IL DL INFRASTRUTTURE ALLA CAMERA
Altolà del Mef alla revisione prezzi rafforzata per forniture e servizi. Gli otto emendamenti dei relatori: Via esclusa per opere con “UNICO obiettivo” la Difesa
Il Parlamento impone alla programmazione infrastrutturale la via politico-legislativa: entrano cinque nuove bretelle stradali fra le priorità strategiche. Paradossale evoluzione sui commissari straordinari: si rinvia a ottobre 2025 il piano di razionalizzazione voluto da Palazzo Chigi, mentre se ne creano intanto altri tre. Saltano gli aumenti tariffari autostradali, restano i contributi ad ASPI.
Il Mef stoppa senza possibilità di appello gli emendamenti al decreto Infrastrutture sull’estensione della revisione prezzi rafforzata anche ai settori delle forniture e dei servizi. Anche i relatori esprimeranno oggi parere negativo, costringendo i deputati della maggioranza a ritirarli (quelli dell’opposizione saranno bocciati). Il governo, tuttavia, manderà un segnale di attenzione a questi settori convocando un tavolo che dovrà trovare una soluzione.
Il voto in commissione si concluderà stanotte o, più probabilmente, domattina. Il week end ha registrato un mezzo terremoto politico sui pedaggi autostradali: l’emendamento dei relatori che imponeva ai concessionari di versare direttamente all’Anas una maggiorazione del canone concessorio annuo con la possibilità di rivalersi sulle tariffe pagate dagli utenti già dal 1° agosto è saltato dopo l’anticipazione del sito del Sole 24 Ore che ha scatenato la reazione delle opposizioni e l’immediata presa di distanza dalla norma da parte del ministro Salvini che ha poi invitato i relatori a ritirarla. Beneficiaria finale della norma sarebbe stata l’Anas, non le concessionarie.
Resta invece, per ora, l’emendamento all’articolo 11 che prevede il doppio aiuto straordinario al bilancio di Aspi, in attesa dell’approvazione del piano economico-finanziario: il primo contributo “in conto esercizio” è di 1,5 milioni nel 2025, 3,5 nel 2026 e 4,5 nel 2027, per un totale di 9,5 milioni nel triennio; il secondo per “rafforzare i livelli di sicurezza e innovazione delle autostrade” è di mezzo milione nel 2025, 8,5 milioni nel 2026 e 9,5 milioni nel 2027 per un totale triennale di 18,5 milioni. Si attende il parere del Mef, così come sull’emendamento che prevede una copertura aggiuntiva di 83mila euro per prorogare al 31 dicembre 2026 l’attività dell’unità di missione del Mit per il Pnrr. Per quests’ultima spesa però, le risorse sono tratte dal bilancio del Mit.
Un ulteriore emendamento dei relatori all’articolo 1 (in tutto ne sono rimasti otto) prevede che la società Stretto di Messina diventi stazione appaltante di diritto, reinserendo la norma che era stata stralciata dal governo in sede di approvazione. Potrà appaltare i suoi lavori, ma anche quelli collegati dei comuni se chiederanno di farlo (potrebbero non avere le qualificazioni adatte per opere di dimensioni importanti).
Un’altra norma – di non semplice interpretazione – sfiora il Ponte sullo Stretto, ma per ora sembrerebbe senza conseguenze: un articolo aggiuntivo 3-bis proposto dai relatori dispone che per i progetti o “parti di progetto” che abbiano finalità di Difesa si prevede la possibilità di escluderle dalla Valutazione di impatto ambientale, su domanda del ministero della Difesa e decreto dei ministeri dell’Ambiente e della Cultura entro 30 giorni dalla “richiesta”.
Questa norma è stata subito collegata alle indiscrezioni dei giorni scorsi secondo cui la Nato considererebbe il Ponte un’opera strategica sul piano militare. Il collegamento alla norma presentata venerdì è, però, per il momento, non scontato in quanto l’emendamento riguarda le opere che abbiano come “unico obiettivo” quello della Difesa. Sarà però il ministro della Difesa a definire quali siano queste opere e – nonostante la previsione che debbano rispondere a un “obiettivo unico” di difesa – la relazione di accompagnamento all’emendamento dei relatori parla, “a titolo esemplificativo”, di “aeroporti, impianti nucleari, ferrovie, strade, impianti di smaltimento dei rifiuti, di depurazione delle acque reflue…”, tutte infrastrutture che sembrano destinate anche a un uso civile (salvo riserve militari che dovrebbero essere esplicitamente indicate). La normativa rimanda agli elenchi previsti dall’articolo 233 del Codice dell’ordinamento militare (Dlgs 66/2010) e del regolamento attuativo (Dpr 236/2012). Ora bisognerà tenere d’occhio la discussione parlamentare di questo emendamento per vedere se quel temine “unico” venga cancellato, modificato o precisato.
Due emendamenti dei relatori intervengono sull’articolo 2 dedicato alle modifiche al codice degli appalti. Viene riordinata la materia degli affidamenti di somma urgenza e di emergenza (Protezione civile), distinguendo meglio fra le due classificazioni, e confermando comunque la possibilità di affidamenti diretti fino alla soglia Ue per i lavori e fino al triplo della soglia Ue per forniture e servizi.
Il secondo emendamento si riferisce alla norma del correttivo appalti (articolo 45 del Dlgs 209/2024) che estende l’incentivo tecnico alle figure dirigenziali: si potrà applicare anche alle procedure in corso alla data del 31 dicembre 2024 (entrata in vigore del correttivo).
I relatori rispondono infine alle richieste molteplici derivanti dalla maggioranza di forzare la programmazione infrastrutturale con la previsione di nuove opere strategiche o prioritarie e la nomina di nuovi commissari. Una risposta sostanzialmente positiva senza troppi filtri. L’ulteriore colpo assestato alla programmazione infrastrutturale dal Parlamento arriva con gli emendamenti 1.024 e 1.023 e impongono ancora una volta la via politico-legislativa per introdurre nella programmazione opere scollegate dai piani vigenti. Entrano infatti cinque nuove bretelle autostradali fra le opere prioritarie: SS700 Caserta; raddoppio della Galleria della Guinza; variante di Pieve di Teco-Ormea con traforo di Valico Armo-Cantarana; interventi di adeguamento e miglioramento tecnico funzionale della S.S. 78 Amandola-Mozzano; SS 7ter, tratto Manduria-Grottaglie. Singificative le corposissime relazioni alla norma, proprio a prevenire la critica di inserimenti a pioggia.
Addirittura paradossale la vicenda dei commissari straordinari alle infrastrutture per cui Palazzo Chigi aveva imposto un piano di razionalizzazione, accolto di buon grado del ministro Salvini che avrebbe potuto approfittare della “stretta” (almeno apparente) per cambiare e spostare commissari. Fatto sta che il piano, che doveva essere in origine varato a settembre 2024, è rimasto lettera morta, mentre ora il termine viene prorogato al 31 ottobre 2025. Il paradosso non finisce qui perché, nel frattempo, l’emendamento autorizza la nomina di “uno o più” commissari straordinari per altre tre opere, anche in questo caso con lunghe e dettagliate relazioni alle norme: si tratta “del nuovo Ponte dell’Olla, quale opera di rilevanza strategica per lo sviluppo delle infrastrutture viarie a servizio della provincia di Cuneo e della Valle Stura e per il traffico commerciale transfrontaliero, nonché della Variante alla S.S. 16 nel tratto compreso tra Bari-Mungivacca e Mola di Bari e degli interventi di adeguamento funzionale e messa in sicurezza della S.S. 100”.