L'assemblea di Confindustria

Orsini: ora un cambio di passo sulla competitività e realismo sul Green Deal. Investimenti per guardare oltre il Pnrr

Il presidente degli industriali presenta la sua agenda guardando all’Italia e all’Europa e parla di sfide ciclopiche. Competività, produttività, transizioni energetica e digitale da perseguire senza politiche autolesioniste. E soprattutto chiede al Governo di un piano di riforme e investimenti che diano fin da ora risposte al post Pnrr. Mano tesa di Meloni:  pronti a dare  battaglia sul Green Deal e ad affrontare insieme il nodo della produttività

19 Set 2024 di Maria Cristina Carlini

Condividi:
Orsini: ora un cambio di passo sulla competitività e realismo sul Green Deal. Investimenti per guardare oltre il Pnrr

ASSEMBLEA CONFINDUSTRIA 2024

“Un cambio di passo” dell’Europa sulla competitività, un “deciso balzo in avanti” della produttività italiana, un piano di investimenti che guardi oltre il Pnrr e un’applicazione più realistica a graduale del Green Deal. Nella sua prima relazione all’assemblea pubblica di Confidustria, il presidente Emanuele Orsini fissa le priorità di un’agenda per la crescita dove si intersecano, a doppio filo, la propettiva europea, dove incombono “sfide ciclopiche”,  e quella  italiana, dove urgono “scelte coraggiose”. E, soprattutto, pone l’esigenza forte di allargare l’orizzonte definendo gli interventi da mettere in campo una visione pluriennale e di ampio respiro, già con il nuovo Piano Strutturale di bilancio. È su produttività e Green Deal che si registra subito la forte convergenza con il Governo. Nel suo lungo intervento, il primo all’’assise degli industriali, la premier Giorgia Meloni assicura l’impegno del Governo in Europa per cambiare un Green Deal “ideologico che rischia di fare disastri”. Così come assicura la disponibilità ad affrontare insieme “le sfide più urgenti come la produttività del lavoro”.  “Vediamoci subito”,  é l’invito che rivolge a Confindustria. “Le porte saranno sempre aperte per chi vuole offrire soluzioni ai problemi che abbiamo”. E rammenta il “messaggio chiaro”  dato da subito “quando avevamo detto che lo Stato non avrebbe disturbato chi voleva fare”.

L’allarme: la produzione industriale cala da 18 mesi, responsabilità collettiva per un deciso balzo della produttività

Davanti a una platea che schiera in prima fila, oltre a Meloni, il governo pressoché al completo, ai rappresentanti del mondo del lavoro e di oltre 2000 imprenditori, Orsini va subito al cuore del problema: quello dello stato di salute dell’industria italiana. E’ vero che “le nostre imprese hanno dimostrato grande capacità nell’affrontare situazionio straordinarie e imprevedibili, aumentando il Pil nel 2021 più della media europea” ed è vero anche che “la nostra quota di export aumenta ancora in questo difficile 2024: dopo aver superato nel primo trimestre la Corea del Sud, nel secondo ci siamo lasciati alle spalle anche il Giappone, diventando il quarto Paese esportatore al mondo”. Ma c’è poi la dura realtà che è quella della produzione industriale che da 18 mesi ha un segno negativo. “Gli ordini di molte nostre filiere sono in calo, sia in Italia che all’estero. La frenata europea, e soprattutto quella tedesca, continuano a spingerci verso il basso. Il mercato interno continua a mostrare le sue debolezze e molte delle nostre imprese stanno facendo fatica “, avverte Orsini. E’ una situazione che obbliga a considerare una vera e propria responsabilità collettiva, di tutti i soggetti sociali e politici del nostro Paese, quella di realizzare un deciso balzo della produttività italiana”, è il richiamo del presidente di Confindustria. “Vogliamo che sia centrale il valore sociale della produttività, come denominatore di crescita della ricchezza del Paese”.

‘No a politiche autolesionistiche, serve un cambio di passo dell’Europa sulla competitività’

Orsini affronta il tema caldo della competività europea, che il Rapporto di Mario Draghi ha posto con forza al centro del dibattito. E pone quattro domande : “come si fa a parlare seriamente di competitività se l’Europa investe appena 20 miliardi in dieci anni sull’Intelligenza Artificiale mentre la Cina ne investe 100 e gli Stati Uniti ben 330? Come possiamo parlare di competitività senza un mercato unico dell’energia, con l’Italia, seconda manifattura d’Europa, che paga una bolletta fino al 40% superiore alla media europea? Come facciamo ad essere indipendenti per gli investimenti relativi alla difesa, se rinunciamo alla produzione e alla trasformazione delle materie prime? E ancora quando verrà annunciato lo spostamento allo stop del motore endotermico oggi fissato per il 2035? Non possiamo aspettare il 2026”. Quattro domande che contengono già la risposta. Serve oggi “più che mai una solida politica industriale europea” e non “politiche ambientali autolesionistiche”.

L’attacco al Green Deal: troppi errori mettono a rischio l’industria

E non è con queste politiche che si affronta la transizione energetica. “Lo dico con chiarezza, in accordo con i colleghi delle Confindustrie europee. Il Green Deal è impregnato di troppi errori che hanno messo e mettono a rischio l’industria. Noi riteniamo che questo non sia l’obiettivo di nessuno. La decarbonizzazione inseguita anche al prezzo della deindustrializzazione è un debacle”. E per questo, assicura il presidente degli industriali, “l’industria italiana ed europea difenderà con determinazione la neutralità tecnologica, chiedendo un’applicazione più realistica e graduale del Green Deal”.

I Piano Strutturale di Bilancio deve dare la risposta al post Pnrr

E’ questo uno dei capitoli salienti della relazione di Orsini. L’aspettativa è che il nuovo Psb includa “quelle riforme e quegli investimenti che sono assolutamentec necessari. Bisogna prevedere serie politiche industriali e rilevantie incentivi agli investimenti, la risposta al post Pnrr. Si tratta di una questione per noi estremamente importante : dobbiamo pensare ora a come proseguire con gli investimenti, come la spinta che ci deve dare Industria 5.0. Altrimenti rischiamo lo stalloo, addirittura, un passo indietro. Dobbiamo definire le priorità e far convergere le risorse disponibili, immaginando una cornice pluriennale di finanziamenti pubblici e privati per difendere e potenziare le filiere industriali strategiche”. Nel Piano dovranno essere indicati gli investimenti nelle infrastrutture e nel potenziamento della logistica: “è necessario garantire migliori afflussi e sbocchi di merci del nostro sistema produttivo: verso l’Europa via terra e verso il mondo via mare, con visione e risorse che non possono che mirare oltre l’orizzonte del Pnrr”. E il Psb costituisce anche lo strumento in cui incardinare la continuità del sostegno agli investimenti del Mezzogiorno. E, a proposito di infrastrutture al Sud, sì, dice Orsini, al Ponte sullo Stretto ma “è imprescindibile” la sua connessione a un adeguato sistema ferroviario e stradale. “Siamo convinti che se si adottano queste priorità concrete, sia possibile trovare nel bilancio pubblico le risorse necessarie. Serve un intervento graduale sugli oltre 1200 miliardi della spesa pubblica”.

Servono certezza del diritto e sburocratizzazione. Il caso Milano: a rischio investimenti per 12 miliardi

Orsini annuncia anche una serie di misure a costo zero che “sono essenziali per la certezza del diritto e la sburocratizzazione degli oneri che soffocano oggi le nostre imprese, tanto da trasformare l’imprenditore in una sorta di funzionario pubblico aggiuntivo”. E’ il caso degli oltre cento csntieri fermi a Milano, per investimenti stimati complessivamente in 12 miliardi. “Sono fermi per una diversa interpretazione delle norme edilizie, che erano stata varate. Ma veramente possiamo fermare 12 miliardi di rigenerazione urbana per un’interpretazione? Cosa devono pensare gli investitori italiani ed esteri?”.

Avanti sul Piano Casa

Altro tema rilanciato con forza dal presidente di Confindustria è quello del Piano Casa. Si tratta del Piano straordinario di Edilizia per i lavoratori neo assunti. “Rappresenta il modo concreto di rispondere ad un bisogno primario: la casa, quale bene fondamentale per affrontare dignitosamente la propria vita e costruire un futuro. Sappiamo tutti che uno dei maggiori ostacoli per reperire nuovi occupati è la scarsità di abitazioni a un costo sostenibile”. E l’idea, accolta dal Governo, è di costituire un tavolo congiunto che coinvolga Ance, Anci, assicurazioni, banche, Cdp, fondi immobiliari e fondi pensione “per studiare insieme le migliori formule di garanzie finanziarie, così da consentire a fondi pazienti di poter attuare i progetti garantendo un canone sostenibile”. Le interlocuzioni sono in corso per valutare tutti gli aspetti per l’attuazione del progetto e la sua fiscalità.

Argomenti

Argomenti

Accedi