DIARIO POLITICO

Patrimoniale d’importazione e manovra di sopravvivenza: così Meloni e Schlein si aggrappano agli slogan

10 Nov 2025

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L’ultima polemica è sulla patrimoniale. Un evergreen in politica che di tanto in tanto rispunta. Stavolta a riesumarla è stato il piano presentato dal neosindaco di New York Zorhan Mamdani che include anche la tassa per i super ricchi. La leader del Pd Elly Schlein ha ipotizzato di importare a livello europeo la proposta del primo cittadino newyorkese. Lo stesso ha ripetuto anche Maurizio Landini, il segretario generale della Cgil che ha appena indetto per dicembre  lo sciopero generale contro la manovra  che “toglie ai poveri per dare ai ricchi”.

Gli slogan – al contrario delle soluzioni – non mancano mai. E forse ha ragione Matteo Renzi quando osserva che Schlein ha regalato un insperato assist alla premier, proprio nel momento in cui il Governo incassava una raffica di critiche sulla Legge di bilancio da parte di quelle  istituzioni chiamate a offrire il loro consueto parere sull’ex Finanziaria e cioè Banca d’Italia, Istat, Corte dei conti. Niente di esplosivo, ma sufficiente a confermare che il taglietto dell’irpef è poco più di un cerotto e che la tanto sbandierata redistribuzione resta una finzione.

Il risultato è una guerra tra poveri dove chi lavora e paga le tasse e continua a essere la colonna fiscale del Paese spremuta fino all’osso da una pressione complessiva che lo stesso governo fissa al 42,8%. A far da corollario poi il rischio – sempre più imminente – del collasso del servizio sanitario nazionale il cui finanziamento scenderà ancora e nel 2028 è stimato al 5,93% del Pil.  Senza poi ripetere ancora una volta le aspettative a dir poco asfittiche sulla crescita e i legittimi dubbi sull’ennesima sanatoria delle cartelle esattoriali che – assicura il ministro dell’Economia Giorgetti – “sarà l’ultima”.

Insomma un quadro decisamente grigio scuro che però il rilancio a sinistra sulla patrimoniale ha avuto il “merito” di far scivolare in secondo piano almeno momentaneamente. Non che l’ipotesi di tassare le grandi rendite sia sbagliata ma le modalità con cui periodicamente viene rilanciata conferma l’incapacità di presentarsi con una proposta politica alternativa credibile, che certo non può realizzarsi scopiazzando e importando qua e là oggi questa e domani chissà quale altra proposta. Sulla quale – da sottolineare – non c’è neppure un consenso trasversale tra gli alleati della segretaria dem come dimostra l’immediata presa di distanza di Giuseppe Conte.

Il leader M5s ha chiarito lesto che l’ipotesi patrimoniale non è all’ordine del giorno della piattaforma degli ex grillini.

Non è oggi prevedibile quanto la sortita di Schlein possa o meno influenzare l’imminente voto in Campania, Puglia e Veneto. Probabile che ne abbia poca anche perché di qui al 23-24 novembre lo scrolling della politica sarà alimentato da altri contenuti. Quel che non cambia infatti è proprio questa facilità con cui si salta da un tema all’altro, senza mai inserirlo in quadro più ampio, quello che un tempo il linguaggio “politichese” – altro orribile termine forgiato agli albori della ventata populista –  avrebbe definito “programmatico”.

L’attenzione, semmai, già prima dello scrutinio, dovrebbe essere posta sul dato della partecipazione che anche là dove si vince è crollata, vedi da ultimo la Toscana in cui si è scesi sotto il 50%. E’ un dato che conferma la distanza sempre più profonda tra chi oggi siede in Parlamento come nei consigli regionali e i bisogni reali. Una distanza che non è “riflusso” – altro termine iconico preso in prestito dai decenni passati – e la dimostrazione è in quelle centinaia di migliaia di persone, moltissime sotto gli anta, che hanno invaso le piazze a sostegno di Gaza, senza che i partiti ci potessero mettere il cappello. La dimostrazione che quando c’è un bisogno reale, un’urgenza non manca la sensibilità di farsene carico in prima persona per contribuire al cambiamento.

Venerdì prossimo scade il termine ultimo per la presentazione degli emendamenti alla legge di Bilancio. Sarà utile per capire in che modo si muoveranno le opposizioni (il plurale è di per sé tautologico) così come la maggioranza. Sapendo fin da ora che la ricomposizione delle fratture interne su banche, affitti brevi, condono o flat tax per i giovani è rinviata al momento della presentazione del maxiemendamento da parte del governo.

A Palazzo Madama hanno già fatto i conti sul calendario. L’obiettivo è far approdare la manovra in Aula entro il 15 dicembre per avere il via libera di Palazzo Madama (con la fiducia) prima di Natale e consegnare poi il testo alla Camera, che non toccherà una virgola,  per l’approvazione definitiva. Il bicameralismo ormai è infatti superato da tempo assieme alle repliche di un dibattito che non scalda più nessuno. Così ogni tanto, per rianimarlo, si tira fuori la patrimoniale.

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