L’intervista del lunedì
Paolo Testa (Confcommercio): “Con Cities protagonisti della RIGENERAZIONE urbana, contro la desertificazione presenteremo le nostre proposte all’Anci”
Dopo 18 anni in ANCI, Testa è arrivato in Confcommercio due anni fa per il nuovo progetto “Cities” che rilancia con forza il ruolo della confederazione e delle strutture territoriali nei processi di rigenerazione urbana. Dopo due anni di sperimentazioni in numerose città italiane, la prossima tappa sarà la presentazione all’Anci di una piattaforma organica di proposte
IN SINTESI
Città come “laboratorio del cambiamento”: è questo il concetto e la visione di fondo del progetto che Confcommercio ha lanciato due anni fa. “Cities” è il nome dell’iniziativa che ha avviato un percorso dove il terziario di mercato, con le sue rappresentanze, punta a svolgere un ruolo da protagonista nella rigenerazione e innovazione urbana. E lo fa sulla base di sperimentazioni che, in un dialogo con le istituzioni e i cittadini, vogliono sostenere politiche politiche per migliorare l’ambiente urbane e sostenere l’economia di prossimità. Ora, al compimento dei due anni, tra fine febbraio e inizio marzo, il progetto è pronto a un importante salto con la presentazione, a livello nazionale, di una serie di proposte all’Anci, l’associazione dei comuni italiani. Ad anticiparlo a Diac Diario, è il responsabile Urbanistica e Rigenerazione Urbana di Confcommercio, Paolo Testa, che traccia un bilancio del progetto e parla delle prossime tappe.
“ Cities – spiega Testa- rappresenta la scelta politica e strategica di concentrare in un progetto un impegno che nasce da più esigenze, anche per darne più visibilità e comunicazione in un sistema molto ampio e articolato quale è Confcommercio. Da una parte, dunque, c’è l’esigenza di migliorare la conoscenza , migliorare l’interpretazione di quello che è il ruolo del terziario di mercato nella costruzione di città più sostenibili, più vivibili, inclusive, promuovendo un protagonismo delle economie di prossimità nelle politiche urbane”. Un passaggio che, evidenzia Testa, amplia ed estende “la tradizionale azione di rappresentanza, che si muove per singole categorie merceologiche, per politiche settoriali: abbiamo assunto un altro punto di vista, quello delle città, delle politiche urbane, degli strumenti che non sono propriamente tipici delle imprese e delle rappresentanze quanto piuttosto lo sono degli attori locali, degli amministratori , dei sindaci”.
“L’altra esigenza è stata quella di sperimentare, fare anche un po’ di azioni sul territorio. Già dall’anno scorso abbiamo messo in piedi un po’ di attività, di sperimentazioni aiutando e sostenendo le associazioni territoriali di Confcommercio nella realizzazione di alcune buone pratiche, di iniziative sul territorio. C’è una terza esigenza, che è un po’ trasversale, che è quella della crescita delle competenze. L’idea è che le associazioni territoriali del sistema, tutti i soggetti che si muovono attorno e dentro Confcommercio debbano crescere in fatto di cultura della città , di competenze sulle politiche urbane. Per questo lavoriamo molto con i colleghi che si occupano di mobilità, di turismo, commercio. È un lavoro integrato con gli altri settori”. Ma soprattutto, in questo percorso, c’è il fondamentale apporto del lavoro con gli enti locali. “Il lavoro che facciamo sul territorio è molto integrato e accompagnato dagli enti locali, abbiamo rinnovato un accordo di partenariato con l’Anci. Ci sono già rapporti saldi, frequentissime le occasioni di contatto a livello locale. Con Cities, quello che abbiamo fatto è aver dato una forza e una spinta a livello nazionale”.
“Pronti a presentare all’Anci le nostre proposte per le città”
Ora i tempi sono maturi per una nuova tappa. “A chiusura del secondo anno di Cities, vorremmo presentare formalmente ai comuni, all’Anci, tutta una raccolta, una serie di proposte di innovazione urbana che le nostre associazioni territoriali hanno sviluppato in questo ultimo anno e che tutte insieme possono essere interpretate come la proposta di Confcommercio alle città. Questo dovrebbe avvenire verso fine febbraio”, annuncia Testa.
Quella che verrà messa sul tavolo del presidente dell’Anci è “una serie di proposte puntuali che riguardano le forme di gestione innovativa delle economie di prossimità nei territori, quindi quelle che alcune leggi regionali chiamano i distretti del commercio, hub del commercio, cioè quelle diverse forme di governance innovative dell’economia di prossimità; facciamo proposte sul riuso degli spazi pubblici in funzione di un migliore riuso del piano strada”.
”La battaglia contro la desertificazione delle città è un tema civico e non solo economico”
Altra proposta è quella del riuso dei negozi sfitti. E qui si arriva l cuore del problema, al centro di quella emergenza che è la desertificazione dei centri storici ma anche delle periferie delle città. “Questo è un tema grande, enorme. E’ un tema nuovo nella relazione con gli amministratori locali. Questo lo possiamo registrare facilmente anche da parte dei sindaci: è cambiato l’atteggiamento nei confronti del commercio perché si sono accorti in tanti che la questione della desertificazione commerciale, dei negozi che chiudono è un tema della città e non del singolo imprenditore. Fino a che questo fenomeno non ha preso dimensioni così visibili con tutte le città – a parte le città d’arte- che stanno soffrendo nei centri storici e nelle periferie la chiusura dei negozi. Questo non è solo un tema economico, è un tema sociale, è un tema civico: ogni negozio che chiude vuol dire spegnere le luci, ridurre la sicurezza, ridurre le occasioni di incontro delle persone di quella strada, di quel quartiere, ridurre gli strumenti di acquisto e di relazione delle fasce più deboli, gli anziani che non possono prendere la macchina per andare nei centri commerciali. Tutto questo diventa un problema sociale di isolamento di questi soggetti. Noi spingiamo anche molto su questo aspetto del ruolo civico, non ci piace dire ruolo sociale, non vanno occupati spazi che sono di altri, del terzo settore, non profit. Ma un ruolo civico c’è ed eccome”.
”In Italia abbiamo già le città 15 minuti, non dobbiamo fare moltissimo ma dobbiamo farle vivere”
Il progetto Cities sembra sottendere il concetto di città dei 15 minuti. Su questo,
però, Testa ci tiene a una puntualizzazione. “Questa locuzione è un po’ abusata. Ho una mia personalissima visione. In Italia non dobbiamo fare moltissimo per costruire la città dei 15 minuti. Il concetto è nato a Parigi ed è un po’ applicabile alle grandi metropoli, ai grandi conglomerati. Da noi, la media città di provincia, anche da 150-200 mila abitanti è sì sparsa, ma naturalmente fatta di quartieri, di centralità che guardano alla città dei 15 minuti. Però è esattamente questo che diciamo: siccome questa identità un po’ ce l’abbiamo, non facciamocela soffiare da altri, non facciamocela raccontare da altri. Ce l’abbiamo e facciamola vivere”.
“A Bologna abbiamo proposto il progetto di due nuove centralità da luoghi di transito e parcheggi”
“L’anno scorso, a Bologna, abbiamo proposto al Comune, che ora lo sta valutando, il disegno di due nuove centralità, due nuove porzioni di quartiere che erano diventati due luoghi di transito di macchini e parcheggi. Quindi, noi abbiamo fatto un ridisegno della mobilità locale, del sistema delle soste , della possibilità di creare nuovi piani strada riutilizzando alcune cose che già c’erano. Proprio nella direzione della città 15 minuti, della prossimità, del vicinato”.
La sperimentazione a Bari: “I negozi come primo sportello di donne vittime di violenza famigliare”
Testa cita poi altre sperimentazioni di “Cities” come rete di sicurezza per i cittadini. A Bari si sta facendo un ruolo di sensibilizzazione dei negozianti come punto di primo contatto per donne esposte a violenza familiare. Il negozio diventa un primo sportello puntando sulla conoscenza che il negoziante ha dell’ambiente sociale che lo circonda, delle famiglie che sono clienti abituali: si tratta di usare questa conoscenza con un ruolo di valenza sociale, civica, che permetta al comune di anticipare alcuni problemi che rischiano di ingrandire e di esplodere”. Il negozio diventa “luogo di ascolto, di presidio, di sentinella civica del territorio. In parte, questi aspetti si danno un po’ per scontati sono acquisiti ma non riconosciuti per cui ci si aspetta che il negoziante abbia un po’ anche questa responsabilità senza però un riconoscimento formale. Stiamo lavorando anche su questo per valutare strumenti giuridico- formali e amministrativi che possono vedere riconosciuto questo ruolo al terziario di mercato”.
La partecipazione alle comunità energetiche: “è una sfida complessa ma non desistiamo”
C’è anche una sfida alla quale guarda il progetto Cities, che è quella delle comunità energetiche. “Nel 2023 con la nascita di “Cities” – riferisce Testa- avevamo fatto un tentativo per provare a vedere quale ruolo potevano avere i negozi, ovviamente in forma associata, consorziata. Abbiamo cominciato dove c’erano già dei distretti consolidati nella costituzione di comunità energetiche. Poi è passato un anno, tutto il 2023, senza regolamento, quando poi il regolamento è arrivato, è arrivato con alcuni limiti, vincoli che ci hanno portato a metterci un pochino alla finestra di questa partita delle comunità energetiche rinnovabili perché abbiamo visto che le esperienze che si riuscivano a sviluppare con anche una presenza , un protagonismo del mondo del commercio , del piano strada richiedevano una quantità di fattori coincidenti che le rendevano quasi impossibili da fare anche a fronte di vincoli infrastrutturali . E’ un percorso complicato e difficile ma non impossibile”.
“Positivo il bilancio di questi due anni: bene la risposta dei territori e l’azione dal centro”
“Abbiamo fatto tante cose in questi due anni. Le associazioni territoriali stanno costruendo proposte locali di innovazioni. C’è una risposta molto positiva. Si è messo in moto un percorso complesso, tortuoso ma speriamo virtuoso. Siamo molto contenti di come sta andando ‘Cities’, con il coinvolgimento di tutto il sistema: c’è un carico politico importante, c’è una volontà dal vertice e una una domanda dai territori che sono sono piuttosto coincidenti e sfidanti”, conclude Testa.