I dati Istat
I venti mesi neri dell’INDUSTRIA, produzione ancora in calo a settembre
Ancora uno scivolone per la produzione industriale. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat, a settembre continua la striscia negativa di cali su base annua; anche su base congiunturale si registra una flessione. Nella nota mensile, l’istituto di statistica indica poi come il Pil italiano con la stagnazione del terzo trimestre abbia registrato la peggiore performance rispetto ai principali partner europei. Soffre l’export: nei primi otto mesi le esportazioni in valore calano dello 0,6%, pesa in particolare la frenata in Francia e soprattutto in Germania
IN SINTESI
Ora sono venti: venti mesi di calo consecutivo su base annua della produzione industriale. Gli ultimi dati diffusi dall’Istat certificano la lunga serie negativa che affligge la manifattura nazionale da febbraio del 2023, con una flessione sia congiunturale che tendenziale. Nel dettaglio, a settembre, secondo le rilevazioni dell’istituto di statistica, l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,4% rispetto ad agosto. Nella media del terzo trimestre il livello della produzione diminuisce dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mensile cresce su base congiunturale per i beni intermedi (+1,9%) e i beni strumentali (+1,8%); diminuiscono invece l’energia (-3,8%) e i beni di consumo (-2,5%). Al netto degli effetti di calendario, a settembre 2024 l’indice complessivo mostra una marcata contrazione del 4,0% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21 come a settembre 2023). Flessioni tendenziali caratterizzano tutti i comparti: la riduzione è più rilevante per i beni strumentali (-5,1%), i beni intermedi (-4,0%), i beni di consumo (-3,5%) e meno pronunciata per l’energia (-1,6%). I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali più elevati sono la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+5,9%), la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+1,9%) e l’attività estrattiva (+1,8%). Le flessioni maggiori si rilevano nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-15,4%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-10,7%) e nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-8,1%).
Si tratta, come si è detto, del ventesimo calo consecutivo. Ma i segnali di affanno dell’industria cominciano già da prima. Guardando, infatti, agli ultimi due anni, a settembre 2022 comincia la serie negativa, interrotta con l’unico, isolato valore positivo di gennaio 2023 (con un aumento del 2,6%). Un lampo di luce nel buio presto spento perché subito dopo è ripartita la discesa già a febbraio 2023. Da rilevare, poi, che il dato di settembre costituisce il più ampio calo del 2024 e supera quello di gennaio (-3,7%). Su base congiunturale, l’andamento si mostra più altalenante. La produzione industriale torna con il segno meno dopo la variazione nulla di agosto.
La nota mensile dell’Istat: nel terzo trimestre il PIl italiano peggiore rispetto alle principali economie europee
Insieme ai dati sulla produzione industriale, l’Istat ha diffuso anche la nota mensile sull’andamento dell’economia italiana. Un quadro di sintesi – che arriva dopo l’aggiornamento sui conti nazionali – che ne fotografa la situazione di difficoltà in cui versa. Nel terzo trimestre, il pil è ristagnato, rimanendo stazionario rispetto al trimestre precedente. L’attività economica ha rallentato rispetto alla prima metà dell’anno, segnando un risultato peggiore rispetto ai principali partner europei e alla media dell’area euro (+0,4%). La domanda nazionale (al lordo delle scorte) ha fornito un apporto positivo alla crescita a differenza della componente estera netta che ha, invece, contribuito negativamente. La variazione acquisita per il 2024 è pari a 0,4%, dunque, ben al di sotto dei target fissati dal governo. Tuttavia, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha mostrato ottimismo e non sarebbe “stupito”, ha detto nell’audizione in Parlamento sulla manovra, se il Pil venisse rivisto al rialzo. Fatto sta, come hanno indicato istitituzioni come la Banca d’Italia, senza un’accelerazione nell’ultimo scorcio dell’anno, si allontano gli obiettivi di crescita dell’esecutivo.
Costruzioni ‘sorvegliate speciali’: dopo il forte rallentamento di agosto attesa per i dati di settembre
Oltre alla produzione dell’industria in senso stretto, un dato molto atteso quello della produzione delle costruzioni, che verrà diffuso il 20 novembre prossimo. Nella nota mensile, l’Istat segnala il forte rallentamento del settore ad agosto. Dopo l’aumento registrato nel mesemprecedente, l’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni è diminuito dell’1,8% rispetto a luglio. Tuttavia, su base trimestrale mobile il risultato rimane ancora leggermente positivo (+0,1% nel periodo giugno-agosto in termini congiunturali); nella media dei primi otto mesi del 2024 l’indice corretto per gli effetti di calendario è aumentato del 6,8%. I segnali di tenuta del comparto delle costruzioni sembrano provenire dal settore non residenziale. In base ai risultati dei permessi di costruire relativi al secondo trimestre, il comparto residenziale ha registrato, in termini congiunturali, una forte diminuzione che ha portato il numero di abitazioni (-9,5%) e la superficie utile (-7,7%) ai livelli più bassi dal terzo trimestre 2020. Quello non residenziale, al contrario, è risultato in crescita (+6,1%) dopo un primo trimestre negativo.
A ottobre ai minimi da aprile 2021 il clima di fiducia delle imprese
Nei servizi si è osservato ad agosto un calo diffuso degli indici di volume (-2,0% rispetto al mese precedente) dopo l’aumento osservato a luglio (+1,8%). Solo i servizi di alloggio e ristorazione hanno segnato un aumento su base mensile. Nella media del trimestre giugno-agosto l’indice destagionalizzato per il totale dei servizi è, quindi, diminuito dello 0,7%. Il clima di fiducia delle imprese a ottobre raggiunge il valore minimo da aprile 2021, come sintesi di un aumento nel settore delle costruzioni e delle vendite al dettaglio e del forte calo nel settore dei servizi
di mercato, soprattutto nel comparto del trasporto e magazzinaggio. Nella manifattura si è osservata una riduzione meno marcata rispetto a quella dei servizi di mercato, con un deterioramento della fiducia tra le imprese che producono beni intermedi e beni strumentali e un lieve miglioramento per quelle che producono beni di consumo. Nella manifattura sono peggiorati i giudizi sul livello degli ordini e le aspettative sul livello della produzione; le scorte sono giudicate in decumulo rispetto a settembre. Inoltre, è stata stimata una diminuzione del grado di utilizzo degli impianti e un ulteriore aumento della quota di imprese che segnala l’insufficienza di domanda quale ostacolo all’attività produttiva.
Nei primi otto mesi l’export in valore cala dello 0,6% annuo, pesa l’andamento negativo verso i mercati Ue
In rallentamento gli scambi di beni. Le esportazioni di beni in valore nel trimestre giugno-agosto sono risultate in calo (-1,5% rispetto ai tre mesi precedenti); nei primi otto mesi del 2024 hanno registrato una riduzione dello 0,6% rispetto allo stesso periodo del 2023, riflettendo in particolare un calo delle vendite di prodotti italiani verso i mercati Ue (-1,9% in valore -2,6%in volume). Questo ridimensionamento si inserisce in un contesto di rallentamento degli scambi europei: il valore degli scambi intra-area è calato del 3,2% nel periodo considerato, registrando flessioni del 5,5% in Francia, del 2,0% in Spagna, e dell’1,2 % in Germania.
In particolare, pesa il calo delle vendite italiane in Francia e Germania (rispettivamente -2,2% e -5,6% nei primi otto mesi dell’anno) che assorbono circa il 40% del totale dell’export nell’Ue, solo parzialmente compensato dall’aumento verso Paesi Bassi (+4,7%), Spagna (+3,4%) e Polonia (+1,4%).
Al contrario, le vendite in valore dirette al di fuori dell’Unione europea risultano in crescita dello 0,8% (una variazione analoga a quella registrata dai paesi Ue nel complesso). Su tale andamento hanno inciso l’aumento dei valori medi unitari (+3,6%) dei beni esportati e un calo dei volumi (-2,7%). L’andamento in valore delle esportazioni è risultato tuttavia disomogeneo nei principali mercati di destinazione: all’incremento verso il Regno Unito (+2,8%), la Turchia (+23,8%) e il Giappone (+5,9%) si è contrapposto un calo verso gli Stati Uniti (-0,2%), Svizzera (-4,8%), Cina (-24,7) e Russia (-9,2%). Il ridimensionamento dell’export italiano nei primi otto mesi dell’anno ha interessato diversi comparti produttivi, in particolare i metalli e prodotti in metallo, i macchinari e i mezzi di trasporto che rappresentano complessivamente oltre il 37% del totale delle vendite italiane all’estero, oltre il 40% di quelle dirette nel mercato tedesco. A queste, si aggiunge il calo dell’export degli altri prodotti tradizionali della manifattura italiana quali il tessile, abbigliamento pelli e accessori e i mobili. Nei primi otto mesi dell’anno, le importazioni in valore hanno registrato una flessione più ampia dell’export (-5,6%), in particolare per quelle provenienti dai mercati extra Ue (-8,2%, – 3,5% la variazione dei flussi provenienti dall’Ue). Ciò ha determinato un miglioramento dell’avanzo commerciale dell’Italia, pari a oltre 37 miliardi di euro (era pari a 17,8 miliardi nello stesso periodo dello scorso anno). La diminuzione del valore delle importazioni è riconducibile non solo alla riduzione dei prezzi dei beni ma anche a una flessione degli acquisti in volume. Come per l’export, anche in questo caso, il calo è diffuso ai diversi comparti produttivi.