OBIETTIVO DAL 2029
Idroelettrico, gara per il socio privato nella spa in Umbria ma tempi lunghi
L’assessore all’ambiente, all’energia e alla programmazione territoriale della Regione, Thomas De Luca a Diario Diac: “Vogliamo garantire benefici a tutto il tessuto produttivo e sociale. Faremo una gara concorsuale per individuare i soggetti interessati”. Coinvolte Gepafin e Sviluppumbria. Bussone (Uncem): “Coinvolgere anche i Comuni per assicurare ritorni ai territori, è un dossier delicato: abbiamo chiesto maggiore attenzione al governo e avvieremo alcune iniziative con la giunta regionale”. Enel Green Power a fine 2024, intanto, aveva rigettato ogni accusa di dismissione degli impegni soprattutto nel Polo ternano.
“L’obiettivo è molto semplice: vogliamo portare benefici economici e sociali all’intero tessuto produttivo e sociale della Regione Umbria”. Nel ribadirlo senza mezzi termini a Diario Diac, l’assessore all’Ambiente, energia e programmazione territoriale Thomas De Luca (M5S) racconta quanto annunciato con una nota pochi giorni fa. “E’ la messa in atto di quanto recepito con legge regionale nel 2023 dal primo decreto semplificazioni”, ricorda. Secondo la quale dal 2024 le risorse da trasferire annualmente ai Comuni, territorialmente interessati dagli impianti, è pari al 35 per cento delle entrate relative alla componente fissa dei canoni previsti in bilancio. In tal modo si incrementano le risorse in favore dei Comuni di euro 2 milioni 97mila euro rispetto a quanto previsto dalla normativa vigente. “L’Umbria protagonista della transizione energetica” esordiva la nota regionale pubblicata giovedì 23 gennaio. Protagonista come? Approvata “una delibera per l’individuazione di un gruppo di lavoro finalizzato a supportare il governo regionale nella creazione di una società mista pubblico-privata per la gestione dell’energia prodotta dalle grandi concessioni idroelettriche. Il gruppo di lavoro intersettoriale sarà composto dalla direzione sviluppo economico e dalla direzione governo del territorio, con la presenza del dirigente responsabile del servizio, e dalle società Sviluppumbria e Gepafin”.
Non solo. Al tavolo ci saranno anche “esperti altamente qualificati esterni all’ente al fine di garantire la massima competenza su un argomento così complesso ed articolato”. Tale gruppo “non si è ancora insediato”, aggiunge al nostro giornale l’assessore De Luca, “e ovviamente i soggetti privati verranno individuati mediante gara concorsuale. I tempi guardano al dopo-2029 quando scadranno le ultime concessioni”. Sempre dalla nota regionale, poi, si legge che “l’obiettivo è quello di valorizzare al massimo un asset strategico non delocalizzabile, un polo impiantistico che interessa una vasta parte del nostro territorio regionale e che costituisce oltre la metà della produzione di energia rinnovabile della regione Umbria e circa un quinto del fabbisogno elettrico regionale. Il gruppo di lavoro tecnico avrà l’obiettivo di valutare la fattibilità tecnico economico amministrativa di un ente misto pubblico privato per la gestione delle concessioni, a garanzia dei massimi standard di tutela ambientali dei corpi idrici, della tutela occupazionale e di una reale e concreta possibilità di sviluppo economico per le aziende energivore locali ed con utilità sociale e per il bilancio regionale”.
Per ricordare, nel programma elettorale l’attuale governatrice Stefania Proietti scriveva che “la produzione di energia idroelettrica costituisce circa un quinto dell’intero fabbisogno regionale” e che serve “favorire gli investimenti per la realizzazione di impianti in energie rinnovabili superando incertezze normative e riducendo drasticamente le tempistiche lungaggini autorizzative di un’attenta pianificazione territoriale e tutela del paesaggio” (…) “Attraverso la L.R. 1/2023, adottata nel recepimento del primo D.L. Semplificazioni, la regione può entrare direttamente nella gestione di tale asset strategico, ottenendo un immediato riscontro energetico-finanziario, in favore della popolazione umbra”.
Marco Bussone, presidente dell’Uncem – Unione nazionale comuni comunità ed enti montani – spiega a Diac che “il tema è più che mai delicato perché coinvolge il governo e Bruxelles dove è in corso una trattativa per sbloccare il tema delle concessioni. Quasi tutte le Regioni – ricorda – hanno legiferato inserendo il coinvolgimento di attori privati nella gestione degli impianti. Il vero nodo sarà capire quali saranno i partner e se questa società mista che si costituirà in Umbria gestirà tutto, quanti investimenti predisporrà”. Perché, aggiunge, “sul rinnovo delle proroghe conta che cosa torna indietro ai territori. Quali saranno i fattori di compensazione? Noi abbiamo chiesto maggiore attenzione al dossier al governo, mentre a livello regionale i Comuni dovranno essere coinvolti a patto di sfuggire all’attuale frammentazione che li coinvolge”.


Secondo il report di Uncem con dati Terna, gli impianti idroelettrici in Umbria sono 48 per una potenza complessiva di 717 Mw. I maggiori sono quelli di Terni, Narni, Cerreto di Spoleto, Baschi e Alviano.
Enel, uno dei principali player coinvolti nella gestione idroelettrica in Italia, ha messo sul piatto 12 miliardi di euro in rinnovabili nel nuovo piano industriale 2025-2027 incrementando la produzione di oltre il 15%. Le risorse saranno impiegate per circa il 65% in Europa (di cui circa il 34% in Italia). A fine 2024, il gruppo (nello specifico la costola Enel Green Power) ha peraltro ribadito il proprio impegno nella gestione degli impianti idroelettrici in Umbria sventando ogni critica e dubbio originariamente innalzatosi sul polo di Terni (riacquisito a fine 2021 da Erg).
L’associazione Italia Nostra, però, incalza. A dicembre ha dapprima inviato una lettera alla Corte dei Conti per segnalare le gravi inadempienze nella gestione delle concessioni idroelettriche scadute in Umbria, con conseguenti danni economici per vari enti pubblici. La denuncia – recitava la nota – riguarda in particolare le centrali idroelettriche di grande derivazione gestite da Acea a Narni (San Liberato) e da Edison a Terni (Pentima), le cui concessioni sono scadute da oltre cinque anni. Nonostante l’obbligo di procedere a gare pubbliche per l’assegnazione delle concessioni scadute, la Regione Umbria ha agito con estremo ritardo, rimanendo sostanzialmente inerte fino al 2023, quando è stata finalmente introdotta una norma per stabilire un canone aggiuntivo per i concessionari. Tuttavia, diceva ancora l’associazione, il mancato intervento tempestivo ha portato a una perdita significativa di risorse per le casse degli enti locali, come la Provincia di Terni e i Comuni di Terni e Narni. Per Italia Nostra, “la questione delle concessioni idroelettriche scadute in Umbria rappresenta un esempio emblematico di come la gestione delle risorse pubbliche possa essere compromessa da ritardi burocratici e mancanza di trasparenza”. Quanto, però, alla nascita di una società pubblico-privata in Umbria l’associazione si è già detta favorevole a patto di “evitare che le lobby mantengano lo status quo che favorisce Enel e altre grandi compagnie energetiche a scapito dei cittadini. La politica deve vigilare affinché i dirigenti regionali agiscano con trasparenza e senza interferenze esterne, considerando i miliardi di euro coinvolti”.
Intanto, oggi in Senato l’ordine del giorno menziona anche la discussione della mozione di maggioranza a prima firma Adriano Paroli (Forza Italia). “L’Italia – è la premessa del testo – presenta una durata massima delle concessioni idroelettriche (40 anni) tra le più basse d’Europa e in alcuni Stati (Finlandia, Regno Unito, Norvegia, Svezia) le concessioni hanno durata illimitata”. Ecco allora che, sollecitando l’esecutivo a rinforzare il dialogo con l’Ue per la trattativa sulle concessioni, si ribadisce che “è fondamentale garantire una ripartenza degli investimenti per la manutenzione e l’ammodernamento delle centrali idroelettriche, con evidenti ricadute benefiche in termini non solo di produzione energetica, ma anche di tutela del territorio; è evidente, pertanto, l’esigenza di introdurre dei meccanismi di prolungamento delle concessioni atti a favorire gli investimenti, attraverso la valorizzazione delle concessioni in essere; infatti, all’avvicinarsi della data di scadenza delle concessioni idroelettriche, di solito i titolari si limitano agli investimenti conservativi; al contrario, una rideterminazione della durata delle concessioni garantirebbe un dispiegamento notevole di investimenti per interventi di manutenzione straordinaria, al fine di incrementare la capacità produttiva e di stoccaggio, oltre a una maggiore efficienza delle infrastrutture e una migliore conservazione dei volumi di invaso”. La partita con Bruxelles rimane apertissima e vedremo quanta sponda potrà fornire il neo-commissario Raffaele Fitto ai suoi ex colleghi di governo. Il 2029 è lì, più vicino di quanto non sembri.