L'EMERGENZA
Le mosse delle aziende contro il CALDO per tutelare lavoro e cantieri
Le associazioni di categoria si stanno muovendo per sensibilizzare le aziende associate ad attuare tutte le misure necessarie. La piattaforma Worklimate ha aggiornato il proprio vademecum per fornire una guida operativa per tutelare la salute e le condizioni di lavoro nei cantieri
8 luglio
 
				
            IN SINTESI
L’emergenza caldo diventa, in queste settimane, un problema sempre più pressante da fronteggiare per le imprese e per i sindacati. Fallito il tentativo di sottoscrivere un protocollo condiviso al ministero del Lavoro, rimane tutta la questione di come affrontare nei cantieri le settimane più torride dell’anno, scongiurando i rischi che queste comportano per la salute e la sicurezza dei lavoratori.  Il rischio calore rientra nell’ambito della valutazione dei rischi, prevista  dall’articolo 28 del decreto 81/2008, cioè il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro, che richiede l’individuazione e l’adozione, da parte del datore di lavoro, di misure di prevenzione e protezione. E per fronteggiare questo rischio le associazioni di categoria, che al tavolo ministeriale del 20 giugno scorso si sono dette contrarie alla firma del ‘protocollo caldo’ ritenendo che la strumentazione normativa è sufficiente e va applicata, si stanno ora muovendo nei confronti delle aziende associate. E’ il caso, ad esempio, dell’Ance Veneto che avviato una campagna di informazione verso le aziende associate perché, ha raccomandato nei giorni scorsi, “mettano in cantiere” iniziative e misure adeguate per far fronte al caldo estremo che si dovesse verificare nei cantieri edili e stradali.
Una piattaforma previsionale sul rischio caldo, cos’è il Worklimate.it
Uno strumento disponibile è il progetto Worklimate.it, portato avanti da INAIL assieme ad altri istituti di ricerca, che ha messo a punto un prototipo di sistema previsionale basato sull’utilizzo dell’indice WBGT (Wet Bulb Globe Temperature) ovvero un indice con il quale si può valutare il rischio connesso con lo stress termico dei lavoratori, nel caso di microclima severo da caldo. Le informazioni fornite da questo strumento che è stato recentemente aggiornato (2.0), possono essere un supporto a strumenti già esistenti e comunque alla osservazione diretta sul luogo di lavoro. Il progetto  Worklimate si prefigge come obiettivo generale quello di approfondire, soprattutto attraverso la banca dati dell’Inail, le conoscenze sull’effetto delle condizioni di stress termico ambientale (in particolare del caldo) e proporre soluzioni organizzative e procedure operative utili in vari ambiti occupazionali.
Alte temperature e alto tasso di umidità: i due parametri da valutare sempre insieme
Per valutare il rischio caldo,  temperatura e umidità sono i due parametri da valutare sempre assieme. Devono essere considerate a rischio le giornate in cui si prevedono temperature all’ombra oltre i 30 gradi e l’umidità relativa superiore al 70%. Come si legge nell’aggiornamento del vademecum 2024 per i datori di lavoro, va poi garantita ai lavoratori sufficiente informazione e formazione specifica. Ogni cantiere deve allestire aree di riposo ombreggiate o luoghi freschi per le pause e, quindi, serve un impegno particolare per organizzare orari, turni e pause di lavoro in modo da minimizzare i rischi. E’ importante la riprogrammazione delle attività che non sono prioritarie e che sono da condursi all’aperto in giorni con condizioni meteo-climatiche più favorevoli;  la pianificazione delle attività che richiedono un maggiore sforzo fisico durante i momenti più freschi della giornata; l’alternanza dei turni tra lavoratori in modo da minimizzare l’esposizione individuale al caldo o al sole diretto; l’interruzione del lavoro in casi estremi quando il rischio da patologie da calore e da esposizione solare è molto alto. Inoltre, pianificare pause brevi ma frequenti in luoghi ombreggiati non causa perdite di produttività ma anzi, rileva Worklimate, ci sono evidenze che in assenza di pause pianificate il ritmo di lavoro si rallenta e aumenta il rischio di errore umano.  I lavoratori devono avere a disposizione sufficiente acqua fresca, sia per dissetarsi che per rinfrescarsi e ognuno deve essere sottoposto a “controllo sanitario”, particolarmente coloro che sono portatori di patologie croniche o chi sta assumendo farmaci. Cruciale è la questione relativa alla sorveglianza e ai controlli. E’ necessario designare un responsabile, presente sul luogo dove si svolge l’attività, che potrà coincidere anche con il preposto, per la sorveglianza sulle condizioni meteoclimatiche. Ma, fermo restando il controllo che deve essere svolto dal preposto aziendale, va anche promosso il reciproco controllo dei lavoratori soprattutto in momenti della giornata caratterizzati da temperature e radiazione solare particolarmente elevate.
Niente da fare per il ‘Protocollo Caldo’
Dal palco dell’assemblea nazionale dell’Ance a giugno, il ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone aveva annunciato la convocazione di un tavolo con le parti sociali per tentare di riuscire là dove si era fallito nel 2023 con la definizione di un Protocollo per rendere strutturali le misure per fronteggiare le emergenze climatiche. All’incontro che si è svolto il 20 giugno, si è però registrata una fumata nera a fronte del nodo delle coperture. Per i sindacati, il Protocollo avrebbe dovuto avere carattere vincolante, come per quelli Covid mentre per le imprese la strumentazione c’è già e va applicata. Duro il giudizio espresso dalla Fillea Cgil dopo il nulla di fatto al ministero del Lavoro: “le imprese negano l’emergenza caldo e dicono che esiste ampia strumentazione per garantire la sicurezza dei lavoratori, il Governo propone l’adozione del protocollo dello scorso anno ma resta confusa la questione relativa alle risorse. Intanto, le temperature salgono ed i lavoratori rischiano la salute e la vita”, ha denunciato la segretaria nazionale della Fillea Cgil Giulia Bartoli. Il sindacato di base Usb presenterà giovedì prossimo il proprio vademecum nel quale viene spiegato come calcolare la temperatura percepita, identificabile grazie all’indice Humidex, con un termo-igrometro e un semplice calcolo.
            Red. Diac
 
				