L'INCONTRO GOVERNO-IMPRESE
Ance: coprire gli extracosti per finire il Pnrr. Apertura dal Governo. L’industria: incentivi agli investimenti
Una vera emergenza, quella che riguarda il 70% dei cantieri di cui 1/3 sono del Pnrr. Altre prorità sono la casa e il dissesto idrogeologico. Giorgetti: manovra condizionata da una serie di vincoli come “la revisione del Pnrr, i vincoli di finanza pubblica, gli impegni internazionali”. Forte la denuncia di Confindustria: “manca la parola crescita”.

GIANCARLO GIORGETTI MINISTRO ECONOMIA
Qualcosa sembra muoversi sul dossier ‘caro materiali’. Se c’è un fatto nuovo emerso dal round tra il Governo e le associazioni imprenditoriali che si è svolto a Palazzo Chigi in vista dell’imminente varo della legge di Bilancio, sono proprio i segnali arrivati su quella che è ormai una vera e propria emergenza che l’Ance ha posto con forza sul tavolo con l’esecutivo. Segnali, appunto, va subito puntualizzato, e non ancora impegni espliciti da parte del Governo. Ma il messaggio sembra essere stato colto dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e, soprattutto, ci sarebbe la spinta del Mit a trovare una soluzione. Come ha riferito Giorgetti, “la legge non è chiusa”; bisogna, quindi, attendere le mosse del Governo per vedere se e quali misure verranno inserite in manovra. Ma, per questo, bisognerà attendere qualche giorno in più. Contrariamente agli annunci degli ultimi giorni, il Consiglio dei ministri di oggi esaminerà soltanto il Documento programmatico di bilancio, da inviare a Bruxelles entro il 15 ottobre. Servirà ancora qualche giorno per la legge di bilancio, per la quale c’è comunque tempo fino al 20 ottobre per l’invio alle Camere: la manovra arriverebbe quindi sul tavolo di un altro Cdm sempre in settimana. È vero che Giorgetti ieri ha detto che la manovra “non è chiusa” ma, fino a tarda sera ieri, non c’era sentore di rinvii. Uno dei nodi, e non di poco peso, è il ‘contributo’ chiesto alle banche.
” Abbiamo una grande preoccupazione che è quella del caro materiali che pesa sui cantieri pubblici e potrebbe mettere a rischio anche le previsioni di crescita del governo che si basano sulla tempestiva realizzazione del Pnrr”, ha spiegato il direttore generale dell’Ance, Romain Bocognani, al termine dell’incontro, facendo presente che il caro materiali “riguarda il 70% dei cantieri di cui 1/3 sono cantieri proprio del Pnrr”. E’ evidente, dunque, la posta in gioco in questa partita: quella di centrare gli obiettivi fissati dal Governo nel Dpfp, appena varato, che prevedono una crescita del Pil dello 0,5% nel 2025 e dello 0,7% nel 2026. L’Ance calcola 3 miliardi per ripartire. Dopo i 300 milioni dello scorso anno, una boccata d’ossigeno potrebbe arrivare da un’ulteriore quota di 300 milioni . Il segnale importante è che venga disposta la proroga della norma per dare il diritto di accesso a queste risorse.
Ma ci sono altre priorità che ieri ha indicato l’Ance: emergenza abitativa e dissesto idrogeologico. “Sulla casa abbiamo una proposta che cerca di rispondere all’esigenza molto ampia della popolazione: delle famiglie meno abbienti e anche alla classe media. Suggeriamo di reinvestire sulle case popolari, di mettere in gioco gli immobili statali come quelli di Cdp, Invimit e del Demanio per dare casa alla classe media e proponiamo un partenariato pubblici-privati con la garanzia dello Stato per ampliare l’offerta”, ha spiegato Bocognani che ha incalzato sulla necessità di mettere ordine alla governance sulla casa superando la frammentazione delle attuali 40 competenze. Sulla casa c’è l’attenzione del Governo ma il tema dovrebbe rientrare nella riforma delle politiche di coesione. Sul dissesto idrogeologico per il quale l’Ance chiede un piano di medio-periodo per mettere in sicurezza il territorio, non ci sono, invece, segnali e risposte.
E’ un quadro severo quello che ha tratteggiato ieri Giorgetti nella Sala Verde di Palazzo Chigi. Come hanno riferito i presenti, ha svolto una breve introduzione per inquadrare lo scenario in cui verrà varata la manovra, che dovrebbe attestarsi intorno ai 16 miliardi di euro. E, hanno riferito sempre i presenti, il titolare del Mef non ha fatto numeri. Piuttosto, è stato un incontro per ascoltare e per cogliere “spunti condivisi”. “Tutti sono arrivati avendo visto quello che c’è e quello che non c’è: c’è una impostazione che tiene conto in maniera seria e responsabile dei vincoli in cui ci muoviamo”, ha detto Giorgetti aprendo l’incontro ieri mattina. Vincoli che sono “la revisione del Pnrr che abbiamo avuto in Parlamento, i vincoli di finanza pubblica, gli impegni internazionali” sul fronte della difesa. Il quadro generale del commercio mondiale non aiuta, anzi va in senso contrario e che “ci ha costretto a ridimensionare in modo assai prudente ma realistico le prospettive di crescita nell’immediato e in futuro”. Ma “se la situazione internazionale – ha aggiunto – subirà un miglioramento inevitabilmente queste prospettive potranno migliorare e dunque avere delle ricadute positive sugli spazi da utilizzare”. C’è un impegno che Giorgetti ha enunciato guardando oltre la fine del Pnrr: “il Governo è intenzionato a dare continuità al sostegno degli investimenti con formule che coinvolgano anche i capitali privati”, ha assicurato.
Ma sul fronte delle imprese c’è soprattutto allarme e preoccupazione. E anche forti malumori, a giudicare dai toni di queste ore. Da Milano, dove ha partecipato all’assemblea di Assolombarda, il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha rimarcato che in questa legge di Bilancio “manca molto la parola crescita”. Parola che “è fondamentale per creare certezza. Apprezzo il lavoro fatto dal ministro Giorgetti sul contenimento dei conti pubblici. Ma la crescita si fa con investimenti. Investimenti che ci servono per essere competitivi. Noi abbiamo l’obbligo per essere più competitivi”. Tutto questo, come il numero uno degli industriali, ha detto e ripetuto in queste settimane si traduce in un numero: otto miliardi per rimettere in moto gli investimenti. “Alla luce delle indicazioni fornite dal Governo sul quadro generale della prossima manovra, come Confindustria abbiamo ancora una volta espresso preoccupazione per la mancanza, al momento, di misure forti a sostegno degli investimenti. Misure quanto mai necessarie in un quadro come quello attuale che vede una crescita prossima allo zero sostenuta principalmente dal Pnrr”, ha dichiarato il vicepresidente di Confindustria, Angelo Camilli, dopo l’incontro con il governo sulla manovra, avvertendo che “da gennaio terminano tutti gli incentivi e l’industria italiana è nuda, senza strumenti per competere in uno scenario dominato da incertezza, dazi e rischio delocalizzazione”. “Servono otto miliardi per non fermarsi”, ha sottolineato. E “serve più coraggio: il momento è adesso. Ci aspettiamo di più da parte del governo sul fronte innovazione: è fondamentale spostare tutte le risorse possibili per generare investimenti su una partita chiave per la competitività e per la crescita”, ha anche dichiarato il presidente di Assolombarda, Alvise Biffi. “Per restituire – aggiunge – un paragone concreto, nel 2024 il governo tedesco ha dedicato fondi alla ricerca e sviluppo per 44,9 miliardi di euro, noi appena 13,5. Dobbiamo cominciare a colmare questo gap”.
Tornando al capitolo casa, Confedilizia ha detto di “apprezzare che si sia previsto di mantenere nel 2026 il bonus ristrutturazione al 50% per la prima casa, ma crediamo che serva una rivisitazione di tutti gli incentivi per stabilire delle priorità”. Per il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, per fronteggiare la desertificazione commerciale “occorre attuare la cedolare secca sugli affitti commerciali”. Per quanto riguarda le politiche abitative, “abbiamo manifestato il nostro apprezzamento per l’impegno dimostrato al proposito dall’esecutivo, già dalla scorsa legge di bilancio, con il programma Piano Casa Italia e con le risorse stanziate per l’efficientamento dell’edilizia residenziale pubblica. Al contempo, abbiamo evidenziato la necessità di sfruttare anche le opportunità offerte dalla proprietà immobiliare diffusa, rafforzando l’affitto privato attraverso due misure fiscali riguardanti i contratti a canone concordato: l’abbattimento dell’Imu e l’applicazione in tutta Italia della cedolare al 10%”.
Altri temi caldi per le imprese sono i costi dell’energia. E’ questa una delle priorità indicate dalla Cna insieme al riordino dei programmi come Transizione 5.0, Industria 5.0 a misura di piccola impresa così da rendere più efficiente il sistema degli incentivi, accelerare sulle semplificazioni. Tra l’impatto dei dazi sull’export e l’incertezza che penalizza la domanda interna, la spesa per investimenti sarà ancora il traino di una crescita comunque debole, spiega la Cna. Al riguardo l’allargamento territoriale della Zes unica va nella giusta direzione ma occorre rimuovere il vincolo dei 200mila euro come investimento minimo per non tagliare fuori la quasi totalità delle piccole imprese. Inoltre, è necessario un impegno straordinario per sostenere le piccole imprese sui mercati esteri. Il quadro di stabilità delineato nel Documento Programmatico di Finanza Pubblica rappresenta un punto di partenza importante, mette n sicurezza i conti pubblici, ma occorre guardare avanti con ambizione. Con il progressivo esaurirsi degli effetti degli investimenti del PNRR, è fondamentale rafforzare le politiche per la crescita, per evitare che il Paese entri in una fase di rallentamento: è la posizione espressa dall’Alleanza delle Cooperative Italiane (Confcooperative, Legacoop e Agci). L’Alleanza propone di ampliare le risorse destinate allo sviluppo, orientandole alla competitività delle imprese in uno scenario internazionale complesso e alla costruzione di un’economia sostenibile, in linea con le indicazioni dell’Unione Europea in materia di Economia Sociale. Inoltre, le cooperative, impegnate attivamente nei rinnovi contrattuali per il recupero del potere d’acquisto dei lavoratori, chiedono al Governo di affiancare questi sforzi con misure fiscali di sostegno. In particolare, propongono un’aliquota Irpef ridotta al 10% per gli incrementi retributivi derivanti dai rinnovi contrattuali nel triennio 2026-2028 e per le misure di welfare aziendale. Sul fronte dei contratti pubblici, l’Alleanza sottolinea la necessità di colmare rapidamente il divario normativo che penalizza i contratti di servizi e forniture rispetto ai lavori, partendo in modo selettivo sui settori lavori intensive pur comprendendo il problema delle difficoltà di finanza pubblica e di individuare risorse adeguate per i contratti nei settori ad alto impiego di manodopera, garantendo continuità ai cantieri.