Sicurezza sul lavoro

Hanno preso la patente a crediti 440mila imprese, la metà di quelle ATTESE. Ma le irregolarità rilevate sono soltanto l’1,5%

Sulla base dei dati più aggiornati  forniti dal ministero del Lavoro, sono state rilasciate 440 mila patenti a crediti su una platea complessiva calcolata in 800 mila imprese, quindi poco più del 50%. Sul fronte delle attività di vigilanza, su 10.000 accessi ispettivi, in 117 casi sono state rilevate delle irregolarità. Non brilla questo primo bilancio, a sei mesi circa dall’entrata in vigore delle nuove norme, e questo alimenta la preoccupazione dei sindacati. Ma, nella giornata mondiale sulla sicurezza sul lavoro, hanno aperto anche un nuovo fronte: quella dell’emergenza caldo che impone soluzioni strutturali.

28 Apr 2025 di Maria Cristina Carlini

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E’ un bilancio magro e ben sotto le attese quello della nuova patente a crediti nell’edilizia. A sei mesi  ormai dall’entrata in vigore delle nuove norme, risultano rilasciate circa 440 mila patenti a fronte di una platea stimata complessiva di circa 800 mila imprese. Sono questi, al momento, i dati più aggiornati riferiti dal ministero del Lavoro in un incontro con i soggetti interessati, aziende e sindacati. Alcune puntualizzazioni vanno, comunque, fatte: bisogna ricordare che l’obbligo riguarda tutte le imprese che a vario titolo operano nei cantieri – e quindi non solo edili- e, pertanto, il possesso della patente  punti è legata al momento in cui viene effettivamente svolta un’attività nei cantieri. A questo si aggiunge il fatto che le imprese devono essere in regola con gli obblighi formativi e, pertanto, ci potrebbero essere aziende che starebbero, in questa fase, regolarizzando la propria posizione. Al netto di questi fattori, i numeri  finora disponibili  qualche punto interrogativo lo  sollevano e, comunque, stanno ad attestare che, almeno in questi mesi, l’operazione non ha avuto quello slancio che ci si aspettava al momento del decollo nello scorso autunno. Insieme al dato complessivo sulle patenti rilasciate, il dicastero del Lavoro ha fatto il punto sulle attività di vigilanza: su 10.000 accessi ispettivi, in 117 casi sono state rilevate delle irregolarità. Sono inoltre emerse 12 situazioni particolarmente gravi – riconducibili a infortuni mortali o gravi – che, pur potenzialmente rientranti tra i presupposti per la sospensione dell’attività, non hanno ancora portato all’adozione del provvedimento, in quanto sono in corso accertamenti per verificare l’eventuale sussistenza della colpa grave, condizione necessaria per procedere alla sospensione.

È un quadro che desta non poche preoccupazioni sul fronte sindacale, che, va ricordato, sulla nuova patente a crediti ha sempre avuto valutazioni e toni diversi al proprio interno. Ma ora la valutazione sui numeri è condivisa e la comune preoccupazione è stata manifestata, proprio ieri, in una giornata particolare perché ieri è stata la Giornata mondiale della sicurezza sul lavoro. Forte è risuonato l’allarme di fronte alla dura realtà dei dati sugli infortuni, soprattutto nel settore delle costruzioni. “I numeri – denunciano FenealUil, Filca Cisl e Fillea Cgil– continuano ad essere preoccupanti, con 1.090 vittime nel 2024, 49 in più rispetto al 2023, di cui 156 nelle costruzioni, che si riconferma tra i settori più a rischio. Gli infortuni in più rispetto all’anno precedente sono stati 4.215, e 15.745 le denunce di malattie professionali. Anche oggi  (ieri, ndr) c’è stato un incidente mortale sul lavoro nella cava di marmo di Miseglia costato la vita ad un uomo di 59 anni”. Le federazioni di categoria degli edili si sono recate ieri presso la sede dell’Inail a Roma, per deporre una corona di fiori davanti al monumento in memoria degli operai che persero la vita durante lo scavo del traforo di San Gottardo. Prima della deposizione i rappresentanti hanno avuto un incontro con il direttore generale Marcello Fiori, un momento di confronto per analizzare e valutare le misure per la prevenzione degli infortuni e le malattie professionali e anche riguardanti i nuovi rischi connessi alla rivoluzione digitale e alla riorganizzazione del mondo del lavoro.

Ma l’appuntamento di ieri ha offerto l’occasione per fare il punto anche sul nuovo strumento della patente a crediti. “Rispetto alla platea potenziale che ci era stata indicata, poco più del 50% delle imprese ha ottenuto la patente a crediti. Il problema è capire cosa sta avvenendo in quel 50% delle imprese che ne è ancora senza: stanno comunque lavorando anche senza la patente?”, è la domanda che pone la segretaria nazionale della Fillea, Giulia Bartoli, parlando con Diac Diario. “La patente a punti ci era stata presentata come la panacea e noi ora ci chiediamo perché così tante aziende non l’hanno richiesta. Su questo, occorre fare chiarezza e chiediamo che vengano effettuati fino in fondo controlli puntuali”. L’allarme è alto. “Siamo preoccupati perché aumentano morti e infortuni, soprattutto tra i giovani e la fascia under 60, dati che pongono un tema sia dal lato della formazione, e non dobbiamo dimenticare che tra i giovani ci sono migranti, che di revisione del regime pensionistico per i lavoratori in età avanzata”.

Anche la Filca pone l’accento sui numeri bassi delle imprese che hanno ottenuto la patente a punti. “I dati sicuramente mostrano che questo istituto è perfettibile e che sono poche le aziende che hanno espletato le procedure”, osserva la segretaria nazionale della Filca Cristina Raghitta che pone l’accento sulle difficoltà rappresentate dal Dvr, documento di valutazione rischi, cioè il documento in cui le aziende devono indicare i rischi specifici legati alle attività lavorative.

Ma nell’incontro con l’Inail ieri i sindacati hanno posto con forza un’altra questione che chiedono di affrontare con urgenza:  quella legata all’emergenza caldo sui posti di lavoro, ha riferito il segretario nazionale della Feneal Stefano Costa. Dopo i nulla di fatto degli anni scorsi, la richiesta dei sindacati è netta: va superata la logica dell’emergenza perché i cambiamenti climatici ci pongono di fronte a situazioni non più eludibili che non possono essere gestite con il ricorso alla cig, che le piccole aziende neanche applicano, o affrontate a colpi di ordinanze su base territoriale: “serve una soluzione strutturale”, rimarcano.  Il nuovo fronte di battaglia è aperto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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