La giornata

Piano strutturale di bilancio al Cdm, poi in Parlamento, entro il 20 alla Ue

  • La Struttura di missione Pnrr precisa: per la Corte dei Conti Ue le modifiche dell’Italia hanno evitato ritardi
  • Eni e Snam, primo progetto per la cattura e stoccaggio di Co2 in Italia
  • Webuild e Ansaldo Nucleare firmano memorandum per accelerare la transizione energetica
  • Telespazio si aggiudica il bando ASI per il primo Centro nazionale  per la navigazione satellitare
  • Oice: ingegneria e architettura Made in Italy più forti all’estero, il supporto del Governo porta importanti risultati

04 Set 2024

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Non è certo una novità che, subito dopo la pausa estiva, i riflettori si puntino sul grande cantiere della manovra economica. Ma, sicuramente, quella che si prospetta quest’anno sarà una sessione di bilancio a tappe ancora più serrate. La novità, infatti, nell’agenda del Governo è la presentazione del Piano strutturale di bilancio di medio termine, il documento introdotto dalla riforma delle regole del Patto di stabilità e crescita, il primo atto formale che segue la riattivazione dei vincoli e delle procedure del Patto, sospesi per fronteggiare l’impatto della pandemia. I tempi sono stretti e la scadenza è dietro l’angolo: il Piano dovrà essere presentato inviato a Bruxelles entro il 20 settembre. Ma prima ci sono due passaggi, l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri e il successivo disco verde del Parlamento.  Obiettivo principale del Psbmt  è la definizione di una traiettoria per il nuovo aggregato di riferimento, la spesa netta, coerente con le nuove regole e l’orizzonte stabiliti dalla Commissione per il rientro dai deficit eccessivi da realizzare attraverso un piano di rientro che ha una durata di 4 anni,
estendibile fino a 7 anni nel rispetto di particolari criteri. Come già indicato nel Def 2024, il Piano sostituirà di fatto la prima e la terza
sezione del medesimo documento. Ad eccezione della disciplina transitoria prevista per la prima presentazione del Piano, successivamente il Piano strutturale di bilancio dovrà essere presentato dal governo ogni 5 anni, entro il 30 aprile dell’ultimo anno del piano in vigore, salvo la possibilità per lo Stato membro e la commissione di prorogare il termine, se necessario. Def e Nadef, nella veste conosciuta fino a
oggi, potrebbero non essere più necessari dal prossimo anno.

Ma la riforma delle regole di bilancio europee non ha modificato la disciplina relativa al Documento programmatico di bilancio . Ecco, dunque, l’altra scadenza in agenda rappresentata dalla presentazione del Dpb che dovrà essere presentato all’Europa entro il 15 ottobre di ciascun anno. Il Dpb, va ricordato, contiene sia gli aggiornamenti delle previsioni macroeconomiche e di finanza pubbliche,
sia i principali ambiti di intervento della manovra di bilancio e  dovrà garantire la compatibilità con il percorso di spesa netta indicato nel Piano strutturale di bilancio. Dopo l’invio del Dpb, parte il rush vero e proprio della manovra: c’è la scadenza del 20 ottobre, giorno entro il quale il Governo dovrebbe presentare il ddl Bilancio in Parlamento. In realtà, è questa la data entro la quale il Cdm dà il via libera al ddl Bilancio che viene, quindi, trasmesso al Parlamento (quest’anno l’iter parte dalla Camera). Il via libera dovrà avvenire entro il 31 dicembre. Altrimenti, c’è lo spettro dell’esercizio provvisorio.

Se le date sono una certezza,  la partita è ancora tutta aperta sui contenuti che sostanzieranno la manovra, la cui entità dovrebbe essere in linea con quelle precedenti, circa 25 miliardi di euro. Il mantra della premier Giorgia Meloni è chiaro: non si butteranno soldi dalla finestre ma tutte le risorse dovranno essere concentrate per sostenere le imprese che assumono e per rafforzare il potere di acquisto delle famiglie e dei lavoratori. Quindici miliardi sono necessari per confermare lo sconto contributivo per i lavoratori  con redditi fino a 35 mila euro e l’Irpef a tre aliquote. Il Governo starebbe anche lavorando, come ha indicato il sottosegretario Federico Freni, all’ipotesi di un intervento di taglio dell’Irpef per i redditi tra 50 e 60 mila euro. Nel menu della manovra entrano le pensioni minime – una delle priorità del Governo, ha assicurato Meloni- mentre si prospetterebbe anche una rimodulazione dei fringe benefit, con l’ipotesi di un tetto unico per tutti a 1500-200o mila euro.

Il caso Sangiuliano-Boccia nuova grana per il Governo, il ministro a rapporto da Meloni

Come se non bastasse il lavoro ‘monstre’ che lo attende nelle prossime settimane, il Governo è costretto a muoversi sul terreno minato di ‘grane’ politiche. E’ deflagrato il caso che coinvolge il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, con il giallo delle spese e del ruolo rivestito  al Mic dall’influencer Maria Rosaria Boccia.  Dopo un’ora e mezzo di colloquio a Palazzo Chigi con la premier Meloni, Sangiuliano ribadisce “la verità delle mie affermazioni contenute nella lettera”, inviata ieri al quotidiano La Stampa: “mai un euro del ministero, neanche per un caffè, è stato impiegato per viaggi e soggiorni della dottoressa Maria Rosaria Boccia, che rispetto all’organizzazione del G7 Cultura, non ha mai avuto accesso a documenti di natura riservate”. Parole, quelle di Sangiuliano, che arrivano dopo una giornata di fuoco con le opposizioni sulle barricate a chiedere che sia fatta chiarezza in Parlamento.

 

La Struttura di missione del Pnrr precisa: per la Corte dei Conti Ue le modifiche dell’Italia hanno evitato ritardi

“Il Rapporto della Corte dei conti europea fornisce un quadro di insieme sullo stato di attuazione del Piano a livello europeo. Una sua lettura più attenta e non strumentale consente di capire che le osservazioni sui ritardi del Pnrr sono di carattere generale, riferite a tutti gli stati membri dell’Unione”. All’indomani dell’allarme lanciato dalla Corte dei Conti europea sui ritardi nell’erogazione dei fondi e nell’attuazione dei progetti nei primi tre anni del Recovery Fund, istituito dalla Ue con una dotazione di 724 miliardi, è scesa ieri in campo la Struttura di Missione del Pnrr. Una precisazione volta a tacitare l’onda di reazioni dell’opposizione che ha parlato di figuraccia del Governo italiano.
“Dai dati pubblicati ieri, in relazione all’attuazione del Pnrr italiano, si evince che la revisione portata a compimento dal Governo, in accordo con la Commissione, è risultata fondamentale per evitare possibili ritardi”, ha puntualizzato la Struttura di missione. “L’Italia, come si desume dal Rapporto, ha conseguito il maggior numero di obiettivi a livello europeo (269) e ad oggi ha incassato il 58% delle risorse complessive, pari 113,5 miliardi di euro. Invece, se si fa riferimento al 2023, l’Italia ha ricevuto 102,5 miliardi, pari a circa il 53% delle risorse assegnate. In relazione alle misure che prevedono obiettivi da rendicontare nel 2026, stimati pari al 62% del Piano, si segnala che si tratta degli obiettivi finali connessi all’ultimazione di investimenti complessi, precedentemente avviati, e non alla spesa totale degli stessi. Quindi non vuol dire che tutta la spesa nel 2026 dovrà essere pari al 62%”. E ha chiarito ancora la Struttura di missione: “Il Pnrr è un Piano basato sulla performance, la Commissione eroga le risorse non in base alla spesa effettivamente sostenuta ma in base al raggiungimento di milestone e target definiti nell’ambito del Piano stesso. L’Italia, a fronte di una dotazione finanziaria di 194,4 miliardi di euro, è chiamata a raggiungere 618 obiettivi entro giugno 2026. Come evidenzia il Rapporto della Corte dei conti, al 31 dicembre 2023, sono stati conseguiti il 100% degli obiettivi nei tempi previsti. Il Rapporto della Corte dei conti europea sottolinea come le modifiche effettuate del Pnrr Italiano abbiano evitato ulteriori ritardi”, E, infatti, la Corte dei Conti Ue sottolinea come “la revisione degli investimenti per lo sviluppo di infrastrutture per la produzione di energia elettrica offshore e per la costruzione di chilometri di nuove reti per il trasporto pubblico in determinate aree, accolti positivamente dalla Commissione, ha consentito di superare le criticità di diversi progetti che non potevano essere realizzati nei tempi programmati o che non rispettavano il principio del DNSH”.

Eni e Snam avviano il primo progetto per la cattura e stoccaggio di co2 in Italia

Eni e Snam, nell’ambito della joint venture paritetica costituita ad hoc, annunciano l’avvio delle attività di iniezione della CO₂ in giacimento relative alla Fase 1 di Ravenna CCS, il primo progetto per la cattura, il trasporto e lo stoccaggio permanente della CO₂ in Italia, realizzato a scopi esclusivamente ambientali per contribuire alla decarbonizzazione dei settori industriali. La Fase 1 ha l’obiettivo di catturare, trasportare e stoccare la CO₂ emessa dalla centrale Eni di trattamento del gas naturale di Casalborsetti, nel comune di Ravenna, stimata in circa 25 mila tonnellate per anno. Una volta catturata, l’anidride carbonica viene trasportata, attraverso condotte precedentemente utilizzate per il trasporto del gas naturale e opportunamente riconvertite, fino alla piattaforma offshore di Porto Corsini Mare Ovest, per essere infine iniettata nell’omonimo giacimento a gas esaurito dove viene stoccata permanentemente a circa 3000 metri di profondità. Il progetto sta garantendo un livello di abbattimento superiore al 90%, e con punte fino al 96%, della CO₂ in uscita dal camino della centrale con una concentrazione di carbonio inferiore al 3% ed a pressione atmosferica, le condizioni più severe ad oggi riscontrabili dal punto di vista industriale. Queste performance collocano Ravenna CCS come il primo progetto al mondo su scala industriale con tale efficienza di cattura. Un altro elemento distintivo del progetto è l’alimentazione dell’impianto di cattura della centrale di Casalborsetti con energia elettrica da fonti rinnovabili, con il risultato di evitare ulteriori emissioni di CO₂. Nei prossimi anni, in corrispondenza della Fase 2, è in progetto lo sviluppo su scala industriale di Ravenna CCS che prevede di stoccare fino a 4 milioni di tonnellate l’anno entro il 2030, in linea con gli obiettivi definiti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec). A tale scopo, la JV avvierà tutte le pratiche necessarie all’ottenimento dei permessi in accordo con il quadro normativo e in collaborazione con gli enti, gli stakeholder e in particolare con il territorio. Grazie alla capacità totale di stoccaggio dei giacimenti a gas esauriti dell’Adriatico, i volumi catturati e da immagazzinare nel sottosuolo potranno raggiungere 16 milioni di tonnellate all’anno in base alla domanda del mercato.

 

Webuild e Ansaldo Nucleare firmano memorandum per accelerare la transizione energetica

Contribuire ad accelerare la transizione verso un futuro a basse emissioni di carbonio: con questo obiettivo Webuild e Ansaldo Nucleare hanno firmato un “Memorandum of Understanding” per sviluppare potenziali soluzioni modulari all’avanguardia, sicure, sostenibili e flessibili, nel settore dell’energia. L’intesa si inserisce in un quadro promettente per il settore nucleare, per cui si attendono investimenti crescenti con nuovi impianti attesi su scala globale che puntano a garantire un totale di circa 650GW di capacità al 2050. L’accordo definisce l’interesse delle parti a collaborare nei prossimi cinque anni per lo sviluppo, la commercializzazione e l’implementazione di tecnologie nucleari all’avanguardia, combinando competenze complementari dei due gruppi industriali. Obiettivo della collaborazione sarà favorire lo sviluppo ed espandere la presenza e l’adozione su scala globale degli Small Modular Reactor (SMR), reattori a fissione nucleare di piccola taglia (circa 300MW), modulari e flessibili, e successivamente degli Advanced Modular Reactor (AMR), reattori a fissione nucleare derivati dalle tecnologie di quarta generazione, attualmente in fase di studio, che utilizzeranno nuovi sistemi di raffreddamento, come ad esempio metalli fusi, per offrire prestazioni migliori e nuove funzionalità (cogenerazione, produzione di idrogeno, soluzioni per la chiusura del ciclo del combustibile e la gestione dei rifiuti nucleari).

 

Telespazio si aggiudica il bando dell’ASI per la creazione del primo Centro nazionale  dedicato allo sviluppo della navigazione satellitare

I servizi di navigazione basati su GNSS, Global Navigation Satellite Systems, e più in generale i servizi di posizionamento, navigazione e timing (PNT) sono da tempo al centro di importanti investimenti e rivestono un ruolo sempre più centrale nella nostra vita quotidiana e in numerose attività economiche, siano esse legate al mondo dei trasporti, dell’energia, della finanza, dell’agricoltura o della difesa e sicurezza. Proprio il settore dei trasporti, con lo sviluppo di sistemi a guida autonoma in ambito aeronautico (sia per aerei che per droni), ferroviario e automotive, guarda con attenzione agli sviluppi tecnologici in ambito GNSS, poiché ha bisogno di sistemi di navigazione sempre più precisi, resilienti e robusti. E’ in questo che Telespazio, una joint venture tra Leonardo (67%) e Thales (33%), creerà il nuovo Centro Nazionale di Competenze Gnss, grazie all’aggiudicazione, in qualità di primo contraente di un team composto da università, centri di ricerca e realtà industriali italiane, del bando dell’Agenzia Spaziale Italiana. Il Centro, ospitato nella sede di Telespazio a Roma, avrà l’obiettivo di creare un laboratorio che utilizzerà risorse distribuite sul tutto il territorio nazionale, presso le sedi dei vari membri del team, per lo sviluppo di nuove capacità, soluzioni e tecnologie per affrontare le sfide attuali e future nell’ambito della navigazione satellitare. Fanno parte del team l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRiM), il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (CIRA), Qascom e il Consorzio Nazionale Inter-universitario per le Telecomunicazioni (CNIT) con le Unità di Ricerca dell’Università di Pisa, del Politecnico di Torino, dell’Università degli Studi di Padova e dell’Università degli Studi Roma Tre. In ambito formazione, il Centro ha l’ambizione di diventare il punto di riferimento nazionale per la diffusione della conoscenza nell’ambito della navigazione satellitare grazie all’organizzazione di specifici workshop e corsi sia per studenti universitari di materie STEM che per addetti ai lavori.

 

Oice: ingegneria e architettura Made in Italy più forti all’estero, il supporto del Governo porta importanti risultati

 

Seconda in Africa, dopo i francesi, e terza in Medioriente. L’Italia cresce e si rafforza a livello internazionale con le sue società di ingegneria e architettura. Ad attestarlo, riferisce l’Oice, sono le classifiche Enr (Engineering News-Record), diffuse in questi giorni, che fanno il punto sulla presenza a livello mondiale di queste società. I ricavi esteri delle prime 225 società mondiali sono arrivati al record di 83 miliardi di dollari (erano 73,60 l’anno precedente) aumentando del 13% e toccando il primato nel decennio 2014-2024 dopo il picco di 73 miliardi raggiunto nel 2019, prima dello scoppio della pandemia, e per l’appunto nel 2022.Le prime 225 aziende crescono in Medio Oriente del 30,4%, in Africa del 28,4% e in America Latina del 23,8%. La regione del Medio Oriente è al suo massimo dal 2018 e ciò è dovuto in particolare alla Vision 2030 dell’Arabia Saudita. Per le prime 225 aziende, i ricavi nel continente asiatico sono diminuiti del 7,4% nel 2023, con i ricavi di Australia/Oceania in calo dell’1,7%. Tutti gli altri mercati geografici hanno generato ricavi più elevati per le imprese tra il 2022 e il 2023. Per numero di società, membri di OICE (11), escludendo raggruppamenti regionali come “Altri Europa”, l’Italia è quarta mondiale dopo USA, Cina e Corea. Le italiane realizzano la maggior parte del loro fatturato estero in Medio Oriente (terza tra le europee), seguita da Europa, Africa e Asia. Tuttavia, in percentuale sul totale nelle varie regioni continentali, l’Africa è il primo continente coperto dalle italiane con il 6,5%, in aumento rispetto all’anno precedente (+5%). La costante crescita nel continente africano colloca l’Italia seconda tra gli europei per presenza in Africa, dopo i francesi e prima degli inglesi. Per il presidente OICE Giorgio Lupoi, “il positivo risultato dell’ingegneria italiana organizzata, è segno che gli sforzi per internazionalizzare le nostre società promossi da Oice con la straordinaria collaborazione di Farnesina, Mef, Mimit, Ice, Cdp, Simest, Sace, Confindustria e di tutto il sistema Italia continuano a dare importanti risultati. La conferma è anche la prospettiva geografica di maggiore sviluppo in linea con il grande impegno profuso dal Governo nei confronti del continente africano, dei Balcani, del Medio Oriente. Le numerose missioni svolte e gli eventi di networking e formazione con le istituzioni finanziarie internazionali svolte nei primi 8 mesi del 2024 hanno coinvolto circa 250 società di ingegneria e architettura e contribuiscono a rafforzare il posizionamento estero delle società associate”.

Ritornando alla Top225, la prima italiana figura al 25° posto ed è la Maire Tecnimont con un fatturato prodotto all’estero di 749 milioni. Seguono al 63° posto Rina Consulting con 163 milioni e Italconsult al 71° con 131 milioni. Poi Proger che è al 102° posto con 73 milioni, avanti a DBA Group al 117° posto con 55 milioni, IRD Engineering al 131° con 39,7 milioni e Italferr al 148° con 30 milioni. Al 165° posto con 21,8 milioni si trova Manens Tifs. Seguono ACPV architects con 19 milioni, 3TI Progetti con 12,9 milioni e ATI Projects con 10 milioni rispettivamente al 175°, 198° e 206° posto. Tutte le società realizzano il loro fatturato principalmente nel settore dei trasporti, general building ed energia fatta eccezione per Maire concentrata sul settore industry and petroleum. Le 11 società sono basate in cinque regioni diverse (Lazio, Lombardia, Liguria, Veneto, Toscana).

 

 

 

M.C.C.

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