Vertice a Palazzo Chigi
Manovra, scontro tra Meloni e Cgil-Uil. Confermato lo sciopero generale
Tutto come previsto: l’incontro fiume a Palazzo Chigi non ha rasserenato il clima tra il Governo e Cgil e Uil che hanno confermato la protesta del 29 novembre prossimo. Meloni ha rivendicato le misure della manovra a sostegno dei redditi medio-bassi e delle famiglie e ha rilanciato anche su su un possibile intervento sull’Irpef se il gettito del concordato preventivo lo consentirà. Ma il macigno rimane il Superbonus che nel 2025 costerà 38 miliardi alle casse pubbliche. Intanto, sono arrivati 4.500 emendamenti al ddl Bilancio di cui 1.200 dalla maggioranza
IN SINTESI
Con la manovra approvata e già in Parlamento sotto la pioggia di oltre 4.500 emendamenti, con uno sciopero generale già proclamato per il 29 novembre da Cgil e Uil e con le altre sigle più ‘positive’, il copione dell’incontro tra la premier Giorgia Meloni e i sindacati era, nei fatti, già scritto. Con queste premesse, era difficile pensare che avrebbe potuto concludersi con un esito diverso da quello che ha avuto: le oltre cinque ore di confronto non hanno modificato e nemmeno minimamente ritoccato la fotografia che si presentava prima dell’appuntamento a Palazzo Chigi. Così se, da una parte, la premier è tornata a rivendicare, punto su punto, le priorità della legge di bilancio, i leader di Cgil e Uil, Maurizio Landini, e della Uil, Pierpaolo Bombardieri, hanno attaccato ancora la manovra, recriminando una convocazione a giochi praticamente chiusi e confermando lo sciopero, e Cisl e Ugl hanno mostrato apprezzamento evidenziando gli aspetti positivi della manovra.
All’incontro il Governo era ampiamente rappresentato. Oltre a Meloni, erano presenti il vice presidente del Consiglio Antonio Tajani, i ministri dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, del Lavoro Marina Calderone,dell’Istruzione Giuseppe Valditara, della Salute Orazio Schillaci, della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo e il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.P er i sindacati sono presenti i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Usb, Cida, Cisal, Confedir, Confintesa, Confsal, Ciu e Cse
Il nuovo attacco di Meloni al Superbonus: “costerà 38 miliardi nel 2025, la più grande operazione di redistribuzione regressiva della storia”
“La manovra di bilancio è in continuità con le scelte che il Governo ha fatto con le due precedenti leggi finanziarie. Abbiamo concentrato le risorse su alcune priorità fondamentali, con una visione di medio e lungo periodo, tenendo i conti in ordine e concentrandoci su una prospettiva di crescita del Sistema Italia, pur nel contesto internazionale tutt’altro che facile nel quale operiamo. Lo considero un cambio di passo rispetto all’approccio che troppe volte abbiamo visto in passato, quando si è preferito adottare misure più utili a raccogliere consenso nell’immediato che a gettare le basi per una crescita duratura, scaricando il costo di quelle misure su chi sarebbe venuto dopo. Come noi, che raccogliamo la grave eredità di debiti che gravano come un macigno sui conti pubblici”. Non c’è voluto molto per capire a cosa Meloni si stesse riferendo. Sotto attacco è ancora una volta il Superbonus. “Citerò due numeri per far capire di cosa parlo: 30 e 38. 30 miliardi è il valore complessivo di questa manovra di bilancio; 38 sono i miliardi che, solo nel 2025, costerà alla casse pubbliche il Superbonus varato dal Governo Conte 2 per ristrutturare meno del 4% degli immobili residenziali italiani, prevalentemente seconde e terze case, cioè soldi dei quali ha beneficiato soprattutto chi stava meglio. La più grande operazione di redistribuzione regressiva del reddito nella storia d’Italia. Con le stesse risorse, qualsiasi provvedimento di questa legge di bilancio avrebbe potuto essere più che raddoppiato. Vale per la sanità, per i contratti pubblici, per la scuola, per l’aumento dei salari etc. So che anche su questo alcuni di voi non sono d’accordo, avendo difeso la misura del superbonus e contestato le nostre correzioni al provvedimento, ma lo dico per chiarire il quadro nel quale operiamo”, ha puntualizzato Meloni.
Ora, ha detto la premier, “i bonus edilizi vengono gestiti con buon senso. Si distingue tra prima casa e seconda casa: il bonus ristrutturazioni viene confermato al 50% sulla prima casa mentre scende al 36% dalla seconda casa in poi. Per quanto riguarda il Superbonus, si prevede, anche per le spese effettuate nel 2023, la possibilità di spalmare su dieci anni i crediti legati al 110%, così da tutelare i contribuenti che avrebbero rischiato di perdere la quota di detrazioni non utilizzata nell’anno”,
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“Taglio del cuneo, ora lo rendiamo strutturale e si amplia la platea dei beneficiari”
Le misure portanti della manovra sono, ha ribadito Meloni, il sostegno ai redditi medio-bassi, il sostegno al lavoro, gli incentivi alle famiglie con figli, la riduzione della pressione fiscale, l’aumento delle risorse nella sanità e il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici. “Abbiamo deciso di confermare e potenziare le principali misure introdotte negli anni precedenti, in particolare relative al mondo del lavoro e al sostegno alla famiglia, rendendone alcune strutturali, come peraltro veniva richiesto soprattutto dalle organizzazioni sindacali. Mi riferisco, in particolare, al taglio del cuneo fiscale. Ricordo – ha rivendicato Meloni – che, quando siamo arrivati al governo due anni fa, molti sostenevano che non saremmo stati in grado di confermare il taglio del cuneo contributivo in scadenza al 31 dicembre 2022. Invece, non solo lo abbiamo confermato, ma a metà 2023 lo abbiamo fortemente potenziato, confermandolo poi con la legge di bilancio 2024.Ora, con la nuova manovra, lo rendiamo strutturale e ne ampliamo i benefici ai circa 1,3 milioni di lavoratori con redditi tra 35 a 40mila euro annui, seppure con un decalage, anche qui rispondendo a una tematica che era stata correttamente posta dai sindacati sulla evidente discriminazione dei lavoratori che guadagnavano pochi euro in più di altri ma, a differenza di quegli altri, non beneficiavano del taglio del cuneo”.
La premier rilancia sulle tre aliquote Irpef ma “dipenderà dalle risorse a disposizione”
Meloni ha rilanciato poi sul capitolo Irpef. “Viene reso strutturale il passaggio da quattro a tre aliquote Irpef, con l’accorpamento dei primi due scaglioni di reddito. È chiaramente intenzione del Governo – ha assicurato – intervenire anche sullo scaglione di reddito successivo, ma questo dipenderà ovviamente dalle risorse che avremo a disposizione e che arriveranno anche alla chiusura del concordato preventivo”. C’è, poi, il riordino del sistema delle spese fiscali, “le famose tax expenditure, ma lo facciamo senza gravare sui redditi medio-bassi. Non cambierà nulla per i redditi fino a 75mila euro annui. Per i redditi superiori, invece, si salvaguardano le spese sanitarie e si introduce una soglia massima di spesa, sulla quale è possibile applicare le detrazioni. Questa soglia varia a seconda del numero dei figli a carico, introducendo così di fatto un meccanismo di quoziente famigliare”.
A sostegno della famiglia, Meloni ha poi ricordato “il pacchetto consistente di misure, fatto di incentivi economici e interventi volti a favorire la conciliazione vita-lavoro”, il rifinanziamento con 500 milioni per il 2025 della Carta dedicata a te a sostegno dei redditi più bassi per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità.
“Ci impegnamo a varare un piano casa straordinario di edilizia pubblica e sociale”
“Rifinanziamo, per il prossimo triennio e non più solo di anno in anno, il Fondo di garanzia per la prima casa, che mi piace ricordare essere stato introdotto dall’allora Ministro della Gioventù del Governo Berlusconi. E ci impegniamo, con questa manovra, a varare un piano casa straordinario di edilizia pubblica e sociale. Perché garantire un’abitazione ad un costo sostenibile è uno degli strumenti che servono non solo per rilanciare l’occupazione, ma anche per sostenere il legittimo desiderio delle giovani generazioni a mettere su famiglia”, ha detto Meloni.
Per le imprese confermata la superdeduzione del 120% del costo del lavoro per le nuove assunzioni
È confermata, per il periodo 2025-2027, la super deduzione del 120% del costo del lavoro per le nuove assunzioni, basata sul principio del “più assumi meno paghi”. Sono stanziate somme per gli incentivi occupazionali previsti dal Decreto Coesione per l’assunzione di giovani, donne, per lo sviluppo occupazionale della Zes Unica per il Sud e gli incentivi per l’autoimpiego in settori strategici, ha elencato ancora Meloni. Viene rifinanziata la nuova Sabatini a sostegno degli investimenti produttivi delle micro, piccole e medie imprese, portando nel 2025 il fondo ad un totale di 607 milioni e incrementando le risorse fino al 2029. Vengono stanziati 1,6 miliardi per il credito d’imposta in favore delle imprese che realizzano investimenti nelle zone della Zes unica nel 2025. A tutela del potere d’acquisto dei lavoratori, viene confermata la detassazione dei premi di produttività e dei fringe benefit riconosciuti da imprese e datori di lavoro ai lavoratori, nel limite di 1000 euro complessivo, limite che sale a 2000 per i lavoratori con figli. La detassazione di queste due voci è prevista fino al 2027. Inoltre, viene introdotta una misura in favore dei lavoratori assunti nel corso del prossimo anno e che, per lavoro, trasferiscono la propria residenza oltre i 100 km dalla residenza precedente e che hanno avuto nell’anno precedente l’assunzione un reddito da lavoro dipendente non superiore a 35.000 euro. Per questi lavoratori, i canoni di locazione e le spese di manutenzione dei fabbricati concessi in uso ai dipendenti assunti a tempo indeterminato, nei primi due anni dall’assunzione, non costituiscono reddito ai fini fiscali, entro il limite complessivo di 5.000 euro annui.
Per i contratti pubblici 4,4 miliardi per il 2025-2027, pensioni minime rivalutate oltre inflazione
Per il rinnovo dei contratti pubblici la manovra prevede uno stanziamento di 4,4 miliardi di euro nel triennio 2025-2027. Per la prima volta, non solo lo stanziamento viene previsto in anticipo rispetto alla scadenza del periodo di riferimento del rinnovo (2025-2027), ma copre ben due trienni di rinnovi (sino al 2030). Anche nel 2025 e nel 2026, come nei due anni precedenti, le pensioni minime saranno rivalutate oltre il livello di inflazione indicato dall’Istat. Le norme riguardanti le uscite anticipate dal lavoro restano pressoché immutate.
“Il Fondo sanitario nazionale è aumentato di 10,5 miliardi in due anni”
Dopo la confusione con la calcolatrice nella trasmissione ‘Porta a Porta’, Meloni è tornata a rifare i calcoli. “Quando questo governo si è insediato, nel 2022, il Fondo sanitario nazionale era di 126 miliardi. Nel 2025 raggiungerà la cifra record di 136,5 mld. Questo vuol dire che, in due anni, il Fondo sanitario è aumentato di 10,5 miliardi di euro. Nel 2026 il fondo crescerà ancora e arriverà a 140,6 mld. La spesa sanitaria non aumenta solamente in termini assoluti, ma anche come spesa pro-capite, anche tenendo conto dell’inflazione”, ha detto. Come saranno finanziate le coperture? “Io ci tengo a dire che la solidità, la credibilità e il coraggio di questo Governo hanno consentito di poter far partecipare banche e assicurazioni alla copertura della legge di bilancio. Un grande cambiamento rispetto al passato, quando invece con la legge di bilancio si trovavano le risorse per sostenere banche e assicurazioni, e nessuno invocava la rivolta sociale”.
Cgil e Uil: sono confermate le ragioni dello sciopero. Per la Cisl, accolte molte richieste
Al termine dell’incontro a palazzo Chigi con il governo, Cgil e Uil hanno, dunque, confermato lo sciopero generale. “Si’, confermiamo lo sciopero perche’ noi abbiamo illustrato le nostre richieste e il governo ha illustrato le decisioni che ha assunto, anche se il presidente del Consiglio ha dato una disponibilita’ a discutere della detassazione degli aumenti contrattuali. Ma sostanzialmente il governo ha confermato le decisioni assunte e non c’e’ da parte del governo una disponibilita’, per esempio, a ragionare sul fisco, un punto sul quale noi insistiamo”, ha detto Bombardieri. “Per quello che ci riguarda e’ assolutamente confermata la ragione dello sciopero generale del 29”, ha affermato Landini. “Dopo questo incontro le ragioni dello sciopero sono confermate” perche’, ha rimarcato Landini, Meloni ha ribadito che “gli spazi possibili di modifica sono limitati”. “Non c’e’ stata alcuna disponibilita’ o apertura: confermiamo il nostro giudizio di una pessima legge di Bilancio che non affronta e non da’ un futuro al nostro Paese”
“La Cisl ritiene l’incontro di oggi importante e ha espresso generale apprezzamento per i contenuti di una manovra che accoglie molte delle richieste avanzate dal nostro sindacato”, ha affermato il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, nel corso dell’incontro con il Governo a Palazzo Chigi. ‘Non mancano aspetti da migliorare nell’iter parlamentare, tuttavia in particolare sul fronte del sostegno ai redditi, al lavoro, ai pensionati, alle famiglie, si danno risposte convincenti, in linea con le rivendicazioni della Cisl. Misure che orientano oltre i due terzi della cubatura finanziaria del provvedimento’, ha aggiunto Sbarra, sottolineando che ‘tra gli obiettivi raggiunti evidenziamo la conferma dell’accorpamento degli scagioni Irpef e il taglio strutturale del cuneo fiscale per i redditi fino a 40mila euro, che da solo garantira’ un aumento fino a 1.200 euro annui sulle buste paga di oltre 14 milioni di lavoratori. Due misure che da sole cubano 17,5 miliardi sui 30 della manovra’.
Una calcolatrice e un libro di Camus: i doni di Bombardieri e Landini a Meloni
L’incontro a Palazzo Chigi tra Governo e sindacati si er aperto con uno scambio di battute tra la presidente Giorgia Meloni e i leader sindacali. I segretari generali di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, hanno donato alla premier, rispettivamente, il libro di Albert Camus “L’uomo in rivolta” (chiaro riferimento alle parole di Landini, finite al centro delle polemiche, sulla “rivolta sociale”) e una calcolatrice. «E lei non mi hai portato niente?”, ha chiesto Meloni a Sbarra. “Noi non abbiamo portato gadget. Ci limiteremo a darle le nostre proposte per migliorare la politica di sviluppo di questo Paese», ha risposto.
Presentati oltre 4.500 emendamenti, 1200 dalla maggioranza
Mentre era in corso l’incontro a Palazzo Chigi, è scaduto, nel pomerggio, il termine per la presentazione delle proposte emendative alla manovra. Sono oltre 4.500 gli emendamenti depositati nella commissione Bilancio della Camera. La maggioranza ha presentato circa 1.200 proposte di modifica, 3.300 quelle relative alle opposizioni. Venerdi’ prossimo la presidenza della Commissione procedera’ alla valutazione delle ammissibilita’ degli emendamenti, mentre tra il fine settimana e il lunedi’ successivo verranno definiti gli eventuali ricorsi e il numero di quelli ‘segnalati’ da parte dei singoli gruppi parlamentari.