la RELAZIONE MASE AL GSE

Il Superbonus ha ridotto la domanda di GAS del 5,1%, -10% dalla Russia

Nel bilancio 2023 del ministero guidato da Pichetto Fratin si evidenzia, però, per la prima volta nel monitoraggio 2021-2030 una contrazione dei risparmi generati dagli interventi di riqualificazione strutturale ed energetica incentivati dai meccanismi di detrazione fiscale: -19% prevalentemente legati ai cali del superecobonus. Per il contenimento dell’ecobonus, invece, si registra un -22% rispetto al 2022.

02 Ott 2024 di Mauro Giansante

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Grazie e arrivederci (in altre forme), superbonus. Addio, gas russo. A noi, transizione. Sono diversi e tutti intrecciati tra loro i messaggi lanciati dalla relazione annuale sul 2023 presentata ieri dal Mase presso la sede del Gestore dei servizi energetici. Un’edizione tardata, hanno spiegato i relatori interessati, dalla compilazione del nuovo Pniec inviato il 1° luglio scorso a Bruxelles.

Fattore superbonus per il calo di domanda di gas

Il primo di questi messaggi riguarda il risparmio energetico nel settore civile. “Nel 2023 – si legge nella relazione – la domanda di gas è stata pari a 61,7 miliardi di metri cubi, con un decremento di 7 miliardi di metri cubi (-10,3%) rispetto all’anno precedente”. Motivo? “La riduzione è giustificata dalla proroga delle misure di contenimento della domanda gas (Regolamento (Ue) 2023/706 del 30 marzo 2023) per far fronte alla riduzione delle forniture di gas dalla Russia, dalla persistente stagnazione che ha impatto su tutti i settori economici e produttivi, all’uso limitato del gas per la produzione di energia elettrica e alle condizioni climatiche particolarmente miti nel corso del 2023”. Nel settore civile, però, tra residenziale e terziario, si registra “un decremento da 24,4 a circa 23,2 miliardi di metri cubi con una riduzione di 1,2 miliardi di metri cubi (-5,1%)”. Le ragioni: “una situazione climatica del 2023 più mite rispetto al 2022 di circa 0,5 °C”, ma anche se non soprattutto “un incremento dell’efficienza del settore, trainata principalmente dagli interventi di riqualificazione energetica sostenuti dal superbonus e dalle altre forme di incentivazione previste per il settore e, da ultimo dalle misure di contenimento della domanda soprattutto nei primi mesi del 2023”.

 

 

Restando in materia di efficientamento energetico edilizio, nella prima delle due monografie allegate al rapporto emerge che, riguardo ai prezzi delle case per efficienza energetica, nel 2022 il 65% di quelle in vendita era di bassa classe (F, G). Solo circa il 10% (delle case in vendita su Immobiliare.it) era caratterizzato da un’alta efficienza energetica, con classe compresa tra A1 e A4. In termini di prezzi, per gli immobili più green si registra un +25% di costo medio (ma con oscillazioni di sovrapprezzo tra il 7 e il 45%).

Le rinnovabili crescono, il gas russo cala

Il terzo messaggio del rapporto riguarda il mismatch tra fonti fossili e rinnovabili in Italia. Il quadro ritratto evidenzia un Paese meno dipendente dagli approvvigionamenti esteri e più rivolto alle rinnovabili, in un contesto di contrazione dei consumi di energia da parte delle famiglie. In dettaglio, la quota di importazioni nette rispetto alla disponibilità energetica lorda scende dal 79,2% del 2022 al 74,6% dello scorso anno. Forte il calo nelle importazioni di combustibili solidi (-2922 ktep, -38%), di energie rinnovabili e bioliquidi (-621 ktep, -22%) e di gas naturale (-8.823 ktep, -15%). Meno marcato il contenimento dell’import netto di petrolio e prodotti petroliferi, con (-1926 ktep, -2,5%), compensato da una crescita del 15% dell’import netto di energia elettrica. La produzione nazionale è in aumento di 1.461 ktep, (+ 4,2% rispetto al 2022), attribuibile soprattutto all’aumento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili. In continuità con gli anni precedenti, inoltre, la relazione del Mase sottolinea che le fonti rinnovabili di energia nel 2023 hanno trovato ampia diffusione in tutti i settori di utilizzo: dall’elettrico, con le fonti solare ed eolica in progressiva crescita, al termico trainato principalmente dalla diffusione delle pompe di calore, ai trasporti con biocarburanti e biometano; la quota dei consumi energetici complessivi coperta da rinnovabili è stimata al 19,8%, in aumento di circa 0,7 punti percentuali rispetto al 2022.

“I dati – ha affermato Paolo Liberatore del Gse – ci dicono nel 2023 la produzione complessiva Fer ammonta a 116 Twh su un totale di 314 Twh, circa il 37%. Al primo posto l’idroelettrico poi il solare e le bioenergie. L’incidenza sul settore termico delle fonti rinnovabili è intorno al 21%” mentre “nel settore trasporti si attesta intorno al 10%, grazie ai biocarburanti”, in gran parte costituito dal biodiesel. In numeri, si traduce in “22,8 Mtep il consumo complessivo di energia da Fer lordo, mentre il consumo finale lordo di energia è pari a 115Mtep (-2,5%). La quota Fer che ne deriva si attesta al 19,8% in aumento rispetto al 2022 (19,1%”. Come specificato, invece, da Valeria Amoretti di Terna: “La crescita maggiore è avvenuta nel settore fotovoltaico, che tra il 2022 e il 2023 è cresciuto del 21%”.

Quanto alla domanda di gas, si registra una riduzione del 10,3% (-7 miliardi di metri cubi), giustificata dalla persistente stagnazione, che ha impatto in tutti i settori economici e produttivi, all’uso limitato del gas per la produzione di energia elettrica, al piano di contenimento nei consumi e alle condizioni climatiche particolarmente miti nel corso del 2023. Dalla Russia, ed è questo uno dei dati più positivi, arriva sempre meno gas: -9,9% equivalenti a circa 11 miliardi di metri cubi non più entranti al punto d’ingresso di Tarvisio. “Più sicuri e con più rinnovabili – ha commentato Pichetto – l’Italia sta andando nella direzione giusta. Il Rapporto annuale sulla situazione energetica nazionale evidenzia un Paese che punta a una maggiore sicurezza energetica e allo sviluppo delle rinnovabili, in linea con gli obiettivi del nostro Pniec. L’Italia c’è!”. A proposito di Pniec, il Mase ha anticipato alcuni video e fotogrammi della nuova piattaforma che tra qualche settimana sarà ufficialmente attiva – a questo indirizzo – per monitorare tutti i target fissati nel documento europeo.

La situazione dei prezzi

Il 2023 ha fatto registrare cali di prezzi, in particolare per imprese, aggiunge il rapporto: diminuiscono del 25% l’energia elettrica e del 18% il gas naturale rispetto al 2022. Nel 2023 le famiglie italiane hanno consumato 49.315 Ktep di energia, il 4,3% in meno rispetto al 2022, spendendo 101,6 miliardi (-4,2% sul 2022). Il 55,8% dell’energia usata è per usi domestici e il restante 44,2% per trasporto privato. L’uso domestico (ridotto, in quantità, dell’8% rispetto al 2022) è stato soddisfatto soprattutto con gas naturale, biomasse e elettricità. Per il trasporto in conto proprio, costato alle famiglie circa 47,5 miliardi di euro (+0,5%), sono stati consumati soprattutto gasolio e benzina. Tra il 2022 e il 2023 si registra una diminuzione della spesa energetica totale pari al 4,2%, che porta ad attestarsi a prezzi correnti su circa 101,6 miliardi di euro.

“C’è ancora tanta strada da fare, è nell’interesse del Paese”, ha ammonito Pichetto. “Dobbiamo togliere alcuni passaggi, senza andare a discapito della trasparenza, dobbiamo renderci efficienti. Significa mettersi nella condizione di raggiungere l’obiettivo. Altrimenti ai prezzi dell’energia elettrica, il dato più lampante e misurabile, noi facciamo fallire il Paese. Questa è la sostanza”.

Le imprese più green sono al nord. Costruzioni al quarto posto

Infine, la transizione energetica: nella seconda monografia del rapporto emerge che i valori medi degli investimenti aziendali nel green premiano per il 34% le imprese del nord. Anche le quote di investimenti si concentrano per il 4% in tutto il settentrione, per l’1,6% al sud e l’1,2% nel centro. In termini di dimensioni, invece, l’impegno a dotarsi di tecnologie sempre più avanzate aumenta proporzionalmente alle dimensioni dell’azienda: in quelle micro l’incidenza è all’11,6%, nelle piccole al 23,3%, nelle medie al 40% e nelle grandi al 60,4%. Con quote rispettivamente dell’1,3%, 2,7%, 4,6% e 5,6%. A livello settoriale, le utilities prevalgono (24%) su manifattura (22%), servizi (13,7%) e costruzioni (11,4%). Con quote rispettivamente del 4,5%, 2,8%, 1,3 e 1,4%.

 

 

 

Leggi qui la Relazione Situazione Energetica Nazionale 2023

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