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Quasi una scuola su due è senza agibilità e con gravi carenze strutturali

Solo il 47% degli istituti scolastici possiede il certificato di agibilità, appena il 45% il collaudo statico e meno del 15% degli edifici in aree a rischio sismico risulta adeguato alla normativa antisismica. Ancora più allarmante la situazione dei solai, con soltanto il 31,2% delle scuole che ha beneficiato di indagini diagnostiche negli ultimi cinque anni e appena il 10,9% che ha ricevuto interventi di messa in sicurezza. Si confermano le disuguaglianze territoriali: il Sud e le Isole registrano percentuali più alte di interventi ma restano le aree con maggiore difficoltà nell’utilizzo delle risorse a disposizione.

15 Set 2025 di Giusy Iorlano

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Quasi una scuola su due senza certificato di agibilità e più della metà senza verifiche sulla vulnerabilità sismica. E non va meglio sul fronte della manutenzione con fondi che si assottigliano negli ultimi cinque anni. Sono alcuni dei dati che emergono da “Ecosistema Scuola”, di Legambiente.

Stando al report, che raccoglie i dati 2024 di 97 comuni capoluogo su 112 e che riguardano 7.063 edifici scolastici di loro competenza, tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, nel 2024 solo il 47% degli edifici dispone del certificato di agibilità, appena il 45% ha il collaudo statico, meno del 15% degli edifici in zona sismica è stato progettato o adeguato secondo la normativa antisismica, ancora il 54,8% degli edifici non ha avuto la verifica di vulnerabilità sismica. Solo il 31,2% degli edifici scolastici ha beneficiato di indagini diagnostiche sui solai negli ultimi cinque anni: il dato è leggermente più alto al Nord (32,0%) e al Sud (36,1%), ma scende al 33,9% nelle Isole e al 22,5% nel Centro. Gli interventi di messa in sicurezza dei solai sono stati ancora più limitati: solo il 10,9% degli edifici ne ha beneficiato a livello nazionale.

Il Sud registra la percentuale più alta (17%), seguito dalle Isole (15,9%), mentre il Nord si ferma al 9,2% e il Centro al 7,7%.

Servizi e sostenibilità ancora indietro

La scuola pubblica italiana fatica, inoltre, secondo il report, anche sul fronte della sostenibilità e servizi. Gli interventi per l’efficientamento energetico riguardano solo il 16% degli edifici, solo il 6,5% degli edifici con certificazione energetica risulta in classe A, il 66,6% si colloca nelle ultime tre classi energetiche (E, F, G). L’adozione di impianti da fonti rinnovabili è ancora troppo marginale (21%), con forti disparità tra le Isole, ferme al 10,8%, e il resto del Paese.

Sebbene rispetto a 25 anni fa ci sia stato un progresso importante, è necessario un nuovo slancio. Se la tendenza attuale dovesse proseguire con lo stesso ritmo, si stima che il 100% degli edifici scolastici potrebbe essere dotato di impianti di energia rinnovabile solo fra oltre 70 anni.
Un orizzonte “troppo lontano, che impone una riflessione urgente”, sottolinea Legambiente. Per consolidare e ampliare i risultati raggiunti, “sarà fondamentale rafforzare gli strumenti di sostegno, promuovere l’adozione di tecnologie rinnovabili anche negli edifici scolastici più datati, attraverso interventi di riqualificazione ed efficientamento complessivi, e integrare la sostenibilità energetica anche nella pianificazione ordinaria dell’edilizia scolastica”, si legge nel report.

Amianto, rischio ancora presente nelle scuole italiane

Non va meglio per la presenza di amianto nelle scuole. La fotografia degli ultimi 25 anni, infatti, restituisce ancora un quadro in chiaroscuro. Da un lato, si osserva una tendenza complessivamente decrescente, che testimonia l’impegno di molte amministrazioni nel rimuovere progressivamente questo materiale pericoloso dagli ambienti scolastici. Dall’altro purtroppo si evidenzia ancora l’effettiva presenza di amianto nelle scuole italiane. Nei primi anni Duemila, la percentuale di edifici con amianto si attestava ancora su valori elevati, con un picco intorno al 16% nel 2004. Da lì in poi, si registra una discesa graduale,  fino a raggiungere il minimo storico — circa il 4% — tra il 2018 e il 2020. Tuttavia, negli ultimi anni, è evidente una nuova crescita, che riporta il dato a circa il 10% nel 2024. Anche se questa risalita non va letta necessariamente come un peggioramento delle condizioni strutturali, ma piuttosto come il risultato di nuove rilevazioni, migliori controlli o, al contrario, di una maggiore trasparenza da parte dei comuni. In alcuni periodi, infatti, la ridotta partecipazione alla rilevazione e la diminuzione dei monitoraggi attivi (ad esempio negli anni della pandemia da covid-19) hanno probabilmente contribuito a sottostimare il fenomeno. È quindi fondamentale interpretare questi dati con cautela, sottolinea l’associazione ambientalista, tenendo conto del fatto che la presenza di amianto può essere invisibile finché non viene cercata attraverso monitoraggi  specifici.

Il dato più preoccupante resta comunque la persistenza del problema, a 25 anni dall’inizio del monitoraggio non è ancora garantita
l’assenza totale di amianto nelle scuole italiane. Dati non buoni anche per le strutture sportive: sono disponibili solo nel 50% delle scuole ma meno della metà è accessibile in orario extrascolastico nel Mezzogiorno.

Manutenzione in calo e fondi frammentati

Il tema delle risorse economiche rappresenta una delle principali criticità del rapporto. Nel 2024 la manutenzione straordinaria ha registrato un calo, con una media di 39.648 euro per edificio rispetto ai 43.563 degli ultimi cinque anni. La spesa effettiva è ancora più bassa, pari a soli 29.061 euro. Il Nord riesce a mantenere una maggiore programmazione con quasi 42mila euro per edificio, mentre il Sud e le Isole faticano a trasformare i fondi in interventi concreti, fermandosi poco sopra i 5mila euro.

Anche la manutenzione ordinaria resta, secondo il report, sottofinanziata: negli ultimi 16 anni, dal 2009 al 2024, è oscillata tra i 5mila e i 13mila euro per edificio, a seconda dell’area geografica.

Un dato che, pur nella sua regolarità, per Legambiente evidenzia, comunque, una grave insufficienza rispetto alle reali esigenze correnti di gestione e cura del patrimonio scolastico.

Manutenzione scolastica: una strategia ancora incompiuta

In particolare, negli ultimi 25 anni si registra un andamento irregolare relativo agli edifici che hanno beneficiato di una manutenzione straordinaria (linea blu del grafico sottostante) , un dato che oscilla tra il 40% e il 60%. Un’analisi questa che se da una parte suggerisce una presenza significativa di interventi, dall’altra segnala una discontinuità che può dipendere dalla disponibilità di risorse economiche e dalla capacità dei Comuni di attivarle, sia da situazioni emergenziali, come nel 2021, quando la pandemia da Covid-19 ha reso necessario riorganizzare gli spazi scolastici. Per quanto riguarda gli edifici che necessitano di interventi urgenti (linea verde), dopo un picco iniziale nei primi anni 2000, la percentuale di edifici che necessitano di interventi urgenti cala gradualmente fino a stabilizzarsi attorno al 30–35% nel decennio successivo. Dal 2018, però si osserva una nuova risalita, che riporta il dato vicino al 40% nel 2024.

Questo andamento suggerisce che, nonostante gli interventi effettuati, le esigenze strutturali non si sono ridotte in modo significativo. Anzi, potrebbero essere emerse nuove criticità o un rallentamento nella capacità e nei tempi di risposta delle amministrazioni.
Nel complesso, si ha l’immagine di un sistema che fatica a consolidare i propri risultati. La manutenzione straordinaria c’è, ma non è sufficiente a contenere la crescita delle urgenze e la distanza tra le due curve, tra ciò che si è riusciti a fare e ciò che resta da fare, continua a rappresentare il vero nodo da affrontare. Serve una risposta più stabile, una programmazione di lungo periodo e un impegno costante.

A fronte di questa situazione il Ministero dell’Istruzione ha avviato lavori su oltre 10mila edifici scolastici, grazie ai fondi Pnrr a cui sono stati aggiunti fondi ministeriali. In sostanza sono state avviate opere sul 22% del patrimonio edilizio scolastico. Ma è ancora troppo poco: la mancanza di un piano nazionale per la sicurezza delle scuole e l’eccessiva frammentarietà delle misure continuano a compromettere una programmazione strategica a lungo termine.

“Per garantire edifici sicuri, sostenibili e adeguati ai bisogni educativi – commenta Claudia Cappelletti, responsabile nazionale scuola di Legambiente – la scuola pubblica italiana ha bisogno di investimenti regolari e consistenti nella manutenzione straordinaria e in quella ordinaria.  Seppure da anni vengono stanziati nuovi fondi per l’edilizia scolastica questi continuano a risultare estremamente frammentati, sia per fonte che per livello di governo, generando una dispersione che ostacola la pianificazione strategica e la trasparenza nell’allocazione delle risorse. Per questo chiediamo, in primis, che venga definito un piano e una strategia nazionale per la manutenzione delle scuole prevedendo risorse certe, procedure semplificate e criteri di riparto equi, capace di affrontare con urgenza i casi più critici e garantire il diritto allo studio in ambienti sicuri, accessibili e salubri”,  conclude.

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