Il Global Outlook
Ocse TAGLIA le stime della crescita globale. “Rilanciare gli investimenti”
L’Ocse ha pubblicato il nuovo Global Outlook che prevede un rallentamento della crescita globale a causa dello scenario deteriorato dalle guerre commerciali e dal clima di incertezza che mina la fiducia di famiglie e imprese. In particolare, i Paesi che registreranno la maggiore frenata delle proprie economie sono i big, Usa e Cina. Per l’Italia sono previsti rischi al ribasso. In questo scenario, l’Ocse indica la strada degli investimenti, la cui lentezza nella crisi finanziaria ha avuto un forte impatto,per assicurare una crescita resiliente.
Anche l’Ocse taglia le stime di crescita dell’economia globale, in linea con le principali istituzioni internazionali, dalla Bce al Fmi. “Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un aumento significativo delle barriere commerciali e dell’incertezza economica e di politica commerciale. Questo forte aumento dell’incertezza ha avuto un impatto negativo sulla fiducia delle imprese e dei consumatori ed è destinato a frenare il commercio e gli investimenti”, scrive Alvaro Pereira, capo economista dell’organizzazione con sede a Parigi che ieri ha pubblicato il nuovo Global Outlook. In questo nuovo contesto “difficile e incerto”, l’Ocse prevede una frenata (sulla base dell’ipotesi che le aliquote tariffarie a metà maggio vengano mantenute) dal 3,3% nel 2024 a un modesto 2,9% nel 2025 e nel 2026. “Le prospettive economiche indebolite si faranno sentire in tutto il mondo, quasi senza eccezioni. Una crescita più bassa e una minore riduzione del commercio colpiranno i redditi e rallenteranno la crescita dell’occupazione”, prevede l’Ocse. Ma come fronteggiare e reagire a questo scenario avverso? Ai dati, l’Ocse unisce un richiamo alla politica e ai governi su una serie di interventi da mettere in campo in questa fase: prioritari sono gli investimenti per riprendere un cammino di crescita proprio perché la loro debolezza nel corso della crisi finanziaria ha pesato sull’andamento dell’economia. “La politica ha un ruolo cruciale da svolgere in questi tempi difficili e incerti”, avverte l’Ocse.
Ma ecco i dati che mostrano come, nel quadro della generale frenata dell’economia globale, il rallentamento si concentra negli Stati Uniti, Canada, Messico e Cina mentre altre economie dovrebbero vedere aggiustamenti al ribasso più contenuti. Dopo la crescita del 2,8% nel 2024, per il Pil Usa si stima +1,6% nel 2025 e un ulteriore lieve ribasso con +1,5% nel 2026. Se la Cina lo scorso anno è riuscita a mantenersi sul target crescita del 5%, per l’anno in corso e per il prossimo si scende sotto questa soglia, rispettivamente, con +4,7% e 4,3%. Il Messico scivola da +1,5% nel 2024 a +0,4% quest’anno per risalire a +1,1% il prossimo mentre il Canada passa da +1,5% a +1% e +1,1%. Per l’economia indiana, l’Ocse prevede, invece, lievi aumenti da +6,2% a +6,3% e 6,4%. Per i Paesi del G20, è prevista una flessione: dal 3,4% del 2024 al 2,9% sia nel 2025 che nel 2026.
Guardando all’Europa, per la principale economia del Vecchio Continente, la Germania, dopo la flessione dello 0,2% del 2024, quest’anno si prevede una ripartenza moderata con un +0,4% mentre la crescita si consolida nel 2026 con +1,2%. La Spagna, che in questa fase mostra l’economia più dinamica, passa da +3,2% nel 2024 a +2,4% nel 2025 e +1,9% nel 2026. Nonostante il rallentamento, si prevede, comunque, il passo di crescita più sostenuto delle principali economie europee. La Francia registra +1,1% nel 2024 per poi flettere a +0,6% nel 2025 e +0,9% nel 2026.
Nel quadro europeo, l’Italia è cresciuta dello 0,7% nel 2024. Anche l’Ocse, in linea con le previsioni di Bankitalia, stima un aumento del Pil dello 0,6% quest’anno e dello 0,7% nel 2026. “I rischi per la crescita sono orientati al ribasso a causa dell’incertezza creata dagli sviluppi della politica commerciale globale”, scrive l’Ocse. “Si prevede – si legge nel capitolo del Global Outolook dedicato al nostro Paese – che le perturbazioni della politica commerciale globale freneranno la crescita. L’aumento dei salari reali è destinato a sostenere la domanda dei consumatori. Gli investimenti saranno stimolati dall’accelerazione dell’attuazione dei progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. I volumi delle esportazioni sono destinati a ristagnare nel 2025 a causa di politiche commerciali più restrittive e della domanda debole nei principali mercati europei. I rischi al ribasso dominano, tra cui la risposta incerta degli investitori e dei datori di lavoro agli sviluppi delle politiche globali. Un’attuazione più rapida dei progetti del PNRR o una maggiore domanda di esportazioni da parte di altri paesi europei sosterrebbero la crescita”. Inoltre, rileva ancora l’Ocse, “l’Italia è esposta a una politica commerciale più restrittiva degli Stati Uniti a causa di dazi più elevati sulle merci dell’UE. Oltre il 10% del totale delle esportazioni di merci italiane nel 2023 è stato destinato agli Stati Uniti. Inoltre, gli effetti indiretti possono essere significativi, ad esempio attraverso le catene di produzione globale di autoveicoli o l’indebolimento della domanda a livello globale. L’Italia è inoltre esposta alla crescente concorrenza dei prodotti industriali cinesi. La volatilità dei prezzi internazionali dell’energia si è trasmessa ai prezzi al consumo. L’aumento dei prezzi del gas all’inizio del 2025 ha contribuito a far salire l’inflazione complessiva al 2,0% nell’anno fino ad aprile 2025. In risposta, il governo ha introdotto un nuovo programma di sostegno rivolto alle famiglie a basso reddito. Il calo dei prezzi del gas e del petrolio a marzo e aprile 2025 si sta ripercuotendo sui prezzi alla produzione e al consumo”.
Come si è detto il Global Outolook, prevede una serie di raccomandazioni ai governi e al tema degli investimenti dedica un ampio capitolo. “Il rilancio degli investimenti sarà fondamentale per rilanciare le nostre economie e migliorare le finanze pubbliche”, rimarca l’Ocse. “Gli investimenti sono stati troppo bassi dopo la crisi finanziaria globale. La lentezza degli investimenti ha abbassato la crescita, la produttività e il tenore di vita. Gli investimenti delle imprese sono diminuiti non solo a causa dell’incertezza e dell’indebolimento della domanda, ma anche a causa di fattori strutturali. Ciò include il calo delle pressioni concorrenziali e degli attriti finanziari, che sono diventati più evidenti in quanto una quota maggiore di investimenti è stata dedicata ai beni immateriali (come software, ricerca e sviluppo, ecc.). Allo stesso tempo, gli investimenti nell’edilizia abitativa sono stati troppo deboli per evitare un calo sostanziale dell’accessibilità degli alloggi in molti paesi. E anche gli investimenti pubblici sono stati troppo deboli per troppo tempo in molte economie”. Di qui, la necessità “di promuovere gli investimenti e la crescita, tra cui riforme che rafforzino la concorrenza e riducano i costi normativi, aumentando gli investimenti pubblici nell’energia, nelle infrastrutture digitali e critiche, affrontando la carenza di competenze e gli squilibri tra domanda e offerta di competenze, accelerando i permessi di costruzione e le licenze, nonché allentando le restrizioni urbanistiche e urbanistiche e le normative sugli affitti, per stimolare l’offerta di alloggi”.
“L’economia globale è passata da un periodo di crescita resiliente e inflazione in calo a un percorso più incerto dove la persistente incertezza sta gravando sul commercio e sugli investimenti, indebolendo la fiducia di consumatori e imprese e peggiorando le prospettive di crescita”, ha commentato il segretario Generale dell’Ocse, Mathias Cormann. “Le nostre ultime stime – ha detto – mostrano che i governi devono collaborare attraverso il dialogo per affrontare le potenziali sfide al sistema commerciale globale in modo positivo e costruttivo, mantenendo i mercati aperti e preservando i benefici economici di un commercio globale basato su regole per la concorrenza, l’innovazione, la produttività, l’efficienza e, in definitiva, la crescita”.