I PIANI PINQUA

Ferrara rimargina la FERITA dell’ex Palaspecchi con interventi per 15 milioni dal Pnrr. Il vicesindaco Balboni: per governare le città servono fantasia e creatività. Oice loda la flessibilità del progetto: Ppp chiave per sveltire i tempi

15 Apr 2025 di Nicola Pini

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Ferrara rimargina la FERITA dell’ex Palaspecchi con interventi per 15 milioni dal Pnrr. Il vicesindaco Balboni: per governare le città servono fantasia e creatività. Oice loda la flessibilità del progetto: Ppp chiave per sveltire i tempi

Per Ferrara è una ferita aperta da 30 anni. Che da qui alla primavera del 2026 – dopo una lunga storia di inchieste giudiziarie per mafia, fallimenti di imprese, contenziosi pubblico-privato e quant’altro – dovrebbe andare finalmente a rimarginarsi. Parliamo dell’area dell’ex palaspecchi della città emiliana. Uno spicchio di periferia degradata e irrisolta a sud ovest del centro urbano che dopo una prima parziale riqualificazione immobiliare conclusasi nel 2020 è oggi al centro di un secondo intervento di rigenerazione urbana sulla base dei bandi del Programma nazionale per l’abitare Pinqua con finanziamenti per 15 milioni di euro di derivazione Pnrr.

Proprio nei giorni scorsi è stato avviato il cantiere dell’ultimo lotto del progetto: prevede demolizioni di 35mila metri cubi di vecchie volumetrie, l’efficientamento energetico di una palestra e l’allestimento di un’area verde rinaturalizzata con impianti sportivi all’aperto, camminamenti e piste ciclabili. Nell’ottobre scorso era stato già avviato il cantiere per la costruzione di 58 alloggi di edilizia pubblica. I lavori sono in corso con la previsione di chiuderli entro il marzo del 2026, come da vincoli Pnrr. Dal municipio ferrarese il vice sindaco e assessore ad Ambiente e Opere pubbliche Alessandro Balboni prevede che i tempi saranno rispettati: “Siamo a pochi passi dal traguardo”, assicura. Anche se con soli dieci mesi restanti, a occhio ci sarà da correre per chiudere l’intero capitolo. Già completato lo scorso anno, invece, il primo lotto dell’intervento urbanistico: la ristrutturazione di una palazzina divenuta la sede della polizia locale. Un segnale anche dal punto di vista della sicurezza dell’area.

La complicata storia del Palazzo degli Specchi comincia alla fine degli anni Ottanta quando su un terreno privato viene edificato un grande centro direzionale di vetro e cemento, destinato ad uffici prevalentemente pubblici, con esercizi commerciali e parcheggi. Ma il salto nella modernità finisce prima di cominciare. Terminati i lavori, il taglio del nastro non c’è mai stato perché il complesso viene sequestrato dalla magistratura per infiltrazioni mafiose nella catena degli appalti. Gli anni successivi sono stati quelli dell’abbandono e poi di un progressivo degrado materiale e sociale, quando la zona è diventata luogo di piccola criminalità, spaccio ed emarginazione. Tra polemiche e progetti rimasti sulla carta si arriva a una decina di anni fa quando il Comune di Ferrara intercetta un finanziamento per l’abitare della Cassa depositi e prestiti grazie al quale avvia la costruzione di una serie di Palazzine destinate all’edilizia popolare e a canone calmierato, le Corti di Medoro, e a uno studentato universitario da 150 posti, inaugurato nel 2018.

Ma la maggior parte della superficie e delle volumetrie dell’area, circa 10 ettari, restavano ancora abbandonati ed esclusi dal vecchio progetto. L’occasione di riaprire la questione è offerta nel 2021 dai bandi del Pinqua, poi assorbito nel Pnrr. “Il progetto iniziale era più ambizioso prevedeva una compartecipazione dei privati – spiega Balboni – . Ma poi le società coinvolte per motivi economici non hanno proseguito la collaborazione e il Comune ha dovuto proseguire autonomamente”. Nel 2024 con un esproprio concordato l’area è stata acquisita dall’ente pubblico e l’intero intervento oggi è tutto sulle spalle dell’ente locale in collaborazione con l’Acer (Azienda casa dell’Emilia Romagna).

Un complesso di 5 piani ospiterà le “Corti di Angelica”, 58 nuove unità immobiliari abitative di edilizia popolare, bilocali o trilocali, oltre ad ambienti collettivi di servizio, costruite senza ulteriore consumo di suolo e con il parziale recupero degli edifici storici. Sul Palagym si interviene con la realizzazione di un cappotto esterno e di nuoce coperture. Per gli sport all’aperto è previsto un campo da basket con accesso libero, e poi campi da tennis, padel (che dovrebbero essere affidati invece a un gestore) e beach volley e un camminamento ciclo pedonale nel verde. L’idea è di inserire nel complesso anche uno skate park, ma per questo servono fondi aggiuntivi. Il verde pubblico occuperà un’area di circa 4.500 metri quadrati e altri 4.000 metri sono destinati a parcheggio.

La vicenda Palaspecchi – commenta tracciando un bilancio il vicesindaco Balboni – ha attraversato più di 30 anni di storia della città e il Comune ha dovuto svolgere un ruolo molto attivo e molto oneroso per risolvere la questione. Senza la possibilità di intercettare bandi e finanziamenti nazionali, come il Pinqua e prima ancora quelli di Cdp sarebbe stato impossibile arrivare al traguardo. Il problema – aggiunge – è che le operazioni di recupero e rigenerazione urbana hanno una dimensione tale che le amministrazioni comunali da sole non riescono ad affrontarle, ci troviamo spesso di fronte a situazioni degradate e pericolose per i cittadini senza avere gli opportuni strumenti per intervenire”. C’è dunque “un problema di sostenibilità economica di questi interventi, anche perché i Comuni incassano sempre meno oneri di urbanizzazione” e governare il territorio “richiede oggi una forte dose di fantasia e creatività nella ricerca delle soluzioni, mentre è sempre crescente la competizione tra i diversi enti locali nella ricerca di bandi e finanziamenti che sostengano queste attività”.

A conclusioni non dissimili arriva l’Atlante della rigenerazione urbana dell’Oice. Nel caso specifico di Ferrara, si legge nel documento recentemente pubblicato, “quando il privato è scomparso come attuatore, il progetto è tornato al Masterplan originario, focalizzandosi sul parco centrale e sulle attrezzature sportive e rendendo così necessario affidarsi esclusivamente a finanziamenti pubblici. Questo è stato possibile grazie alle risorse del Pnrr. Ma per le situazioni ordinarie andrebbero sviluppati strumenti alternativi di co-finanziamento. In conclusione, l’esperienza del Palaspecchi dimostra che la flessibilità e l’adattabilità del progetto sono cruciali per raggiungere il risultato finale”, si afferma. Mentre “una maggiore concertazione pubblico-privato, dove a fare da guida è il privato, potrebbe probabilmente accelerare le tempistiche”.

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