ISTAT
Pil avanti piano, nel secondo trimestre frena e cresce solo dello 0,2%
Il Pil rallenta a livello congiunturale, rispetto al +0,3% del primo trimestre, mentre l’aumento tendenziale ha un passo più sostenuto, +0,9% . A trainare la crescita sono i servizi mentre diminuiscono agricoltura e industria. Nella zona euro la crescita del Pil è stata dello 0,3%. Oltre le attese la crescita della Francia e soprattutto della Spagna. Male l’economia tedesca che vede un calo del Pil e un inaspettato rialzo dell’inflazione
IN SINTESI
Una crescita contenuta e, per di più, in frenata e lievemente sotto la media dell’Eurozona. Nella pioggia di dati arrivati ieri dall’Europa, è questa la sintesi dell’andamento dell’economia italiana nel secondo trimestre dell’anno che conferma le previsioni della vigilia di un passo moderato del Pil. I dati preliminari diffusi dall’Istat stimano una crescita, corretta per effetti di calendario, dell0 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% in termini tendenziali. L’istituto di statistica segnala che la seconda frazione del 2024 ha avuto due giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al secondo trimestre del 2023. La crescita congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e in quello dell’industria e di un aumento nel comparto dei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera netta. L’Istat conferma la variazione acquisita per il 2024 pari a 0,7%. La crescita congiunturale dello 0,2% rappresenta il quarto risultato positivo dopo la lieve flessione del secondo trimestre del 2023, -0,2%. Crescita poi ripartita con +0,3% nel terzo trimestre, +0,1% nel quarto e più 0,3% nel primo trimestre di quest’anno. La crescita tendenziale prosegue, invece, da 14 trimestri: l’ultimo segno meno è quello del quarto trimestre del 2020 anche se è da rilevare che dal secondo trimestre di un anno fa la crescita è stata sempre dello ‘zero virgola’: +0,6% nel secondo e terzo trimestre 2023, +0,7% nel quarto, di nuovo +0,6% nel primo trimestre del 2024 e, ora, il lieve rafforzamento dello 0,9%. Quanto poi alle stime per l’intero anno, l’Istat si conferma più ottimista con il dato di crescita acquisito del +0,7%. Il target fissato dal Def è all’1%. Nell’ultimo bollettino economico di luglio, la Banca d’Italia, oltre a indicare una crescita in misura contenuta in primavera, ha prospettato una crescita dello 0,6% nel 2024 – dello 0,8 escludendo la correzione per le giornate lavorative-, dello 0,9 nel 2025 e dell’1,1 nel 2026. Queste proiezioni, come ha precisato Bankitalia, non tengono ancor conto della crescita del Pil già acquisita rivista al rialzo dall’Istat. In questo modo, la stima di crescita media annua per il 2024 risulterebbe più elevata di un decimo di punto. Ocse e Fmi stimano una crescita dello 0,7% e la Commissione europea +0,9%.
Csc: le grandi imprese vedono più ‘rosa’ per la produzione industriale a luglio
Intanto, per il mese di luglio le grandi imprese di Confindustria si aspettano indicazioni positive sulla produzione industriale. Secondo l’indagine rapida del Centro studi di Confindustria, la quota di imprese che prevede un aumento della produzione è pari al 41,6%, rispetto al 33,4% di giugno. Si tratta di un forte miglioramento rispetto alle rilevazioni precedenti, in cui la maggior parte delle imprese aveva scelto l’opzione “rimarrà stabile” per le loro previsioni sull’andamento della produzione. Ad ogni modo, aumenta anche il rischio percepito di un possibile arretramento: la percentuale di aziende che si aspetta una contrazione della produzione è salita in luglio al 23,4%, rispetto al 12,7% del mese scorso. Il restante 35% degli intervistati prevede, infine, che la produzione rimanga stabile, un dato in calo rispetto alla maggioranza del mese scorso, che era del 53,9%.
Il Pil dell’eurozona cresce dello 0,3%, la Francia +0,3% e la ‘locomotiva’ spagnola +0,8%
La crescita italiana del secondo trimestre risulta lievemente inferiore a quella della media dell’eurozona e della Ue, che, secondo i dati preliminari di Eurostat, si attesta a +0,3%. Rispetto allo stesso periodo del 2023, il Pil è aumentato dello 0,7% su base annua, dopo la lieve accelerazione rispetto a +0,5% nell’area euro e a +0.5% nel precedente trimestre. L’incremento congiunturale più alto sì è registrato in Irlanda con +1,2%. Bene, tra le più grandi economie, la ‘locomotiva’ spagnola che mette a segno un aumento congiunturale del Pil dello 0,8% e il più forte aumento tendenziale del 2,9%. Si tratta di dati superiori alle attese, dove la domanda interna ha contribuito per con 0,3 punti percentuali mentre quella estera per 0,5 punti. Le esportazioni di beni e servizi aumentano dell’1,2%, flettono le importazioni dello 0,2%. Nota positiva per l’economia spagnola è anche il raffreddamento dei prezzi a luglio con l’inflazione che cala al 2,8% rispetto al 3,4% di giugno.Anche il Pil francese cresce oltre il previsto dello 0,3%. L’istituto di statistica nazionale Insee ha anche rivisto al rialzo allo 0,3% dallo 0,2% la crescita del Pil del I trimestre. Ben più sostenuto è l’incremento tendenziale, +1,1%, anche se in flessione rispetto all’1,5% dello stesso periodo del 2023.
Arretra il Pil tedesco, -0,1%, e risale, a sorpresa, l’inflazione +2,3%
Debole la Germania che torna a vedere il segno meno, dopo l’aumento del primo trimestre, +0,2%, che ha allontanato la recessione. Nel secondo trimestre, il Pil registra, infatti, un calo dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, secondo i dati preliminari diffusi dall’Ufficio federale di statistica Destasis. Su base annua, il Pil del secondo trimestre segna un aumento dello 0,3%, ma se corretto per gli effetti dei prezzi e del calendario, diminuisce dello 0,1% rispetto al secondo trimestre del 2023. Quest’anno c’è stato un giorno lavorativo in più nel secondo trimestre. A pesare sull’economia tedesca è la debolezza degli investimenti. “L’economia tedesca è bloccata dalla crisi. Non ci si aspetta alcun miglioramento nemmeno nel terzo trimestre soprattutto nel settore dell’industria”, indica l’istituto economico Ifo. Altro dato preoccupanti è l’accelerazione dell’inflazione: il tasso annuale è salito inaspettatamente al 2,3% a luglio dal 2,2% di giugno, a fronte di previsioni stabili.
Red. Diac