L'ANTEPRIMA
Nella revisione finale del Pnrr zero fondi per il Piano casa di Salvini
di Giorgio Santilli
La cabina di regìa (ora saltata) avrebbe dovuto sdoganare il documento da inviare a Bruxelles per ridestinare i fondi non spendibili entro giugno. Politiche abitative, pesa la rivalità Mit-Chigi. Al ministro delle Infrastrutture 1,2 miliardi per la società di acquisto dei treni e 1,5 per l’acqua. Per la competitività delle imprese un fondone da 8-10 miliardi

MATTEO SALVINI MINISTRO
IN SINTESI
La cabina di regia a Palazzo Chigi oggi dovrebbe sdoganare la revisione finale del Pnrr che il governo presenterà a Bruxelles. La proposta – che sarà illustrata dal ministro al Pnrr Tommaso Foti alla presenza della premier Meloni – sarà trasmessa entro il week end alla commissione e servirà, in sostanza, a destinare le risorse del Pnrr che non potranno essere spese entro giugno 2026 su nuovi fondi o programmi o progetti la cui spesa concreta potrà, a certe condizioni concordate, essere fatta e contabilizzata anche dopo il 2026. In sostanza, sarà utilizzato lo strumento messo a disposizione dalle linee guida del vicepresidente Ue Fitto “Verso il 2026”, che consente di fare un accordo blindato con i soggetti attuatori di una nuova misura entro giugno 2026 per poi svolgere concretamente gli investimenti entro i 48 mesi successivi.
Si prevede una certa tensione nella riunione odierna a Chigi perché il rimescolamento di risorse sarà ingente e non tutti usciranno vincitori o, quantomeno, con il pareggio. Non mancheranno sorprese. Alcuni ministeri non riusciranno a salvare le risorse appostate sui progetti in ritardo, con perdite anche ingenti (il Ministero dell’ambiente potrebbe perdere addirittura 4 miliardi). Altri riusciranno a dirottare le “proprie” risorse su nuovi progetti comunque nella propria sfera di competenza. La parte più cospicua delle risorse in movimento sarà “sequestrata” da Foti, Meloni e Giorgetti a singoli ministeri e andranno in un fondone che dovrebbe avere fra gli 8 e i 10 miliardi per finanziare progetti di competitività delle imprese. Cosa concretamente significhi non è chiaro. Certo è che Industria 5.0, che pure era destinato a investimenti innovativi delle imprese, è stato uno dei flop più consistenti del Pnrr, a conferma che la grande enfasi che fu messa nella megarevisione del 2023 sulla nuova “missione 7” destinata a imprese, energia e ambiente fu, in realtà, un abbaglio clamoroso.
Nel contesto teso di questi giorni, una grande sorpresa riguarderà proprio il MIT che candidava tre nuovi veicoli finanziari per assorbire le risorse dei suoi progetti da stralciare: un fondo acqua per finanziare il Piano nazionale integrato per le infrastrutture e la sicurezza del settore idrico (PNIISSI); una società proprietaria di treni (Rosco: Rolling Stock Company) su cui sarebbero dirottati, parzialmente in forma di capitale sociale, parte dei finanziamenti per l’acquisto del materiale rotabile; un fondo casa per finanziare il Piano Casa più volte annunciato da Matteo Salvini. Ebbene, mentre i primi due strumenti saranno finanziati, rispettivamente con 1,5 e 1,2 miliardi, il fondo casa salviniano resterà completamento all’asciutto. Zero risorse.
Sorpresa clamorosa
Foti e Meloni spiegheranno forse oggi perché la casa, che viene considerata da tutta Europa una priorità assoluta, non potrà approfitttare di questo gigantesco rimescolamento di carte per incassare finanziamenti capaci di innescare subito le misure destinate alla realizzazione di alloggi. Per altro, ad accrescere la perplessità c’è il fatto che si tratterebbe di risorse avanzate dai programmi Pinqua (Programmi integrati sulla qualità dell’abitare), che fanno segnare un risultato piuttosto deludente, garantendo forse la metà dei 10mila alloggi originariamente previsti.
La rivalità Meloni-Salvini sulla casa
Meloni non ha certo gradita l’autocandidatura di Salvini al ministero della casa e ha risposto dal Meeting di Rimini proponendo al ministro soltanto una collaborazione sul tema. E’ un fatto però che da mesi sulla questione abitativa sia impegnata con grande attivismo anche la sottosegretaria al Mef, Lucia Albano, Fratelli d’Italia, che ha la delega sul patrimonio immobiliare pubblico e ha avuto non poche interlocuzioni anche con Confindustria sul piano casa. Voci di queste ore dicono che allora qualche risorsa Pnrr potrebbe essere recuperata per il piano casa, ma sarebbe il piano casa di Palazzo Chigi e non quello del governo.
L’incognita della Rosco
Altra incognita sulle risorse da ridestinare al Mit è quella relativa alla società dei treni che ha parecchi “nemici”, soprattutto fra quei soggetti che oggi i treni se li comprano da soli e che domani dovrebbero affittarli dalla Rosco. In prima linea Trenitalia e le Regioni. Per altro, la Rosco ha suscitato grandi entusiasmi nella commissione Ue, al punto da ottenere un via libera inaspettato per uno strumento del tutto inusuale per il Pnrr (la costituzione di una nuova società cui vengono apportate risorse in forma di capitale), proprio perché favorirebbe l’apertura del mercato regionale alla concorrenza. Abbattendo il costo dell’investimento per l’acquisto dei rotabili, la Rosco consentirebbe a un maggior numero di operatori di partecipare alle gare per la fornitura dei servizi regionali, rompendo così il sostanziale monopolio di Trenitalia.