Le audizioni in Parlamento

L’allarme crescita sulla manovra. Bankitalia: si allontanano gli obiettivi per il 2024-2025, accelerare sul Pnrr

L’evoluzione del quadro dell’economia italiana non lascia più dubbi:  la crescita arranca e si allontanano gli obiettivi fissati dal Governo. E’ la valutazione che ha contrassegnato le audizioni parlamentari sulla manovra di bilancio. Ed è proprio a fronte delle attuali incertezze che si rafforza il richiamo da parte delle principali istituzioni – dalla Banca d’Italia alla Corte dei Conti – a completare le riforme e gli investimenti del Pnrr. Dal fromnte delle imprese, dopo l’Ance, anche Confindustria chiede una robusta correzione alla legge di bilancio.

06 Nov 2024 di Maria Cristina Carlini

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L’allarme crescita sulla manovra. Bankitalia: si allontanano gli obiettivi per il 2024-2025, accelerare sul Pnrr

CAMERA, COMMISSIONE SPECIALE: AUDIZIONI SUL DEF

Il quadro di stagnazione che si sta delineando per l’economia italiana allontana gli obiettivi di crescita per il 2024 e il 2025. Senza una “significativa accelerazione” nell’ultima parte dell’anno, questi diventano “difficili da raggiungere”. E’ l’allarme che risuona dalla Banca d’Italia che, a fronte di questo rischio sempre più concreto, torna a richiamare la necessità di procedere speditamente sulla strada delle riforme e degli investimenti del Pnrr. “In base alle revisioni della contabilità nazionale e agli ultimi dati diffusi dall’Istat, se non vi sarà una significativa accelerazione dell’attività economica nello scorcio del 2024, la crescita del prodotto prefigurata nel Piano Strutturale di bilancio di medio termine per il biennio 2024-25 appare più difficile da conseguire”, ha avvertito il vicecapo del Dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia, Andrea Brandolini, nel corso dell’audizione della Commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla manovra economica. La crescita del prodotto “di entità moderata nella prima parte dell’anno, si è arrestata nel terzo trimestre: l’espansione dei servizi è stata compensata dalla forte contrazione dell’attività dell’industria”, ha rilevato Bankitalia. “Secondo i dati recenti, ancora insufficienti a tracciare un quadro completro e affidabile, l’attività economica faticherebbe a recuperare slancio nello scorcio di quest’anno”, ma “in prospettiva la riduzione dei tassi di interesse e il recupero del potere d’acquisto delle famiglie potranno fornire un impulso positivo all’economia”. In questo scenario, “occorrerà mantenere un approccio prudente nella gestione della finanza pubblica, oltre che agire con decisione per completare le riforme e gli investimenti previsti dal PNRR”, ha raccomandato Bankitalia. “Il processo di spending review che il Governo si è impegnato a realizzarennel PSBMT sarà cruciale per sostenere l’efficacia dei servizi pubblici anche in un contesto in cui i vincoli di bilancio saranno più stringenti e la demografia sfavorevole”.

Soffermandosi sulle misure della manovra, “il principale intervento incluso nella manovra è la conferma in via permanente della riduzione degli scaglioni Irpef e del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti. Le risorse destinate a questi interventi e il loro impatto complessivo sulla distribuzione dei redditi disponibili delle famiglie sono simili alla legislazione in vigore per quest’anno, ma se ne è modificato il disegno attenuando le discontinuità nel profilo delle aliquote marginali effettive e, soprattutto, evitando di alterare le aliquote contributive. Si è così eliminata una fonte di incertezza da noi segnalata in passato, che gravava sui contribuenti. Le misure volte a ridurre l’onere fiscale per i lavoratori dipendenti a basso reddito, le modifiche e le aggiunte all’insieme dei trasferimenti a favore delle famiglie e gli interventi in materia di oneri detraibili non rendono tuttavia il sistema di tassazione personale dei redditi e di trasferimenti sociali più semplice e trasparente”, ha evidenziato Bankitalia.

Cnel: “la crescita è incorporata nel Pnrr, evitare l’effetto burrone dopo la fine del piano”

A porre l’accento sul ruolo cruciale del Pnrr per la crescita è stato il presidente del Cnel, Renato Brunetta:  il vero intervento anticiclico nel quadro generale prociclico – e non poteva essere altrimenti  a fronte del percorso obbligato del nuovo Piano strutturale di bilancio – della manovra per il 2025. Manovra che è “snella, prudente, obbligata”, ha detto Brunetta. “Non ci sono, come in passato, rimandi a numerose misure di accompagnamento, che finivano per appesantire il lavoro di Parlamento e Governo. È un aspetto assolutamente
positivo, perché semplifica la vita dei cittadini e delle imprese, costretti ad attendere mesi per capire l’esatto profilo giuridico delle novità e degli ambiti applicativi. Ma semplifica anche la vita dei ministeri, chiamati a un grande sforzo normativo, che spesso finiva per essere lacunoso o, peggio, difettoso. L’eccesso di normazione è uno dei gravi difetti del nostro Paese”. Nel Ddl Bilancio,  “può apparire mancante la politica per la crescita, tuttavia questa è incorporata nel PNRR, che costituisce uno stimolo sia congiunturale sia strutturale all’innalzamento della crescita potenziale, attraverso maggiori investimenti pubblici e privati. La gamba della crescita c’è ed è  – ha argomentato Brunetta – una gamba possente sia dalla  parte degli investimenti sia in quella delle riforme. È proprio dall’attuazione di alcune delle misure previste dal Piano o da una loro insufficiente attuazione che possono venire i maggiori rischi in termini di crescita. Il riferimento in particolare è alle iniziative riguardanti gli investimenti privati, a partire da Transizione 5.0, misura cui è associata una dotazione finanziaria di 6,3 miliardi di euro che a oggi risulta ampiamente sottoutilizzata dalle imprese”. Per questo, “nella manovra sarebbe stato opportuno un maggiore collegamento esplicito con il PNRR e il suo ruolo nella crescita, anche in funzione di una positiva strategia sulle aspettative”. Ma, soprattutto, “la manovra è importante anche per lo stanziamento di risorse volte a mantenere elevati gli investimenti pubblici dopo la fine del PNRR. Lo stanziamento evita l’effetto burrone, ossia la caduta secca degli investimenti pubblici post PNRR, che avrebbe effetti deleteri sulla dotazione di capitale pubblico e sulla crescita dell’economia”.

Corte dei Conti: servono scelte importanti, cruciali gli interventi del Pnrr

A invocare “scelte importanti” è stata la Corte dei Conti. “Il quadro prospettato resta difficile e richiederà scelte importanti dal momento che presenta coperture che in alcuni casi hanno natura temporanea rendendo necessarie soluzioni ulteriori nel futuro, e passa per una strutturale riduzione e ricollocazione della spesa, strada obbligata per conseguire avanzi di bilancio sufficienti a ricondurre il debito su un profilo discendente”, ha affermato il presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei Conti, Enrico Flaccadoro.  “I vincoli imposti alla manovra, in un quadro che torna ad essere caratterizzato da incertezze sulle prospettive economiche, mettono in evidenza il ruolo cruciale che vengono ad assumere gli interventi del PNRR, sia nel campo infrastrutturale sia in quello degli incentivi agli investimenti delle imprese, il cui trend di spesa, secondo i dati contenuti nel Documento Programmatico di Bilancio, stenta ancora ad allinearsi al
cronoprogramma prefissato”, ha rilevato. Per i magistrati contabili, “la riduzione degli stanziamenti di spesa porterà ad un calo nel prossimo biennio delle spese di investimento dell’amministrazione centrale che è in parte recuperato nel 2027 quando inizia ad operare il nuovo fondo destinato ad assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese. Un fondo che dovrà rispondere a diverse finalità: finanziare nuovi interventi, co-finanziare interventi già avviati, così da assicurare continuità a linee di investimento cherischierebbero di esaurirsi per mancanza di risorse, ma anche assicurare il recupero di risorse scarsamente movimentate. Un’operazione che si auspica possa agire da stimolo per le amministrazioni ad un più tempestivo ed efficiente impiego delle dotazioni finanziarie a disposizione, ad una più oculata selezione dei fabbisogni e ad un maggiore impegno nella soluzione di problematiche di tipo organizzativo/gestionale che incidono
sui tempi di realizzazione. Per il riavvio dopo il 2026 di un ciclo espansivo di investimenti pubblici nazionali, coerente con i livelli di crescita attesi, sarà necessaria – ha sottolineato ancora la Corte dei Conti –  la definizione di una strategia chiara, e al contempo ambiziosa, che garantisca un consolidamento dei risultati che saranno acquisiti a conclusione delle linee progettuali del PNRR.

Istat e Upb: l’economia rallenta, le ombre sulla crescita del Pil

L’Upb, l’Ufficio parlamentare di Bilancio, conferma il rallentamento dell’economia italiana. Nel contesto internazionale fragile e incerto, l’Italia “rallenta, vede esaurirsi il ‘rimbalzo post-pandemia’ del triennio 2021-2023 e la crescita torna in linea con i valori precedenti. Nel terzo trimestre, il Pil italiano ristagna; I modelli di breve termine dell’Upb vedono una moderata ripresa negli ultimi tre mesi dell’anno”, ha spiegato la presidente dell’Upb, Lilia Cavallari, in audizione. Ora, le previsioni macroeconomiche del Dpb sono “esposte a diversi rischi al ribasso”. Nel Dpb la crescita del Pil si rafforza l’anno prossimo all’1,2%, mentre rallenta all’1,1% nel 2026 e allo 0,8% nel 2027. I piu’ recenti dati trimestrali di Contabilita’ nazionale hanno peggiorato le attese sul 2024 per almeno un paio di decimi di punto percentuale, ma le previsioni ufficiali sono prossime all’intervallo delle stime dei previsori esterni. Secondo simulazioni effettuate dall’Upb, gli impatti sul Pil della Manovra sarebbero simili nel complesso del periodo a quelli del Governo (0,3 pp nel 2025, zero nel 2026 e un impatto appena positivo nel 2027), sebbene con una distribuzione marginalmente inferiore nel 2025 e appena piu’ marcata nel 2027. Per l’Upb,  “il disegno di legge di bilancio è improntato a una linea di prudenza e responsabilità nella prospettiva di consolidamento di medio periodo della finanza pubblica. Gli interventi introdotti hanno, tuttavia, utilizzato tutto lo spazio di bilancio disponibile – sia per il deficit che per la spesa netta – per cui gli effetti di eventuali nuove future proposte di politica di bilancio dovranno trovare copertura attraverso aumenti di entrate o riduzioni di spese strutturali.  In un’ottica di programmazione pluriennale è importante aver reso strutturali disposizioni temporanee delle precedenti manovre. Inoltre, rifinanziamenti e definanziamenti di programmi di spesa sono impostati su un più realistico andamento a medio termine dei conti pubblici; i tagli di spesa non sono più demandati all’ultimo anno di programmazione ma i risparmi sono decrescenti e sembrano mirati a mantenere la spesa per investimenti ai livelli degli anni precedenti, anche dopo la fine del PNRR”.  Tra le criticità segnalate dall’Upb, oltre alle incognite del quadro internazionale, ci sono quelle, “forti”, sulla “piena e tempestiva attuazione delle riforme e degli investimenti del Pnrr”.

Sempre in audizione, l’Istat ha ricordato la stima preliminare del Pil diffusa il 30 ottobre scorso: “l’economia ha subito una battuta d’arresto nel terzo trimestre. Il Pil in volume e’ rimasto stazionario rispetto al periodo precedente e l’incremento tendenziale e’ pari a +0,4%, in decelerazione rispetto ai tre mesi precedenti (+0,6%). L’attivita’ industriale continua a mostrare segnali di debolezza. Nelle stime preliminari, la variazione nulla del Pil e’ la sintesi di una forte riduzione dell’industria, di un calo del valore aggiunto nell’agricoltura e di una espansione nei servizi. La crescita acquisita per il 2024 resta ferma allo 0,4%. Dall’analisi dei climi di fiducia per il mese di ottobre non giungono segnali positivi”, ha riferito il presidente del presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli.

Confindustria chiede una “manovra incisiva”: “il testo va migliorato”

CServe “una manovra incisiva, con una visione di politica industriale e un impulso deciso sugli investimenti. Il testo che commentiamo, e che auspichiamo venga migliorato durante il percorso parlamentare, non offre risposte adeguate ai problemi e ai rischi, non appare in grado di invertire la tendenza a livelli di crescita da zero virgola”: è questa la posizione, espressa lunedì in audizione, dal direttore generale di Confindustria Maurizio Tarquini. “In chiave propositiva, invitiamo tutti a una seria riflessione. Non e’ mera retorica affermare che, in questi anni, il Paese e’ stato posto spesso e continua a essere di fronte a un bivio. La scelta e’ tra tornare a essere un propulsore d’innovazione, progresso, opportunita’ per le giovani generazioni. Oppure declinare verso l’immobilita’, la rendita, verso modelli di economia di prossimita’ spesso a basso valore aggiunto. La scelta e’ nelle nostre e nelle vostre mani. Avvertiamo la necessita’ e l’urgenza di segnali chiari e misure coraggiose. Per il bene dell’Italia, delle imprese e dei lavoratori”. Secondo Confindustria, la manovra, in alcuni suoi passaggi, appare poi “troppo intrusiva nelle dinamiche d’impresa”. Una critica che si appunta alle disposizioni che introducono per societa’, enti, fondazioni che ricevono contributi statali l’obbligo di integrare nel collegio di revisione o sindacale un rappresentante Mef e al tetto ai compensi degli amministratori pari al 50% del primo presidente della Corte di Cassazione. “L’imposizione di un sindaco o revisore di nomina ministeriale all’interno delle imprese presenta almeno due ordini di problemi: e’ una misura del tutto sproporzionata e che denota un’eccessiva diffidenza verso le imprese; non considera che le principali norme di incentivazione sono gia’ soggette a forme di monitoraggio, che spesso comportano oneri molto significativi a carico delle imprese. Evidenziamo, quindi, la necessita’ di eliminare questa misura”, ha detto il dg di Confindustria.

Alleanza delle cooperative: bene la prudenza ma servono politiche per la crescita delle imprese

Per le cooperative, il quadro economico non risulta negativo, ma i segnali congiunturali mostrano tendenze di peggioramento. I settori manifatturiero e agricolo evidenziano allarmanti rallentamenti degli ordinativi. A sottolinearlo sono stati i rappresentanti di Alleanza delle Cooperative nel corso dell’audizione alla Camera sulla Legge di Bilancio. Pur apprezzando la prudenza della manovra e la conferma di una serie di misure (ad es. il rifinanziamento della Nuova Sabatini, il credito d’imposta ZES Mezzogiorno, la conferma della tassazione agevolata al 5% sui premi di produttività, i fringe benefit, gli strumenti per la maternità, la decontribuzione per le assunzioni al Sud), Alleanza delle Cooperative chiede con forza che si mediti seriamente sugli effetti della soppressione dell’ACE avvenuta nel 2023 e che si introducano efficaci misure compensative. Auspica inoltre il rinnovo delle misure previste dal decreto aiuti del 2022 in materia di revisione prezzi negli appalti ed esprime preoccupazione per la contrazione delle risorse a disposizione degli enti locali, per l’impatto fortemente negativo sui servizi. Analoga preoccupazione per i servizi sociosanitari rivolti alle categorie fragili che, oltre al cronico sottofinanziamento, soffrono le incertezze connesse alla determinazione delle tariffe. Per l’Alleanza è inoltre necessario rifinanziare il Fondo per la sovranità alimentare, nonché destinare risorse aggiuntive per le emergenze in agricoltura e la messa in sicurezza del territorio. Infine, deve essere soppresso l’art. 112, norma inopportuna e di difficile applicazione, che prevede la nomina da parte dello Stato di un componente del Collegio sindacale degli enti che percepiscono contributi pubblici (a partire da 100mila Euro).

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