IL PAPER DI REF RICERCHE

Compensazioni, crowdfunding e progetti condivisi CONTRO il nimby

Secondo il think tank diretto da Donato Berardi, anche il nuovo testo unico rinnovabili approvato in autunno può portare con sé la debolezza di interpretare le zone di accelerazione solo dal punto di vista tecnico, “senza considerare il valore relazionale, culturale e simbolico del territorio”. Bisognerebbe, in altre parole, valorizzare “la rete di relazioni e identità storicamente stratificatesi presso le comunità locali e gli individui che le compongono e abitano”.

18 Mag 2025 di Mauro Giansante

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Quella scorsa è stata una settimana particolarmente decisiva per le rinnovabili: il Tar del Lazio ha bocciato diverse parti del decreto ministeriale sulle aree idonee ad ospitare gli impianti eolici e fotovolaici. In pratica, il Mase dovrà rimetterci mano evitando di lasciare troppi margini alle Regioni evitando ciò che si stava verificando in questi mesi: cioè, mappe particolarmente restrittive in nome della tutela del paesaggio e dei terreni agricoli. Tale orientamento, seguito da parecchie amministrazioni regionali sebbene solo in tre abbiano completato l’iter legislativo, favorisce la generale e molto comune opposizione delle comunità locali rispetto proprio ai nuovi impianti rinnovabili. Una tendenza registrata spesso in tante zone dell’Italia, in generale rispetto a tutte (o quasi) le tipologie di nuove infrastrutture, e riassunta dall’ormai nota espressione “not in my backyard”, in una parola nimby, che vuol dire “non nel mio giardino”.

Un nuovo paper di Ref Ricerche analizza, allora, quali possono essere in concreto gli strumenti per risolvere positivamente la comune opposizione sociale ai progetti energetici, già fortemente rallentati da iter autorizzativi infiniti e impantanati. In tre modalità: compensazioni ambientali, crowdfunding e condivisione con il territorio. Alla base di tutti c’è il fattore umano, non tecnico, da considerare sin dall’inizio dell’iter.

Basta nimby, meglio nuovi approcci

Anzitutto, ci sono gli oggettivi limiti dell’approccio nimby. Secondo il paper, la sua chiave di lettura “fa sì che spesso la soluzione proposta per superare l’opposizione delle comunità locali sia il pagamento di una compensazione economica, per bilanciare la distribuzione iniqua dei costi e dei benefici del progetto” ma non sempre si rivela una strategia efficace, in quanto “percepita come un tentativo di comprare il consenso”.

Meglio, allora, fare riferimento a dei costrutti alternativi che rientrano nell’accettazione sociale: di mercato, sociopolitica e delle comunità. Molto legate tra loro, spiega il rapporto, possono entrare in conflitto l’una con l’altra. Quella che più rispecchia l’approccio nimby è quella delle comunità. Poi, ci sono il place attachment e la place identity che riguardano il legame emotivo e culturale tra le persone e il luogo d’appartenenza. E, infine, c’è il modello del sostegno attivo alle nuove infrastrutture.

L’accettazione delle comunità e il territorio luogo di relazioni

Una delle chiavi per muoversi verso questi approcci non propriamente nimby è quella per cui il territorio va interpretato come uno spazio di relazioni e identità, non solo tramite fattori tecnici. Di qui, i tre metodi.

Le compensazioni ambientali, spiega Ref, dovrebbero essere concordate con l’amministrazione per poi tradursi in interventi sul territorio, anziché continuare a interpretare il limite del 3% dei proventi dall’energia elettrica degli impianti (come da dm 19/9/2010). Così come andrebbero aumentati i prezzi dei permessi di emissioni Eu Ets per assegnare quote di fondi maggiori alle Regioni.

Quanto al crowdfunding, cioè alle raccolte popolari di denaro, il vantaggio risiederebbe nella “piena diffusione e pervasività” di tale operazione, soprattutto nelle forme di capitali di prestito o azioni.

La terza modalità riguarda, infine, la partecipazione locale attiva. L’esempio portato in dote è quello di Gubbio, dove i due impianti eolici monoturbina della cooperativa “ènostra” sono stati realizzati grazie a un presidio costante sul territorio e un contatto diretto tra i protagonisti, l’integrazione del progetto nel contesto locale e quindi in base anche alla morfologia del territorio.

Gli scenari

Un ultimo punto riguarda l’effetto annuncio di nuovi investimenti aziendali nazionali che spesso porta la comunità locale a chiudersi a riccio dal punto di vista ideologico. Ecco perché, conclude Ref Ricerche, servirà sempre più evitare di raggiungere un punto critico di rottura con il territorio. “Coltivare il rapporto sin da subito può portare questo punto di rottura a spostarsi in là nel
tempo o, si spera, a non verificarsi mai”. Puntando, al contrario, a tener conto passo passo e allo stesso livello tanto dei fattori economici, tecnici e sociali dei progetti dei nuovi impianti rinnovabili.

 

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