Sulle riforme in materia edilizia tornano alla carica gli ordini professionali e altri esperti riuniti nell’iniziativa di venerdì pomeriggio alla Curia Iulia organizzata dalla deputata e presidente dell’intergruppo Progetto Italia, Erica Mazzetti. “Il Testo unico delle costruzioni è fondamentale perché oggi il quadro è frammentato. Unificare le norme anziché continuare a subirne la sovrapposizione e la separazione significa evitare nuovi casi come Milano”, ha detto inaugurando i lavori al fu Senato romano. Edilizia, urbanistica e sicurezza dei cantieri, per Mazzetti, devono stare insieme. Il salva-casa, infatti, non basta perché interviene su alcuni aspetti puntuali e lasciando pure troppo spazio a interpretazioni normative. “Milano – dove la magistratura ha bloccato tante opere ma dove la colpa è della politica che non ha normato in maniera chiara, favorendo l’intervento dei giudici – è una situazione negativa ma che almeno ha fatto aprire gli occhi sull’emergenza delle costruzioni”. Insomma, secondo la deputata pratese servono gli stessi principi unici del nuovo codice sugli appalti e serve un nuovo ragionamento sul concetto di pianificazione. E perché no, un G7 delle Costruzioni? Da Mazzetti e da tutti i relatori intervenuti dopo di lei, dai presidenti degli Ordini nazionali di ingegneri, architetti e geometri fino al vicepresidente di Ance Stefano Betti, il messaggio è stato ancora una volta chiaro e completato dalla valorizzazione di altri fattori: la digitalizzazione, il partenariato pubblico-privato e in generale un cambio culturale che serve a tutto il Paese. Infine, la solita domanda: che succede dopo il 2026?
Crusi (Cnappc): l’equo compenso va sempre applicato anche agli appalti pubblici
“Il compenso per le prestazioni professionali – come hanno anche evidenziato recenti sentenze amministrative – deve essere equo e proporzionato al valore del lavoro svolto. E’ questa una interpretazione giuridica che rappresenta un passo significativo verso la tutela della dignità professionale e la salvaguardia dei diritti dei lavoratori autonomi che devono essere affermate con forza attraverso l’applicazione della disciplina dell’equo compenso anche agli appalti pubblici”. Lo ha detto Massimo Crusi, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc). “Le recenti sentenze – continua il comunicato di Crusi – hanno fornito nuove indicazioni riguardo alla necessità di garantire condizioni di lavoro dignitose e adeguate per i professionisti del settore ed è quindi fondamentale che il committente pubblico riconosca il valore del lavoro dei professionisti e delle professioniste, promuovendo una cultura del rispetto reciproco e della valorizzazione delle competenze.”
“Sta emergendo senza dubbio – dice ancora Crusi – una prevalenza di orientamenti giurisprudenziali che riconoscono l’obbligo di rispettare l’equo compenso fin dalla fase iniziale della procedura di affidamento, come confermato dai Tribunali Amministrativi Regionali di Veneto, Lazio, Sicilia e Bolzano. Queste sentenze affermano che la legge assume natura imperativa, sostenendo che il rispetto dei parametri ministeriali per la determinazione del compenso dei professionisti è obbligatorio e non negoziabile. Il compenso non è equo se non ancorato ai parametri”. La norma, infatti, obbliga la Pubblica Amministrazione a rispettare i parametri ministeriali fin dall’inizio della procedura di gara, impedendo il ribasso del compenso e limitando tale facoltà alla componente spese.
.“La disciplina dell’equo compenso – ricorda ancora Crusi – comporta un rafforzamento delle tutele e dell’interesse alla partecipazione alle gare pubbliche, rispetto alle quali l’operatore economico, sia esso grande, piccolo, italiano o di provenienza UE, è consapevole del fatto che la competizione si sposterà eventualmente su profili accessori del corrispettivo globalmente inteso (ad esempio sulle spese generali) e, ancor di più sul profilo qualitativo e tecnico dell’offerta formulata”.
“Il meccanismo che deriva dall’applicazione della legge sull’equo compenso – conclude – è tale da garantire sia dei margini di flessibilità e di competizione anche sotto il profilo economico, sia la valorizzazione del profilo qualitativo e del risultato, in piena coerenza con il dettato normativo nazionale e dell’Unione Europea, senza alcun contrasto con la libertà di stabilimento o il diritto di prestare servizi in regime di concorrenzialità.
Il comunicato segnala inoltre che la recente analisi svolta attraverso l’osservatorio Onsai del Cnappc-Cresme per misurare l’applicazione dell’equo compenso, in relazione ai bandi dei settori Ordinari, indetti tra il 1° luglio 2023 e il 30 settembre 2024, per l’affidamento di servizi di progettazione (fattibilità tecnica ed economica, definitiva ed esecutiva), direzione lavori, coordinamento per la sicurezza e collaudo di importo superiore a 200mila euro mediante procedure aperte, evidenzia una significativa crescita dell’utilizzo dell’equo compenso da parte delle stazioni appalti, soprattutto nel terzo trimestre 2024, quando l’utilizzo dell’equo compenso ha interessato il 58,3% dei bandi messi in gara e il 55,9% degli importi mentre, un anno prima, tra luglio e settembre 2023, l’incidenza sul totale bandi era stata pari al 12,3% e sul totale importi del 12,4%. Nel 53,8% dei bandi è richiesto il ribasso sulle spese e sugli oneri accessori e nel 4,5% dei bandi si fa ricorso al prezzo fisso.