IL TESTO UNIFICATO

Rigenerazione urbana, ok a demolizione e ricostruzione anche parziale di fabbricati. 300 milioni all’anno dal 2027

E’ stato presentato in Commissione Ambiente e verrà esaminato da settembre

6 agosto

06 Ago 2024 di Mauro Giansante

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Rigenerazione urbana, ok a demolizione e ricostruzione anche parziale di fabbricati. 300 milioni all’anno dal 2027

Il testo unificato sulla rigenerazione urbana, anticipato ieri dal Senatore Rosso nell’intervista a Diario Diac, è stato presentato in commissione Ambiente al Senato. “Se vogliamo davvero affrontare il tema della rigenerazione urbana senza consumare suolo dobbiamo cambiare marcia e passare a una strategia fondata non sulla riqualificazione che chiede la direttiva case green, ma sulla demolizione e ricostruzione spinta da intese pubblico-privato”, aveva detto ieri Roberto Rosso, senatore di Forza Italia, al Diario. “Un punto necessario della legge è il fondo nazionale sulla rigenerazione urbana per cui partiamo da un’ipotesi di 250 milioni l’anno, senza esagerare, ma convinti che si potrebbero portare qui anche fondi residui di progetti inattuati del Pnrr”.

Proprio i fondi sono il punto forte del testo finale. “Sarà necessario un accordo di maggioranza a settembre, in sede di legge di bilancio, per capire come finanziarlo”, il fondo nazionale, aveva detto ieri il Senatore. Previsto all’articolo 10, il Fondo nazionale per la rigenerazione urbana ha una dotazione pari a 50 milioni di euro per l’anno 2024, 100 milioni di euro per gli anni 2025 e 2025 e 300 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2027 al 2037. Per la copertura, dice l’ultimo articolo (il 14), si ridurranno le risorse al Fondo per interventi strutturali di politica economica previsto dal decreto legge 282 del 2004. Come anticipato al nostro giornale dal Senatore Rosso, si prediligono le distruzioni e le ricostruzioni anziché le riqualificazioni green. Previa acquisizione di titolo abilitativo, quindi, via libera a interventi di ristrutturazione edilizia, comprensivi di demolizione e ricostruzione anche parziale dei fabbricati (che “beneficiano di un incremento non inferiore al 10 per cento e fino ad un massimo del 30 per cento della volumetria o della superficie lorda esistenti, soggette a demolizione”); i cambi di destinazioni d’uso per analoghe o differenti categorie funzionali; interventi di ricostruzione di edifici crollati o demoliti; interventi di rigenerazione urbana.

 

 

Quanto alle semplificazioni, “l’approvazione dei piani e programmi di rigenerazione urbana, anche tramite accordo di programma, comporta la dichiarazione di pubblica utilità degli interventi previsti”. Il testo punta a promuovere il ruolo delle comunità locali, “nella definizione degli obiettivi dei programmi di rigenerazione urbana e la piena informazione sui contenuti dei progetti, anche attraverso la predisposizione di portali web informativi e forme di dibattito pubblico”, documentando tutte le fasi successive.

Quello di ieri è il 77° tentativo di approvare una legge nazionale in materia di rigenerazione urbana, adesso con questo nuovo testo parte il countdown per presentare gli emendamenti. Da settembre ci si penserà.

Leggi qui il testo unificato sulla rigenerazione urbana

Appalti, pressing anche di FdI. Priorità revisione prezzi e concorrenza

E’ arrivata ieri in commissione Ambiente, ma alla Camera, la risoluzione a prima firma Massimo Milani (Fdi) sul correttivo al Codice degli appalti del Mit. Fondamentali i primi due punti del testo, a) e b), che vanno a toccare la revisione dei prezzi e la soglia per la procedura negoziata.

Sul primo, si punta “a fissare opportune percentuali dell’importo complessivo del contratto come soglia oltre oltre la quale scatta la revisione dei prezzi, che in caso di variazione dei prezzi in questa sede si propone siano pari al 2 per cento e il riconoscimento di una percentuale congrua, che in questa sede si propone pari al 90 per cento con riferimento alla variazione complessiva”.

Sul secondo, invece, la risoluzione chiede di “ridurre la soglia entro la quale attuare la procedura negoziata senza bando, indicando importi inferiori alle soglie di rilevanza europea e metodi di calcolo dell’importo stimato degli appalti, che in questa sede si propone pari a 2,5 milioni di euro, prevedendo, oltre tale soglia, l’obbligo di invitare tutti i soggetti che abbiano manifestato interesse. Inoltre, sarebbe opportuno prevedere quale meccanismo obbligatorio di selezione nelle procedure negoziate il ricorso ad elenchi costituiti annualmente dalle committenti e organizzati per fasce di importo e di categorie”.

Nel resto dell’elenco si chiede, tra l’altro, di “ripristinare la piena valenza contrattuale del computo metrico in caso di appalti «a corpo»”; “introdurre il tetto massimo per il punteggio economico, in caso di offerta economicamente più vantaggiosa” pari al 20%; “eliminare il superamento dell’obbligo di esternalizzazione per quelli operanti nei settori speciali” per i concessionari senza gara; “reintrodurre l’eccezione d’inadempimento”.

Appalti, Fillea Cgil: modifiche Codice non è fatto privato, ora divieti e limiti a subappalto a cascata

Sempre ieri si sono svolte le prime audizioni sul Codice degli appalti. Hanno partecipato Cgil Fillea e Assorup, tra gli altri. Queste le richieste del sindacato edile. “Le modifiche al nuovo codice degli appalti, in discussione in questi giorni, non possono essere un fatto privato tra il Ministro Salvini e qualche lobbista. Il Governo ascolti veramente il Parlamento e le forze sociali per introdurre correttivi al vigente Codice Appalti. Peraltro tutte le risoluzioni finora presentate, da Forza Italia al Gruppo Misto fino al Movimento 5 stelle, chiedono, seppur con sfumature e toni diversi, limiti precisi al ‘subappalto a cascata’ in nome di una maggiore qualità, sicurezza, legalità e trasparenza nell’assegnazione degli appalti con meccanismi automatici di adeguamento dei prezzi, riferiti non solo ai costi dei materiali, ma anche a quello dei salari, grazie ai nuovi rinnovi contrattuali. Nel merito il Governo deve avere il coraggio, ricorrendo anche alle possibilità fornite dall’art. 36 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, di mettere al primo punto dell’agenda politica: la sicurezza dei lavoratori, il rispetto dei diritti, delle tutele, dei contratti edili e la lotta all’irregolarità. In particolare deve essere previsto il divieto di subappalto, oltre il primo livello per tutte le lavorazioni più complesse e pericolose, con l’obbligo in capo ai Rup di verificare prima di autorizzare in ogni subappalto, anche in corso d’opera: la parità di trattamento economico e normativo, la congruità dei lavoratori, l’assenza di ribassi travestiti, sotto inquadramenti o applicazioni diverse da quello edile del Ccnl.

Infine – continua la Fillea Cgil – occorre prevedere espressamente che il divieto di ribasso sui costi di manodopera e sicurezza sia nei bandi un divieto assoluto anche in caso di offerte sull’importo complessivo messo a gara, escamotage spesso usato per mascherare ribassi proprio sulle tutele dei lavoratori. La sicurezza in cantiere – concludono gli edili Cgil – si fa proprio a partire dai bandi, dalle condizioni poste a monte alle aziende, dalla qualità esecutiva dell’intero ciclo produttivo. Se si vogliono veramente combattere infortuni e illegalità, lo Stato dia l’esempio partendo dai suoi appalti, facendone uno strumento per qualificare imprese, lavoro e settore delle costruzioni”.

Le richieste di Assorup

Da Assorup, l’associazione che riunisce i responsabili unici del procedimento, arriva il plauso “in linea generale” alle quattro risoluzioni. Ma “la maggior parte delle proposte appare mirata a tutelare gli operatori economici o alcune fasce e categorie degli stessi, senza considerare il maggior carico di lavoro – che appare evidente – sulle attività dei Rup”.

L’associazione chiede quindi interventi tra l’altro sull’equo compenso, l’effettivo riconoscimento degli incentivi tecnici, con controlli e sanzioni per le S.a. inadempienti; l’esclusione del settore sanitario dal Codice da regolare con norme tramite un tavolo tecnico di lavoro.

Oggi, secondo round di audizioni: sarà la volta di Anac, Ance e Rpt.

La Commissione Ue eroga la quinta rata Pnrr

La Commissione Ue ha comunicato ieri di aver erogato all’Italia gli undici miliardi di euro della quinta tranche del Pnrr. La quinta richiesta di pagamento riguarda 53 tappe e obiettivi, con 14 riforme e 22 investimenti riguardanti il settore del diritto della concorrenza, gli appalti pubblici, la gestione dei rifiuti e dell’acqua, la giustizia, il quadro di revisione della spesa e l’istruzione. L’erogazione arriva dopo il via libera alla richiesta della quinta tranche arrivato dalla Commissione il 2 luglio scorso. Per ricordare, il piano globale dell’Italia per la ripresa e la resilienza è finanziato con 194,4 miliardi di euro sotto forma di sovvenzioni e prestiti.

“L’Italia è al primo posto in Ue per numero di obiettivi raggiunti e importo complessivo ricevuto. Siamo stati i primi a richiedere il pagamento della V rata e siamo i primi ad aver richiesto il pagamento della VI rata del Piano. I recenti dati Istat sul Pil, che stimano una crescita acquisita nel primo semestre 2024 pari allo 0,7% e gli ultimi dati del rapporto Svimez, che nel 2023 evidenziano la decisa accelerazione del Pil nel Sud, con un incremento di nuova occupazione pari al 2,6%, sono la riprova dell’efficace lavoro portato avanti da governo e amministrazioni titolari per il conseguimento degli obiettivi programmati e per l’attuazione di misure virtuose per la crescita economica strutturale dell’Italia”, ha affermato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

“Nei prossimi mesi, insieme all’attività di assessment propedeutica al pagamento della VI rata, il governo intensificherà il monitoraggio sull’attuazione del Piano, in costruttiva collaborazione con la Commissione europea e con tutte le Amministrazioni titolari, finalizzato al conseguimento degli obiettivi della VII rata, riservando particolare attenzione alle misure inserite nelle ultime tre rate, all’allineamento della piattaforma ReGiS, all’incremento della spesa e all’avanzamento procedurale e finanziario del Piano”. Così in una nota, invece, ha commentato il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto. Che ha aggiunto su X: “Una buona notizia per l’Italia La Commissione Ue ha versato la quinta rata del Pnrr pari a 11 mld a seguito del conseguimento di 53 obiettivi L’Italia si conferma lo Stato Ue che ha ricevuto l’ammontare maggiore di finanziamento: 113,5 mld, il 58,4% delle risorse complessive”.

Mercato immobiliare: compravendite e mutui di fonte notarile – IV trimestre 2023

Nel IV trimestre 2023 sono 277.415 le convenzioni notarili di compravendita e le altre convenzioni relative ad atti traslativi a titolo oneroso per unità immobiliari. Lo ha reso noto l’Istat. La variazione percentuale calcolata sul dato destagionalizzato è di +3,4% rispetto al trimestre precedente, mentre la variazione su base annua calcolata sul dato grezzo è di +0,5%. Nel confronto congiunturale il comparto abitativo è in crescita su tutto il territorio nazionale: al Centro +5,9%, nelle Isole +4,7%, al Sud +4,0%, nel Nord-ovest +2,9% e nel Nord-est +2,6%. Il settore economico è in aumento nelle Isole (+6,9%) e al Sud (+6,0%), mentre diminuisce nel Nord-est (-6,5%), al Centro (-4,0%) e nel Nord-ovest (-1,5%).

Il 93,3% delle convenzioni stipulate riguarda i trasferimenti di proprietà di immobili a uso abitativo (258.816), il 6,3% quelli a uso economico (17.548) e lo 0,4% le convenzioni a uso speciale e multiproprietà (1.051). Rispetto al IV trimestre 2022 le transazioni immobiliari diminuiscono dello 0,3% nel comparto abitativo e aumentano del 12,6% nell’economico. A livello territoriale il settore abitativo segna, su base annua, variazioni percentuali negative nel Nord-est   -2,1%, al Sud -1,7% e nel Nord-ovest -1,0% e variazioni positive nelle Isole +8,3% e al Centro +0,5%. Il settore economico aumenta in tutto il territorio nazionale: Isole (+17,0%), Nord-est (+16,0%), Nord-ovest (+13,2%), Centro (+12,3%) e Sud (+5,8%). Nel settore abitativo le compravendite diminuiscono nei piccoli centri (-1,2%) e aumentano nei grandi (+0,9%). Nel comparto economico crescono sia nei piccoli che nei grandi centri, rispettivamente +12,8% e +12,2%.

Le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare sono 84.319. La variazione percentuale calcolata sul dato destagionalizzato è +0,8% rispetto al trimestre precedente, mentre la variazione su base annua calcolata sul dato grezzo è di -14,5%. Su base congiunturale tutto il territorio nazionale è in crescita (Nord-ovest +1,6%, Isole +1,4%, Nord-est +1,2%, Centro +0,8%), ad eccezione del Sud (-2,5%). Su base annua, al contrario, i mutui registrano una diminuzione in tutte le ripartizioni geografiche del Paese (Nord-ovest e Nord-est entrambi -15,2%, Sud -15,0%, Centro -14,5%, e Isole -6,6%), e nei piccoli e grandi centri (rispettivamente -15,1% e -13,7%).

Nel 2023 il mercato immobiliare, con 933.919 convenzioni notarili di compravendita, registra un andamento in ribasso rispetto all’anno precedente (-8,1%). La flessione interessa il settore abitativo (-8,9%), con variazioni negative superiori alla media nazionale al Centro (-11,6%) e nel Nord-ovest (-11,3%); più lieve il calo nel Nord-est (-8,4%) e al Sud (-6,2%), mentre le Isole rimangono sostanzialmente stabili (+0,4%). Il settore economico cresce complessivamente del 6,8%, trainato dal Nord-est (+12,0%); l’espansione è più moderata nelle altre aree territoriali: +7,2% Isole, +6,2% Sud, +5,8% Nord-ovest e +2,9% Centro. Le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare (308.910 nell’anno 2023) sono in calo del 27,1% rispetto al 2022. La diminuzione interessa soprattutto il Nord-ovest (-30,0%) e il Centro (-29,2%), seguiti da Nord-est (-24,8%) Sud (-23,8%) e Isole (-20,1%).

L’indice Hcob Pmi servizi in Italia

L’indice Hcob Pmi dei servizi in Italia a luglio è sceso a 51,7 da 53,7 di giugno. Tra i timori di un “rallentamento della crescita, i servizi stanno portando avanti l’economia italiana, restando il motore principale dell’economia nazionale, anche se i recenti indicatori suggeriscono potenziali difficoltà”, ha detto Tariq Kamal Chaudhry, economista presso Hamburg Commercial Bank.

“I prezzi restano alti e le aziende dei servizi continuano ad affrontare costi sempre più elevati, che superano gli aumenti riportati dei prezzi di vendita”. L’Indice Hcob Pmi della produzione composita dell’Eurozona a luglio, per il secondo mese consecutivo, ha registrato un calo attestandosi a 50,2 da 50,9 di giugno, ed avvicinandosi alla soglia di 50. Ciò significa che la “crescita è stata solo complessivamente marginale e la più debole da marzo, mese in cui i livelli di attività hanno ricominciato a salire”, ha spiegato una nota. Rallentano i servizi anche in Germania. L’indice Hcob Germany services Pmi a luglio scende a 52,5, rispetto a 53,1 di giugno. L’indice ha “mostrato un rallentamento del tasso di espansione, che è stato il più debole da marzo”. A luglio in Francia invece l’indice Hcob Pmi dei servizi sale a 50,1, rispetto a 48,8 di giugno e superando la soglia dei 50 per la prima volta in tre mesi. A luglio si registra la fine del “periodo di contrazione tra maggio e giugno. Tuttavia gli ultimi dati implicano una sostanziale stagnazione dei livelli di attività”.

Oggi in Aula il Dl Materie prime, fiducia al Dl Infrastrutture

Chiudiamo con i lavori parlamentari. Ieri è arrivato il via libera in commissione Industria del Senato al Dl sulle materie prime critiche di interesse strategico. La Commissione non ha approvato nessuno dei 162 emendamenti presentati ed ha approvato il mandato al relatore, Salvo Pogliese (Fdi), sul testo già approvato dalla Camera. Oggi il testo sbarca in Aula, alle 10, mentre la conversione in legge scade il 24 agosto.

In Senato, poi, è stata votata la fiducia al governo sul decreto Infrastrutture. 98 i favorevoli e 58 i contrari. Nel decreto si ipotizzava dovesse entrarci anche una norma su Milano, escluso dal salva-casa. Ieri, è stata approvata nella conferenza dei capigruppo la richiesta di deliberazione di urgenza sul provvedimento di ristrutturazione edilizia, il cosiddetto salva-Milano. La misura potrà essere inserita nel calendario di settembre della Camera.

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