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Materie prime critiche, al VIA il programma nazionale esplorativo per 14 progetti. La prima fase d’indagine costerà 3,5 milioni, coinvolte 15 unità e oltre 400 addetti

01 Lug 2025 di Mauro Giansante

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Materie prime critiche, al VIA il programma nazionale esplorativo per 14 progetti. La prima fase d’indagine costerà 3,5 milioni, coinvolte 15 unità e oltre 400 addetti

Le miniere italiane sono prossime alla riapertura. E’ di ieri, infatti, l’approvazione da parte del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (Cite) del programma nazionale di esplorazione affidato da Mase (Ambiente) e Mimit (Imprese e made in Italy) a Ispra, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Sono quattordici i progetti di ricerca che coinvolgeranno tutte le Regioni del territorio italiano, in più verrà effettuata  la mappatura nazionale dei depositi dei rifiuti estrattivi prevista dal progetto Pnrr Urbes. Saranno attivate 15 unità operative e oltre 400 specialisti, con un investimento di 3,5 milioni di euro dedicati alla prima fase di indagine sui depositi naturali. Le attività esplorative, nello specifico, riguarderanno le aree più promettenti (si veda in coda l’articolo sulle 76 miniere con relativa mappa) ricche di materie prime critiche e strategiche attinenti al piano europeo di sviluppo e rinnovo della competitività comunitaria su queste risorse chiave per tanti rami industriali.

                  

La Fase 2, eventuale, è programmata per il biennio giugno 2026/maggio 2028 e sarà dedicata al raffinamento di quanto ottenuto in Fase 1 e all’espansione della ricerca su aree potenzialmente interessanti dal punto di vista minerario ma non investigate in Fase 1, anche sulla base di specifici interventi di remote sensing tramite analisi satellitari e programmi di acquisizione dati da sensori avio/eli trasportati. Sulla base – si legge nel programma Ispra – del potenziale atteso, della vincolistica presente nell’area e dei finanziamenti disponibili può essere programmata una specifica campagna di sondaggi mirata ad ottenere una migliore qualificazione/quantificazione del corpo mineralizzato, la cui tipologia, profondità ed inclinazione saranno definiti caso per caso. “Le attività previste da questa fase, ove ne ricorrano i termini, saranno sottoposte alle valutazioni ambientali di cui al Titolo III della parte seconda del D.lgs. n. 152/2006 e alla valutazione di incidenza di cui all’art. 5 del DPR n. 357/1997. Si ribadisce che anche nel caso di esecuzione di sondaggi non si tratterebbe comunque di una ricerca operativa propriamente detta che comporta, tradizionalmente, l’esecuzione di decine di sondaggi per sito”.

La Fase 3, eventuale, è prevista invece per il biennio giugno 2028/maggio 2030 e sarà dedicata alla finalizzazione, ed eventuale approfondimento di quanto eseguito in Fase 1 e 2 ed espansione della ricerca nelle aree limitrofe o in altre aree di interesse, anche tenendo conto della possibile variazione della lista dei materiali critici per l’Ue. I finanziamenti di Fase 2 e 3 – spiega il documento – potranno essere stabiliti anche sulla base dei risultati, auspicabilmente favorevoli, di Fase 1. Le tre fasi si articolano in 4 specifiche Linee di Attività: Coordinamento e gestione che sarà operativa sia in Fase 1 che in Fase 2 e 3; Carta nazionale delle materie prime critiche, dedicata all’implementazione del data base minerario ed articolata in ulteriori tre Sotto Azioni. Carta nazionale delle materie prime critiche, campagne di indagini: dedicata all’implementazione del data base minerario attraverso indagini di campagna; Formazione, comunicazione e riqualificazione delle risorse umane – Green skills: dedicata alla formazione del personale ed alla disseminazione dei risultati.

Tornando ai singoli territori coinvolti: Lombardia e Trentino-Alto Adige saranno al centro delle ricerche per la presenza di fluorite e barite, nonché di terre rare localizzate nelle Alpi Meridionali. A Nord-Ovest, l’attenzione si concentrerà sull’area di Finero, in Piemonte, per l’indagine sui metalli del gruppo del platino (Pgm), mentre nelle ofioliti liguri verranno esplorati giacimenti di rame e manganese. Sempre in Piemonte e in Liguria si cercherà di approfondire la conoscenza dei depositi di grafite. Nel Centro Italia, in particolare in Toscana, Lazio, Emilia-Romagna, Marche e alcune aree del Piemonte, sarà analizzato il potenziale del litio, sia in contesti geotermali che sedimentari. In Toscana, inoltre, saranno oggetto di studio i noti depositi di antimonio e magnesio delle Colline Metallifere, mentre nel Lazio le attività si focalizzeranno sulla fluorite, anche in relazione alla sua concentrazione in terre rare. Nel Sud Italia, la Campania sarà interessata da indagini sul litio, sui feldspati e su altri minerali industriali strategici per l’industria nazionale, mentre in Calabria verranno esaminati i significativi giacimenti di grafite della Sila. In Sardegna, storicamente la principale regione mineraria italiana, l’esplorazione riguarderà diversi materiali: minerali industriali come feldspati, zeoliti, bentoniti e caolino presenti nelle aree magmatiche; mineralizzazioni a fluorite, barite e terre rare nel centro-sud dell’isola; e i più importanti depositi metalliferi. In particolare, si opererà nel distretto di Funtana Raminosa, dove verranno indagati tungsteno, terre rare, rame e altri solfuri, e nel settore sud-occidentale dell’isola, dove l’interesse è rivolto al rame e al molibdeno, associati a stagno, bismuto, arsenico e oro.

Ma oltre alle indagini sulle materie prime, in tutte queste aree saranno mappati e caratterizzati i depositi di rifiuti estrattivi abbandonati, nell’ambito del Progetto Pnrr Urbes, che contribuisce alla definizione di un quadro nazionale aggiornato sulle passività ambientali legate alle attività minerarie del passato e finanziato con 10 milioni di Euro.

In termini tecnologici e tecnici, invece, questa prima fase di operazioni sarà non invasiva e condotta con l’analisi di immagini telerilevate, rilievi geologici, geochimici e geofisici, anche mediante l’impiego di sensori aviotrasportati. Saranno inoltre sperimentate tecnologie avanzate come la radiografia muonica, basata sull’utilizzo di particelle cosmiche, e l’impiego di software di intelligenza artificiale per l’elaborazione e l’integrazione dei dati acquisiti. Eventuali sondaggi esplorativi diretti saranno previsti solo nelle fasi successive (fase 2 e fase 3), e comunque subordinati alle opportune valutazioni ambientali. Tutti i dati raccolti confluiranno, quindi, nel Database Minerario Nazionale Gemma, sviluppato nell’ambito del progetto GeoSciencesIr del Pnrr, con l’obiettivo di rendere disponibili le informazioni in modo strutturato, trasparente e consultabile per il mondo scientifico, le istituzioni e i potenziali investitori. Tutti pronti a riscoprire l’Italia che abbiamo sotto ai nostri piedi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La mappa di Ispra: 76 miniere ATTIVE, 22 hanno materie prime critiche (coltivate solo 2). Litio all’Elba, terre rare in Sardegna

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