I dati dell'Istat

Occupazione a livelli RECORD: 62,8%. Male quella femminile

I dati dell’Istat certificano che il dinamismo del mercato del lavoro, nonostante le incertezze e la complessità del quadro macroeconomico. L’occupazione complessivamente raggiunge il livello record del 62,8%. Rimane il gap tra uomini e donne, pur in presenza di un miglioramento.La disoccupazione scende al 6,3%. Ci sono segnali positivi anche per i giovani, il cui tasso di disoccupazione rimane sempre molto alto ma mostra una lieve flessione

04 Mar 2025 di Maria Cristina Carlini

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Il nuovo anno si apre all’insegna di un nuovo record per l’occupazione, che fuga, al momento, i timori di una frenata legata alla fase di incertezza e debolezza persistente dell’economia. Sono oltre 24,2 milioni le persone al lavoro e un tasso in salita al 62,8% mentre, intanto, calano disoccupati e inattivi. A certificare una dinamica tonica e positiva del mercato del lavoro sono i dati diffusi ieri dall’Istat subito accolti dai commenti soddisfatti di Governo e maggioranza, a cominciare dalla premier Giorgia Meloni. A gennaio è stato raggiunto il livello più alto del tasso di occupazione dall’inizio delle serie storiche, cominciate nel gennaio 2024.  La disoccupazione scende al  6,3% (-0,1 punti) . Di rilievo il dato sulla disoccupazione giovanile (15-24 anni)  che, rimanendo sempre a livelli molto alti, scende al 18,7% (-0,3 punti). Cala anche il tasso di inattività, al 32,9%, segno che si riduce il numero di chi sta fuori dal mercato del lavoro, che prima entra nel novero dei disoccupati e poi trova un posto. L’aumento degli occupati è di 145mila in un mese (+0,6%) e di oltre mezzo milione – 513mila – in un anno (+2,2%).

Come emerge dal quadro tracciato dall’Istat, a trainare sono sempre i dipendenti permanenti, anche se rispetto a dicembre risale il numero dei dipendenti a termine. Tuttavia, il bilancio nei 12 mesi conferma la crescita maggiore degli stabili (+702mila), seguita dagli autonomi (+41mila) e il calo dei dipendenti a termine (-230mila). Guardando poi alle classi d’età, si denota una crescita più o meno diffusa, ad eccezione dei 35-49enni tra i quali il numero di occupati diminuisce rispetto a dicembre. Su base annua,  la diminuzione riguarda anche i 15-24enni. Rimane il nodo dell’occupazione femminile. E’ vero che si registrano miglioramenti ma l’occupazione continua a crescere di più tra gli uomini che a gennaio toccano la cifra record di 14 milioni. Le donne occupate sono comunque aumentano ma si fermano a quota 10 milioni 221mila.

I dati dell’Istat testimoniano i “risultati importanti” raggiunti, ha commentato Meloni. Ma, ha detto, “sappiamo che possiamo e dobbiamo fare ancora di più”. Per il ministro del Lavoro, Marina Calderone, si conferma “il dinamismo del mercato del lavoro anche in quadro economico complesso e la fiducia nelle politiche avviate dal governo Meloni, che hanno tra gli obiettivi primari l’attivazione di chi, fino ad oggi, è stato fermo”, ha sottolineato ponendo l’accento sul ruolo delle politiche attive. Il risultato, sottolinea, è proprio nei numeri: in un anno, i disoccupati sono diminuiti di oltre il 10% e, soprattutto, “si inizia a erodere la quota di inattivi (-1,3%)”. Bisogna andare avanti a sostegno di questa tendenza positiva. L’andamento dell’occupazione femminile viene visto come la principale criticità che emerge dai dati. Parla di “punto debole” Confcommercio. Lo evidenzia la Uil: “Il nostro Paese resta ultimo in Europa per tasso di occupazione femminile, il che la dice lunga sull’insufficienza delle politiche di conciliazione vita-lavoro”, evidenzia la segretaria confederale Ivana Veronese. Tra i sindacati la Cisl sottolinea come l’aumento dei contratti a tempo indeterminato sia “un segnale importante che va nella direzione di una maggiore stabilità, indispensabile per rafforzare il potere d’acquisto”.

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