I DATI CRESME
Nel 2024 procedure di appalto per 59 miliardi, -36% sul 2023 ma +55% sul livello 2021 pre-Pnrr
Anche eliminando i bandi Pnrr, che l’Ance stima in 7,5 miliardi fino a ottobre per il 2024, il livello sarebbe del 55% superiore al dato 2021. Il mercato ordinario degli appalti pubblici va a gonfie vele e il nuovo codice fa bene al settore (ma non alla concorrenza). Il dato straordinario di Rfi a 15,5 miliardi (+24%), unico committente con dato positivo rispetto al 2023 oltre alla sanità (+24%). All’estremo opposto Anas che, contro ogni previsione e non essendo influenzato dal Pnrr, fa un clamoroso -44%. Sui comuni impatta la fine del Pnrr: -66%. Crolla l’appalto integrato (-54%).

Il mercato degli appalti di lavori pubblici va a gonfie vele, dopo e oltre il Pnrr. Molti osservatori hanno evidenziato nei mesi scorsi, anche con enfasi e con una certa dose di banalizzazione, la forte riduzione dell’importo complessivo delle procedure di appalti rispetto al 2024, senza curarsi di un confronto con gli anni “ordinari” precedenti al biennio “fuori scala” 2022-2023 dei bandi Pnrr (circa 60 miliardi). Ora i dati annuali 2024 del Cresme consentono di fare qualche riflessione quasi definitiva, con la doverosa premessa che – in una fase di mercato molto meno trasparente del passato come è l’attuale – soltanto un lavoro continuo di monitoraggio dei siti dei singoli enti appaltanti, di verifica e pulizia rispetto a centinaia di sovrapposizioni, di verifica del singolo bando consente di far emergere dati scientifici e inattaccabili.
Anzitutto l’importo complessivo delle procedure avviate (quindi procedure aperte e procedure negoziate con e senza bando) ammonta a 59,1 miliardi che significa -36% se confrontato ai 92,4 miliardi del 2023 ma significa + 55% rispetto ai 38,3 miliardi del 2021. Se anche volessimo provare a sottrarre il dato dei bandi di lavori Pnrr del 2024 – che l’Ance stima a 7,5 miliardi fino a ottobre scorso – avremmo un valore “ordinario” al netto di Pnrr di 51,7 miliardi da confrontare con i 33,4 miliardi del 2021 (al netto di 4,9 miliardi Pnrr). Il mercato ordinario 2024 anche in questo caso si confermerebbe superiore del 55% rispetto ai livelli del 2021.
Questa è una dimensione strutturale del mercato, che va oltre le congiunture Pnrr e segna semmai l’eredità del Pnrr oltre lo straordinario. Non è questa la sede per fare un’analisi delle ragioni di questo salto, né per fare una previsione di quanto resterà di questo “salto” negli anni prossimi. L’unica considerazione che si può fare oggi è che il nuovo codice degli appalti, diventato pienamente operativo nel luglio 2023, certamente non ha provocato né blocchi né flessioni del mercato ordinario e semmai può essere stato una “cura ricostituente” del mercato.
Anche qui è difficile individuare una ragione, probabilmente il traino indiretto del Pnrr non è estraneo, ma occorre immediatamente ricordare anche che il codice fa bene al mercato, ma non alla concorrenza e alla trasparenza, visto che oltre l’80% del numero delle procedure (il dato è di Bankitalia) è stato avviato senza un avviso o un’informazione agli operatori economici. Sarebbe estremamente azzardato stabilire qui un nesso fra andamento positivo del mercato e mancanza di trasparenza (che significa comunque semplificazione e accelerazione dei tempi). E anche se una correlazione venisse dimostrata, la concorrenza e la trasparenza costituiscono valori fondamentali e costitutivi (almeno per Diario DIAC).
Torniamo ai dati del Cresme che offrono lo spunto per altre considerazioni. La tabella della ripartizione fra committenti è, come sempre, portatrici di considerazioni molto interessanti.
Il primo dato sorprendente – perché controcorrente rispetto all’andamento generale – è quello delle ferrovie che totalizzano 15,5 miliardi di euro di procedure avviate rispetto ai 12,5 del 2023. C’è quindi una crescita del +24%. Sono l’unico committente che ha un dato positivo insieme alla sanità pubblica (che cresce del 24% da 2,1 a 2,6 miliardi).
I dati Anac sui 50 bandi di maggiore importo emessi da soggetti Pnrr collocano appalti di Rete ferroviaria italiana nei primi 24 posti, con valori da 746,3 a 120,6 milioni di euro. Bisogna arrivare al 25° posto di questa classifica informale (aggiornata a novembre) per trovare un bando di un soggetto appaltante diverso. La gran parte di questi bandi di RFIi non sono Pnrr (o solo parzialmente Pnrr) perché relativi a manutenzioni ordinarie e accordi quadro e spiegano quindi come, oltre al grande impegno Pnrr, RFI sia già proiettata oltre il Pnrr, probabilmente anche per effetto dell’entrata a regime del contratto di programma.
Un dato ancora più sorprendente rispetto alle previsioni dei mesi scorsi e in totale controtendenza rispetto agli investimenti ferroviari è quello di Anas, che non è affatto influenzato, neanche negli anni passati, dall’effetto Pnrr. Il dato 2024 di Anas è di 3.852 milioni, confrontato ai 6.887 milioni del 2023. Il calo è del 44,1%. Questo dato smentisce le previsioni di accelerazione dell’Anas (anche se l’osservatorio delle imprese registra senza dubbio un’accelerazione della spesa effettiva e dei pagamenti con il superamento di alcuni ostacoli di contabilizzazione).
Un numero perfettamente coerente con il quadro generale, sia pure con valori molto esasperati, è invece quello dei comuni che sono stati grandi protagonisti della spinta Pnrr e ora si trovano nella fase molto positiva della spesa (come ha rilevato l’Osservatorio congiunturale di Ance), avendo superato la “fase del bando”: per quel che riguarda l’avvio di nuove procedure di appalto registrano però nel 2024 un valore di 8,4 miliardi contro i 24,8 miliardi del 2023 con una riduzione del 66%.
Un dato interessate è quello della tipologia di contratto di affidamento con il crollo degli appalti integrati, strettamente connessi agli affidamenti Pnrr: da 34,3 miliardi si scende a 11,5 miliardi (-66%). Stabili gli appalti di sola esecuzione dei lavori (da 33,7 a 33,5 miliardi) che, in termini relativi, significa il ritorno alla netta prevalenza di questa tipologia dopo il sorpasso, negli anni Pnrr, dell’appalto integrato.