EDILIZIA
Il salva-Milano non entra nel Dl infrastrutture, forse una legge ad hoc (ma i tempi sono LUNGHI)
L’idea dei partiti di maggioranza e governo
25 luglio
IN SINTESI
Il decreto legge Infrastrutture va avanti alla Camera con l’approvazione dei primi emendamenti, ma la maggioranza accantona ancora (e rinvia sine die) la soluzione per il salva-Milano. L’emendamento che dovrebbe avviare la riforma della ristrutturazione edilizia (in particolare dei procedimenti autorizzativi per la demolizione e ricostruzione, Superscia compresa) e trovare una via di regolarizzazione per circa 150 progetti sotto inchiesta nel capoluogo lombardo non entrerà, infatti, neanche nel decreto legge Infrastrutture. La decisione è stata assunta nel corso di una riunione tra maggioranza e governo, che si è tenuta ieri mattina alla Camera, da cui sarebbe emersa la mancanza degli estremi per l’ammissibilità delle misure come emendamento al decreto all’esame in commissione a Montecitorio. La soluzione su cui si è trovata l’intesa manderebbe comunque l’approvazione del provvedimento per le lunghe: si passerebbe, infatti, per una proposta di legge parlamentare ad hoc, da presentare (forse) prima della pausa estiva e da discutere poi in Parlamento con procedura d’urgenza (realisticamente l’approvazione non avverrebbe prima di due o tre mesi in assenza di “intoppi” politici). Scartata, invece, l’ipotesi, pure discussa, di un decreto legge Infrastrutture con questa sola norma (che non avrebbe probabilmente avuto il via libera del Quirinale).
Il cosiddetto emendamento salva-Milano era stato già dichiarato inammissibile per mancanza di congruità nel decreto legge Pnrr 2 e invece dichiarato ammissibile, ma poi ritirato, nell’esame del decreto legge salva-casa. Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, aveva rilasciato in quell’occasione una criptica dichiarazione in cui aveva sostenuto che l’emendamento era uscito di scena perché “qualcuno non era d’accordo”. Gli emendamenti presentati dalla Lega, per altro, con l’istituzione al Mit di una commissione ministeriale per produrre entro sei mesi una proposta di riforma dei processi autorizzativi per la ristrutturazione edilizia, erano stati considerati ininfluenti ai fini della situazione milanese da gran parte degli osservatori.
Iter a rilento, oggi si vota ancora
Salvini, comunque, era presente anche ieri mattina alla suddetta riunione di maggioranza ed esecutivo ma evidentemente neanche il pressing “fisico” ha sortito l’effetto acceleratore tanto chiamato nei giorni e settimane scorsi. Se è vero, poi, che pressoché ogni estate si ripresenta il problema di chiudere quanto prima i lavori parlamentari per passare a quelli balneari, è altrettanto oggettivo l’ingorgo di decreti che si è venuto a creare in queste settimane. Anzi, già da giugno con il prolungamento dei tempi per alcune norme energetiche da chiudere contestualmente alla scadenza della sesta rata Pnrr e la consegna del Pniec a Bruxelles.
“La maggioranza getta la maschera: nonostante quanto annunciato, non c’è nessuna volontà di intervenire nei decreti in scadenza per chiarire la normativa edilizia su ristrutturazioni e altezze. Milano ancora una volta viene tradita dalla destra e dalle loro promesse. Per evitare la debacle totale, la maggioranza ha deciso di presentare una proposta di legge sulla ristrutturazione edilizia nei contesti di rigenerazione. Se non sono riusciti a intervenire con un emendamento come pensano di farlo imbarcandosi nel più lungo e complesso iter per l’approvazione di una proposta di legge?”. Così la deputata democratica, Lia Quartapelle.
Quanto alle votazioni di ieri, in commissione Ambiente si sono votati gli emendamenti ai primi tre articoli. Quelli relativi alle concessioni autostradali, il Ponte sullo Stretto e i commissari. Sul primo, la maggioranza aveva presentato solo due proposte di modifica. Una leghista a prima firma On. Zinzi sulla Brennero-Modena, l’altra targata Fdi a prima firma On. Aldo prevede la cessione da parte di Anas alla nuova controllata del Mef e dell’attuale Mit di diritti e obblighi della partecipazione “nelle società Concessioni Autostradali Venete – Cav S.p.A., Autostrada Asti Cuneo S.p.A., Società Italiana per Azioni per il Traforo del Monte Bianco, Società Italiana Traforo Autostradale del Fréjus – Sitaf S.p.A., Concessioni Autostradali Lombarde – Cal S.p.A., Anas International Enterprise S.p.A. in liquidazione”.
Sull’articolo 3, inerente i commissari, Fdi aveva proposto di aggiungere alle competenze di Sogesid anche il supporto alla realizzazione di interventi “di rigenerazione urbana, riqualificazione del patrimonio edilizio ed opere infrastrutturali a rete”, presisponendo il Mef “a versare alla medesima società i residui 4/10 del capitale sottoscritto per un importo totale di euro 20.658.275,96”.
Ponte sullo stretto, la maggioranza semplifica la Via
Infine, il tasto del ponte sullo Stretto. “Oltre a essere uno dei tanti decreti fuffa del governo, il dl Infrastrutture rappresenta l’ennesimo capolavoro della propaganda salviniana. A emergere è chiaramente il tanto acclamato progetto del ponte sullo Stretto trasformatosi in uno spezzatino degno dei peggiori chef. Tra gli ingredienti è spuntato anche un articolo che abbiamo chiesto di sopprimere perché punta a semplificare la Valutazione di impatto ambientale per il progetto tanto caro al ministro delle Infrastrutture. Alla luce della procedura relativa alle fasi costruttive delle singole realizzazioni, si rischia di non avere la visione sistemica del progetto. L’applicazione della Via solo in modalità circoscritta alle prescrizioni indebolisce il parere a discapito della salute dei cittadini e della resilienza ambientale. Per noi è inaccettabile, è come avere una valutazione più debole proprio perché effettuata su ogni singolo pezzo. In pratica una scorciatoia nelle mani del Governo per rispondere alle 239 integrazioni richieste dal ministero dell’Ambiente che ha bocciato il progetto del ponte. Non si può mettere a rischio la vita dei cittadini e la salvaguardia dell’ambiente”. Così in una nota la deputata del Movimento 5 Stelle Patty L’Abbate, vicepresidente della commissione Ambiente alla Camera. Le votazioni, intanto, riprendono oggi alle 13.30.