucraina, “l’Italia crollerà tutta, dall’economia alle torri” ha commentato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Parole definite “squallide” e “preoccupanti” dalla Farnesina che ha convocato l’ambasciatore russo in Italia, Alexey Paramonov, per procedere con un richiamo formale.

Ma quella di ieri è stata un’altra giornata nera per gli incidenti sul lavoro: 5 le vittime da nord a sud, tra operai e agricoltori precipitati nel vuoto o travolti da macchinari. “Solo nella giornata di oggi, 5 morti sul lavoro, 5 vite rubate e 5 famiglie disperate. Notizie strazianti che si aggiungono ai dati Inail sui primi nove mesi dell’anno che registrano un aumento degli infortuni mortali sui luoghi di lavoro. C’è ancora tanto da fare”.ha dichiarato la segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese.“Abbiamo valutato positivamente il decreto su salute e sicurezza, varato qualche giorno fa dal Governo, ma allo stesso tempo – ha rimarcato Veronese – è urgente aprire dei tavoli di confronto su: appalti e sub appalti, gare al massimo ribasso; certezza delle pene, omicidio sul lavoro, procura nazionale sul lavoro; qualità della formazione; lotta al lavoro sommerso; utilizzo delle risorse Inail e applicazione dei CCNL sottoscritti dalle Organizzazioni Sindacali e Datoriali maggiormente e comparativamente rappresentative”. “Non possiamo fermarci – ha concluso Veronese – la vita delle lavoratrici e dei lavoratori va rispettata e tutelata, per arrivare all’unico numero tollerabile: zero morti sul lavoro”.

Industria: 2,9mld Ue per 61 progetti tecnologici a zero emissioni, 4 italiani

La Commissione europea ha annunciato un finanziamento totale di 2,9 miliardi di euro a favore di 61 progetti tecnologici a zero emissioni nette all’avanguardia, progetti che coprono 19 settori industriali, 18 paesi e scale diverse, riflettendo l’ambizione dell’UE di decarbonizzare attraverso un’ampia gamma di tecnologie e applicazioni. L’attenzione e’ rivolta alle industrie ad alta intensita’ energetica, alle energie rinnovabili e allo stoccaggio di energia, alla mobilita’ e agli edifici a zero emissioni nette, alla produzione di tecnologie pulite e alla gestione industriale del carbonio. I 61 progetti hanno il potenziale per ridurre significativamente le emissioni di gas a effetto serra, riducendo circa 221 milioni di tonnellate di CO2 equivalente nel corso del loro primo decennio di attivita’. Cio’ e’ paragonabile alle emissioni annue di 9,9 milioni di automobili europee medie. Quattro i progetti italiani: Dream (decarbonizzazione di Rezzato e Mazzano, settore cemento); ReNova ChemPET (ompianto di riciclaggio chimico di poliestere a Cerano; H2eat (attuazione industriale di un sistema di riscaldamento a idrogeno senza fiamma per edifici residenziali); Gesiis (accumulo di energia geotermica e sistema integrato innovativo).

OpenAI sigla un accordo da 38 miliardi con Amazon

OpenAI ha raggiunto un accordo da 38 miliardi di dollari con Amazon della durata di sette anni, con il quale avrà anche accesso a migliaia di chip Nvidia. L’intesa è con Amazon Web Service e rappresenta la mossa maggiore mai effettuata dalla startup per ridurre la sua dipendenza da Microsoft, che fino all’inizio dell’anno era provider cloud esclusivo di OpenAI.

Assistal presenta una pdl per tutelare subappaltatori e subfornitori

Negli ultimi anni, numerose imprese impegnate nella filiera degli appalti pubblici si sono trovate in difficoltà a causa di un’interpretazione incerta della normativa sui pagamenti diretti ai subappaltatori e subfornitori. In particolare, in diversi casi, i pagamenti eseguiti dalle stazioni appaltanti a favore di queste imprese sono stati oggetto di azioni revocatorie fallimentari, con la richiesta di restituire somme già corrisposte per lavori regolarmente eseguiti. Una situazione paradossale che ha colpito soprattutto micro, piccole e medie imprese, mettendo a rischio la loro stabilità economica e la continuità operativa delle opere pubbliche.

Per questo motivo ASSISTAL, l’Associazione di categoria aderente a Confindustria che rappresenta le imprese del settore impiantistico, del Facility Management e dei Servizi di Efficienza Energetica (Esco), sostiene con convinzione una proposta di legge volta a colmare questa lacuna normativa e a tutelare le imprese della filiera. La proposta chiarisce che i pagamenti effettuati direttamente dalle stazioni appaltanti in favore di subappaltatori e subfornitori – previsti dalla legge o dai contratti – devono essere considerati “pagamenti normali” e, pertanto, non soggetti a revocatoria fallimentare. In questo modo si elimina ogni dubbio interpretativo e si offre maggiore certezza del diritto a tutte le parti coinvolte. ASSISTAL sottolinea che si tratta di un intervento di buon senso, necessario per salvaguardare il tessuto produttivo rappresentato da migliaia di PMI che, pur avendo svolto regolarmente le proprie prestazioni, rischiano di dover restituire somme già utilizzate per pagare manodopera, fornitori e materiali. Una condizione che può mettere in crisi imprese sane e compromettere la continuità di servizi e lavori pubblici. Il pagamento diretto ai subappaltatori, previsto dalla normativa sugli appalti, rappresenta uno strumento essenziale per garantire la regolare esecuzione delle opere e la tutela dell’interesse pubblico. Consente alle stazioni appaltanti di mantenere la piena operatività dei cantieri e alle imprese di proseguire le attività senza blocchi o ritardi, assicurando trasparenza e sostenibilità economica. “Auspichiamo che la proposta sia a breve condivisa dalle forze politiche – ha affermato Roberto Rossi, Presidente dell’Associazione – riconoscendo la piena legittimità di una prassi già consolidata e fondamentale per la tenuta del settore. È un passo importante per rafforzare la fiducia delle imprese nel sistema degli appalti pubblici e per valorizzare il lavoro di una filiera strategica per il Paese”. Assistal rappresenta circa 1.500 imprese con oltre 120.000 dipendenti e un fatturato medio annuo di 60 miliardi di euro.

Ponte sullo Stretto, Ciucci:  “Piano economico copre tutti i costi”

“Non c’è alcun project financing, ma un Piano Economico Finanziario con risorse pubbliche (13,5 miliardi) a fondo perduto che non devono essere rimborsate”. A precisarlo è l’Amministratore delegato della Stretto di Messina Pietro Ciucci commentando  alcune interpretazioni emerse sulla stampa in questi giorni che sollevano dubbi sulla sostenibilità economica del ponte sullo Stretto di Messina. “La Stretto di Messina è una società in house del Ministero dell’Economia e delle Finanze e sottoposta al controllo del Ministero delle Infrastrutture e non è previsto che faccia utili. Pertanto i ricavi attesi dal pedaggio sono unicamente destinati a coprire i costi di gestione e manutenzione e per questo è stato possibile ridurre sensibilmente le tariffe di attraversamento rispetto all’attuale traghettamento. Il pedaggio previsto nel Piano economico finanziario per le autovetture sarà compreso tra circa 4 e 7 euro per tratta (meno 80% rispetto al traghetto), con il valore più favorevole andata e ritorno in giornata. Per i Camion/TIR la tariffa è pari a circa 100 euro (meno 20% rispetto al traghetto).  I ricavi complessivi attesi dal pedaggio sono pari a circa 125 milioni di euro che garantiscono, nel periodo di esercizio dell’Opera, l’equilibrio economico-finanziario della concessione e la copertura integrale dei costi operativi, della manutenzione ordinaria e straordinaria. Ciò in quanto, come più volte rilevato, l’investimento per la realizzazione del Ponte, pari a 13,5 miliardi, è interamente coperto da risorse pubbliche sotto forma di contributi a fondo perduto e quindi da non rimborsare. Per la sostenibilità del PEF e la conseguente copertura dei costi è stato stimato un traffico di 4,5 milioni di mezzi. La stima del traffico alla base del PEF deriva dall’applicazione al traffico veicolare, che attualmente interessa lo Stretto, dei tassi di crescita del 1,5 % e del 2% annuo, rispettivamente per i passaggeri e le merci. Al suddetto incremento si aggiunge la domanda indotta, legata sia al miglioramento dell’accessibilità sia all’abbassamento delle tariffe rispetto al costo attuale. I tassi di crescita sono stati stimati analizzando il traffico complessivo Sicilia – resto d’Italia che, nell’ultimo decennio, ha registrato per tutte le modalità di trasporto una crescita del 21% per i passeggeri e del 24% per le merci, nonostante la crisi economica del 2010/12 e gli effetti del Covid19”.

Ponte sullo Stretto, Bonelli (Avs): “uno studio conferma che il  pilone è su una faglia attiva”. Società: “affermazioni prive di fondamento”

“Un documento scientifico pubblicato e presentato oggi sulla rivista Science Direct conferma che l’area in cui dovrebbero sorgere i piloni del Ponte sullo Stretto presenta faglie sismiche attive. Lo studio, realizzato da un gruppo di ricercatori di altissimo livello — tra cui Tiziana Sgroia (Ingc, Roma 2), Graziella Barberi (Ingv, Osservatorio Etneo), Luca Gasperini (Cnr-Ismar), Rob Govers e Nicolai Nijholt (Università di Utrecht), Giuseppe Lo Mauro (Università di Bari), Marco Ligi, Andrea Artoni, Luigi Torelli e Alina Polonia — conferma in modo inequivocabile la pericolosità dell’area”. Così in una nota Angelo Bonelli, deputato di Alleanza verdi e sinistra e co-portavoce di Europa verde. “Il pilone di Cannitello – precisa ancora – insiste su una faglia certa e attiva, e nonostante ciò il progetto non è mai stato modificato. Lo studio prende inoltre in considerazione la nuova faglia madre del terremoto del 1908, che sconvolge la faglia di progetto del ponte indicata negli elaborati del Pd 2011 da Burraco e Valenzise. Questa nuova faglia obbligherebbe al rifacimento del progetto, perché rende completamente superata la progettazione attuale. La ragione per cui non viene aggiornato è semplice e inquietante: il progetto risale a 28 anni fa e, come la stessa società Stretto di Messina ha ammesso nelle risposte alla Corte dei Conti, modificarlo significherebbe doverlo rifare integralmente. Ma non lo fanno, perché il vero obiettivo non è costruire un ponte, bensì sperperare 15 miliardi di euro di denaro pubblico”. “Questo nuovo studio scientifico rappresenta un ulteriore allarme che invieremo alle autorità competenti, perché conferma l’irresponsabilità della presidente Meloni e del ministro Salvini, che stanno mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini pur di portare avanti un progetto pericoloso, vecchio e totalmente privo di validità tecnica”, conclude Bonelli. Non si è fatta attendere la replica della società Stretto di Messina. “Il Progetto definitivo del ponte è aggiornato ai più recenti studi geosismotettonici ed è priva di fondamento l’affermazione che un “documento scientifico” sostenga che debba essere rifatto lo studio”, si legge in una nota.”L’attenta lettura dell’articolo citato dall’Onorevole Bonelli, apparso sulla rivista Tectonophysics, non Science Direct, che è un database online di pubblicazioni scientifiche, non fa alcun riferimento al fatto che “il pilone di Cannitello insiste su una faglia certa e attiva”. Anche l’affermazione che “lo studio prende in considerazione la nuova faglia madre del terremoto del 1908, che sconvolge la faglia di progetto del ponte indicata negli elaborati del PD 2011” è priva di fondamento. Quindi non solo non è necessario alcun “rifacimento del progetto”, ma il modello di funzionamento dello Stretto di Messina proposto dagli autori dell’articolo finisce per confermare ulteriormente il modello di faglia scelto per il Progetto Definitivo. Infatti, le faglie mostrate come Capo Peloro Fault e Ionian Fault, peraltro già note in letteratura, vincolano a nord e a sud la faglia-sorgente del terremoto del 1908 scelta dal Progetto Definitivo, rendendo estremamente improbabile che quella faglia possa estendersi indefinitamente alle sue estremità. Pertanto, la magnitudo stimata di quel terremoto, circa 7.1, è perfettamente compatibile con la lunghezza stimata per la faglia che lo ha generato, circa 40-50 km, che è la distanza in mappa tra i due sistemi di faglia studiati dagli autori dell’articolo”.

Ccnl laterizi e manufatti, rinnovato contratto con 205euro di aumento

È stato sottoscritto il 31 ottobre scorso tra FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil e le controparti Confindustria Ceramica – Raggruppamento Laterizi e Assobeton l’accordo per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del settore Laterizi e Manufatti Industria, che interessa circa 18 mila lavoratrici e lavoratori in tutta Italia. Il contratto, scaduto il 30 settembre 2025, prevede un aumento salariale complessivo a regime di 205 euro (parametro 136, addensamento medio), suddiviso in quattro tranche: 90 euro da ottobre 2025, 55 euro da luglio 2026, 55 euro da luglio 2027 e 5 euro da luglio 2028. L’incremento complessivo rappresenta un aumento medio del 14,7%, garantendo la piena copertura dell’inflazione previsionale e recuperando parte del potere d’acquisto perso nel precedente triennio. Il montante complessivo è pari a 6mila euro. È inoltre previsto un aumento di 0,20% del contributo aziendale al Fondo pensione Arco (0,10% dal 1° luglio 2026; 0,10% dal 1° gennaio 2028), portando così il totale al 2%; un incremento di 5 euro mensili dal 1° gennaio 2026 a carico delle aziende e destinato al Fondo di assistenza sanitaria integrativa Altea, che porta il totale a 15 euro, consentendo a lavoratori e lavoratrici di accedere ad un piano sanitario più tutelante. Le parti hanno inoltre concordato, nonostante la richiesta di estendere a 4 anni la durata del contratto, la difesa della vigenza triennale, per garantire un aggiornamento più tempestivo delle condizioni contrattuali.

“Siamo molto soddisfatti per essere riusciti, in tempi rapidi, ad assicurare un buon contratto ai lavoratori del settore, garantendo un primo aumento già dal mese successivo alla scadenza – dichiarano le segreterie nazionali di FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil. “L’aumento salariale del 14,7% non solo tutela il potere d’acquisto, ma consente di recuperare una parte importante del montante perso nel triennio passato. Inoltre, il ritorno alla durata triennale rafforza la capacità del contratto di rispondere con prontezza ai cambiamenti del settore. Con questo rinnovo – concludono le segreterie nazionali – diamo una risposta concreta a tutte le lavoratrici e i lavoratori del comparto, rafforzando il salario, la previdenza e il welfare, e contribuendo alla crescita del settore e del Paese”.

Enti locali, rinnovato il contratto: aumenti di 147 euro per 430 mila

“La firma in ARAN del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del comparto Funzioni Locali per il triennio 2022-2024 rappresenta un risultato importante per oltre 430 mila dipendenti che operano quotidianamente nelle Regioni, nei Comuni, nelle Province, nelle Città metropolitane e nelle Camere di Commercio”, così il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, che prosegue: “L’accordo prevede incrementi medi mensili pari a 142 euro e arretrati medi, al netto dell’indennità di vacanza contrattuale maggiorata, pari a 2.357 euro. È un riconoscimento concreto dell’impegno e della professionalità di chi garantisce, sui territori, servizi essenziali per i cittadini.” “Con questa firma manteniamo l’impegno sulla continuità contrattuale e poniamo le basi per l’avvio della nuova tornata 2025-2027, per la quale ho già trasmesso all’ARAN l’atto di indirizzo quadro. Chiederò al Comitato di settore di emanare al più presto l’atto di indirizzo per il comparto delle funzioni locali. Questo consentirà di utilizzare immediatamente le risorse già stanziate nella precedente legge di bilancio, nonché le risorse aggiuntive previste dalla legge di bilancio 2026, a beneficio delle amministrazioni locali e delle comunità che esse servono”, conclude Zangrillo. “La firma della pre-intesa di accordo per il rinnovo del CCNL 2022/2024 del comparto Funzioni Locali avvenuta oggi in Aran è un segnale positivo ed importante per i dipendenti delle Province che, attendono da anni il rinnovo del contratto”, dichiara il presidente di UPI Pasquale Gandolfi, commentando la sigla della pre-intesa sul rinnovo dei contratti degli Enti locali avvenuto in ARAN. “Purtroppo, la situazione di criticità finanziarie delle Province impedisce ancora di poter procedere all’assunzione di quel personale altamente specializzato che servirebbe agli enti per rispondere a pieno alla missione di istituzioni chiave per gli investimenti locali. Una questione che speriamo possa essere affrontata e risolta presto, con norme che consentano alle Province di affrontare dignitosamente la nuova stagione contrattuale 2025-27 senza destabilizzare ancora di più i bilanci degli enti”.

Polizze Cat Nat, Confindustria lancia nuova piattaforma digitale

Al via il progetto di collaborazione promosso da Confindustria in partnership con Unipol, Intesa Sanpaolo Protezione e Poste Assicura volto alla realizzazione di una piattaforma digitale che metta a disposizione delle imprese associate soluzioni assicurative per proteggersi dai rischi catastrofali. L’intento è quello di rispondere alle nuove disposizioni introdotte con la Legge di bilancio 2024 che rendono obbligatoria per tutte le imprese con sede legale in Italia, nonché per le aziende estere con stabile organizzazione sul territorio nazionale iscritte al Registro delle imprese, la stipula di contratti assicurativi a copertura dei danni derivanti da calamità naturali ed eventi catastrofali come sismi, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni, i cosiddetti “rischi Cat-Nat”. Attraverso una piattaforma digitale, attiva a partire dal 5 novembre, le aziende associate a Confindustria potranno accedere, in piena autonomia a un portale dedicato a preventivi e acquisto delle coperture assicurative. Le imprese avranno a disposizione una tariffa loro dedicata per la sottoscrizione delle polizze contro i rischi naturali e i relativi strumenti di tutela. Si tratta di una soluzione innovativa, concepita per rispondere in modo puntuale ed efficiente alle esigenze delle imprese. La piattaforma sarà disponibile sul sito di Confindustria al link https://www.confindustria.it/progetti/polizze-catastrofali-la-piattaforma-digitale-dedicata. L’accesso è riservato alle aziende del Sistema. Il progetto nasce dalla consapevolezza che l’Italia è tra i Paesi europei più esposti ai rischi catastrofali naturali. Negli ultimi cinquant’anni, si sono verificati 115 eventi, pari a circa il 7% del totale europeo, ma con danni diretti che raggiungono i 253 miliardi di euro, ovvero oltre il 30% del totale europeo. Ciò è dovuto al particolare profilo di rischio del Paese, dove i terremoti — di cui l’Italia è seconda in Europa per frequenza dopo la Grecia — rappresentano il 68% dei danni complessivi. Il quadro territoriale conferma un’esposizione diffusa: il 95% dei Comuni è soggetto a rischio idrogeologico, il 35% della popolazione vive in aree a elevata pericolosità sismica e un ulteriore terzo in zone a rischio medio. Inoltre, quasi un quarto del territorio nazionale (23%) risulta esposto al rischio di frane. Questi dati collocano l’Italia al primo posto in Europa per ammontare dei danni diretti registrati negli ultimi 50 anni. Considerata la rilevanza dell’iniziativa e la necessità di garantire la massima solidità ed efficienza, il modello adottato si basa sulla coassicurazione, con Unipol Assicurazioni, Intesa Sanpaolo Protezione e Poste Assicura che ripartiranno i rischi tra loro. Unipol Assicurazioni ricoprirà il ruolo di impresa delegataria, gestendo in modo unitario i contratti assicurativi.

Accordo Eni-Petronas: nasce joint venture in Indonesia e Malesia

Eni e PETRONAS annunciano hanno firmato un accordo vincolante per la costituzione di una società indipendente a partecipazione paritetica (“NewCo”), attraverso l’integrazione dei rispettivi asset Upstream in Indonesia e Malesia. La firma è avvenuta nell’ambito dell’evento globale dell’energia ADIPEC, alla presenza di Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni, e di Tengku Muhammad Taufik, Presidente e Amministratore Delegato di PETRONAS.  L’intesa segue l’accordo quadro sottoscritto dalle due società il 17 giugno 2025 e dà vita a una nuova entità che gestirà 19 asset, di cui 14 in Indonesia e 5 in Malesia, rappresentando un valore d’impresa significativo. Con la NewCo, Eni e PETRONAS integreranno portafogli complementari, solidità tecnica e una profonda conoscenza della regione, con l’obiettivo di creare valore nel lungo termine, garantire eccellenza operativa e assumere un ruolo di leadership nella transizione energetica.  La NewCo opererà come entità finanziariamente autosufficiente, con un piano di investimenti superiore a 15 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni. Questo piano sosterrà lo sviluppo di almeno otto nuovi progetti e la perforazione di 15 pozzi esplorativi, con l’obiettivo di mettere in produzione circa 3 miliardi di barili di olio equivalente (boe) di riserve già scoperte. La NewCo punta inoltre a valorizzare un potenziale esplorativo stimato in circa dieci miliardi di boe a basso rischio.  La NewCo integrerà un portafoglio rilevante di asset a gas in produzione e in sviluppo tra Indonesia e Malesia, partendo da una base produttiva iniziale superiore a 300.000 barili di olio equivalente al giorno, con l’obiettivo di crescere nel medio termine fino a superare 500.000 barili di olio equivalente al giorno di produzione sostenibile.  La creazione della NewCo consentirà a Eni di accelerare i cicli di sviluppo dei progetti e ottimizzare l’allocazione dei capitali, generando inoltre sinergie operative nelle attività di esplorazione, produzione e gestione degli asset. L’operazione permetterà inoltre di cogliere opportunità di crescita sia nei giacimenti maturi già in produzione sia nelle aree esplorative ad alto potenziale.

Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, ha commentato: “Questo accordo rappresenta un momento di trasformazione per Eni. Abbiamo unito le forze con PETRONAS per gestire asset in Indonesia e Malesia, generando sinergie in termini di asset, competenze e capacità finanziarie. Facendo leva sugli asset produttivi esistenti e sviluppando iniziative di rilievo sia nel bacino del Kutei sia in Malesia, prevediamo di raggiungere nel medio termine oltre 500.000 barili di olio equivalente al giorno. Questa opportunità porterà a una creazione di valore significativa per Eni, PETRONAS, Indonesia e Malesia, grazie alla nostra eccellenza esplorativa e alla comprovata capacità di realizzare progetti fast track con una disciplina finanziaria rigorosa”. La nuova società rientrerà nel modello satellitare di Eni, in continuità con iniziative di successo come Vår Energi in Norvegia, AzuleEnergy in Angola e Ithaca nel Regno Unito. A seguito della firma, Eni e Petronas lavoreranno per ottenere tutte le autorizzazioni regolatorie, governative e dei partner in Malesia e in Indonesia. Eni prevede il closing dell’operazione nel 2026, subordinatamente al completamento delle autorizzazioni necessarie. In tutte le fasi di questo percorso, Eni conferma il proprio impegno a un dialogo trasparente con tutti gli stakeholder – comprese le persone impiegate dalle due società, le autorità dei Paesi ospitanti, i partner della joint venture e le comunità locali. Questo approccio riflette l’ambizione condivisa di avviare la nuova entità attraverso un processo responsabile, efficiente e orientato al valore, rafforzando le basi per una collaborazione di lungo periodo e una crescita sostenibile nella regione.

Consap: altri 75,6 milioni per il rifinanziamento del fondo di garanzia mutui prima casa

A seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il Fondo di Garanzia Mutui Prima Casa è stato ufficialmente rifinanziato per ulteriori 75,6 milioni di euro per l’anno 2025. Lo comunica Consap in una nota. Le nuove risorse si aggiungono alle disponibilità presenti ad inizio anno, pari complessivamente a 155 milioni di euro, ai 130 milioni di euro stanziati inizialmente per il 2025 e agli ulteriori 80 milioni di euro assegnati in due tranche nel corso dell’anno. La dotazione complessiva a disposizione del Fondo di Garanzia Mutui Prima Casa per il 2025 arriva quindi a ben 440,6 milioni di euro, confermandone il ruolo di motore e incentivo per il mercato dei mutui e di volano per l’acquisto della prima casa per famiglie numerose e giovani under 36. Il nuovo rifinanziamento, reso possibile grazie alla sinergia tra Consap e Mef, assicura la piena operatività del Fondo fino a fine anno, consentendo di rispondere al meglio al crescente numero di richieste di accesso. Per il biennio 2026 e 2027, inoltre, la Legge di Bilancio 2025 ha già previsto ulteriori 270 milioni di euro per ciascun anno, a riprova della strategia di continuità e sostegno adottata dal Governo. Il Fondo di Garanzia Mutui Prima Casa gestito da Consap, si legge nella nota, “continua a rappresentare un pilastro dell’impegno pubblico nel facilitare l’accesso al credito per l’acquisto della prima abitazione, coprendo fino all’80% del finanziamento per i giovani under 36 e fino al 90% per le famiglie numerose. Attualmente, circa il 21% dei mutui stipulati in Italia beneficia della garanzia del Fondo, con punte del 26% nel 2022”. “Consap si conferma ancora una volta un ponte tra le istituzioni e le nuove generazioni, svolgendo un ruolo sociale fondamentale, al servizio delle famiglie e delle giovani coppie. Il nuovo rifinanziamento del Fondo di Garanzia per la Prima Casa rappresenta un segnale concreto dell’attenzione del Governo verso chi desidera costruire il proprio futuro, sostenendolo nell”acquisto della prima abitazione. Il Fondo Consap da quando è stato istituito ha consentito di erogare oltre 520000 mutui, per un controvalore di oltre 61 miliardi e rappresenta un punto fermo concreto del piano casa che il governo intende realizzare per consentire a tutti di poter acquistare la prima casa”, commenta il presidente di Consap, Sestino Giacomoni. “Il nuovo rifinanziamento del Fondo di Garanzia per la Prima Casa ribadisce il ruolo sociale di Consap, da sempre al servizio delle famiglie, dei cittadini e del Paese. Attraverso questo strumento, lo Stato facilita l’accesso al credito per l’acquisto di un bene primario e fondamentale, trasformando un’esigenza sociale in una leva concreta di inclusione e crescita. Consap continua così a svolgere la propria missione di soggetto attuatore delle politiche pubbliche a impatto sociale.

 

Piano Casa, Uil: “Bene 890mln Coesione ma impensabile per emergenza”

“Bene che la revisione di metà periodo dei programmi della coesione europea portino in dote 890 milioni di euro per il piano casa. Tuttavia, non è pensabile che basti la sola integrazione delle risorse della politica di coesione europea, nazionale e regionale, per affrontare il tema del diritto all’abitare. Occorre fare di più”. È quanto ha dichiarato la segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese. “Oggi la questione abitativa è un’emergenza: secondo un nostro studio, il prezzo delle locazioni è cresciuto nell’ultimo anno, in media, del 5,1%. Una spesa che incide sul budget familiare, mediamente, per il 24,2%, con punte del 58% circa nelle grandi città. Bisogna quindi ripristinare le risorse del fondo per il sostegno agli affitti, senza trovare scorciatoie che possono mettere in mezzo alla strada centinaia di famiglie. È poi necessaria una politica che agisca sia a livello centrale che locale, con alternative articolate in riferimento alle diverse caratteristiche della domanda. Per i nuclei a basso reddito, ad esempio – ha spiegato Veronese – l’unica risposta può essere fornita dall’edilizia pubblica, di cui bisogna incrementare lo stock, sia con il recupero degli alloggi non utilizzati, sia attraverso nuove unità. Per le famiglie composte per lo più da lavoratrici e lavoratori dipendenti “economicamente deboli”, che hanno superato i requisiti per l’accesso all’edilizia pubblica, invece, un ruolo importante può essere svolto dall’edilizia sociale a costi sostenibili, come d’altronde avviene da decenni in molti paesi europei”.“È urgente pianificare un progetto complessivo che – ha concluso Veronese – permetta di ridare vita alle città, riducendo il disagio abitativo e affrontando il nodo della direttiva europea sulle ‘case green’”.

Signorini (Bankitalia): “Preservare commercio e multilateralismo”

“Le istituzioni multilaterali restano un fattore chiave” per far fronte alle necessità di sviluppo di un continente come l’Africa assieme al commercio e a una soluzione sull’eccessivo indebitamento di alcuni dei paesi del Continente. E’ quanto ribadisce il direttore generale della Banca d’Italia Luigi Federico Signorini all’incontro “Africa Growth and Opportunity: Research in Action Conference” a Palermo. Signorini ha citato l’esempio di Federico II e del suo regno con capitale nella città siciliana, in cui convivevano culture, lingue e sensibilità differenti. Un esempio che ha mostrato come “la reciproca comprensione fra culture, fedi, mari e lingue non sia una debolezza ma una forza”. Anche per questo, ha rimarcato, per fare fronte alla necessità di investimenti dell’Africa occorre un “flusso di capitali esterni ed interni” per i quali è critica la “cooperazione internazionale”. E così il ruolo della Banca Mondiale nel promuovere la trasparenza e la buona governance “Può fare la differenza” ha aggiunto ricordando le iniziative congiunte fra l’istituzione e la Banca d’Italia. Un altro aspetto è l’indebitamento eccessivo che colpisce alcuni paesi e per i quali è necessaria “una ristrutturazione” che va comunque guidata per evitare effetti collaterali negativi. “Un accordo efficiente – sottolinea – dovrebbe essere messo a punto in una maniera che eviti default ripetuti attraverso contratti ben disegnati e accordi istituzionali in modo da utilizzare le risorse in maniera efficiente”.

 

CASA: CONSAP, ALTRI 75,6 MLN PER RIFINANZIAMENTO FONDO DI GARANZIA MUTUI PRIMA CASA =

A seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il Fondo di Garanzia Mutui Prima Casa è stato ufficialmente rifinanziato per ulteriori 75,6 milioni di euro per l’anno 2025. Lo comunica Consap in una nota. Le nuove risorse si aggiungono alle disponibilità presenti ad inizio anno, pari complessivamente a 155 milioni di euro, ai 130 milioni di euro stanziati inizialmente per il 2025 e agli ulteriori 80 milioni di euro assegnati in due tranche nel corso dell’anno. La dotazione complessiva a disposizione del Fondo di Garanzia Mutui Prima Casa per il 2025 arriva quindi a ben 440,6 milioni di euro, confermandone il ruolo di motore e incentivo per il mercato dei mutui e di volano per l’acquisto della prima casa per famiglie numerose e giovani under 36. Il nuovo rifinanziamento, reso possibile grazie alla sinergia tra Consap e Mef, assicura la piena operatività del Fondo fino a fine anno, consentendo di rispondere al meglio al crescente numero di richieste di accesso. Per il biennio 2026 e 2027, inoltre, la Legge di Bilancio 2025 ha già previsto ulteriori 270 milioni di euro per ciascun anno, a riprova della strategia di continuità e sostegno adottata dal Governo. Il Fondo di Garanzia Mutui Prima Casa gestito da Consap, si legge nella nota, “continua a rappresentare un pilastro dell’impegno pubblico nel facilitare l’accesso al credito per l’acquisto della prima abitazione, coprendo fino all’80% del finanziamento per i giovani under 36 e fino al 90% per le famiglie numerose. Attualmente, circa il 21% dei mutui stipulati in Italia beneficia della garanzia del Fondo, con punte del 26% nel 2022”. “Consap si conferma ancora una volta un ponte tra le istituzioni e le nuove generazioni, svolgendo un ruolo sociale fondamentale, al servizio delle famiglie e delle giovani coppie. Il nuovo rifinanziamento del Fondo di Garanzia per la Prima Casa rappresenta un segnale concreto dell’attenzione del Governo verso chi desidera costruire il proprio futuro, sostenendolo nell”acquisto della prima abitazione. Il Fondo Consap da quando è stato istituito ha consentito di erogare oltre 520000 mutui, per un controvalore di oltre 61 miliardi e rappresenta un punto fermo concreto del piano casa che il governo intende realizzare per consentire a tutti di poter acquistare la prima casa”, commenta il presidente di Consap, Sestino Giacomoni. “Il nuovo rifinanziamento del Fondo di Garanzia per la Prima Casa ribadisce il ruolo sociale di Consap, da sempre al servizio delle famiglie, dei cittadini e del Paese. Attraverso questo strumento, lo Stato facilita l’accesso al credito per l’acquisto di un bene primario e fondamentale, trasformando un’esigenza sociale in una leva concreta di inclusione e crescita. Consap continua così a svolgere la propria missione di soggetto attuatore delle politiche pubbliche a impatto sociale,Mcc

 

 

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