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Lo studio costi benefici per il Ponte sullo Stretto: “Già in fase di cantiere contributo al Pil di 23,1 miliardi e 36.700 posti di lavoro”

Secondo l’analisi costi benefici, presentata ieri, il Ponte sullo Stretto di Messina  produrrà nel tempo benefici economici e sociali superiori ai costi. L’opera genererà a regime un valore economico netto di oltre 1,8 miliardi a favore del sistema Paese. Ora è atteso l’ok del Cipess e il 2025 sarà l’anno delle prime attività sul territorio e del progetto esecutivo. Il convegno di Uniocamere ha schierato il partito del “sì” al Ponte. Salvini ha denunciato l’ideologis del no che blocca le opere in Italia e ha assicurato che “non mollerà di un millimetro”

27 Nov 2024 di Maria Cristina Carlini

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Lo studio costi benefici per il Ponte sullo Stretto: “Già in fase di cantiere contributo al Pil di 23,1 miliardi e 36.700 posti di lavoro”

PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA RENDER RENDERING PROGETTO

La realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina farà bene al Pil già in fase di cantiere con un contributo di 23,1 miliardi e all’occupazione con la creazione di 36.700 posti di lavoro stabili e a regime genererà un valore attuale netto economico, indice che misura la redditività  economico e sociale, positivo per un 1,8 miliardi di euro, realizzato, tra le varie voci, dalla riduzione di tempi e costi di trasporto ed emissioni inquinanti. Insomma, l’opera produrrà nel tempo benefici economici ben superiori ai suoi costi. E’ questa la conclusione dello studio commissionato da Unioncamere Sicilia a Uniontrasporti e condotto con il supporto tecnico scientifico di Openecomics. L’analisi è stata presentata ieri a Roma nel corso di un convegno presso la sede di Unioncamere,  dal titolo “Il Ponte sullo Stretto e l’impatto sociale, economico e ambientale”, che ha visto schierato il partito del ‘sì’ al Ponte, dalle imprese alla politica con l’intervento del ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, che ha attaccato l’ideologia del ‘no, del no-ismo’ di cui il Paese è vittima.

Lo studio: i benefici dell’opera superiore ai costi

Ma sul tavolo del convegno sono stati messi i numeri che analizzano, seguendo i principi guida dettati dall’Unione europea, i costi e i benefici generati da una delle opere più importanti previste dal piano di investimenti infrastrutturali del Governo nell’ambito della
rete transeuropea dei trasporti (TEN-T) e, in particolare, del completamento del corridoio “Scandinavo-Mediterraneo”.Lo studio è stato svolto in due fasi. La prima si è concentrata sull’analisi di impatto del periodo di cantiere, ovvero sulla stima degli effetti estesi (diretti, indiretti, indotti) sull’economia italiana della spesa necessaria alla realizzazione dell’opera. La seconda fase si focalizza sull’ecosistema economico e sociale degli utilizzatori diretti legati all’infrastruttura e verte sulla stima puntuale dei benefici e dei costi economici dell’opdera. Lo studio mette in luce l’effetto “propagazione” che innesca la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Si è detto dell’impatto di 23,1 miliardi sul Pil nazionale già in fase di cantiere. Oltre a Calabria e Sicilia, direttamente interessate dalla costruzione, i maggiori benefici in termini di PIL si avranno in Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto grazie all’attivazione di catene di fornitura presenti sui relativi tessuti produttivi. Mentre saranno manifattura, costruzione e servizi alle imprese i settori maggiormente attivati dal maxi-cantiere, con un forte indotto indiretto sui servizi alle persone e quelli diretti alla Pubblica amministrazione. Già in questa fase il gettito di entrate fiscali atteso nelle casse dello Stato è pari a 10,3 miliardi di euro che si tradurranno in spese e servizi a favore della collettività. A fronte di un investimento attualizzato pari a 9 miliardi di euro, i benefici complessivi dell’opera a regime sono stati calcolati in quasi 11 miliardi, con un valore economico netto (VANE) a favore del sistema paese pari a oltre 1,8 miliard con un rapporto benefici costi pari a 1,2. L’impatto occupazione si traduce in 36.668 lavoratori full time equivalent, di cui 9.398 diretti, 5.984 indiretti, 21.285 indotti. Si tratta di addetti impiegati per soddisfare la domanda di beni e servizi sull’intera catena del valore dei settori coinvolti.

Nell’analisi i costi di investimento e di gestione sono stati trasformati, in linea con quanto previsto dalle Linee Guida Operative europee, in costi economici attraverso l’utilizzo di «prezzi ombra» che depurano i valori finanziari dalle imperfezioni di mercato. Inoltre tutti i valori – sia i benefici che i costi – sono espressi in valore attuale, tenendo cioè conto dell’effetto tempo, mediante l’applicazione di un tasso di sconto sociale del 3%, fissato dall’Unione Europea, spalmato nell’arco temporale dei trenta anni di gestione dell’infrastruttura da parte della
Società Stretto di Messina. L’analisi costi-benefici ha preso in considerazione, tra le diverse voci valutate, il valore del tempo risparmiato per
l’attraversamento dello Stretto per passeggeri e merci, la riduzione dei costi operativi prodotto dal collegamento stabile, il risparmio di costi esterni dovuto all’abbassamento delle emissioni inquinanti, il valore delle opere di mitigazione e anche, come unico fattore negativo, l’aumento dell’incidentalità – oggi inesistente – dovuto all’utilizzo della modalità stradale rispetto alla navigazione marittima.

 

La road map dell’opera. Ciucci: “previsto il via libera Cipess entro l’anno, poi le attività sul territorio e progettazione esecutiva”

A indicare le prossime tappe dell’iter del Ponte, il cui valore aggiornato si attesta a 13,5 miliardi di euro, è stato, nel suo intervento, l’amministratore delegato della Società Stretto di Messina, Pietro Ciucci. “I tempi sono legati all’approvazione del Cipess, la legge dice entro il 31 dicembre 2024. Il 2025 sarà, quindi, l’anno della prima attività sul territorio e della progettazione esecutiva”, ha spiegato. “Siamo comunque un passo oltre il punto in cui eravamo rimasti dodici anni fa per una decisione intempestiva del governo di allora. Il progetto è ripartito un anno fa; possiamo dire che l’attuale Stretto di Messina è una start up. Il Dl 35 del marzo 2023, che ha segnato la ripartenza, ha stabilito un percorso rapido, molto serrato. A febbraio 2024 è stato approvato l’aggiornamento del progetto; la Commissione Via-Vas, che non ha trascurato nulla, ha dato il via libera con 62 prescrizioni. Il prossimo passo è l’approvazione del Cipess il cui esame non riguarda solo il progetto definitivo aggiornato, la Via, ma riguarda anche il piano finanziario accertando la copertura dell’intero fabbisogno finanziario, eliminando il rischio di incompiuta”. La stima è poi di 8 anni di lavori e apertura, quindi, nel 2032.

Una puntualizzazione, Ciucci, l’ha voluta fare sulla questione delle 62 prescrizioni contenute nel parere favorevole della Commissione di VIA. “Anzitutto vorrei sottolineare, c’è un’ampia statistica al riguardo che tutti possono vedere sul sito del MASE, per un lotto Ferroviario dell’itinerario Napoli – Bari di 28,5 km del valore di 1,3 miliardi di euro, la Commissione di VIA ha rilasciato 20 prescrizioni sul progetto definitivo. Il confronto con il progetto ponte è immediato, 10.000 elaborati progettuali, 40 km di raccordi a terra per l’80% in galleria, il ponte sospeso più lungo al mondo, 13,5 miliardi di investimento, 62 prescrizioni”, ha sottolineato l’ad.

Salini attacca: “c’è chi studia e ci sono gli esperti e laureati su Instagram, i primi spesso sono senza voce mentre i secondi ne hanno molta”

Un intervento decisamente poco tecnico ma molto polemico  è stato quello dell’amministratore delegato di Webuild, Pietro Salini, che ha attaccato il partito del no al Ponte. “Ci sono due scuole di pensiero: chi studia una materia, la comprende e la esercita e chi ne scrive sui social network. Uno dei due ha molta voce, i social, mentre il mondo scientifico e professionale spesso è muto, senza voce”, ha detto. Il problema è che “la vis polemica e la paura che i social spesso diffondono influenzano grande parte della vita democratica di un Paese. Ricordo il caso del nucleare, che ha condizionato le scelte sulle politiche energetiche. Scelte che oggi paghiamo con un prezzo amarissimo”. Dunque, “c’è sempre una buona ragione di osteggiare il fare”, ma “per la prima volta c’è un consesso che parte da un dato: c’è un conto economico positivo per una sfida industriale, mentre fuori c’è un mare di persone che si sono diplomate e laureate in scienze della geologia su Instagram”, continua Salini. “Così è difficile raccontare perché bisogna collegare la Sicilia al resto del mondo: connettiamo Genova con Milano spendendo qualche decina di miliardi, ma nessuno contrasta il progetto, mentre i siciliani sono considerati meno dei danesi” perché il Ponte è “il più grande investimento da Cavour a oggi”, ha detto Salini in partenza per Ryad per la consegna della metropolitana. “Mi viene rabbia a pensare che stiamo qui a discutere per il ponte e vedere tutto quello che in Arabia Saudita hanno costruito in 10 anni”.

E attacca anche Salvini: “si fa ideologia su tutto, anche sul Ponte, ma non mollerò neanche di un millimetro”

Parole, quelle di Salini, in sintonia con quelle di Salvini. “In Italia si fa ideologia su tutto, anche sulle opere pubbliche”, “è un dibattito surreale”. “Tutto costa, però sono convinto che il Ponte sullo Stretto porterà più soldi allo Stato di quelli che ha investito per realizzare l’opera. C’è bisogno che i silenziosi del sì facciano sentire la loro voce più spesso perché sarà davvero un passo avanti per il sistema Italia”. Quindi, “andiamo avanti, sono convinto che a cantieri aperti e quando verrà inaugurato, in Italia non ci sarà più un contrario e inaugurarlo ci sarà, magari, un ministro delle Infrastrutture che oggi è contrario e si lega all’albero.  Il ponte sarà un moltiplicatore di sviluppo commerciale e turistico. Si sta navigando nella giusta direzione anche se c’è gente che preferirebbe che la barca affondasse”, ha detto Salvini ricordando che diedero del folle anche a chi progettò l’autostrada Milano-Varese, oggi una delle più trafficate d’Europa. “Io non mollerò di un millimetro”, ha concluso.

Oltre al Ponte, gli investimenti di Anas e Rfi in Calabria e Sicilia

Ponte ma non solo. Nel corso del convegno di Unioncamere, l’analisi si è focalizzata sul ponte come opera di “saldatura trasportistica”. E’ questo l’aspetto messo in evidenza dal direttore tecnico di Anas, Luca Bernardini. Sulla rete stradale calabrese, ci sono in campo, ha riferito, piani di 15 miliardi di investimento in nuove opere, sono pari a 2,6 miliardi sono le opere in corso e prossime all’avvio; 12 miliardi in progettazione e in fase d’appalto. In Sicilia, 10 i miliardi di investimenti in nuove opere, 4 miliardi sono i lavori in fase di realizzazione o prossime all’avvio, 6 miliardi in progettazione e in fase di gara. Sul versante ferroviario, “in Sicilia stiamo facendo una rivoluzione copernicana, abbiamo 25 miliardi di investimenti di cui  17,9 miliardi finanziati non si erano mai visti”, ha detto il presidente di Rfi, Dario Lo Bosco. In Calabria “gli investimenti sono 35,4 miliardi di cui 13,1 miliardi finanziati”, ha aggiunto. “Il Ponte àè lo snodo di un sistema infrastrutturale integrato, al servizio del territorio e dei cittadini, implementerà il Corridoio Scandinavo-Mediterraneo, proiettando verso l’Europa la più grande e popolosa isola del Mediterraneo”.

Prete (Unioncamere): “il Ponte è il segnale della ripartenza, dopo anni si realizza un’infrastruttura nazionale”

“Il Ponte rappresenta il ritorno alla realizzazione di un’infrastruttura nazionale dopo moltissimi anni dall’ultima, significativa infrastruttura realizzata: l’Alta Velocità”, ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, concludendo i lavori. “E’ il segnale di un Paese che non insegue più le logiche di manutenzione e di ammodernamento, peraltro necessarie, ma rappresenta la ripartenza di una comunità economica e sociale. Una comunità capace di progettare e realizzare nuove opere per garantire la crescita di un Paese, superando quella separazione geofisica di oltre 3 chilometri, che oggi costa alle imprese una sorta di dazio permanente”.

 

 

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