LE INTERVISTE DEL LUNEDì
Panci (Ordine Architetti Roma): per la rigenerazione urbana passi avanti nella legge nazionale con CONCORSI di progettazione e indicatori del degrado, va rivista quella del Lazio

A Roma è molto attivo un tavolo di coordinamento fra gli ordini professionali che ha assunto iniziative rilevanti in materia di semplificazioni urbanistiche ed edilizie e di rigenerazione urbana. Chiediamo al presidente dell’Ordine degli architetti di Roma, Alessandro Panci, che del tavolo è il coordinatore, come sia nato questo attivismo delle professioni romane che sta incidendo su leggi regionali ma anche nazionali, andando ben oltre lo stretto ambito locale. Come nascono queste iniziative, Presidente Panci?
Cominciamo con il dire che sia con il Comune di Roma che con la Regione Lazio abbiamo instaurato un rapporto positivo che ci consente di seguire in modo coordinato le loro attività e di essere al tempo stesso propositivi e di stimolo con le nostre proposte. Sulle semplificazioni avevamo chiesto di intervenire in maniera organica perché la Regione era partita con proposte molto limitate, stessa cosa è accaduta con la legge sui seminterrati. Siamo riusciti, a essere onesti anche per il loro interessamento, a lavorare a una modifica un po’ più organica di questi testi.
Ma il tavolo delle professioni è un’iniziativa della Regione o vostra?
In Regione esiste un tavolo con le professioni che nasce da una nostra richiesta, accolta dalla Regione. La consigliera Micol Grasselli ha avuto poi una delega dal presidente Rocca per seguire il tavolo e i rapporti con gli Ordini. Nel convegno che abbiamo fatto il 17 ottobre (si veda l’articolo su Diario Diac) è stata presentata una parte delle richieste che stiamo portando avanti. Prima delle riunioni di questo tavolo regionale, noi ci siamo coordinati fra Ordini, per le semplificazioni e prima ancora per i seminterrati, in modo da arrivare a un’indicazione concertata. Quello che accadeva spesso in passato è che pensavamo la stessa cosa ma dicevamo cose diverse. Ora le nostre proposte acquistano forza ed è più facile per la politica accoglierle e portarle avanti.
Ho trovato in questo lavoro, politicamente molto significativo, un po’ lo spirito di quella che, a livello nazionale, fu la nascita della Rete delle professioni tecniche.
Dico una cosa che ho già detto anche in una mozione da me presentata e poi approvata alla Conferenza nazionale degli architetti. Gli Ordini non devono essere confusi con le associazioni e i sindacati professionali. Gli Ordini sono enti pubblici previsti dalle leggi che devono interloquire allo stesso livello con le altre istituzioni pubbliche non per garantire l’interesse dei propri iscritti, ma il diritto dei cittadini ad avere tecnici competenti. Quando ci troviamo di fronte a leggi poco chiare e difficilmente applicabili è nostro dovere intervenire, in un rapporto di collaborazione con le istituzioni, affinché le norme siano modificate e i professionisti siano messi nelle condizioni di poter dare risposte certe ai cittadini. Fatta questa premessa, dico che ogni coordinamento fra professioni è benvenuto ed è ancora meglio se è strutturato, ma la Rete delle professioni tecniche rappresenta gli interessi dei professionisti. Noi facciamo un altro lavoro.
Vorrei entrare nel merito delle vostre proposte, partendo dalla discussione sulle semplificazioni urbanistiche e del governo del territorio.
Ora abbiamo un testo base che, rispetto alla iniziale proposta di legge 171, ha già accolto molte nostre indicazioni. Stiamo mandando ulteriori proposte, ma sono indicazioni di dettaglio, soprattutto per superare criticità create dalla salvaguardia dei terreni agricoli alle attività delle aziende agricole e in particolare alla realizzazione di accessori.
Anche sulla legge regionale che regolarizza i seminterrati avete mostrato compattezza fra ordini professionali.
Le modifiche riguardavano prevalentemente gli aspetti igienico-sanitari e l’uso di materiali e tecnologie che prima non c’erano e oggi consentono di rendere agibili i seminterrati a determinate condizioni. Nella nostra regione rispetto a queste situazioni si interviene spesso in maniera spontanea e senza particolare cura, proprio perché non c’è una norma che dia indicazioni. Quindi abbiamo lavorato affinché si potesse avere una norma immediatamente applicabile con tutte le attenzioni alla salubrità degli ambienti.
La discussione però si è arenata.
La discussione è ferma perché tra gli emendamenti che furono presentati ce n’era uno che ci aveva preoccupati in quanto puntava a rendere utilizzabili, oltre che i seminterrati, anche gli interrati. E per gli interrati è molto difficile garantire condizioni igienico-sanitarie minime. Quindi abbiamo raccolto le firme di 21 Ordini provinciali e regionali di architetti, ingegneri, geometri, periti industriali, geologi spiegando a Rocca e al consigliere delegato che inserire la norma sugli interrati avrebbe reso la legge non immediatamente applicabile. C’è una riflessione interna alla Regione ora generata da questa nostra opposizione netta a inserire le norme sugli interrati.
Veniamo alla legge regionale sulla rigenerazione urbana, la 7/2017. Vi soddisfa o bisogna aprire una ridiscussione?
Bisogna certamente tornarci sopra in maniera organica, è necessaria una rivisitazione più importante.
Non era una buona legge complessivamente?
Una legge che partiva da presupposti corretti ma poneva troppe limitazioni.
Quali?
La sua applicazione è stata legata principalmente agli interventi diretti su singoli immobili, mentre manca l’intervento su brani di città che noi auspichiamo fortemente. La rigenerazione urbana non è soltanto un discorso di carattere edilizio o urbanistico, è anche un problema di carattere socio-economico, perché rigenerare significa inserire elementi che possano ridare vita a quei luoghi. Quindi è necessario rivedere la legge e credo che la legge nazionale in discussione in Parlamento darà la chiave per rileggere anche la legge regionale, favorendo e facilitando gli interventi su parti estese della città.
Veniamo, appunto, alla legge nazionale. Che valutazione ne dà e come andrebbe, semmai, integrata o modificata?
Intanto devo dire che ho visto con piacere che il testo unificato ha riportato all’interno diversi aspetti del contributo che avevamo dato in precedenza.
A cosa si riferisce?
Un aspetto importantissimo è che sono stati inseriti gli indicatori per individuare le aree più degradate su cui dobbiamo intervenire prioritariamente. Tutto è suscettibile di rigenerazione, ma è chiaro che noi dobbiamo dare priorità a situazioni più critiche, anche per decidere dove destinare i finanziamenti pubblici. Dobbiamo dare alle amministrazioni strumenti che le aiutino a individuare in quali aree intervenire. Gli indicatori, inoltre, aiutano a chiarire che quando parliamo di rigenerazione parliamo di aspetti di carattere socio-economico, oltre che di edilizia. Riprendiamo e rafforziamo la strada che già aveva segnato il bando periferie della Presidenza del Consiglio: lì c’era già un meccanismo di valutazione delle proposte sulla base di aspetti sociali, del lavoro, del valore degli immobili.
Bene. Altri aspetti positivi?
Il secondo aspetto positivo del testo unificato è quello di accentuare il ruolo del concorso di progettazione. Concorso di progettazione e non di idee, come avevamo chiesto, perché il concorso di idee non porta a un elaborato grafico o a una fase progettuale spendibile per avere finanziamenti o realizzare l’opera, ma solo a un’idea che può anche restare lì. Il concorso di progettazione porta invece a un progetto di fattibilità tecnico-economica che poi garantisce si vada al passaggio successivo: l’elaborazione del progetto esecutivo da parte del vincitore del concorso prima di affidare l’appalto di lavori, come piace a noi, oppure, in alternativa l’appalto integrato. Quindi il concorso di progettazione porta a un risultato concreto mettendo al centro la qualità del progetto e dell’intervento. E in siti complessi come quelli soggetti a rigenerazione urbana, qualità del progetto e delle opere significa anche tenere conto dell’utilizzo che se ne farà.
Qual è il ruolo dell’architettura nella rigenerazione urbana?
Il pensiero dell’architetto è rivolto a chi utilizzerà quegli spazi, a come li andrà a utilizzare. Se riusciamo a progettare bene le piazze, le strade, i servizi, le persone lì vivranno meglio, migliorerà la qualità di vita di ciascuno di noi. Questo è l’obiettivo fondamentale, il vivere quotidiano delle persone. Invece, presi dal Pnrr, stiamo perdendo di vista che cosa davvero vogliamo e guardiamo solo alle procedure e al rispetto dei tempi per non mancare le scadenze. Il concorso di progettazione è un antidoto a questo, favorisce la qualità del progetto e la partecipazione dei cittadini.