DOSSIER CONCESSIONI

Idroelettrico, Foti SORPRENDE tutti: “Ue pronta a darci le proroghe”

“In questo momento – ha spiegato il ministro agli Affari europei e al Pnrr – vi sarebbero le possibilità in non molti anni di poter avere 15 miliardi di investimento nel settore che porterebbe ad una produzione di energia ulteriore e a una gestione migliore degli impianti perché quando una concessione va verso una scadenza nessuno più investe”. Conferme dal ministro Pichetto: “Superare il vincolo del Pnrr, legato ai criteri accettati dall’Italia con il decreto Concorrenza del 2022, che servì a ottenere i soldi della terza rata”. Intanto riaffiora la spaccatura nella maggioranza sul nucleare.

03 Apr 2025 di Mauro Giansante

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Un impegno “silenzioso” di tutto il governo “in questa fase di trattativa sulla settima rata” in attesa di arrivare a dama. L’esito della trattativa sulla delicatissima partita delle concessioni degli impianti idroelettrici è vicino. E dunque è possibile immaginare un esito positivo. A dirlo, ieri, il ministro agli Affari europei e il Pnrr Tommaso Foti aprendo la kermesse organizzata alla Camera dal vicepresidente Fdi Fabio Rampelli. “Non penso manchi molto per arrivare a una conclusione sulla discussione Ue sulla quarta via”. Cioè, appunto, quella di “dare la possibilità all’attuale gestore” di un impianto idroelettrico di “presentare un nuovo piano industriale che, sulla base dell’investimento, possa dare atto a una novazione della concessione in atto. E’ un percorso – ha spiegato Foti – che stiamo facendo ben consci che in questo momento vi sarebbero le possibilità in non molti anni di poter avere 15 miliardi di investimento nel settore (più altri cinque di indotto, ndr) che porterebbe ad una produzione di energia ulteriore e a una gestione migliore degli impianti perché quando una concessione va verso una scadenza nessuno più investe”. Una volta raggiunta l’intesa “saranno poi le Regioni a scegliere come procedere” perché loro sono competenti per le gare, “l’importante è che nessuno possa accampare la giustificazione ‘eravamo obbligati a fare la gara’”, ha precisato il ministro.

Sugli impianti, poi, c’è la questione della vetustà: il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha ricordato che “pesa il fatto che più del 50% della capacità installata in Italia supera i 50 anni di vita e che quasi 11,5 gigawatt di potenza installata risalgono a prima del 1960”.

I numeri del settore sono importanti, di qui il pressing del governo a Bruxelles. “E’ un settore che rappresenta un asse fondamentale all’interno delle rinnovabili”, ha ricordato lo stesso ministro Foti ieri, le quali “rappresentano il 41% della produzione di energia ma l’idroelettrico è il 40% e tra l’altro nel 2024 ha registrato un aumento significativo”. Quanto alla gestione degli impianti “abbiamo 414 concessioni di grandi derivazioni in essere che sono andate avanti per alcuni anni con rinnovi”, poi la Commissione europea aveva aperto “una procedura di infrazione all’inizio nei confronti dell’Italia poi estesa ad altri paesi perché riteneva che non avessimo rispettato il principio di trasparenza”. Secondo Foti, “se tutti i 26 paesi fossero stati disposti ad aprirsi a gara non avremmo avuto nulla da obiettare ma il principio di reciprocità è alla base delle regole fondamentali dell’Ue e non vale solo in alcuni casi. Continua il nostro impegno silenzioso finché non arriva soluzione positiva per evitare il reversal (cioè il divieto di invertire la marcia sulle riforme Pnrr già adottate) che ci potrebbe essere addebitato”. In ballo c’è il Pnrr, “nel momento in cui occorre accelerare”. Anche se su questo la colpa è dell’Italia, non certo dell’Europa o degli altri Stati membri. 

Come funziona negli altri Paesi

A ricordare, invece, come funziona altrove è stato Nicola Lanzetta di Enel Italia: “Ad esempio in Gran Bretagna le concessioni non scadono mai, in Norvegia uguale, in Francia hanno una durata di 60 anni e mentre noi parliamo già oggi, in Italia, ci sono due piccoli impianti in Lombardia che sono stati messi a gara come purtroppo oggi prevede la normativa. Abbiamo già la presenza di tre operatori stranieri, e questo ci deve far riflettere”. Per Lanzetta l’esempio da seguire è quello, già in atto, della geotermia. Dove le Regioni a fronte di un piano rinnovato di investimento stanno prolungando le concessioni ai player.

Fratelli d’Italia punta tutto sull’idroelettrico come energia sovrana

Per il vicepresidente della Camera e co-fondatore di Fdi, Fabio Rampelli “l’idroelettrico è l’uovo di colombo, la risposta immediata ed efficace all’extra domanda di energia, alla crisi climatica, alla necessità di fare a meno del gas russo e di provvedere il più possibile da soli alle nostre necessità”. Un’energia, ha detto, che è “sovrana, cioè interamente dipendente dallo sfruttamento di risorse nazionali, pulita e rinnovabile, cioè in perfetta sintonia con l’obiettivo della decarbonizzazione, ad alto potenziale, quindi più competitiva di fotovoltaico ed eolico perché idonea anche a garantire il funzionamento dell’industria pesante, programmabile, cioè con capacità produttiva nelle 24 ore senza dipendere dalla luce del sole, inesauribile, visto che con qualche accorgimento tecnico qualunque tipo di risorsa idrica può essere portata in quota e fatta precipitare per essere intercettata da turbine e trasformata in energia”. Insomma, la via ideale secondo il primo partito d’Italia.

Rampelli ha poi fornito altri numeri per rafforzare la sua tesi. “Già oggi con scarsi investimenti – ha aggiunto- risponde al 18% del nostro fabbisogno energetico e serve oltre 12 milioni di utenti. Con la raccolta e il riuso dell’acqua piovana, la pulizia degli invasi, la riconduzione forzata, una manutenzione adeguata, lo sviluppo del mini idroelettrico potremmo in breve tempo arrivare al 40%, servendo 25 milioni di utenti”. “L’acqua – ha precisato- è la nostra materia prima e ne abbiamo talmente tanta che ci permettiamo il lusso di sprecarla. Omettendo per ora totalmente lo sfruttamento dei mari da cui siamo circondati. Con la tropicalizzazione del clima la siccità sarà un problema solo se non sapremo fare tesoro della tanta acqua che cade spesso in modo incontrollato dando vita a terribili inondazioni. Una vergogna a cui stiamo cercando di porre rimedio anche con l’istituzione del Commissario nazionale per l’emergenza idrica”.

La spaccatura nel governo sul nucleare

Guardando la partita dal punto di vista del governo, Lega e Forza Italia sembrano più affezionati al nucleare. Anche se negli ultimi giorni Salvini ha risposto a Pichetto dicendosi contrario all’eventuale entrata dello Stato in Newcleo con 200 milioni, preferendo la joint venture pubblica Ansaldo-Enel-Leonardo.

Sul nucleare, però, Fdi non sembra tanto convinta: lo stesso Rampelli anche ieri ha ripetuto che “è giusto ragionare sul futuro e incoraggiare la ricerca scientifica, ma rimane la constatazione che al momento in Italia non lo abbiamo e continueremo a non averlo per molto tempo, anche avendo cambiato idea rispetto al 1987. Si porti pure avanti la ricerca sui micro reattori da fissione o, meglio, sulla fusione, ma la risposta attuale e pragmatica è lo sviluppo dell’energia idroelettrica, pronta domattina a determinare il disaccoppiamento dal prezzo del gas e una diminuzione importante delle bollette”. Insomma, ha concluso, “investiamo pure sui micro reattori domestici, ma intanto sviluppiamo il mini idroelettrico“. In attesa, ormai poca, di aggiornamenti definitivi su questa partita da Bruxelles. 

 

 

 

 

 

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