FONDAZIONE GEOMETRI

Case green, con una spesa annua di 14mld in bonus fiscali costi per lo Stato sotto i 2 miliardi e alto ritorno. Ma serve un programma stabile

15 Ott 2025 di Maria Cristina Carlini

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Case green, con una spesa annua di 14mld in bonus fiscali costi per lo Stato sotto i 2 miliardi e alto ritorno. Ma serve un programma stabile

PAOLO BISCARO ORDINE GEOMETRI

Con una spesa media annua di circa 14 miliardi per bonus edilizi, lo Stato riduce sotto la soglia dei 2 miliardi i costi netti per condurre la transizione energetiva, sostenere le famiglie vulnerabili e la crescita economica. Lo Stato, dunque, può continuare a sostenere questi processi con un costo relativamente contenuto  che produce effetti moltiplicatori significativi sull’economia nazionale.  E’ questo il risultato cui approda l’analisi del Centro Studi della Fondazione Geometri Italiani, presentata ieri  nel corso presentata durante il convegno “Sviluppo economico e sostenibilità ambientale: tra cambio di rotta e strategie in evoluzione”, organizzato in collaborazione con il Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati e Cassa Geometri. L’assunto è che la rigenerazione energetica degli edifici e la riqualificazione edilizia rappresentano una leva strutturale fondamentale per la crescita economica, la sostenibilità ambientale e il benessere sociale. E, per questo, bisogna intervenire nella prospettiva sia di certezze di risorse che di programmazione di lungo termine per arrivare pronti all’appuntamento dell’applicazione della direttiva Ue sulla ‘Casa Green’ (Epbd), che prevede, tra l’altro, riduzioni significative dei consumi energetici (16% entro il 2030 e 20-22% entro il 2035) ed evitare di incorrere, all’ultimo momento, in una situazione di “mercato drogato” da interventi in extremis.

L’attenzione, in questa fase, è tutta centrata sulle misure annunciate in manovra, come il mantenimento della detrazione al 50% sulla prima casa anche per il 2026, superando quindi l’ipotesi di una riduzione al 36% prevista nella legge di Bilancio 2025: “una scelta volta a favorire investimenti sostenibili per famiglie e imprese e sostegno delle situazioni di povertà energetica”.  Si sta inoltre valutando la possibilità di ridurre il periodo di recupero della detrazione fiscale da 10 a 5 anni, per rendere il beneficio più immediato e accessibile ai contribuenti. Per le seconde case, invece, è in discussione una riduzione della detrazione all’intervallo tra 30% e 36%. “Questa proroga, se approvata, confermerebbe la rilevanza del Bonus Casa al 50% come leva fondamentale per la transizione energetica e la riqualificazione edilizia delle nostre città, in linea con le analisi di impatto economico e fiscale presentate dalla Fondazione Geometri Italiani”.

Lo studio ha adottato la metodologia della Fondazione Nazionale dei Commercialisti, che analizza l’impatto completo dell’investimento, e il modello analitico ANCE, basato su un’analisi dettagliata dei costi e dei ricavi fiscali e contributivi. Entrambe le metodologie concordano su un quadro positivo: con una spesa media annua di circa 14 miliardi di euro per bonus fiscali, lo Stato ottiene ritorni significativi che riducono il costo netto dell’;intervento a meno di 2 miliardi annui. La simulazione stima: un valore aggiunto economico che supera i 16 miliardi di euro (metodologia Fondazione Commercialisti); un saldo fiscale netto positivo per lo Stato compreso tra 320 milioni e 1,2 miliardi di euro (modello analitico ANCE), a seconda che si considerino solo gli effetti diretti o si includano
anche gli effetti indotti;  il gettito fiscale e contributivo complessivo deriva da imposte dirette, IVA, contributi previdenziali, e si accompagna a una forte attivazione di salari e consumi interni. Un aspetto fondamentale evidenziato nello studio riguarda l’importanza dei moltiplicatori economici, che misurano l’effetto moltiplicativo degli investimenti in edilizia sull’intera economia nazionale. Nel caso specifico dei bonus edilizi, ogni euro investito nella riqualificazione edilizia e nella rigenerazione energetica degli edifici genera una ricaduta di circa 3,3 euro complessivi. Questo effetto deriva dalla somma di impatti diretti sui cantieri, indiretti sulle imprese fornitrici e indotti dai consumi delle famiglie e dei lavoratori coinvolti. L’adozione di questi incentivi non si limita quindi a sostenere il settore edilizio, ma si traduce in un importante stimolo per l’economia italiana, con conseguenti aumenti di valore aggiunto, occupazione e gettito fiscale che superano in molti casi il costo diretto per lo Stato.

Il modello analitico ANCE dettaglia la composizione dei costi degli interventi, che include materiali, manodopera, progettazione e oneri di sicurezza. Circa il 34% dei costi è destinato a salari e stipendi netti, che generano un consistente gettito fiscale e contributivo (INPS, INAIL, IRPEF) stimato oltre i 3,3 miliardi di euro.
Il gettito IVA, oltre a essere generato direttamente sulle spese per i lavori, si estende indirettamente ai consumi indotti dai redditi, con un’incidenza stimata del 15,2%, arrivando a produrre ulteriori centinaia di milioni in entrate per lo Stato. Gli interventi con aliquote più elevate, ipotizzate al 55% e 65% per le famiglie in povertà energetica, comportano un costo fiscale aggiuntivo per lo Stato inferiore ai 2 miliardi di euro annui complessivi e significativamente inferiore rispetto ai 13 miliardi spesi all’avvio del Superbonus 110%. Inoltre, il gettito derivante dagli interventi al 36% potrebbe parzialmente compensare le minori
entrate dagli interventi maggiormente agevolati destinati alle famiglie vulnerabili, contribuendo a un bilanciamento sostenibile nel bilancio pubblico.
Infine, le risorse eventualmente necessarie per sostenere in modo dedicato le famiglie in povertà energetica potrebbero essere integrate con strumenti complementari, come il sostegno alle comunità energetiche, per migliorare ulteriormente l’efficacia complessiva delle politiche di
sostenibilità.

Uno dei punti cruciali che hanno evidenziato, nel corso di un incontro con la stampa, Diego Buono, presidente Fondazione Geometri Italiani e Cassa Geometri, e Paolo Biscaro, vice presidente Fondazione Geometri Italiani e presidente Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati, è proprio quello della stabilità. Lo  studio delinea un insieme di strategie operative che potrebbero essere attuate dal 2025 al 2030 e oltre. La rotta indicata punta su una programmazione stabile e pluriennale per garantire una coerenza temporale e normativa, evitando instabilità che possono generare bolle speculative come quelle del Superbonus; sistema di monitoraggio e verifiche per  attuare controlli trasparenti e periodici sui costi, i risultati energetici e gli effetti sociali, per ridurre rischi di abusi; semplificazione normativa e amministrativa incidendo sui processi di accesso agli incentivi, specialmente nei condomini, e rendere più accessibili le procedure di cessione del credito. Una priorità, più volte richiamata, è il focus sulle fasce vulnerabili con l’obiettivo di adottare misure di sostegno che prevedano incentivi fiscali mirati, sconti in fattura, accesso facilitato al credito e politiche di accompagnamento. Il tutto in una prospettiva di gestione trasparente e condivisa con il coinvolgimento di professionisti qualificati e istituzioni con modelli di controllo condiviso, per evitare abusi e uso distorto delle risorse. Questi approcci, condivisi e adottati in modo coordinato, consentirebbero di realizzare un rinnovamento edilizio, sostenibile e socialmente equo, riducendo i rischi di bolle speculative, evidenzia lo studio della Fondazione Geometri.

“Il percorso di efficientamento energetico e di rigenerazione edilizia rappresenta una sfida centrale per il futuro del nostro Paese, non solo per il ruolo che il settore ha nell’economia, ma anche per l’impatto sociale e ambientale determinante – hanno detto Buono e Biscaro – come categoria
siamo pronti a mettere a disposizione competenze, professionalità e rigore metodologico per attuare politiche sostenibili e concrete, evitando fenomeni speculativi e garantendo risultati duraturi. Solo con un approccio programmato, trasparente e integrato, che tenga conto delle diverse esigenze territoriali e sociali, potremo davvero contribuire a un futuro più equo e resiliente”.

Questo studio, ha detto Buono, vuol essere “uno stimolo, una sollecitazione”. “Stiamo mettendo ancora sotto la sabbia. Non c’è nulla nelle manovre che vada in questa direzione. E’ un problema da mettere sul tavolo”, ha sottolineato. ”Il patrimonio immobiliare italiano presenta una certa vetustà ed evidenzia la necessità di interventi con un’ottica anche di ritorno fiscale. Abbiamo osservato che 1 euro investito in edilizia comporta un ritorno di 3,30 euro, tra diretto, indiretto e indotto, con un’attivazione di quasi 1 milione e 400 mila unità lavorative, persone che pagano le tasse e versano i contributi. Investire nel patrimonio immobiliare è una leva economica fondamentale. È un investimento che fa il Paese sui propri cittadini’, ha detto Biscaro. “Il percorso di efficientamento energetico e di rigenerazione edilizia è una sfida importante per il futuro del nostro Paese. Abbiamo un patrimonio molto diversificato con oltre 30 milioni di unità immobiliari di proprietà privata. Il frazionamento della proprietà deve prevedere anche delle politiche specifiche per poter consentire una riqualificazione dal punto di vista energetico e strutturale. Occorre un incontro tra i soggetti interessati affinché questi interventi non gravino completamente sulla finanza pubblica”.

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