RAPPORTO ISPRA

Rifiuti speciali, edilizia in testa con 83,3 mln di tonn. Ok recupero all’81%

Secondo i nuovi dati di Ispra, gli scarti generati dalle attività industriali, commerciali, artigianali, di servizi, di trattamento dei rifiuti e di risanamento ambientale sono cresciuti di oltre tre milioni di tonnellate, cioè quasi del 2%, attestandosi a quasi 164,5 milioni di tonnellate. Bene anche lo smaltimento in discarica: -11,2% sul 2022. Germania primo Paese per flussi export-import con l’Italia.

21 Lug 2025 di Mauro Giansante

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I rifiuti speciali continuano ad aumentare: nel 2023, rispetto all’anno precedente, gli scarti generati dalle attività industriali, commerciali, artigianali, di servizi, di trattamento dei rifiuti e di risanamento ambientale sono cresciuti di oltre tre milioni di tonnellate, cioè quasi del 2%, attestandosi a quasi 164,5 milioni di tonnellate. A dirlo è il nuovo rapporto di Ispra, pubblicato ieri. Il settore delle costruzioni e demolizioni rimane in testa, rappresentando il 50,6% del totale con 83,3 milioni di tonnellate, inclusi imballaggi e oli esauriti. Dall’altro lato, però, cresce anche il recupero, ora a 130 milioni di tonnellate, del 73% dei rifiuti speciali. Anche qui la maggioranza, più di 80 milioni di ton, provengono dai cantieri e diventano prevalentemente sottofondi stradali e rilevati. Seguono i rifiuti di metalli e composti metallici (11,6% del totale gestito, a 21 milioni di ton) e le sostanze organiche come carta, cartone e legno (circa il 7% del totale gestito).

Rimanendo sulle costruzioni, il rapporto dettaglia che i rifiuti di questo settore prevalgono sia a livello nazionale che europeo. E per questo la Commissione Europea ha messo sott’occhio il flusso fissando al 70% al 2020 il tasso di riutilizzo, riciclaggio e recupero. Ma dopo il drastico calo registrato nel biennio 2019-2020 a causa della crisi sanitaria e socioeconomica legata alla pandemia da Covid-19, dal 2021 i livelli di produzione hanno ripreso a salire considerevolmente. La produzione totale di rifiuti da operazioni di costruzione e demolizione, escluse le terre e rocce e i materiali di dragaggio, si attesta a oltre 61,6 milioni di tonnellate (+1,8% rispetto al 2022, corrispondente a circa 1,1 milioni di tonnellate,). Il recupero di materia, complessivamente pari a quasi 49,9 milioni di tonnellate, registra un incremento del 3,3% rispetto al 2022, corrispondente a quasi 1,6 milioni di tonnellate (tabella 3.51). Per la parte minerale dei rifiuti da costruzione e demolizione, la principale forma di recupero è la trasformazione in inerti fini o grossolani che possono essere utilizzati nella produzione di calcestruzzo o asfalto o nella costruzione di strade. La percentuale di recupero dei rifiuti da operazioni di demolizione e costruzione risulta pari all’81%, al di sopra dell’obiettivo del 70% fissato dalla Direttiva 2008/98/CE per il 2020 (figura 3.5.1). I quantitativi di rifiuti avviati a operazioni di colmatazione si attestano a quasi 359 mila tonnellate. Includendo anche tali quantitativi, il tasso di recupero arriverebbe all’81,6%.

Più in generale, diminuisce di 997 mila tonnellate il tasso di smaltimento in discarica: -11,2% sul 2022. Mentre per quanto riguarda la distinzione tra rifiuti pericolosi e non, questi ultimi rappresentano il 93,8% del totale dei rifiuti prodotti, crescendo di 2,8 milioni di tonnellate (+1,9%). Quelli pericolosi seguono la stessa tendenza, aumentando di 193 mila tonnellate (+1,9%). Il dato complessivo vede i rifiuti speciali non pericolosi ammontare a quasi 154,3 milioni di tonnellate e quelli pericolosi a poco più di 10 milioni di tonnellate, spiega il rapporto. Quanto ai settori, è il manifatturiero a ‘primeggiare’  sulla produzione dei rifiuti pericolosi con il 36,1%, corrispondente a quasi 3,7 milioni di tonnellate.

Venendo alla mappa regionale, al Nord si producono più rifiuti speciali: 94,1 milioni di tonnellate. Domina la Lombardia con 35,9 milioni di tonnellate, mentre il Centro si attesta a quasi 28,1 milioni con la Toscana capolista che produce 10,4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali seguita dal Lazio a 10,2 milioni di ton. Al Sud, infine, il valore di produzione è di quasi 42,3 milioni di tonnellate: la Campania, con una produzione complessiva di rifiuti speciali di oltre 11,1 milioni di tonnellate, copre il 26,4% del totale della macroarea meridionale. Guardando l’Italia dal punto di vista degli impianti, invece, ne troviamo 5.888 al Nord, 1.782 al Centro e 2.922 al Sud per un totale di quasi 10.600 strutture. Quelle dedicate al recupero di materia sono il 43%, 4.550. Tale destinazione rappresenta, come detto, il 73% della gestione dei rifiuti speciali. Altre percentuali considerevoli riguardano la messa in riserva (10,4%) e lo smaltimento (in discarica 4,4%; altro 9,9%).

Quanto ai flussi di import-export, infine, l’Italia “accoglie” annualmente oltre 6,8 milioni di tonnellate a fronte di un’esportazione di 5,5 milioni di tonnellate. Il 98,5% dei rifiuti importati (circa 6,7 milioni di tonnellate) è costituito da rifiuti non pericolosi, soprattutto rottami metallici da Francia e Germania ma anche terre e rocce dalla Svizzera. Sempre in Germania è destinato gran parte (1,2 mln di ton) dei rifiuti che escono dai nostri confini: 5,5 milioni di tonnellate totali di cui 3,8 non pericolosi .

 

 

 

 

 

 

 

 

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