CONVEGNO AL SENATO
L’Inu rilancia la legge urbanistica. “ALT a TU edilizia e Ddl rigenerazione”
“Nessuna compressione per le leggi regionali, ma sviluppo entro linee chiare. La nostra legge è alternativa alla legge sulla rigenerazione urbana e alla riforma del testo unico dell’edilizia, basta legiferare a pezzi senza una cornice”. Sostegno da Pd, FdI, M5S, Avs e Azione
17 luglio
L’Istituto Nazionale di Urbanistica rilancia la legge urbanistica o, meglio, la legge fondamentale di governo del territorio: è la terza stagione in cui si tenta di superare la legge 1150 del 1942 facendo leva su un “modello Inu” dopo i tentativi – non andati in porto – del 1995 (protagonisti Stefano Stanghellini e Bubi Campos Venuti) e del 2006-2008. La legge è stata oggetto ieri di un confronto politico al Senato in un seminario organizzato dalla vicepresidente di Palazzo Madama, Anna Rossomando (Pd). Il testo della legge è quello già noto (si può leggere qui) approvato lo scorso febbraio dall’Assemblea dei soci dell’Inu: individua undici principi fondamentali cui si dovrebbero attenere le Regioni nel legiferare e introduce alcuni strumenti davvero innovativi come il “principio di coerenza” fra diversi livelli di pianificazione in luogo del ben più rigido “principio di conformità”.
Il dato politico davvero rilevante è però perché il rilancio dell’Inu avvenga proprio ora.
Una prima risposta è che incombe l’attuazione della legge sull’autonomia differenziata. Qui ci sono pareri discordanti sui suoi effetti. Secondo Roberto Morassut (Pd) un’attuazione radicale della legge sull’autonomia regionale cancellerebbe – con il trasferimento della competenza esclusiva alle Regioni – la competenza statale in materia di governo del territorio e, conseguentemente, la possibilità di fare una legge nazionale di principi. Per Andrea De Priamo (FdI), invece, la possibilità di una legge statale resterebbe sia pure previa intesa Stato-Regioni. Ma, a guardare bene, non è questo il punto davvero rilevante nel rilancio Inu.
Il punto davvero fondamentale lo hanno dichiarato esplicitamente, anche se è passato un po’ in sordina, il presidente dell’Inu, Michele Talia, e il coordinatore della commissione che ha scritto la legge, Carlo Alberto Barbieri. “La legge di governo del territorio che proponiamo – hanno detto – è alternativa alla legge sulla rigenerazione urbana e alla riforma del testo unico dell’edilizia: il nostro obiettivo è definire un quadro legislativo nazionale che interrompa proprio un modo di legiferare per pezzi e anche una certa idea per cui stralci di norme urbanistiche vengono inserite dentro leggi in cui l’unica cosa che conta sono le accelerazioni o le semplificazioni edilizie”.
Ora è chiaro che una posizione così radicale viaggia a metà strada fra un aut aut che vuole sparigliare il dibattito politico e la provocazione che intende mettere le forze politiche con le spalle al muro ma che probabilmente non sortirà alcun effetto. Al centro del tavolo politico c’è infatti oggi proprio la legge di rigenerazione urbana che alla commissione Ambiente del Senato, dopo mesi e anni di stallo, conoscerà un momento di forte accelerazione questa settimana, o più probabilmente la prossima, con la presentazione del testo unificato da parte del relatore Roberto Rosso di Forza Italia.
Il testo unificato è un certosino lavoro di sintesi fra le otto proposte presentate al Senato che è destinato a segnare le direttrici del dibattito futuro e al tempo stesso consentirà di capire le possibilità di successo della legge, quanto la maggioranza saprà trovare una compattezza, quanto il governo sosterrà davvero il tentativo. Insomma, siamo al momento clou e i riflettori sono tutti puntati lì.
Quindi quello dell’Inu appare come un siluro a quella legge, un tentativo di cambiare scena e anche una chiamata rivolta alle forze politiche per sapere da che parte stanno. Barbieri, uscendo dal seminario, lo ha ribadito. “La nostra legge e quella sulla rigenerazione urbana sono alternative. Per noi la rigenerazione urbana deve finire dentro la legge sul governo del territorio”.
Le forze politiche presenti (FdI, Pd, M5S, Avs e Azione) hanno dato tutte un sostegno all’Inu sulla necessità di riaprire il dibattito pubblico sulla riforma urbanistica. Ma, tirate per la giacchetta sul rapporto con la legge di rigenerazione urbana, hanno per lo più smorzato il contrasto, fatto finta di niente oppure usato l’arte della politica per conciliare ciò che in partenza non lo è.
L’unico esponente presente di maggioranza, Andrea De Priamo (FdI), ha capito benissimo l’aria che tirava e ha dato una propria soluzione. “A questo punto – ha detto – la legge sulla rigenerazione urbana deve andare avanti, abbiamo un’occasione che non possiamo perdere, ma penso anche che nella legge sulla rigenerazione urbana possano essere riassorbiti alcuni dei principi che l’Inu ha inserito nella proposta di legge sul governo del territorio”. Un ribaltamento abile della questione.
Il pentastellato Antonino Iaria ha dato una lettura che è andata per la maggiore: “In questo ultimo periodo – ha detto – è guerra tra edilizia e urbanistica” e si è schierato nettamente con l’urbanistica e con l’Inu, contro l’edilizia salviniana del decreto casa. Stessa posizione per Aurora Floridia (Avs) per cui bisogna uscire dalla logica dei singoli progetti per tornare a parlare di visione della città.
Posizione più mediata per il Pd – Rossomando, Morassut e il capogruppo alla commissione Ambiente del Senato Nicola Irto – che certamente si schiera per una “nuova urbanistica” che superi “l’urbanistica militare che ha fallito” e rigetta l’edilizia alla Salvini, contestando per altro il peggioramento radicale del decreto salva-casa, ma al tempo stesso non se la sente proprio di affondare la legge sulla rigenerazione urbana.