IL RAPPORTO 2024
Inail: infortuni e morti sul lavoro stabili ma il tributo è ancora PESANTE con 3-4 decessi al giorno. Costruzioni secondo settore coinvolto con il 13%. D’Ascenzo: “Insistere sulla prevenzione”
Il numero complessivo degli infortuni e delle morti sul lavoro in Italia è rimasto più o meno stabile nel 2024 rispetto all’anno precedente ma il tributo complessivo pagato dai lavoratori resta molto alto: 1.202 i casi mortali registrati – in media tra i tre e i quattro decessi al giorno – tra le quasi 600mila denunce complessive di incidenti. E mentre cresce il peso degli infortuni in itinere, sono in netto aumento le denunce relative alle malattie professionali (+21,8%) L’aggiornamento dei dati arriva dalla relazione annuale dell’Inail illustrata ieri a Roma dal presidente dell’istituto Fabrizio D’Ascenzo alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della ministra del Lavoro Marina Calderone.
Nello specifico gli incidenti con esito mortale sono stati uno in più rispetto al 2023. Il dato tiene conto sia dei 1189 decessi tra i lavoratori (quattro in meno) sia dei 13 registrati tra gli studenti, 5 in più. Riguardo ai casi mortali nel 2024 si registra comunque un calo del 3,5% delle denunce in occasione di lavoro, cioè durante lo svolgimento dell’attività: 886 decessi invece che i 918 del 2023. Mentre quelli relativi ad infortuni in itinere (nel tragitto verso la sede di lavoro e ritorno) sono cresciuti del 10,2%:da 275 a 303 decessi. Il 42,3% dei casi si è verificato “fuori dall’azienda” (cioè in itinere o durante il lavoro ma in trasferimento), il valore più elevato negli ultimi cinque anni.
Rispetto al 2019, ultimo anno prima della pandemia covid (che ha fatto impennare le statistiche del 2020 e 2021), i decessi totali tra i lavoratori sono scesi del 3,9%, da 1237 a 1189. Rapportando le denunce di infortuni mortali in occasione di lavoro al numero degli occupati Istat, l’Inail registra nel 2024 un valore di 3,70 decessi ogni 100mila addetti, inferiore sia rispetto al 2023 (3,89) sia al 2019 (3,90). Una riduzione del rapporto che indica dunque una leggera diminuzione della mortalità rispetto ai volumi di lavoro, anche se forse occorrerebbe tenere conto oltre che del numero degli occupati anche delle ore effettivamente lavorate. Così come sarebbe interessante valutare questo duplice andamento (incidenti e volumi di lavoro) nei diversi comparti economici. Benché i dati restino allarmanti, l’Italia presenta comunque un tasso di infortuni mortali, secondo gli ultimi dati Eurostat riferiti al 2022, inferiore alla media Ue.
Anche le denunce complessive di infortuni, gravi e meno gravi, nel 2024 sono rimaste stazionarie. L’Inail segnala un aumento dello 0,4% a 593 mila casi, legato alla crescita tra gli studenti, saliti a 78mila (+10,5%), di cui 2.100 per infortuni occorsi nei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (Pcto). Per quanto riguarda i lavoratori, invece, si registra un calo dell’1% delle denunce, da 519 a 515mila. Anche in questo caso si segnala una leggera contrazione degli infortuni avvenuti durante il lavoro, scesi dell1,9% a 413mila circa, a cui fa fronte un aumento di quelli in itinere: +3,1% a 101mila.
L’analisi dei dati per settore di attività economica evidenzia come il 24% degli infortuni in occasione di lavoro sono avvenuti nel comparto manifatturiero, il 13% nelle costruzioni, il 12% nell’area sanità/assistenza e un altro 12% nei Trasporti. Il settore delle costruzioni segnala però un calo del 3,4%, così come la manifattura del 6,1%. Per quanto riguarda nello specifico gli infortuni mortali durante il lavoro le costruzioni si confermano il settore più colpito con 182 casi nel 2024, ma fanno segnare un calo di 13 unità rispetto al 2023. Dati più stabili nei comparti trasporti/magazzinaggio e manifatturiero con, rispettivamente, 132 e 118 casi mortali.
Sul piano territoriale si evidenzia uno scarto tra le denunce complessive di infortunio e quelle che hanno avuto un esito mortale. Nel primo caso solo il 20% arriva dalle regioni del Sud e dalle Isole il 20%. Che rappresentano però oltre il 34% dei casi di decesso. In Campania, ad esempio, si segnalano il 3,7% delle denunce totali e ben il 10,3% delle denunce finite purtroppo con un esito mortale. Segno forse della diversa penetrazione sia della cultura della sicurezza sul lavoro che dell’economia sommersa nelle diverse parti del Paese.
Le denunce di malattie professionali hanno toccato intanto nel 2024 quota 88mila, il dato più elevato dal triennio 1976-1978, e in crescita del 21,8% rispetto al 2023. Secondo l’Inail l’incremento “non è necessariamente da ascrivere a un peggioramento delle condizioni di lavoro ma può essere attribuito a una accresciuta informazione da parte di lavoratori e medici”. L’83,3% delle denunce di malattie professionali si concentra in industria e servizi e in questo ambito sono soprattutto le costruzioni con 29% e il manifatturiero con il 26% i settori più colpiti.
«Garantire la salute e la sicurezza sul lavoro è una priorità dell’azione di questo governo. A testimoniarlo sono i tanti provvedimenti che abbiamo adottato fin dal nostro insediamento», ha sottolineato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un videomessaggio inviato alla presentazione della relazione, ricordando l’introduzione della “cosiddetta patente a crediti obbligatoria nell’ambito dei cantieri edili, l’assunzione di nuovo personale ispettivo per incrementare sensibilmente il numero delle ispezioni e dei controlli e lo stanziamento di risorse importanti per premiare le imprese che investono in prevenzione”. Il governo, ha spiegato la premier, “ha reperito altri 650 milioni di euro da investire in misure concrete che si aggiungono ai 600 milioni già disponibili per il 2025”.
Nella relazione tuttavia l’Inail sottolinea ancora l’insufficienza del suo apparato ispettivo. “Anche nel 2024 – si afferma – l’istituto ha registrato gli effetti della significativa carenza di personale assegnato alle funzioni di vigilanza”, con 182 unità di lavoro in meno rispetto al 2023 (-9%). Di conseguenza sia le aziende ispezionate che quelle risultate irregolari sono state circa mille in meno del 2023 e i lavoratori regolarizzati circa 35mila a fronte di 44mila.
Sul piano della prevenzione l’Inail, spiega il rapporto, punta a “superare la logica dell’obbligo normativo promuovendo un approccio sistemico per diffondere una cultura della prevenzione”. Lo strumento principale è il bando Isi, finanziamento attraverso il quale l’Istituto a partire dal 2010 ha messo a disposizione circa 4,1 miliardi di euro a fondo perduto a favore di oltre 43mila progetti per il miglioramento dei livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. I 600 milioni del 2024, in particolare, sono l’importo più alto stanziato nelle 15 edizioni dell’iniziativa.
“Il contributo che l’Inail ha fornito al Paese anche nel 2024 – ha affermato il presidente D’Ascenzo nella presentazione – si è concretizzato in interventi basati su quattro direttrici fondamentali: l’erogazione di finanziamenti a favore delle aziende che investono in sicurezza, la riduzione dei premi assicurativi a beneficio delle imprese che realizzano interventi di miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza, in aggiunta a quelli obbligatori per legge, iniziative dirette a innalzare i livelli di informazione, formazione e cultura della prevenzione e lo sviluppo di innovazione tecnologica nel campo della salute e sicurezza dei luoghi di lavoro da trasferire al mondo produttivo”.
Per quanto riguarda il bilancio, Inail “conferma la solidità della gestione economica e patrimoniale, con un avanzo finanziario di competenza di oltre 2,6 miliardi di euro e un risultato economico positivo di oltre 1,5 miliardi”.