RIGENERAZIONE URBANA
Il nuovo Parco Lineare Marazzi di Sassuolo TRASFORMA un muro di 850 metri in diaframma naturale vivente
Ci saranno poi quattro diverse installazioni architettoniche pensate per valorizzare le potenzialità espressive e artistiche della ceramica, con grandi totem verticali alti 3,2 metri. Per la prima volta coinvolti i quattro comuni del distretto della ceramica: Formigine, Fiorano, Maranello e Sassuolo.
				
            Un muro ininterrotto lungo 850 metri che diventa un diaframma naturale vivente, il cemento che lascia posto alla vegetazione, un elemento di separazione che prova ad attrarre e includere. Presentato pochi giorni fa a Sassuolo, nel Modenese, il nuovo Parco Lineare Marazzi è un progetto di rigenerazione urbana e di rinaturalizzazione del territorio che nel contempo valorizza la tradizione manifatturiera del luogo, la ceramica, impreziosita da elementi di architettura industriale e rimandi alle arti visive. E che rilancia su basi nuove la relazione della storica fabbrica delle piastrelle con la sua città.
Siamo in una strada periferica di Sassuolo, la via Ancora, una strada stretta e trafficata dai camion che corre lungo il confine occidentale dello stabilimento Ceramiche Marazzi. Sul lato opposto della strada, verso il fiume, ci sono case, una chiesa, impianti sportivi. E’ un quartiere “vista muro”, cresciuto separato dal centro della città proprio per la preesistente e ingombrante presenza della fabbrica e del suo lungo confine di cemento.
Il progetto prevede di arretrare dai 3 ai 10 metri questo confine per recuperare spazio al parco lineare. Via Ancora, la strada del muro, diventerà così una strada giardino con migliaia di piante di varia natura e diverse altezze e una nuova illuminazione. Ma c’è di più: lungo il diaframma verde – un paesaggio in continua evoluzione capace di trasformarsi con il passare delle stagioni – ci saranno quattro diverse installazioni architettoniche pensate per valorizzare le potenzialità espressive e artistiche della ceramica, con grandi totem verticali alti 3,2 metri (e l’incredibile spessore di soli 6 millimetri) che affioreranno tra il verde e che nell’effetto dell’illuminazione notturna appariranno come sospesi. La prima installazione rappresenta un omaggio allo sguardo di Luigi Ghirri sulla ceramica e agli scatti realizzati dal grande fotografo emiliano per Marazzi tra gli anni 70 e gli anni 80, immagini lontanissime dai canoni della promozione pubblicitaria.
Al posto della “brutalità” del muro i diversi livelli di vegetazione creeranno una progressione capace di trasformare il vecchio confine in un paesaggio naturale e urbano al tempo stesso. Mentre anche il rumore del traffico, finora rimbalzato dal cemento verso le case, sarà attenuato dalla nuova frontiera più fonoassorbente.
I lavori di demolizione del vecchio divisorio sono cominciati ed entro l’estate aprirà il primo tratto della strada giardino, che a fine anno dovrebbe essere completata, come ci spiega l’architetto Dario Costi che con il suo Studio MC2 di Parma ha curato il progetto, con il supporto dei paesaggisti-agronomi di B/Scape.
A rendere particolarmente significativo l’intervento di Sassuolo c’è la matrice privata e volontaria dell’intervento. Ceramica Marazzi ha voluto donare alla sua città questo progetto (sul costo dell’operazione, che non ha contributi pubblici, c’è massimo riserbo) per il 90esimo della sua fondazione, con un atto magari dovuto dal punto di vista ambientale ma non scontato.
Ma il Parco lineare è anche la prima realizzazione concreta di una strategia urbana e territoriale condivisa che coinvolge i quattro comuni del distretto della ceramica: Formigine, Fiorano, Maranello e Sassuolo. Un comprensorio di 130mila abitanti fortemente integrato. Il progetto complessivo si chiama Cuore Verde e ha l’obiettivo di riconnettere i quattro centri attraverso la zona agricola attorno alla quale sono cresciuti. Si tratta di aree in buona parte abbandonate, alle spalle dei molti stabilimenti industriali della zona. Oggi le migliaia di spostamenti casa-lavoro che si intersecano tra i quattro centri urbani, distanti tra loro pochi chilometri, avvengono soprattutto in auto caricando un sistema di viabilità già appesantito dal traffico dei camion. L’idea è quella di spostare le persone su sistemi di mobilità dolce attraverso percorsi verdi resi più sicuri, accessibili e piacevoli e che spesso, tagliando attraverso il parco agricolo, accorciano le distanze rispetto ai tragitti in auto.
Può incuriosire il fatto che la spinta in questa direzione sia arrivata dai campioni della velocità motorizzata, la Ferrari. Ma è stata proprio la casa di Maranello, racconta Costi, a commissionare pochi anni fa un masterplan per riqualificare l’area e riconnettere tra loro i quartieri urbani e industriali con piste ciclabili. Una logica più nord-europea che italiana. Il piano è stato poi regalato ai quattro comuni interessati, che lo stanno adottando nella pianificazione dei loro piani urbanistici e si stanno attivando per recuperare aree pubbliche. E questa mobilitazione coinvolge i soggetti privati, aziende che decidono di investire sul welfare territoriale oltre che su quello aziendale. In una logica virtuosa di integrazione pubblico-privato, dove i diversi stakeholder contribuiscono alla rigenerazione del territorio prendendosi cura di una parte. Il Parco lineare Marazzi ne è appunto il primo rilevante esempio.