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L’allarme di Panetta, la sferzata di Draghi all’Europa: scelte coraggiose contro dazi e barriere interne, INVESTIMENTI produttivi per ripartire

In momento particolarmente delicato per l’Europa, con l’economia in affanno ed esposta ai contraccolpi del nuovo corso della politica commerciale di Trump, in due importanti interventi, Panetta e Draghi chiamano il Vecchio Continente a un cambio di passo, a scelte radicali e coraggiose per la crescita. E mentre il Governatore rilancia un patto europeo per la competitività, l’ex presidente della Bce richiama, in primis, la necessità di superare quelle stesse barriere che l’Europa si è autoimposta. Entrambi indicano la strada gli investimenti produttivi. Come sottolinea Panetta, l’Italia, insieme alla Germania, è particolarmente esposta ai contraccolpi dei dazi. Per crescere, ora, è fondamentale dare piena attuazione al Pnrr

16 Feb 2025 di Maria Cristina Carlini

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L’allarme di Panetta, la sferzata di Draghi all’Europa: scelte coraggiose contro dazi e barriere interne, INVESTIMENTI produttivi per ripartire

ASSIOM FOREX 2025

Minacce esterne e barriere interne, nuovi pericoli e vecchi ostacoli ormai sclerotizzati. Vulnerabile e investita da sconvolgimenti di enorme portata, in affanno anche sullo schiacchiere geopolitico internazionale, per la vecchia Europa forse mai come in questo momento storico i nodi vengono al pettine a causa della scarsa produttività che pregiudica lo slancio competivo di  cui, invece, avrebbe bisogno per fronteggiare la concorrenza globale. E’ per questo che, per una singolare coicindenza, risuonano ancora più forti i richiami e i moniti giunti dal Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, e dall’ex premier ed ex presidente della Bce, Mario Draghi. ll primo dal palco del congresso dell’Assiom Forex e il secondo dalle pagine del Financial Times hanno presentato la severa e cruda diagnosi dei mali dell’economia europea e indicato la necessità di una terapia fatta di scelte coraggiose e ineludibili per reimpostare, anzi impostare, la giusta rotta della competitività, ancora più urgente di fronte al ciclone della nuova politica commerciale avviata da Donald Trump.

Se la relazione di Panetta era attesa (tradizionalmente, l’Assiom Forex a febbraio è uno dei primi appuntamenti pubblici del Governatore della Banca d’Italia), più a sorpresa forse  è arrivato l’editoriale di Draghi sulle pagine del quotidiano britannico. Due interventi che, quasi all’unisono, hanno toccato messo il dito nella piaga europea. Il problema dei dazi è stato uno dei passaggi cruciali del lungo intervento di Panetta (una relazione di trenta pagine, corredata da grafici e istogrammi). “I rischi per la crescita restano orientati al ribasso, principalmente a causa delle tensioni geopolitiche e delle difficoltà persistenti dell’economia cinese. Anche l’elevato indebitamento globale potrebbe influenzare negativamente l’attività
produttiva, qualora generasse fenomeni di volatilità o instabilità finanziaria. Infine, le politiche dell’amministrazione statunitense potrebbero avere effetti negativi sulla crescita economica e sulle condizioni finanziarie globali”, avverte subito Panetta, ricordando che  il Fondo monetario internazionale prevede una crescita globale stabile, poco sopra il 3 per cento sia nel 2025 sia nel 2026. “La riconfigurazione del commercio appena delineata, in cui hanno un peso considerevole le motivazioni geopolitiche, sta indebolendo il sistema multilaterale di governance economica globale fondato sull’integrazione produttiva e sul libero scambio. Il commercio internazionale viene sempre più utilizzato come leva strategica, soprattutto nella competizione tecnologica. In questo contesto si inserisce la strategia della nuova amministrazione statunitense, che prevede nuovi e più elevati dazi sulle importazioni”. Dazi che presenteranno un conto pesante su entrambre le sponde dell’Atlantico. Secondo le nostre stime, se i dazi annunciati in fase pre-elettorale fossero attuati e accompagnati da misure di ritorsione, la crescita del PIL globale si ridurrebbe di 1,5 punti percentuali. Per l’economia statunitense l’impatto supererebbe i 2 punti. Per l’area dell’euro le conseguenze sarebbero più contenute, intorno a mezzo punto percentuale, con effetti maggiori per Germania e Italia, data la rilevanza dei loro scambi con gli Stati Uniti. Nella fase iniziale questi impatti negativi potrebbero essere amplificati dall’aumento dell’incertezza sulle politiche commerciali, già evidente nelle ultime settimane”, avverte Panetta.

In un quadro dove l’economia europea fatica a trovare slancio – dopo una stagnazione iniziata alla fine del 2022, il PIL è cresciuto a ritmi contenuti nei primi trimestri del 2024, per poi arrestarsi nuovamente alla fine dell’anno – e dove sempre più acuta è la crisi del manifatturiero, “l’imposizione di dazi elevati da parte degli Stati Uniti potrebbe spingere gli esportatori cinesi a cercare nuovi mercati per compensare il calo delle vendite sul mercato americano. In tale scenario, le imprese italiane ed europee si troverebbero esposte a crescenti pressioni competitive da parte delle aziende cinesi, la cui specializzazione settoriale è sempre più simile a quella europea”.

Panetta rilancia un patto europeo per la competitività: “serve un nuovo modello di sviluppo”

Per questo, incalza il Governatore, si impone per l’Europa  “un nuovo modello di sviluppo che valorizzi il mercato unico e riduca la dipendenza da fattori esterni. Vanno rilanciati gli investimenti, che da anni sono inferiori rispetto a quelli degli Stati Uniti”.  Ma “non basta investire di più. È necessario investire meglio, privilegiando i progetti e le riforme in grado di innalzare la produttività, la cui bassa crescita rappresenta il principale fattore di debolezza dell’economia europea.  In cima alla lista vi sono i settori innovativi, che rappresentano il motore della produttività; in particolare quelli legati alla doppia transizione, ambientale e digitale, che svolgono un ruolo cruciale anche per l’autonomia strategica europea, come nel caso dell’energia”.  Servono risorse  ingenti e queste richiedono un contributo sia pubblico che privato: “serve quello che in un recente intervento ho definito un ‘patto europeo per la produttività”: non si tratta di creare un’unione fiscale, né di introdurre un Ministro delle finanze europeo o trasferimenti sistematici tra paesi, ma di avviare un programma di spesa comune – mirato negli obiettivi e limitato nel tempo e nell’ammontare – per finanziare investimenti indispensabili per tutti i cittadini europei”.

“Il pil italiano tornerà a espandersi nei prossimi mesi. Essenziale moltiplicare gli sforzi per completare il Pnrr”

L’intervento di Panetta si sofferma anche sull’Italia, alla cui economia si stanno trasmettendo le difficoltà della locomotiva tedesca. “Nel complesso del 2024 il PIL è aumentato dello 0,5 per cento – di circa 2 decimi in più senza la correzione per il maggior numero di giornate lavorative –
ma la crescita si è arrestata nel secondo semestre. Secondo le nostre previsioni, nei prossimi mesi il prodotto tornerà a espandersi”, indica il Governatore. Ma, come per l’Europa, “le prospettive di ripresa dell’economia italiana sono messe a rischio da un contesto economico internazionale indebolito e incerto. È quindi ancora più necessario affrontare con decisione i nodi che frenano la crescita italiana: la bassa produttività, l’elevato debito pubblico, le inefficienze dell’azione pubblica.  È essenziale moltiplicare gli sforzi per completare gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e le riforme ad esso collegate, intervenendo tempestivamente in caso di ritardi. Sarà necessario dare continuità al Piano, proseguendo l’impegno di riforma e favorendo una ricomposizione del bilancio pubblico a sostegno degli investimenti in capitale umano e materiale e in innovazione. Oltre a sostenere l’attività nei mesi futuri, l’attuazione del PNRR potrà innalzare la produttività e il potenziale di crescita, facilitando il pieno recupero dei redditi reali e la crescita della domanda interna. Si rafforzerebbe così la fiducia nelle misure adottate a livello europeo, agevolando la strada per investimenti comuni a sostegno della produttività”, sottolinea Panetta.

Panetta, nelle sue conclusioni, lascia, comunque, uno spiraglio di ottimismo. Non c’è un “destino ineluttabile” e “la Bussola per la competitività – il programma della Commissione europea per la legislatura – individua correttamente tre obiettivi: innovazione, decarbonizzazione e autonomia strategica”. Un programma che si base sul rapporto messo a punto dall’ex presidente della Bce.

Draghi: “l’Europa ha imposto con successo dazi su se stessa. Serve un cambiamento radicale”

Affonda il coltello nella piaga l’analisi di Draghi nell’editoriale del Ft. “L’Europa ha imposto con successo dazi su se stessa”, dice con durezza. “E’ necessario un cambiamento radicale”, ribadisce senza mezzi termini. “Un uso più proattivo della politica fiscale, sotto forma di maggiori investimenti produttivi, contribuirebbe a ridurre i surplus commerciali e invierebbe un forte segnale alle aziende affinché investano di più in ricerca e sviluppo”, spiega Draghi. Di qui la necessità di “un cambiamento fondamentale di mentalità”: “Finora, l’Europa si è concentrata su obiettivi singoli o nazionali senza calcolarne il costo collettivo”. “La conservazione del denaro pubblico ha sostenuto l’obiettivo della sostenibilità del debito. La diffusione della regolamentazione è stata progettata per proteggere i cittadini dai nuovi rischi tecnologici. Le barriere interne sono un retaggio di tempi in cui lo stato nazionale era la cornice naturale per l’azione – afferma -. Ma è ormai chiaro che agire in questo modo non ha portato né benessere agli europei, né finanze pubbliche sane, né tantomeno autonomia nazionale”.

Gli eventi delle ultime settimane  hanno fornito “un duro promemoria delle vulnerabilità dell’Europa. L’eurozona è cresciuta a malapena alla fine dell’anno scorso, sottolineando la fragilità della ripresa interna. E gli Stati Uniti hanno iniziato a imporre tariffe sui loro principali partner commerciali, con l’Ue prossima nel mirino. Questa prospettiva getta ulteriore incertezza sulla crescita europea data la dipendenza dell’economia dalla domanda estera.

Due per Draghi “i fattori principali che hanno condotto l’Europa in questa situazione difficile: il primo è l’incapacità di lunga data di affrontare i limiti sul fronte dell’approvvigionamento, in particolare le sue elevate barriere interne e gli ostacoli normativi”. Tutti fattori “molto più dannosi per la crescita di qualsiasi dazio che gli Stati Uniti potrebbero imporre”. C’è poi il freno alla crescita delle aziende tecnologiche per effetto della regolamentazione. “Nel complesso – afferma Draghi -, l’Europa ha di fatto aumentato le tariffe doganali all’interno dei suoi confini e rafforzato la regolamentazione in un settore che rappresenta circa il 70% del Pil dell’UE”. Secondo Draghi, l’incapacità dell’Europa di ridurre le barriere interne ha favorito anche un’elevata apertura commerciale. Mentre le restrizioni interne sono rimaste alte, è il paradosso, quelle esterne si sono ridotte con la globalizzazione.

 

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