La giornata

Il Governo apre sull’Ires premiale, SCHIARITA con le imprese

  • Pnrr, Giorgetti: “Nel 2024 spesa crescente, atteso un livello superiore a 20 miliardi”
  • Hera: nei primi nove mesi investimenti in crescita a oltre 561 milioni, ricavi in flessione e utile in crescita
  • Aspi: salgono a oltre 1,6 miliardi gli investimenti sulla rete nei primi 9 mesi, ricavi a 3,3 miliardi e utile a 867 milioni
  • Ponte sullo Stretto: dalla Commissione Via ok su compatibilità ambientale con prescrizioni
  • Chiusura sportello edilizia a Milano, il no degli Architetti

14 Nov 2024

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“Decisamente ora c’è più convergenza”. E’ stata questa la valutazione del direttore generale di Confindustria, Maurizio Tarquini, espressa al termine del lungo incontro ieri, a Palazzo Chigi, presieduto dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, tra il Governo e le organizzazioni imprenditoriali. Una schiarita che arriva, dopo i severi giudizi dei giorni scorsi, a fronte dell’apertura dell’esecutivo sull’Ires premiale, fortemente richiesta da Confindustria. E’ una proposta “molto interessante” e “ci stiamo lavorando”, ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Spiragli anche sul fondo automotive: “sulla riattivazione in parte mi sembra che non ci siano dubbi, quanto però non è stato detto”, ha riferito Tarquini. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha annunciato che saranno predisposte da subito delle misure di semplificazione per il piano Transizione 5.0 per renderne più facile l’accesso alle imprese. Altro impegno quello di rafforzare il Piano Alloggi per i lavoratori e il Fondo di Garanzia per le PMi. Fonti di governo hanno riferito di “un clima sereno e costruttivo” e l’esecutivo “ha espresso la disponibilità ad accogliere i suggerimenti nel corso dell’esame parlamentare laddove questi comportino un miglioramento del provvedimento”.

Da parte delle organizzazioni imprenditoriali non sono mancate le preoccupazioni: Confedilizia ha rimarcato ”il drastico taglio degli incentivi per interventi edilizi, aggravato e complicato dall’intreccio con il tetto reddituale a tutte le detrazioni”. Rispetto al sistema precedente al superbonus, che prevedeva detrazioni dal 50% fino all’85%, la prospettiva è di una riduzione, per tutti gli interventi, al 30% per la generalità degli immobili e al 36% per le case in cui si abbia la residenza; percentuali rispettivamente elevate al 36% e al 50% per il solo anno 2025. In sostanza, secondo il presidente Giorgio Spaziani Testa, ”un marcato ridimensionamento di un sistema di incentivi pensato e negli anni trasversalmente sostenuto per rispondere a esigenze di interesse generale (contrasto al sommerso, sicurezza, tutela dell’ambiente ecc.) che comporterà, oltre alla crescita del ‘nero’, con evidenti rischi per la sicurezza sul lavoro, una significativa riduzione degli interventi, specie in condominio, e, di conseguenza, un esteso rischio di degrado del patrimonio immobiliare, considerate anche la situazione demo-grafica dell’Italia e le diffuse difficoltà reddituali”. Per la Cna, ci sono “più ombre che luci e anche qualche dimenticanza”: “siamo contrari alla riduzione delle detrazioni per lavori edili. E non ci convincono le modifiche che restringono ulteriormente l’ambito del cosiddetto super bonus per il 2025. Provvedimenti che ridurranno notevolmente gli investimenti. È necessario invece il riordino delle detrazioni fiscali attraverso un approccio organico in coerenza con il recepimento della direttiva casa”, ha detto il segretario generale Otello Gregorini. Contributo delle utilities alla competitività industriale, misure prioritarie per il trasporto pubblico locale e regionale, fondi di solidarietà: questi i punti essenziali affrontati dal presidente di Confservizi (Confederazione formata da Asstra e Utilitalia) Francesco Macrì. Mostrando apprezzamento sull’impostazione generale del Ddl, nonché su un approccio pragmatico e realistico rispetto alle tematiche green, Macrì ha evidenziato come i nuovi obiettivi europei in materia di riduzione del costo dell’energia, resilienza idrica e mercato integrato delle materie prime seconde, imporranno alle utilities ingenti investimenti infrastrutturali. Per questo occorrerebbe la data di effettiva attuazione del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, accelerando inoltre l’attuazione del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico, destinando nuovi fondi – pari ad almeno un miliardo di euro all’anno – agli interventi sulla resilienza idrica; è necessario inoltre rimuovere gli ostacoli che rallentano la realizzazione dei progetti PNRR e implementare a livello nazionale il Piano UE per le reti elettriche.

Per quanto riguarda il trasporto pubblico locale e regionale, per Confservizi è indispensabile adeguare la dotazione annua del Fondo nazionale TPL per almeno 800 milioni di euro, prevedendo un meccanismo strutturale ed automatico di adeguamento all’inflazione, per tutelare l’equilibrio economico delle imprese e la garanzia degli attuali livelli di servizio e per compensare l’aumento dei costi di produzione in particolare per il rinnovo del CCNL di settore. È necessario inoltre assicurare la revisione periodica delle tariffe dei servizi di TPL per favorire l’equilibrio economico delle gestioni, non solo in fase di affidamento ma per tutta la vigenza del contratto di servizio.

Pnrr, Giorgetti: “Nel 2024 spesa crescente, atteso un livello superiore a 20 miliardi”

“Posso anticipare che nel 2024 l’andamento della spesa ha mostrato una curva progressivamente crescente che, se sarà confermata come prevediamo, consentirà di raggiungere un livello di spesa superiore ai 20 miliardi, pienamente coerente con l’ultima stima di finanza pubblica”. A riferirlo è stato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti al question time, rispondendo a un’interrogazione di +Europa sulle iniziative volte ad assicurare adeguata pubblicità alle informazioni relative allo stato di avanzamento finanziario dei progetti del Pnrr. 
Al Mef  “è attribuito il compito di monitorare lo stato di attuazione del Pnrr a livello finanziario, fisico e procedurale nonché del conseguimento dei relativi obiettivi, sulla base delle informazioni rilevate mensilmente dalle Amministrazioni centrali responsabili delle singole misure presso i soggetti attuatori. Mediante sul portale ItaliaDomani sono già resi disponibili tutti gli elementi necessari per una esaustiva e corretta informazione”, nonché “il dato relativo all’avanzamento delle spese”.

Hera: nei primi nove mesi investimenti in crescita a oltre 561 milioni, ricavi in flessione, sale l’utile

Il gruppo Hera chiude i primi nove mesi dell’anno all’insegna di una decisa crescita degli investimenti operativi che salgono a quota 561,1 milioni di euro (+9,2%). A trainarli interventi di sviluppo su impianti, reti e infrastrutture e adeguamenti normativi che riguardano in particolare le reti energetiche e idriche. Il gruppo registra una flessione dei ricavi a 8,187 miliardi (-25,3%) principalmente per la diminuzione dei prezzi delle commodity energetiche e per la riduzione delle attività incentivate sui servizi per il risparmio energetico. La contrazione del fatturato per i minori volumi gas è stata più che compensata dai maggiori volumi venduti di energia elettrica, grazie al rilevante sviluppo commerciale, e dai maggiori ricavi tariffari nei servizi a rete dei business regolati, in base ai nuovi riferimenti di rendimento dell’Autorità. L’utile netto si attesta a 312,1 milioni di euro (+16,8%), rispetto ai 267,1 milioni dell’equivalente periodo 2023, con un tax rate del 28%, in leggera crescita, principalmente a causa di minori benefici fiscali. L’utile netto di pertinenza degli azionisti sale a 282,9 milioni di euro, in aumento del 20,1% rispetto ai 235,5 milioni al 30 settembre 2023. In  crescita la redditività con il margine operativo lordo pari a oltre 1 miliardo (+3,1%) e il risultato operativo netto in aumento a 522,5 milioni. Continua poi la crescita della base clienti: oltre 7,5 milioni di cittadini hanno almeno un servizio fornito dal gruppo. “Il Gruppo ha registrato una crescita particolarmente solida, con un importante contributo dato dai business regolati, che hanno beneficiato dell’evoluzione del quadro regolatorio, e della filiera ambiente, con un MOL in continuo incremento soprattutto nel libero mercato, consolidando la leadership nel settore nonostante un contesto macroeconomico complesso. Le performance già positive a livello operativo sono state accompagnate da un contributo significativo della gestione finanziaria, che sta progressivamente registrando nel 2024 i benefici delle attività di liability management e razionalizzazione del debito avviate a partire dalla seconda metà del 2023”, commenta l’amministratore delegato Orazio Iacono. “Inoltre, anche grazie al contributo della linea di finanziamento BEI, il Gruppo ha continuato ad accelerare il percorso di transizione green, decarbonizzazione, economia circolare e tutela della risorsa idrica nei territori serviti. Gli investimenti operativi lordi sono in incremento di circa il 10%, in aumento da molti anni proprio per favorire un importante sviluppo infrastrutturale, con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi e la resilienza di tutti gli asset”. Per il presidente esecutivo, Cristian Fabbri, i risultati conseguiti “confermano che stiamo dando piena esecuzione al nostro Piano industriale. Ai positivi risultati economico-finanziari si accompagna la continua attenzione alla crescita sostenibile dei territori in cui operiamo: un impegno che trova conferma nel margine operativo lordo a valore condiviso, pari a circa il 54% del MOL complessivo. Sono risultati che fanno leva sulla capacità del Gruppo di crescere sia nelle attività a libero mercato che in quelle regolate, continuando quel percorso di sviluppo ‘strutturale’ sostenibile a favore delle comunità servite”.

Aspi: investimenti a oltre 1,6 miliardi nei primi 9 mesi, ricavi a 3,3 miliardi, utile a 867 milioni

Nel corso dei primi nove mesi del 2024 Autostrade per l’Italia ha sostenuto complessivamente 1.668 milioni di euro di investimenti per l’ammodernamento, il potenziamento e la manutenzione della rete, con un incremento di 341 milioni di euro rispetto al periodo di confronto.In particolare, gli investimenti operativi sono pari a 1.349 milioni di euro nell’ambito dei piani che prevedono la realizzazione di opere di ammodernamento e potenziamento della rete coniugando sostenibilità e sviluppo dei territori. E’ il dato che emerge dai risultati al 30 settembre, approvato dal cda. I primi nove mesi registrano un incremento del traffico dell’1,6% rispetto al periodo precedente. Escludendo gli effetti legati all’anno bisestile, il traffico registra un incremento pari a +1,3%. In maggiore dettaglio, i chilometri percorsi dai veicoli leggeri (“2 assi”) sono cresciuti dell’1,6% mentre quelli dai veicoli pesanti (“3 o più assi”) del +2,2%. Tale trend risulta confermato dai dati al 31 ottobre 2024 (+1,6% rispetto all’omologo periodo del 2023).  I primi nove mesi dell’anno chiudono con ricavi operativi pari a 3.341 milioni di euro, con un aumento di 32 milioni rispetto allo stesso periodo del 2023. l’ebitda, pari a 2.115 milioni di euro, si incrementa di 94 milioni di euro, l’ebitda cash 5 è pari a 1.945 milioni di euro e presenta un incremento di 76 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente (1.869 milioni di euro). L’indebitamento finanziario netto al 30 settembre 2024 pari a 9.768 milioni di euro mentre il cash flow operativo (FFO) generato nei primi nove mesi del 2024 è pari a 1.409 milioni di euro e le riserve di liquidità di 4,9 miliardi di euro, assicurano il pieno supporto agli impegni di investimento in programma.

Per quanto concerne il piano di potenziamento nei primi nove mesi del 2024, Aspi segnala l’apertura di circa 6,3 km (su 10 km complessivi oggetto di intervento) della quarta corsia dinamica della A4 in area milanese; si prevede l’apertura dell’ultimo tratto di corsia dinamica per la fine del 2024; la prosecuzione dei cantieri e le attività propedeutiche di altri interventi di primaria importanza per il Paese, come il Passante di Bologna, la gronda di Genova ed il tunnel sub portuale di Genova; la prosecuzione dei lavori di ampliamento alla terza corsia dell’A1 nella tratta Firenze Sud –Incisa, laddove è in corso la realizzazione della nuova galleria San Donato, di cui sono stati scavati circa 150 metri lineari nei primi 9 mesi del 2024; l’avvio delle attività propedeutiche ad interventi di ampliamento a terze/quarte corsie, come la A14 nel tratto Bologna – Ravenna, la A1 nel tratto Milano Sud – Lodi e la A11 nel tratto Firenze– Pistoia; l’avvio dei lavori per la realizzazione della riqualifica della A1 in direzione Nord tra Barberino e Firenze Nord e della “Tangenziale di Modena”;  la prosecuzione delle attività delle opere sul territorio e sulla viabilità ordinaria collegate all’ampliamento alla terza corsia della A14 tra Rimini e Porto S. Elpidio (già ultimato ed aperto al traffico). Il 5 novembre si è concluso lo scavo della galleria Campursone Sud, la prima galleria (parte del “lotto 0”) del progetto della gronda di Genova che prevede lo scavo di circa 50 chilometri di gallerie.

Ponte sullo Stretto: dalla Commissione Via ok su compatibilità ambientale con prescrizioni

La Commissione Tecnica di Valutazione dell’Impatto Ambientale ha completato nei termini le proprie attività, approvando ieri il parere di propria competenza sul progetto del Collegamento stabile tra Calabria e Sicilia comprendente il Ponte e i collegamenti stradali e ferroviari a terra.
La Commissione,  hano riferito fonti del Mase, si è pronunciata positivamente sulla compatibilità ambientale del progetto, così come integrato con la Relazione del proponente, ai sensi del DL 35/2023 sul riavvio dell’iter del Ponte nel rispetto delle condizioni ambientali prescritte che dovranno essere ottemperate perlopiù nella fase della presentazione del progetto esecutivo. Le condizioni riguardano, non solo l’ambiente naturale, terrestre, marino ed agricolo, ma anche aspetti relativi a progettazione di dettaglio per le opere a terra, relativi a cantierizzazione, gestione delle materie, approvvigionamenti, rumore e vibrazioni. L’opera era inserita tra le infrastrutture strategiche già dal 2001 e ha seguito la procedura della Legge Obiettivo. “Grande” la soddisfazione del ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini: “l’Italia può guardare al futuro”. Per l’amministratore delegato della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, è “un importante passo avanti”. “La Commissione ha svolto un lavoro straordinario esaminando nei tempi di legge un progetto complesso come il Ponte sullo Stretto. Ora il nostro impegno si concetra sulle prescrizioni espresse, che saranno valutate con grande attenione, ricordando che la progettazione esecutiva per fasi ne agevolerà l’attuazione”. 

Ieri è arrivata una precisazione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, in merito a notizie stampa circolate in questi giorni circa studi sismici sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto. L’Ingv ribadisce in una nota “di essere totalmente estraneo a qualsivoglia relazione che, eventualmente firmata da personale dell’Ingv, rappresenta solo il pensiero scientifico degli autori”. L’Ingv chiarisce che il 26 settembre 2024 è stato stipulato con Sapienza Università di Roma, per il tramite del Dipartimento di Scienze della Terra, un “Accordo di Collaborazione scientifica”, il cui allegato Tecnico “specifica chiaramente che le relazioni tecnico-scientifiche prodotte a valle dell’accordo sono di esclusiva responsabilità degli autori, ancorché dipendenti dell’Ingv, con esclusione di qualsivoglia responsabilità dell’Istituto sul loro contenuto e utilizzo”. “Pertanto – conclude la nota -, l’Istituto si dichiara totalmente estraneo a qualsivoglia relazione che, eventualmente firmata da personale dell’Ingv, rappresenta solo il pensiero scientifico degli autori, così come disposto dall’accordo”. Intanto, il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, ha annunciato l’arrivo, nella serata di ieri, della valutazione di impatto ambientale definitiva.

“Non si ripetano gli errori del passato, non si autorizzi un’opera priva delle certificazioni necessarie. La Presidente del Consiglio Meloni intervenga per chiarire se il suo Governo è davvero intenzionato a procedere nonostante il divieto di edificazione sulle faglie sismiche previsto da una circolare della Protezione Civile. Troppo semplice, dopo, incolpare la magistratura di bloccare l’attività dell’Esecutivo, solamente perché applica le leggi e le norme italiane e comunitarie”, ha dichiarato il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo, commentando la posizione espressa dall’Ingv.”Quanto emerge dalla nota dell’Ingv è gravissimo, e rischia di essere il campanello di allarme su un possibile procedimento autorizzativo irregolare per dare il via libera ad un’opera che, per tutte le omissioni previste dal progetto e per i parametri di sicurezza troppo bassi contenuti nello stesso, non dovrebbe mai essere realizzata. Il nostro Paese – ricorda il dirigente sindacale – ha già vissuto tragedie devastanti causate da processi autorizzativi sbagliati e interessi privati privi di scrupoli: la Commissione Grandi Rischi dell’epoca approvò la costruzione della diga del Vajont, che causò quasi duemila morti”. A definire il Ponte “l’opera cardine per lo sviluppo infrastrutturale” è il sottosegretario al Mit, Tullio Ferrante. E’, ha detto, “il simbolo di un’Italia moderna e sempre più interconnessa. Si tratta di un’opera che non servirà solo a collegare Calabria e Sicilia: è un ponte verso l’Europa, che infatti sta investendo sulla sua realizzazione. Sono orgoglioso di rivendicare che il Ponte sullo Stretto è targato Forza Italia: il nostro Presidente Silvio Berlusconi è stato il primo a credere seriamente nel Ponte e ha promosso il progetto che è stato scelto come attuale base per la realizzazione dell’opera”. Lo ha detto ieri il sottosegretario di Stato al Mit Tullio Ferrante. “Con il decreto Infrastrutture abbiamo previsto”, ha ricordato Ferrante, “la possibilità di procedere per fasi costruttive anche alla luce della complessità dell’opera, il che consentirà di ridurre i tempi e i costi”. Ferrante ha quindi sottolineato: “Ora l’obiettivo è che entro la fine dell’anno il Cipess possa approvare il progetto definitivo, consentendo così l’avvio della fase realizzativa”.

Fs: Corte dei Conti, più anticipi di spesa Pnrr senza ulteriori erogazioni nel medio termine

Nel 2022 le Ferrovie dello Stato hanno mantenuto “l’attenzione sull’avanzamento del Pnrr e del Pnc, con un ruolo svolto dal Gruppo come soggetto attuatore per circa 27,5 miliardi euro (poi ridotti di 2 in sede di rimodulazione) e una dimensione dei pagamenti superiore a quella delle somme ricevute, anche considerando le altre fonti di finanziamento. Ciò significa che le anticipazioni di spesa a carico del Gruppo potrebbero aumentare in modo consistente in caso non vi fossero ulteriori erogazioni nel medio termine. Una situazione inversa rispetto alle preoccupazioni originarie, legate a un possibile eccesso di risorse rispetto alle esigenze di avanzamento dei progetti”. A rilevarlo è la Corte dei Conti nella relazione sulla gestione del gruppo nel 2022 che magistrati della Sezione controllo enti hanno approvato con Delibera n. 132/2024, “osservando come le significative innovazioni legate alla riorganizzazione del gruppo in quattro poli, nonché l’ulteriore individuazione di società capogruppo di settore (che possono essere considerate come sub holding), delineano la chiara definizione di un nuovo livello di responsabilità”. “Il risultato netto di esercizio 2022 di Ferrovie dello Stato spa è pari a 90.150.022 euro, in crescita di 90.013.029 euro sul 2021 ed è in aumento di 9 milioni sullo stesso anno anche il risultato netto di esercizio riferito al bilancio consolidato (202 milioni di euro)”.   L’incidenza particolarmente negativa prodotta sul bilancio 2021 dal protrarsi degli effetti pandemici – sottolinea la Corte – ha registrato un’inversione di tendenza nel 2022, con il ritorno a un dato positivo del risultato d’esercizio prima delle imposte, riferito alla capogruppo Fs, pari a 39 milioni di euro.

Chiusura sportello edilizia a Milano, il no degli Architetti

Protesta degli architetti contro la chiusura dello sportello edilizia a Milano. “L’Ordine degli Architetti di Milano ritiene la disposizione di
servizio n. 9/2024 del Comune di Milano inaccettabile, sia sul piano giuridico che sul piano sostanziale e delle ordinarie dinamiche di relazione e partecipazione costruttiva che da sempre a Milano caratterizzano il rapporto tra i cittadini, i loro professionisti e la pubblica amministrazione.
Oltre ad evocare, in maniera errata, una incomprensibile suggestione dell’esistenza di non meglio precisati rapporti di non corretta “informalità”, che non restituisce giustizia alla professionalità e serietà né dei dipendenti comunali né dei cittadini e dei loro professionisti, che interloquiscono quotidianamente con l’amministrazione, questo provvedimento della dirigenza dell’urbanistica comunale sancisce un inammissibile ritorno ad un passato antecedente la legge n. 241/90 sulla trasparenza amministrativa e sul pieno diritto di partecipazione dei cittadini all’attività amministrativa», commenta Federico Aldini, presidente dell’Ordine degli Architetti della provincia di Milano. «Da oggi, infatti, a voler seguire la citata disposizione n. 9/2024, l’unica modalità di dialogo con l’amministrazione rischia di diventare – per chi se lo potrà permettere – quello delle diffide legali a funzionari e dirigenti, per ottenere risposte circa lo stato dei procedimenti. In assenza di queste risposte scatteranno inevitabili ricorsi giurisdizionali contro il silenzio-inadempimento, e con essi le richieste di danni da ritardo ai medesimi funzionari e dirigenti. Poiché non possiamo in nessun modo credere che sia questo panorama ciò che il Comune di Milano pensa e vuole, invitiamo l’amministrazione a ritirare questo provvedimento contro il quale, in caso contrario, l’Ordine valuterà come agire a tutela del pubblico interesse e dei propri iscritti» conclude il presidente Aldini.

Parte la terza edizione del Master del Tyrrhenian Lab di Terna

Al via la terza edizione del Master “Digitalizzazione del sistema elettrico per la transizione energetica” promosso da Terna in collaborazione con le Università degli Studi di Cagliari, Palermo e Salerno nell’ambito del progetto Tyrrhenian Lab, per il quale l’azienda guidata da Giuseppina Di Foggia ha previsto un investimento complessivo di 100 milioni di euro dal 2022 al 2026. L’inaugurazione del Master è avvenuta ieri con un evento organizzato in contemporanea nei tre atenei coinvolti.  “Terna investe nelle persone attraverso la formazione continua di nuove competenze, per abilitare una transizione energetica e digitale sostenibile e inclusiva, come previsto dal Piano Industriale 2024- 2028. Iniziative come il Tyrrhenian Lab sono fondamentali perché consolidano, anche attraverso la collaborazione con Atenei e Centri di Eccellenza, la presenza dell’azienda nei territori interessati da interventi di sviluppo della rete elettrica. Il Master Tyrrhenian Lab si conferma un’opportunità formativa di alto livello accademico per le nuove generazioni e per i professionisti del settore elettrico
che entreranno a far parte del Gruppo Terna e saranno protagonisti del futuro dell’energia. Gli ottimi risultati ottenuti con il Master sono la conferma che questo è un modello vincente ed è nostra intenzione estenderlo e replicarlo anche in altre sedi in Italia e all’estero”, ha commentato Di Foggia. Il Tyrrhenian Lab ha l’obiettivo di istituire un centro di formazione di eccellenza distribuito nelle sedi delle tre rispettive città in cui approderanno i cavi del Tyrrhenian Link, l’elettrodotto sottomarino di Terna che unirà la Campania, la Sicilia e la Sardegna, per un totale di circa 970 km di collegamento, favorendo l’integrazione dei flussi di energia proveniente da fonti rinnovabili.

Il progetto ha un impatto positivo anche in termini di efficacia occupazionale e valorizzazione dei territori, confermando la rilevanza che per Terna ha il Sud Italia, terra dal grande potenziale sia per quanto riguarda lo sviluppo delle infrastrutture che, soprattutto, per la crescita delle competenze. Il numero di candidature presentate è in forte crescita: complessivamente sono pervenute oltre 350 domande, in aumento rispetto alle 170 candidature della prima edizione e alle 300 della seconda. Il 65% dei richiedenti, inoltre, ha un’età inferiore uguale a 30 anni con la maggioranza dei profili (57%) di età compresa tra i 25 e i 30 anni. Quest’anno il Master, rivolto a candidati e candidate provenienti da percorsi di studio STEM, ha attratto principalmente profili provenienti da Ingegneria Elettrica ed Energetica (26%), Informatica
(18%) e Modellistica e Data Science (8%). Il Master sarà composto da undici moduli e un project work per un totale di 60 crediti formativi e
prevede percorsi personalizzati in base alle precedenti esperienze accademiche dei partecipanti, laboratori di programmazione e attività pratiche sul campo. Una volta terminato, gli studenti e le studentesse selezionati con il supporto degli atenei coinvolti, saranno assunti da Terna e potranno operare nella sede territoriale in qualità di esperti ed esperte di algoritmi e modelli per il Mercato Elettrico, sistemi di analisi e regolazione degli apparati di campo e sistemi di Automazione di Stazione (SAS).

Confindustria e Federmanager firmano il rinnovo del contratto per i dirigenti dell’industria

È stato rinnovato oggi il contratto collettivo nazionale di lavoro per i dirigenti di aziende produttrici di beni e servizi con decorrenza 1° gennaio 2025 – 31 dicembre 2027. Il rinnovo del contratto prevede interventi su molte tematiche, tra cui l’ampliamento della definizione di dirigente, il miglioramento degli aspetti retributivi, il rafforzamento del sistema di welfare bilaterale con particolare attenzione alla parità di genere. La definizione di dirigente è stata ampliata al fine di recepire quanto già accade nelle imprese e comprendere anche le figure professionali di più elevata qualificazione e di esperienza tecnico professionale che realizzano in piena autonomia gli obiettivi dell’impresa.
 Per gli aspetti retributivi, sono stati elevati i valori del trattamento minimo complessivo di garanzia a 80 mila euro per l’anno 2025 e a 85 mila euro dal 2026. A copertura dell’anno 2024 è stato previsto un importo “una tantum” pari al 6% del trattamento economico annuo lordo per i dirigenti che non abbiano percepito aumenti retributivi o compensi di altra natura dal gennaio 2019 (entro il limite di reddito di 100 mila euro).
Inoltre, è stata resa obbligatoria per tutti l’adozione di sistemi di retribuzione variabile collegati ad indici o risultati, il cosiddetto Mbo, nell’ottica di orientare sempre più la prestazione dei dirigenti verso il raggiungimento di specifici obiettivi dell’impresa. Il sistema di welfare bilaterale è stato valorizzato: in materia di previdenza complementare, il contratto è intervenuto sulla distribuzione delle quote di contribuzione al fondo Previndai con un aumento della quota minima a carico dell’impresa e un conseguente alleggerimento di quella a carico del dirigente. È stato riconfermato il ruolo determinante del FASI e della sanità integrativa. Infine, sono state definite le funzioni di Fondirigenti a cui vengono attribuite anche le politiche attive del lavoro, mentre a 4.Manager viene affidata la promozione della cultura di genere. In materia di parità di genere, il contratto ha riservato una particolare attenzione al tema delle pari opportunità e dell’equità retributiva; un apposito articolo è dedicato alla tutela e al sostegno della maternità, della paternità e della genitorialità condivisa, consapevoli della valenza strategica per le imprese di operare secondo modelli organizzativi inclusivi.
“Firmiamo oggi il contratto dei dirigenti nella convinzione che le imprese debbano crescere dimensionalmente e culturalmente avvalendosi dell’apporto fondamentale del management”, ha dichiarato Maurizio Marchesini, vicepresidente di Confindustria per il lavoro e le relazioni sindacali. “Questo contratto compie un deciso passo avanti per accompagnare le imprese verso le transizioni: abbiamo aggiornato la figura del dirigente e consolidato il sistema di welfare. Il contratto rafforza la competitività dell’impresa attraverso temi importanti come la parità di genere e normalizzando l’idea che la retribuzione del dirigente debba essere commisurata ai risultati”. Per il presidente di Federmanager, Stefano Cuzzilla, “da oggi la categoria manageriale può fare affidamento su un contratto nuovo, moderno, adeguato all’evoluzione della figura manageriale, in modo da ricomprendervi le professionalità di più alta qualificazione. Un contratto più forte, con maggiori tutele, con un crescente riconoscimento economico che, in definitiva, stringe il patto tra manager e imprese come elemento essenziale per la crescita del Paese”.

Nel 2023 quasi il 12% dei materiali nella Ue arriva dal riciclaggio

Nel 2023, l’11,8% dei materiali utilizzati nell’Unione Europea proveniva da materiali riciclati. Lo rileva Eurostat. Questo indicatore è noto come “tasso di uso di materiali circolari” o “tasso di circolarità” e misura il contributo di materiali riciclati nell’uso complessivo dei materiali. Rispetto al 2022, il tasso di circolarità è aumentato di 0,3 punti percentuali, rendendolo la quota più alta registrata finora. Nel 2023, il tasso di circolarità è stato più alto nei Paesi Bassi (30,6%), seguito da Italia (20,8%) e Malta (19,8%). Il tasso più basso è stato registrato in Romania (1,3%), Irlanda (2,3%) e Finlandia (2,4%). Nel valutare i tipi di materiali, il tasso di circolarità a livello UE è stato più alto per i minerali metallici con il 24,7% (+2,2 p.p. rispetto al 2022), seguiti da minerali non metallici con il 13,6% (+0,3%), biomassa 10,1% (+0,7 pp) e materiali/portatori di energia fossile con il 3,4% (+0,6 pp). Il piano d’azione per l’economia circolare dal 2020 mira a raddoppiare il tasso di utilizzo di materiale circolare dell’UE entro il 2030 per raggiungere il 23,2%.

Maria Cristina Carlini

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