L'ANALISI
Nel Testo unico dell’edilizia entri anche il Permesso di costruire digitale
L’Università degli studi di Brescia, attraverso il gruppo di ricerca sulla Digitalizzazione dell’ambiente costruito, ha partecipato ai lavori del programma di ricerca sul Permesso di costruire digitale denominato CHEK, finanziato dalla commissione europea all’interno di Horizon Europe e sta avviando, sullo stesso tema, le attività inerenti a un programma di ricerca denominato digITER, finanziato dal ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito dei Programmi di interesse nazionale.
La tematica del cosiddetto Digital Building Permit, posta dalla Commissione Europea quale pilastro fondamentale per le strategie inerenti al settore della costruzione, che, ovviamente non può esaurirsi nella gestione del permesso di costruire, ma che si deve estendere anche alle comunicazioni e alle segnalazioni (CILA e SCIA), oggi anche all’onore delle cronache in merito al «Modello Milano», deve assolutamente essere considerata sin dall’inizio nella riconfigurazione del Testo Unico dell’Edilizia. La questione, peraltro, è intimamente legata al Digital Building Logbook, altro elemento cruciale delle politiche comunitarie, conosciuto in Italia come fascicolo digitale dell’edificio, che ne costituisce, come premessa, l’epilogo alla conclusione dei lavori eseguiti. Vi sono, al proposito, diversi elementi da considerare, entro una finalità che riguarda l’efficientamento del procedimento tecnico-amministrativo, come la qualità delle prestazioni professionali e la loro tempestività, a beneficio del cittadino che avanza l’istanza, del professionista (specie nel caso dell’asseverazione), del funzionario e del dipendente pubblico, dell’investitore e del promotore immobiliare, della comunità.
Per prima cosa, partendo dal Regolamento Edilizio Tipo, si porrà gradualmente la necessità di rendere i testi regolamentari leggibili e interpretabili dalla macchina, così da poterli tradurli semi automaticamente in requisiti informativi da sottoporre ai professionisti che operano nel contesto e da associarli a elenchi di regole computazionali applicabili alla coeva diffusione, non solo per i contratti pubblici, della Gestione Informativa Digitale e della modellazione informativa, assieme alla implementazioni di soluzioni avanzate di carattere geospaziale, note come GeoBIM, attraverso i 3D City Model.
Idealmente, la digitalizzazione, ora circoscritta nei programmi di ricerca citati al livello edilizio, dovrebbe estendersi a quello urbanistico, secondo una stretta interoperabilità. In questo modo, gli istruttori e i dirigenti che operano nelle amministrazioni comunali saranno in grado di rendere le analisi e i provvedimenti correlati al cosiddetto progetto municipale più affidabili e più rapidi, incrementando anche il regime di autotutela.
Naturalmente, ciò comporta l’integrazione della nuova metodologia e degli strumenti innovativi entro le attuali piattaforme di dematerializzazione disponibili presso le municipalità.
La traduzione dei testi redatti in linguaggio naturale in altro, supportata dai modelli linguistici di grandi dimensioni, rappresenta, peraltro, solo il primo passo verso una riscrittura dei contenuti che elimini numerose ambiguità interpretative, senza, tuttavia, rinunciare alla ricchezza semantica del pensiero umano e alla presenza, così come previsto anche dalla legislazione sulla Intelligenza Artificiale, dell’essere umano in funzione di controllore e di validatore. La digitalizzazione dei processi autorizzativi inerenti alla gestione dei titoli abilitativi prevede, d’altra parte, il ricorso all’Intelligenza Artificiale non solo per la definizione di requisiti e di regole, ma implica il suo utilizzo direttamente sia nella produzione dei contenuti informativi sia nel loro controllo e nella loro verifica, ai fini del rilascio del permesso di costruire o dell’assenso per le comunicazioni e per le segnalazioni.
Chiaramente, la messa in opera di queste ipotesi sottende l’opportunità di consentire alle risorse umane dedicate allo scopo nelle amministrazioni pubbliche di svolgere le proprie funzioni essendo meno distolte da compiti tediosi e routinari. Al contempo, si rende urgente la digitalizzazione delle operazioni attinenti alle conferenze di servizi e, più in generale, al coinvolgimento di soggetti terzi nei processi autorizzativi.
La disponibilità di sostegni digitali alla gestione dei processi autorizzativi ha, ancora, un effetto rilevante sulla mitigazione dei rischi dal punto di vista dei soggetti finanziatori e investitori, poiché dovrebbe mitigare e ridurre i rischi corrispondenti, oltre ad aumentarne il numero e le dimensioni.
Allo stato attuale delle conoscenze e degli avanzamenti non è certo possibile immaginare di rendere cogente nel futuro Testo Unico dell’Edilizia la digitalizzazione di cui si discorre, ma sarebbe fondamentale, seguendo l’esempio della Estonia, della Finlandia e del Portogallo, riconoscerne la possibilità e l’utilità.
Come dimostrano i risultati operativi sin qui ottenuti nei programmi di ricerca in cui l’Università degli studi di Brescia è coinvolta, la possibilità è tutt’altro che remota.
Angelo Luigi Camillo Ciribini è Professore Ordinario di Produzione Edilizia all’Università degli studi di Brescia