LEGACOOP-IPSOS
Scuola: edilizia e digitale le GRANE secondo gli italiani. 357 interventi al ’26
Secondo il rapporto FragilItalia 2025, cinque italiani su dieci mettono ai primi posti le dotazioni tecnologiche e le carenze degli edifici scolastici tra le maggiori carenze del sistema italiano. Stabile il numero dei crolli dal 2023, intorno ai 70 casi, ma è corsa a realizzare gli interventi Pnrr entro il prossimo anno.
L’estate sta finendo cantavano i Righeira ma non sembra aver scacciato i brutti pensieri su una realtà ancora troppo brutta per essere vera, quella degli edifici scolastici. Il sentiment è stato rilevato nel nuovo rapporto FragilItalia di Legacoop e Ipsos e guarda in generale al mondo dei banchi, includendo anche i temi dei programmi e dei docenti. Per quanto ci riguarda, però, l’edilizia e il digitale rientrano tra le grane più pesanti colte sia dagli intervistati: rispettivamente, secondo il 47% (il 58% al Centro-Sud) e il 50%. Numeri in linea con le esperienze negative testimoniate, pari al 26 e al 28% nei due settori. Accanto al digitale, inoltre, si affianca il tema green nelle competenze non fornite dalla scuola italiana: percentuale ferma al 22-23% nella rilevazione. E sono soprattutto, per l’80%, donne, baby boomers e gli abitanti del Centro-Nord ad emettere un giudizio pesante.
Andando più nel dettaglio, sempre sulle competenze verdi, a mancare si ritiene che siano anzitutto le conoscenze e l’interesse da parte dei docenti ma c’è anche il tema dei pochi centri di ricerca e conoscenza, così come lo scarso rapporto con le imprese e la carenza delle infrastrutture adeguate. Quanto al digitale, invece, giovani, ceti popolari e residenti nel centro e nel sud sono i più delusi. Anche qui, docenti, laboratori e strutture, ma anche l’obsolescenza dei programmi pesano e come.
Più in generale, “sul sistema scolastico italiano emerge ormai stabilmente un giudizio che riflette le fragilità strutturali denunciate da famiglie e studenti”, dice Simone Gamberini, presidente di Legacoop. “Programmi di studio ritenuti obsoleti, carenza di docenti e infrastrutture non adeguate – aggiunge – non valorizzano la capacità del nostro Paese di formare cittadini consapevoli e lavoratori competenti. È urgente mettere al centro della politica nazionale un grande piano per istruzione-formazione-lavoro, capace di fornire competenze adeguate alle richieste del mercato del lavoro, garantendo un futuro di competitività e crescita per imprese e Paese. Un piano che sappia innovare i contenuti, rafforzare la motivazione degli insegnanti e ridurre le disuguaglianze territoriali. La scuola non può essere lasciata sola, e non basta: occorre un forte coordinamento con le politiche attive del lavoro, per collegare le conoscenze e le competenze acquisite in aula con le reali esigenze del mercato”.
Intanto, il 2026 si avvicina anche per le scuole intese come edifici. Il Pnrr scolastico (in attesa dell’ultima modifica) prevede 3.243 interventi per un importo complessivo di circa 4 mld di euro e di questi secondo quanto ricostruito l’11% (357) sono opere di ristrutturazione ed efficientamento energetico. In attesa dei nuovi rapporti settembrini di Cittadinanzattiva e Legambiente, sempre secondo quanto raccolto da Diac, il trend sui crolli degli edifici scolastici dovrebbe rimanere stabile attorno ai settanta casi rispetto al 2023. Digitale e green vanno di pari passo anche tra i banchi ma il dibattito è orientato solo sul versante della nuova riforma Valditara tra cellulari vietati e voto di condotta. Ennesimo caso per guardare il dito e non la luna, non solo nelle notti d’estate.