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L’Italia compra ancora troppa energia dall’estero. E per sistemare le reti servono 30 miliardi in quindici anni

17 Ott 2025 di Mauro Giansante

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L’Italia compra ancora troppa energia dall’estero. E per sistemare le reti servono 30 miliardi in quindici anni

Le rinnovabili cominciano a correre sempre più. Nel 2024, in Italia, hanno toccato il 49% della produzione elettrica nazionale segnando un +14,2% sull’anno precedente. E avvicinandosi al 51% coperto dalle fonti fossili. Quanto alla rete di distribuzione, gli investimenti hanno raggiunto i 4,8 miliardi lo scorso anno e saranno ancora sopra i 4 miliardi quest’anno e il prossimo. Altri numeri elaborati ieri in un nuovo rapporto da Deloitte riportano che l’anno scorso la produzione nazionale di energia elettrica ha toccato i 261 TWh, in leggero aumento rispetto al 2023 (+2,5%). Ma? Ma il nostro Paese continua ad essere ancora troppo dipendente dall’estero. Le importazioni nette hanno coperto il 16,3% del fabbisogno elettrico nazionale con +4,7% annuo tra il 2020 e il 2024. Un trend al rialzo contro il -3,8% annuo registrato dal 2015 al 2019. Solo lo scorso anno, ad esempio, le importazioni nette hanno coperto il 16,3% del fabbisogno elettrico nazionale, pari a 51 TWh su un totale di 312 TWhv. Numeri da collegare alle carenze infrastrutturali e di storage.

Scendendo nel dettaglio, il primo Paese da cui ci nutriamo è la Francia (42%). E nei prossimi dieci anni la domanda elettrica nazionale potrà raggiungere i 400 TWh, con una crescita trainata sia dall’incremento della domanda “naturale”, sia dal processo di elettrificazione, che sposterà verso il vettore elettrico consumi tradizionalmente soddisfatti da altre fonti. Ecco perché, sottolinea Deloitte, c’è “la necessità di accelerare lo sviluppo delle infrastrutture di rete e dei sistemi di accumulo, indispensabili per garantire sicurezza e resilienza del sistema elettrico nazionale. Una trasformazione di questa portata richiederà a sua volta investimenti notevoli, sostenuti da strumenti di policy efficaci e stabili, ma anche il superamento di una serie di ostacoli che, se non affrontati con decisione, potrebbero rallentare il ritmo della transizione”.

Se l’Ue prevede una spesa oltre 1.200 miliardi di euro entro il 2040, di cui circa il 40% destinato alla trasmissione e il 60% alla distribuzione, in Italia gli investimenti nella rete di trasmissione potrebbero sfiorare i 30 miliardi entro il 2040. Gli operatori intervistati da Deloitte confermano una crescita significativa degli investimenti nella rete elettrica, ben superiore ai livelli storici e dall’analisi dei rapporti dei distribution system operator sull’avanzamento dei loro piani di sviluppo, emerge che nel 2024 oltre l’86% degli investimenti dei principali Dso italiani (pari a quasi 4,2 miliardi di euro) sia stato destinato ad aumentare la capacità e l’“hosting capacity” per nuovi impianti rinnovabili. E, ancora, per digitalizzare le reti al momento gli investimenti sono al 6% ma serve aumentare questa quota. Una sfida, dunque, tecnologica e infrastrutturale. Accanto alla quale c’è quella climatica, ambientale. Lo scorso anno, gli eventi estremi sono stati 351.

“Per assicurare la solidità dei progetti di nuova capacità rinnovabile, gli operatori hanno due strumenti principali a disposizione: i meccanismi di incentivazione pubblica, come il prossimo decreto Fer X, e i contratti di lungo termine per la vendita dell’energia, i cosiddetti Power Purchase Agreements (Ppa), capaci di assicurare flussi di cassa stabili e ridurre il rischio per gli investitori”. Proprio in questi giorni il governo sta lavorando al nuovo dl Energia ma è in atto un vero e proprio scontro tra Mase e Masaf sulle aree idonee. Con il dicastero dell’Agricoltura che deve fare i conti con la linea Coldiretti di salvaguardare i terreni dai pannelli.

Altro problema: gli operatori sentiti da Deloitte sottolineano che i decreti continuano a rallentare nella loro attuazione. Così come il mercato dei Ppa non è ancora maturo. In questa fase di transizione, inoltre, occorre puntare sul Capacity Market per garantire la sostenibilità economica degli impianti necessari a bilanciare l’intermittenza delle rinnovabili.

Intervenendo ieri all’evento Rcs Academy Green & Net Zero, il dg di Enel Italia Nicola Lanzetta ha rimarcato: “Oggi l’Italia ha circa il 65% che non è nelle sue disponibilità, il 40% viene fatto utilizzando gas, il 15 lo compriamo dall’estero. Questo ci dice che c’è bisogno di cambiare lo scenario”. Le soluzioni sono già lì: rinnovabili, accumuli e reti. “Poi questa rete deve supportare condizioni climatiche che stanno cambiando. Infine tutti abbiamo imparato a utilizzare il vettore elettrico come non facevamo in passato e per questo la rete di distribuzione deve essere più grande”, ha concluso Lanzetta. Altre direzioni non sono previste.

 

 

 

 

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