EDILIZIA

Imprese, in Italia la cattiva raccolta dei dati COSTA l’11% su progetti rilavorati

La digitalizzazione delle imprese edilizie è in corso: dal 2020 sono più che raddoppiati i dati raccolti. Eppure, quasi un terzo dei professionisti del settore ritiene di riceverli incompleti o inaccurati. La conseguenza più diretta e generale è l’inefficienza operativa. Cinque anni fa, all’inizio di questo percorso, la cattiva qualità dei dati è costata all’economia globale 1,84 trilioni, obbligando a effettuare rilavorazioni in cantiere per un costo complessivo di quasi 90 miliardi.

15 Apr 2025 di Mauro Giansante

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La digitalizzazione delle imprese di costruzioni avanza ma non ancora ai ritmi degni di una svolta necessaria, che deve e dovrà essere figlia non solo delle norme ma anche e soprattutto dei tempi. Da un lato, negli ultimi cinque anni la quantità di dati raccolti legati ai progetti edilizi è più che raddoppiata grazie all’adozione della tecnologia da parte delle imprese di costruzioni che hanno intrapreso un percorso di trasformazione digitale su larga scala, contribuendo a un’accelerazione del settore effettivamente senza precedenti. Dall’altro, rimane forte il deficit relativo alla qualità di questi dati. Secondo le elaborazioni di PlanRadar – piattaforma che gestisce documentazione, comunicazione e reportistica digitale nei progetti edilizi, di facility management e immobiliari – quasi un terzo dei professionisti del settore edile ritiene di ricevere dati incompleti o inaccurati, generando così gravi inefficienze operative che ostacolano la capacità delle imprese di prendere decisioni tempestive e in modo informato. Più da vicino, in Italia,  oltre l’11% del costo totale dei progetti immobiliari è da ricondurre a rilavorazioni dovute a errori di costruzione. Di più: cattiva comunicazione e scarsa collaborazione tra membri del team e attori coinvolti possono portare a un impatto sui costi fino al 62,5%; la cattiva gestione dei documenti fino al 48%. Un altro esempio sono i dati globali 2020 quando la cattiva qualità dei dati è costata all’economia globale una cifra pari a 1,84 trilioni di dollari, obbligando le imprese di costruzioni a effettuare rilavorazioni in cantiere per un costo complessivo di quasi 90 miliardi di dollari.

Un altro fronte è quello della sicurezza dei dati. Anche qui con dei costi diretti e indiretti. Infatti, oltre il 38% delle aziende edili globali ha subito una violazione dei dati, con un costo medio dei danni che ha raggiunto i 3 milioni di dollari e, nonostante ciò, solo il 37% delle stesse ha un piano di sicurezza informatica ben delineato. C’è poi il tema della carenza di personale, sia in termini numerici che di capacità (e di disponibilità al netto di gap anagrafici) rispetto alla gestione dei processi innovativi all’interno del cantiere. In Italia, dicono i numeri, oltre il 40% delle aziende accusa questa problematica. Evidenziando di conseguenza deficit di efficacia e rapidità nelle decisioni e quindi anche di corretta archiviazione e accessibilità dei dati. 

Ma perché si registra tutto ciò? Secondo PlanRadar, i motivi per cui le imprese edili non hanno ancora adottato una strategia concreta di gestione dei dati consistono nei costi di implementazione e/o le risorse richieste (40%), nella mancanza di supporto organizzativo (36%) e nell’ingombro di tempo che il processo di adozione di soluzioni digitali richiederebbe (36%). Insomma, la filiera è ancora restia a riconoscere quanto la corretta gestione dei dati e delle informazioni incida sulla realizzazione dei progetti edilizi. Eppure, i risparmi calcolati sono pari a sette ore a settimana. Dunque, basterebbe questo come incentivo o anche quello di evitare costi maggiorati ed extracosti, nonché la perdita delle informazioni, a far accelerare questa svolta digitale. Secondo Pwc, comunque, già quest’anno il 77% delle aziende aumenteranno il budget per la sicurezza informatica.

Secondo Fabio Arancio, Regional Manager Italy di PlanRadar, “ogni giorno in cui continuiamo a utilizzare whatsapp, excel o le mail per scambiarci le foto di cantiere è un giorno perso. E non con un rapporto uno a uno. Il ritardo sta diventando logaritmico: dobbiamo accelerare la digitalizzazione per non perdere ancora competitività”. Le nuove tecnologie sono entrate in cantiere, adesso è tempo di accoglierle dalla porta principale senza aspettare che vengano imposte dall’alto.

 

 

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