La giornata
Gaza e Flotilla, tensione alle stelle. Scontro Meloni-Cgil sullo sciopero
- Istat: ad agosto calo mensile degli occupati, crescono i disoccupati (soprattutto giovani)
- Hera firma con i sindacati un nuovo protocollo sugli appalti
- Lebruto nominato amministratore della parte italiana della Galleria del Brennero
- Officine Maccaferri scelta per due progetti infrastrutturali in Arabia Saudita
- Riconnettere i porti e le città, il convegno del CNI
IN SINTESI
“Weekend lungo e rivoluzione non stanno insieme’. La presidente del Consiglio è dura sullo sciopero generale indetto per oggi da Cgil e Usb dopo il blocco della Flotilla da parte di Israele. Dalla missione, dice la premier, ‘nessun beneficio per i palestinesi, in compenso ci saranno disagi per gli italiani’. Parole che accendono subito uno scontro. Per il segretario generale della Cgil Maurizio. Landini sono ‘un’offesa: la presidente dovrebbe portare rispetto a chi paga le tasse e lavora’. La Commissione di garanzia sugli scioperi, riunitasi ieri, ha valutato illegittimo lo sciopero generale che viola “l’obbligo legale di preavviso, previsto dalla Legge 146/90″. Il Garante ha ritenuto “inconferente il richiamo dei sindacati proclamanti all’art. 2, comma 7, che prevede la possibilità di effettuare scioperi senza preavviso solo ‘nei casi di astensione dal lavoro in difesa dell’ordine costituzionale, o di protesta per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori'”. L’Autorità ha quindi inviato un’indicazione immediata alle organizzazioni sindacali, ricordando che “il mancato adeguamento comporta, tra l’altro, l’apertura di un procedimento di valutazione del comportamento”. I sindacati non recedono e confermano la protesta.
Per tutta la giornata di ieri sono continuate in tutta Italia le proteste Pro Pal: occupato il rettorato dell’università di Bologna, a Roma tensione tra studenti e comunità ebraica. Alla Camera passa con 182 sì, 101 astenuti e nessun voto contrario la risoluzione della maggioranza per sostenere il piano Usa su Gaza. A favore anche Italia Viva, Azione e +Europa, astenuti Pd, M5s e Avs. Passa invece con 175 tutti del centrodestra e 108 no delle opposizioni, il testo sul riconoscimento condizionato dello Stato palestinese . La Flotilla, intanto, non è arrivata a Gaza. Le navi del convoglio umanitario di attivisti sono state abbordate dalla Marina israeliana che impiegato nell’operazione 16 unità navali. ‘La provocazione è finita, tutti sono sani e salvi e stanno viaggiando verso Israele’, scrive il Ministero degli Esteri israeliano su X precisando che c’è un’ultima imbarcazione della flotta ‘che resta a distanza’ ma viene monitorata’. Fermati 40 italiani. ‘Stanno tutti bene -spiega il ministro degli Esteri Tajani – l’Unità di crisi è in contatto con i legali degli imbarcati. Israele farà un’unica espulsione coatta’. I legali degli attivisti precisano che ‘sarà improbabile che le spese del volo speciale previsto per far tornare in Italia i volontari siano a carico loro’. Dalla Turchia, intanto, la notizia che 45 imbarcazioni civili sono partire da Arsuz, località nel sud est del Paese, per dare sostegno alla Flotilla.
Lavoro, Istat: ad agosto calo mensile degli occupati e aumento dei disoccupati soprattutto giovani
Segnali negativi ad agosto per il mercato del lavoro. Secondo le rilevazioni diffuse dall’Istat, su base mensile, l’occupazione registra una flessione degli occupati mentre aumentano disoccupati e inattivi. La diminuzione degli occupati è stata pari a –0,2%, -57mila unità) coinvolgendo gli uomini, le donne, i dipendenti(permanenti e a termine) e tutti coloro con che hanno meno di 50 anni d’età; gli occupati invece crescono tra gli autonomi e tra chi ha almeno 50 anni. Il tasso di occupazione cala al 62,6% (–0,2 punti). L’aumento delle persone in cerca di lavoro (+0,4%, pari a +7mila unità) riguarda solo gli uomini e i 25-49enni, mentre tra le donne e nelle altre classi d’età il numero di disoccupati diminuisce. Il tasso di disoccupazione è stabile al 6,0%, quello giovanile sale al 19,3% (+0,6 punti). La crescita degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,5%, pari a +60mila unità) interessa gli uomini, le donne e i 15-34enni; tra chi ha almeno 35 anni di età il numero di inattivi è invece in diminuzione. Il tasso di inattività sale al 33,3% (+0,2 punti). Confrontando il trimestre giugno–agosto 2025 con quello precedente (marzo–maggio 2025) si osserva un incremento nel numero di occupati (+0,2%, pari a +42mila unità). Rispetto al trimestre precedente, diminuiscono le persone in cerca di lavoro (-4,4%, pari a -71mila unità) e aumentano gli inattivi di 15-64 anni (+0,3%, pari a +36mila unità). Ad agosto 2025, il numero di occupati supera quello di agosto 2024 dello 0,4% (+103mila unità); l’aumento riguarda gli uomini, le donne e chi ha almeno 50 anni, a fronte della diminuzione nelle altre classi d’età. Il tasso di occupazione, in un anno, sale di 0,1 punti percentuali. Rispetto ad agosto 2024, cala il numero di persone in cerca di lavoro (-4,7%, pari a –75mila unità) ed è sostanzialmente stabile quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni.il tasso di disoccupazione destagionalizzato dell’area dell’euro e’ del 6,3%, in aumento rispetto al 6,2% di luglio 2025 e stabile rispetto ad agosto 2024. Il tasso di disoccupazione nell’UE era del 5,9% ad agosto 2025, stabile rispetto a luglio 2025 e ad agosto 2024. Lo indica Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea. Eurostat stima che 13,089 milioni di persone nell’Ue, di cui 10,842 milioni nell’area dell’euro, fossero disoccupate ad agosto 2025. Rispetto a luglio 2025, la disoccupazione e’ aumentata di 39.000 unita’ nell’Ue e di 11.000 unita’ nell’area dell’euro. Rispetto ad agosto 2024, la disoccupazione e’ aumentata di 85.000 unita’ nell’Ue ed e’ diminuita di 15.000 unita’ nell’area dell’euro. Sempre ad agosto il tasso di disoccupazione giovanile era pari al 14,6% nell’Ue, in aumento rispetto al 14,4% di luglio 2025, e al 14,0% nell’area dell’euro, stabile rispetto al mese precedente.
“Anche se appare prematuro leggere le prime stime sull’andamento dell’occupazione e della disoccupazione di agosto come l’inizio di una fase di deterioramento del mercato del lavoro cominciano a consolidarsi i segnali di una minore dinamicità. Al netto del calo dell’occupazione rilevata nell’ultimo mese, associata ad un incremento dei disoccupati e degli inattivi, infatti, negli ultimi periodi gli aumenti registrati su base annua si sono assottigliati: dagli oltre 440mila di gennaio ai 103mila di agosto, peraltro concentrate nella fascia over 50”, commenta l’ufficio studi di Confcommercio ai dati sull’occupazione diffusi oggi dell’Istat. A conferma di un quadro meno espansivo vi sono i segnali di una tendenza alla minore partecipazione al mercato del lavoro. Il fenomeno, pur interessando sia gli uomini che le donne, appare innegabilmente più preoccupante per la componente femminile dell’occupazione. Ad oggi oltre il 42% delle donne tra i 15 ed i 64 anni, vale a dire quasi 8 milioni di persone, risulta inattiva, non ha un’occupazione e non la cerca, cifra che seppure leggermente inferiore ai valori pre-pandemici ci colloca molto lontano dai valori medi europei e rappresenta un freno alle possibilità di sviluppo del nostro Paese.
Hera firma con i sindacati un nuovo protocollo sugli appalti
Clausole sociali rafforzate e regole stringenti sui contratti collettivi da applicare per contrastare dumping salariale e precarieta’. Strumenti di controllo potenziati con check list digitali e divieto di subappalti a cascata per garantire sicurezza e responsabilita’ delle filiere di fornitura. Sistematico coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, dall’informazione preventiva alle consultazioni prima e dopo l’aggiudicazione di gara per migliorare e valorizzare il lavoro e i lavoratori. Sono alcuni dei punti chiave messi nero su bianco nel nuovo Protocollo Appalti firmato dal Gruppo Hera, dalle Rsu aziendali e da nove sigle sindacali (Filctem-Cgil, Fp-Cgil, Femca-Cisl, Flaei-Cisl, Fit-Cisl, Uiltec-Uil, Uiltrasporti, Fiadel e Cisal-Federenergia) incardinato su tre pilastri, che sono il sottotitolo dell’accordo: ‘piu’ tutele, piu’ controlli, piu’ partecipazione’. L’intesa rappresenta un ulteriore passo della multiutility nel rilanciare l’impegno verso filiere esecutive sempre piu’ corte, trasparenti e responsabili e si inserisce nel percorso avviato dal Gruppo nel giugno 2024 con il Patto del Buon Lavoro, seguito dal Codice di condotta fornitori sottoscritto la scorsa estate, un vero e proprio patto etico per costruire assieme ai fornitori una catena del valore sostenibile ed equa. Il nuovo Protocollo Appalti interessa oltre 800 milioni di euro l’anno di servizi e lavori appaltati dalla multiutility in ambito Energia, Ciclo idrico integrato e Servizi ambientali. Esteso sull’intero orizzonte del piano industriale 2025-2029, il Protocollo regola oltre 4 miliardi di euro complessivi di valore economico e coinvolge piu’ di 1.800 imprese e una media di 4.400 contratti ogni anno.e delle comunita”.
La firma del nuovo protocollo Hera sugli appalti è una notizia positiva che va oltre la stessa azienda e relativo indotto, per la qualità dei contenuti e delle tutele introdotte e per il ruolo che riconosce alle lavoratrici e ai lavoratori e alle organizzazioni sindacali. Come il protocollo sugli appalti per il Giubileo è diventato il punto di riferimento per decine di accordi con i comuni italiani, così il Protocollo di Hera deve diventare la buona pratica da rivendicare in tutte le aziende a partecipazione pubblica”. É quanto dichiara Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. “Il protocollo – continua – conferma la qualità delle relazioni industriali in Hera, dove utilizzando tutte le possibilità offerte dal Codice degli Appalti, si introducono tutele e procedure volte a garantire la certezza della corretta applicazione dei Ccnl per le diverse attività oggetto di appalto evitando sovrapposizioni e dumping, si valorizzano gli elementi qualitativi e non del mero ribasso sui costi, si introducono le procedure più corrette per evitare risparmi sulla sicurezza e sui costi della manodopera andando a verificare, nel concreto, la migliore efficienza aziendale degli appaltatori”. “Inoltre – prosegue il leader della Cgil – introduce e generalizza il divieto di subappalto a cascata, rafforza le clausole sociali nei campi di appalto a tutela dei livelli occupazionali, ma anche delle condizioni economiche e normative. Introduce momenti di contrattazione preventiva ma anche momenti, in fase di esecuzione degli appalti, in cui verificare il rispetto delle tutele e, se del caso, intervenire prontamente, salvaguardando i lavoratori e penalizzando, fino alla risoluzione dei contratti, eventuali imprese scorrette. Questa è quella che noi chiamiamo una vera partecipazione dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali: con confronti iniziali per contribuire alle scelte dell’azienda e con sedi di verifica e controllo dove riportare anche le segnalazioni e le richieste dei lavoratori in appalto”.
“La firma del nuovo Protocollo appalti tra il gruppo Hera e le organizzazioni sindacali è un fatto importante: si rafforzano i diritti, si garantiscono sicurezza e trasparenza negli appalti, si previene la concorrenza al ribasso. Questo impianto può diventare un modello per l’intero sistema”, dichiara il segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri. “Centrale è l’impegno sul fronte della salute e sicurezza sul lavoro, con regole e strumenti che, accogliendo le nostre rivendicazioni, danno priorità alla prevenzione e rafforzano la formazione per tutte le lavoratrici e i lavoratori coinvolti. Così come – ha proseguito Bombardieri – particolarmente importante è il richiamo all’applicazione obbligatoria dei Ccnl maggiormente rappresentativi per settore e territorio, per il contrasto al dumping salariale e contrattuale. È la prova – ha sottolineato il leader della Uil – che con il confronto e con le buone relazioni sindacali si possono garantire lavoro dignitoso e regole chiare, colmando quelle lacune che – ha concluso Bombardieri – nonostante il nuovo codice degli appalti, continuano a persistere”.
Fs, Lebruto nominato amministratore della parte italiana della Galleria del Brennero
Umberto Lebruto è stato nominato amministratore della parte italiana della Galleria di Base del Brennero – Brenner Basistunnel (BBT SE), società partecipata da Rete Ferroviaria Italiana. Con la sua esperienza nel Gruppo FS sarà chiamato a contribuire a un progetto che non è solo un’opera ingegneristica, ma un vero ponte tra Paesi, persone e futuro.
La nomina, deliberata dal Consiglio di Sorveglianza della Bbt Se nella seduta del 30 settembre, affida a Lebruto un mandato triennale. Accanto a lui, l’amministratore austriaco Martim Gradnitzer confermato per altri tre anni, con il quale condividerà un percorso comune per portare a compimento il tunnel ferroviario più lungo del mondo. Lebruto raccoglie il testimone da Gilberto Cardola che dal 2019 ha accompagnato con competenza, passione e determinazione lo sviluppo della Galleria. A lui vanno i ringraziamenti della BBT SE e dei suoi azionisti – ÖBB Infra e TFB (Rete Ferroviaria Italiana, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia Autonoma di Trento e Provincia di Verona) – per il contributo prezioso e duraturo.Con una carriera costruita tra infrastrutture ferroviarie e rigenerazione urbana, Lebruto porta al Brennero non solo competenze tecniche, ma anche una visione attenta al valore sociale e ambientale delle grandi opere. “Sono onorato di poter collaborare in modo costruttivo con il mio collega, l’amministratore austriaco Martin Gradnitzer, e con tutto il teamdi BBT SE per definire i prossimi passi del progetto. La Galleria di Base del Brennero è un progetto chiave per una mobilità sostenibile in Europa e un simbolo della stretta collaborazione tra Italia e Austria”, afferma Lebruto.
Il nuovo amministratore di parte italiana, Umberto Lebruto, insieme al suo omologo austriaco Martin Gradnitzer, guiderà i prossimi passi verso la realizzazione della Galleria di Base del Brennero, il tunnel ferroviario transfrontaliero lungo 64 chilometri . L’obiettivo condiviso è portare a compimento quest’opera straordinaria e contribuire in maniera decisiva a spostare il traffico merci dalla strada alla ferrovia, rendendo la mobilità europea più sostenibile.
A2a inaugura A2A Life Ventures e accelera sull’innovazione
A2A accelera sulla frontiera dell’innovazione e inaugura A2A Life Ventures, la prima societa’ in Italia creata da una corporate per integrare in modo sinergico tutte le leve di open innovation. Un passo che, spiega una nota, rafforza la posizione del Gruppo come attore di primo piano nel panorama nazionale ed europeo, proiettandolo tra i player piu’ avanzati nelle strategie di innovazione industriale. A2A Life Ventures sara’ il motore a supporto dei pilastri del Piano Strategico 2035 – economia circolare e transizione energetica – e si propone come una fabbrica dell’innovazione capace di sviluppare e testare soluzioni concrete digitali, fisiche e basate sull’AI, all’interno del Gruppo e poi sul mercato esterno. L’obiettivo e’ ambizioso: costruire entro il 2035 un portafoglio di circa 30 soluzioni innovative pronte a creare valore sia per A2A che per l’ecosistema industriale ed energetico europeo. “Presentiamo il primo veicolo societario integrato di open innovation in Italia, basato su un modello di circolarita’: una crescita che si autoalimenta, in cui il valore generato viene reinvestito in nuove soluzioni e tecnologie’, commenta l’ad, Renato Mazzoncini. ‘A2A Life Ventures e’ una piattaforma che mira a posizionarsi come un benchmark europeo nell’innovazione applicata alla transizione ecologica, anticipando i trend globali, per dare un contributo all’autonomia tecnologica ed energetica dell’Italia’, ha aggiunto.
Eni annuncia la decisione finale di investimento per il progetto Coral North in Mozambico
Eni e i suoi partner CNPC, ENH, Kogas e XRG hanno raggiunto la decisione finale di investimento (FID) per lo sviluppo del progetto Coral North FLNG, che sarà localizzato nelle acque profonde nell’offshore di Cabo Delgado, a nord del Mozambico. La firma è avvenuta oggi a Maputo, alla presenza del Presidente del Mozambico Daniel Francisco Chapo e dell’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi. Il progetto metterà in produzione i volumi di gas provenienti dalla parte settentrionale del giacimento a gas nell’Area 4 di Coral, nel bacino di Rovuma, attraverso un impianto galleggiante di GNL di ultima generazione. Il progetto sarà sviluppato dalla Joint Venture formata da Eni (50%), CNPC (20%), Kogas (10%), ENH (10%) e XRG (10%), controllata di Adnoc. “Il progetto Coral North fa leva sulle eccezionali competenze esplorative di Eni, sulle nostre capacità distintive di sviluppo fast-track e su una disciplina finanziaria rigorosa, valorizzando le abbondanti risorse del Mozambico e la sua posizione geografica strategica. Con Coral North contribuiremo a soddisfare la crescente domanda mondiale di GNL, raddoppiando sia il contributo del Mozambico alla sicurezza energetica globale, sia i benefici per il Paese e i suoi cittadini in termini di crescita economica e industriale”, commenta Descalzi.
Coral North è il secondo progetto di sviluppo di Eni in Mozambico e la seconda unità FLNG di larga scala consegnata in acque ultra-profonde a livello globale, con Coral South che rappresenta il primo. Sfruttando l’esperienza maturata con Coral South, in produzione dal 2022, Coral North offrirà vantaggi competitivi in termini di tempistiche, costi, ottimizzazione delle performance e minimizzazione dei rischi di esecuzione, con l’obiettivo di consegnare il progetto nel 2028, nei tempi previsti. Con una capacità di liquefazione produttiva di 3,6 milioni di tonnellate anno (MTPA), la nuova Coral North FLNG – insieme a Coral South – porterà la produzione complessiva di GNL del Mozambico a superare i 7 MTPA, rendendo il paese il terzo produttore di GNL in Africa e rafforzando ulteriormente il suo ruolo nello scenario energetico globale. Si prevede che il progetto rafforzerà l’economia mozambicana e la competitività delle industrie locali, creando nuovi posti di lavoro e opportunità per le imprese nazionali, aumentando significativamente gli impatti già generati da Coral South e gli investimenti in progetti di sviluppo locale. Eni è presente in Mozambico dal 2006. Tra il 2011 e il 2014, l’azienda ha scoperto vaste risorse di gas naturale nel bacino di Rovuma, nei giacimenti di Coral, Mamba Complex e Agulha, con circa 2.400 miliardi di metri cubi di gas in posto. Coral South è il primo progetto a produrre gas dal bacino di Rovuma. Eni contribuisce inoltre a migliorare la diversificazione economica del Paese, l’accesso all’istruzione, alla salute e all’acqua attraverso l’attuazione di un piano di sostenibilità integrato.
Officine Maccaferri scelta per due progetti infrastrutturali in Arabia Saudita
Officine Maccaferri, platform company di Ambienta SGR e leader globale nel settore dell’ingegneria civile e ambientale, è stata scelta – attraverso la sua controllata in Medio Oriente – come fornitore di soluzioni strutturali sostenibili per due progetti infrastrutturali in fase di sviluppo in Arabia Saudita: il King Salman Park a Riyadh e il Prince Mohammed Bin Salman Stadium a Qiddiya. Partecipando a due tra i progetti più complessi e tecnicamente impegnativi a livello mondiale, il Gruppo rafforza il proprio ruolo nello sviluppo infrastrutturale di una regione al tempo stesso strategica per il business e fulcro della trasformazione globale. In quanto iniziative di punta di Saudi Vision 2030 – il piano con cui il Regno punta a diversificare l’economia e accelerare il proprio sviluppo – i progetti confermano il ruolo di Maccaferri come partner strategico nei più ambiziosi interventi a livello internazionale, proponendosi come one-stop-shop in grado di offrire una gamma completa di soluzioni integrate e rispettose dell’ambiente. Nel cuore della capitale saudita, il King Salman Park rappresenta uno degli interventi ambientali più ambiziosi del Paese. Destinato a diventare il parco urbano più grande al mondo, è parte della Riyadh Green Initiative e mira a rigenerare terreni compromessi, promuovere la biodiversità e creare habitat resilienti in un ambiente desertico. In questo progetto, commissionato da Green Riyadh Landscape Development, Maccaferri fornirà per la prima volta nella regione il sistema Terramesh Mineral, una tecnologia innovativa per il rinforzo del terreno con paramento in pietra naturale, priva di strutture esterne e capace di integrarsi con l’ambiente circostante. Le rampe paesaggistiche raggiungeranno un’altezza di 9,1 metri e una superficie complessiva di 12.100 m². Un team specializzato di ingegneri Maccaferri sarà coinvolto in tutte le fasi del progetto, dal design al controllo on-site.
Parallelamente, Maccaferri è stata selezionata per contribuire alla costruzione del Prince Mohammed Bin Salman Stadium di Qiddiya, destinato a diventare uno degli impianti di punta della FIFA World Cup 2034, che sarà ospitata dall’Arabia Saudita. Lo stadio, con una capienza di 47.000 posti, sorgerà su una spettacolare parete rocciosa alta 200 metri nei pressi di Riyadh e sarà completato entro il 2029. Progettato dallo studio internazionale Populous e promosso dalla Qiddiya Investment Company con il supporto del Public Investment Fund saudita, l’impianto sarà realizzato da una joint venture tra FCC e Nesma & Partners e integrerà soluzioni tecnologiche all’avanguardia: tetto retrattile, campo mobile, maxischermo LED e un innovativo sistema di raffreddamento alimentato da un lago artificiale. Maccaferri realizzerà i muri di contenimento lungo i bordi della parete rocciosa, impiegando il sistema Terramesh, scelto per la sua elevata resistenza, la flessibilità in condizioni geotecniche complesse e la capacità di armonizzarsi con l’ambiente naturale circostante. Anche in questo progetto il Gruppo garantirà la propria presenza diretta con un team tecnico dedicato. Per Antonino Rapisardi, head of Mea Region di Officine Maccaferri, “essere parte attiva di due opere di tale portata rappresenta per noi un motivo di grande orgoglio e un riconoscimento della nostra visione. Il nostro approccio combina performance strutturale, sostenibilità ambientale e riduzione della carbon footprint. Grazie all’esperienza maturata a livello globale e alle nostre soluzioni all’avanguardia, siamo in grado di affrontare sfide complesse e contribuiamo alla realizzazione di infrastrutture resilienti e durature, in linea con i più elevati standard internazionali”.
Enel perfeziona l’accordo con Masdar per 446 Mw di fotovoltaico in Spagna
Egpe, societa’ del Gruppo Enel controllata tramite Endesa, ha perfezionato la vendita a Masdar, leader nell’energia pulita degli Emirati Arabi Uniti, di una partecipazione di minoranza, pari al 49,99% del capitale sociale, in Egpe Solar 2, veicolo che detiene quattro asset fotovoltaici di Endesa operativi in Spagna per una capacita’ installata complessiva di 446 Mw. In linea con l’accordo firmato il 24 marzo 2025, Masdar ha pagato un corrispettivo di 184 milioni di euro per l’acquisizione del 49,99% del capitale sociale di Egpe Solar 2, corrispettivo soggetto ai meccanismi di aggiustamento tipici di operazioni di questo genere. L’Enterprise Value riferito al 100% di Egpe Solar 2 riconosciuto nell’accordo e’ pari a 368 milioni di euro.
Questa operazione, che fa seguito alla partnership gia’ perfezionata con Masdar nel dicembre 2024 relativa a un portafoglio di 2 Gw di altri asset solari operativi in Spagna, e’ in linea con il modello di ‘Partnership’ delineato da Enel nel suo Piano Strategico 2025-2027 con la finalita’ di mantenere il controllo degli asset strategici e massimizzare la produttivita’ e i ritorni sul capitale investito. L’operazione, si legge nella nota, si inserisce nell’ambito di una collaborazione a lungo termine con Masdar, che comprende anche contratti di acquisto di energia (Power Purchase Agreements, Ppa) della durata di 15 anni attraverso i quali si prevede che Endesa, per il tramite di una societa’ controllata, acquisira’ l’energia generata dagli impianti fotovoltaici oggetto dell’operazione. Si prevede che l’operazione generera’ una riduzione dell’indebitamento finanziario netto consolidato del Gruppo Enel pari a 184 milioni di euro nel 2025 mentre non sono previsti impatti sui risultati economici del Gruppo in quanto Enel continua a mantenere il controllo di Egpe Solar 2 e a consolidare integralmente la societa’. L’accordo di partnership e’ stato perfezionato a seguito del verificarsi di alcune condizioni sospensive, tra le quali il rilascio dell’autorizzazione del Governo spagnolo sugli investimenti esteri.
Tim Enterprise, 1 miliardo di investimenti in tre anni per la fabbrica tecnologica
TIM Enterprise accelera sulla trasformazione digitale del Paese con un sostanzioso piano di investimenti da 1 miliardo di euro in tre anni, consolidando il suo ruolo di motore tecnologico del Gruppo TIM e punto di riferimento per oltre 30mila clienti fra imprese e pubbliche amministrazioni, capace di offrire soluzioni digitali end-to-end in ambiti chiave come cloud, edge computing, cybersecurity, intelligenza artificiale, 5G e IoT. Il piano triennale 2025-2027 di TIM Enterprise prevede investimenti significativi, che nel 2024 hanno totalizzato 350 milioni di euro, per un totale di circa 1 miliardo di euro. L’infrastruttura di Data Center raggiungerà una capacità installata di 125 MW, con un network di 17 Data Center, tra cui 8 di ultima generazione (certificati TIER IV o Rating IV, i più alti standard di affidabilità) che rappresentano il 50% di tutti i Data Center di questa categoria presenti in Italia. Il piano include infatti una nuova struttura ‘AI ready’ e il potenziamento di altri due Data Center. Sempre in arco di piano, 105 milioni di euro saranno dedicati all’espansione dell’edge cloud, tecnologia fondamentale per abilitare servizi digitali a bassa latenza e ad alta resilienza, sempre più richiesti dal mercato. La crescita di TIM Enterprise è garantita anche da un solido portafoglio di ordini, pari a circa 4 miliardi di euro, che includono contratti già firmati con clienti Top Corporate e Pubbliche Amministrazioni. Per Elio Schiavo, Chief Enterprise&Innovative Solutions Officer del gruppo, “Tim Enterprise non è solo una realtà industriale, ma la vera fabbrica tecnologica del Paese”. “Attraverso applicazioni proprietarie, competenze verticali e soluzioni digitali all’avanguardia, accompagniamo ogni giorno la crescita di imprese e pubbliche amministrazioni. Stiamo costruendo un’infrastruttura solida, sicura e tutta italiana, capace di sostenere la trasformazione tecnologica in atto e stiamo lavorando ogni giorno per costruire un ecosistema europeo realmente indipendente e sostenibile. I nostri investimenti nel cloud, nei data center, nell’edge computing e nella cybersicurezza sono guidati da una visione industriale chiara: mettere al servizio di aziende, istituzioni ed enti locali una piattaforma sovrana, scalabile e affidabile. Non è solo un progetto tecnologico, è una strategia per garantire autonomia, resilienza e competitività all’Italia nel contesto europeo e globale”.
Punto di forza è la capacità di garantire sovranità digitale reale grazie al controllo diretto delle infrastrutture di calcolo, alla gestione di chiavi crittografiche proprietarie e al know-how maturato nella gestione di servizi cloud: un mix unico sul mercato italiano. Questo impegno si concretizza anche nel ruolo da protagonista nel Polo Strategico Nazionale, la più avanzata iniziativa di cloud sovrano in Europa, sviluppata insieme a Leonardo, CDP e Sogei. TIM Enterprise si avvale di una squadra di oltre 6.400 persone, della rete di vendita più capillare del Paese e della più grande infrastruttura di Data Center in Italia, progettata secondo i più alti standard di sicurezza, efficienza e sostenibilità. La forza innovativa è rappresentata anche dalle ‘factory’ interne – Noovle per il cloud e l’AI, Olivetti per IoT e soluzioni verticali, e Telsy per la cybersecurity – che sviluppano soluzioni proprietarie garantendo maggiore valore aggiunto e marginalità. TIM Enterprise serve oltre 30.000 clienti, tra cui tutte le società del FTSE MIB e la maggioranza delle mid-cap italiane, con un tasso di churn inferiore all’1% sui top client e relazioni di lungo periodo con i principali gruppi del Paese. Nel 2024, la business unit del Gruppo TIM ha visto i ricavi crescere a 3,3 miliardi di euro, con un margine lordo di 1,2 miliardi (circa il 35% dei ricavi) e un Ebitda After Lease pari a 700 milioni di euro. A trascinare i risultati è stata la crescita del cloud, che rappresenta la principale fonte di ricavi di TIM Enterprise, e che lo scorso anno ha superato 1 miliardo di fatturato, con un percorso in ulteriore crescita nel 2025 (+25% anno su anno nel primo semestre). La roadmap tecnologica si arricchisce di collaborazioni strategiche con player globali come Google Cloud, Oracle e Microsoft, a garanzia di interoperabilità e innovazione continua per le soluzioni offerte al mercato. Il Gruppo TIM ha inoltre aderito al progetto IPCEI-CIS (Important Project of Common European Interest – Cloud Infrastructure and Services), che punta a rafforzare lo sviluppo di soluzioni edge a livello europeo, stimolando investimenti pubblici e privati e favorendo la nascita di un ecosistema industriale e tecnologico europeo. I numeri e la strategia sono stati presentati oggi, in occasione dell”Unboxing TIM Enterprise Day’, un appuntamento con la comunità finanziaria che si è tenuto nel Data Center di Santo Stefano Ticino – uno tra i più innovativi in Italia – da Pietro Labriola, Amministratore Delegato TIM, Elio Schiavo, Chief Enterprise & Innovative Solutions Officer TIM ed Adrian Calaza, Chief Financial Officer TIM. L’iniziativa è stata anche un’occasione per esplorare le capacità all’avanguardia del Data Center e sperimentare le soluzioni tecnologiche innovative applicate a tutti i settori cruciali per lo sviluppo del Paese: dall’IoT, alle Smart Cities, dalla cybersecurity alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale.
Snam, il cda approva il rinnovo annuale del programma Emtn
Il Consiglio di Amministrazione di Snam, riunitosi oggi sotto la presidenza di Alessandro Zehentner, ha approvato il rinnovo annuale del Programma Euro Medium Term Notes (EMTN), avviato nel 2012. Il Programma EMTN rappresenta uno strumento efficace per raccogliere risorse finanziarie sul mercato in modo efficiente, flessibile e a costi competitivi, coerentemente con l’evoluzione prevista della struttura finanziaria della società. I titoli emessi potranno essere quotati su mercati regolamentati e non. In questo contesto, il Consiglio ha deliberato l’emissione, entro il 2 ottobre 2026, di uno o più prestiti obbligazionari, per un importo massimo di circa 3,3 miliardi di euro, incrementato dell’ammontare corrispondente alle obbligazioni eventualmente rimborsate nel corso dello stesso periodo. Tali obbligazioni saranno collocate presso investitori istituzionali. In ogni caso, il valore nominale complessivo dei prestiti obbligazionari emessi in circolazione non potrà superare il limite massimo di 15 miliardi di euro.
Ansaldo Energia: completato l’upgrade della centrale Alpiq di San Severo
Un incremento di potenza di 43 Mw, un miglioramento dell’efficienza dello 0,9% e una riduzione di oltre 10.000 tonnellate di emissioni di Co2 all’anno erano i risultati attesi dall’upgrade realizzato da Ansaldo Energia presso la centrale a ciclo combinato di Alpiq a San Severo (Fg). I primi test operativi hanno gia’ dimostrato prestazioni ancora migliori rispetto a quanto inizialmente previsto. L’intervento, si legge nel comunicato diffuso, ha avuto una durata in linea con quanto concordato con il cliente, e che ha riguardato turbina a gas, turbina a vapore e generatore, ha garantito inoltre maggiore flessibilita’ operativa. L’impianto potra’ inoltre utilizzare fino al 25% di idrogeno, contribuendo agli obiettivi di decarbonizzazione dell’Italia. Attiva dal 2011, con una potenza di circa 400 Mw e capace di fornire energia elettrica a quasi 1 milione di abitazioni, la centrale di San Severo e’ uno degli impianti a ciclo combinato piu’ moderni del Sud Italia. Produce energia elettrica e allo stesso tempo fornisce servizi fondamentali di stabilizzazione della rete.
Grazie al recente upgrade, l’impianto rafforza il proprio ruolo di asset flessibile e altamente efficiente a supporto della sicurezza elettrica nazionale e della transizione energetica. “Questo progetto rappresenta un passo fondamentale per garantire la sicurezza e la flessibilita’ del sistema elettrico italiano” ha dichiarato Massimiliano Bignami, Country Manager Italy di Alpiq. ‘Siamo grati ad Alpiq per la fiducia dimostrata affidandoci questo importante intervento” ha sottolineato Reto Furrer, Executive Vice President Thermal Service di Ansaldo Energia.
Interporti, Destro (Confindustria): “nuova legge passaggio strategico ma evitare proliferazione non coordinata”
“Il nuovo quadro normativo sugli interporti rappresenta un passaggio strategico per rafforzare la competitività del sistema logistico nazionale. Gli interporti sono snodi fondamentali per l’integrazione dei diversi modi di trasporto e per la crescita del tessuto produttivo”. Ad affermarlo è stato ieri Leopoldo Destro, Delegato del Presidente di Confindustria per Trasporti, Logistica e Industria del Turismo, nel corso di un convegno dedicato al nuovo ddl sugli interporti . “Tuttavia, è importante evitare – ha rimarcato – la proliferazione non coordinata di infrastrutture e concentrare le risorse su progetti strategici. Attraverso l’Osservatorio Territoriale delle Infrastrutture, Confindustria sta mettendo a disposizione del Paese uno strumento di conoscenza e monitoraggio capace di orientare con maggiore efficacia le politiche di investimento. L’OTI consentirà, infatti, una visione integrata fra mappatura, conoscenza delle infrastrutture e normativa, contribuendo così a indirizzare lo sviluppo infrastrutturale verso obiettivi di maggiore efficienza e competitività. Infine, riteniamo fondamentale la conferma di un regime privato e concorrenziale di gestione degli interporti, condizione indispensabile per attrarre capitali, stimolare innovazione e migliorare i servizi alle imprese. In questa prospettiva, non potrà però esserci sussidiarietà nei confronti degli interporti che non funzionano.”
Riconnettere i porti e le città, il convegno del CNI
I nostri porti rappresentano dei nodi infrastrutturali strategici per il Paese, basti pensare che di lì transita oltre il 50% del volume delle merci importate ed esportate dall’Italia. Al tempo stesso i porti in genere sono inseriti all’interno di importanti contesti urbani, il che rende determinante il dibattito finalizzato a rendere più efficienti i porti e le aree urbane in cui essi insistono, in una prospettiva di innovazione e rigenerazione degli spazi esistenti. Le misure previste dal Piano complementare al PNRR sembrano muoversi peraltro nel rispetto della filosofia su cui sono state elaborate le ultime Linee guida per la redazione dei Piani Regolatori Portuali. Tali Linee guida, in particolare, hanno cercato di incentivare un dialogo più stretto, rispetto al passato, tra l’Autorità portuale e l’Amministrazione comunale affermando due principi: il primo, per il quale il porto è un nodo logistico incardinato in una area vasta, capace di assolvere alle necessità non solo del sistema urbano in cui è collocato ma del tessuto produttivo di un territorio vasto; il secondo, che la pianificazione dell’area portuale non può essere avulsa dalle scelte urbanistiche della città in cui essa si trova. Questi temi sono stati al centro del convegno “Città e porti: sviluppo, rigenerazione e innovazione” tenutosi il primo ottobre a Trieste, organizzato dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, con la collaborazione di Assoporti, Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Trieste. Un evento caratterizzato da una forte partecipazione considerando che, oltre alle circa 120 presenze nell’area congressi della Stazione Marittima di Trieste, erano più di 1100 gli ingegneri collegati in streaming.
I lavori sono stati preceduti dai saluti istituzionali. Roberto Dipiazza, Sindaco Trieste, ha sottolineato l’importanza dei progetti per l’area portuale della città. Un saluto è arrivato anche dal Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga che ha richiamato il momento di grande rilancio per la regione e che sviluppo, rigenerazione e innovazione sono parole che rappresentano stelle polari per ogni amministratore pubblico. A fare da padrone di casa, infine, è stato Giovanni Basilisco (Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Trieste), il cui Ordine nel 2026 ospiterà il Congresso Nazionale degli ingegneri. Irene Sassetti, Consigliera del CNI con delega a porti, ingegneria del mare e urbanistica, dopo aver ringraziato il Gruppo di lavoro di ingegneria del mare del CNI, coordinato da Andrea Ferrante, si è espressa così: “Per CNI è fondamentale parlare di queste tematiche e confrontarsi con le istituzioni (comuni ed autorità di sistema portuali) e le università, professionisti del settore ed imprese che trattano questi argomenti. Questo è il secondo appuntamento che dedichiamo ai porti dopo quello del 7 maggio scorso che si è tenuto al MAXXI di Roma. Colgo l’occasione per ringraziare anche il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e Assoporti per la collaborazione alla realizzazione di questo evento. Abbiamo deciso di introdurre il tema della rigenerazione urbana all’interno delle riflessioni sui progetti relativi ai porti – ha proseguito Sassetti – perché il CNI è molto attento a questo argomento, come dimostra il contributo in termini di proposte ed emendamenti che stiamo dando, grazie anche al contributo del Censu, alla discussione sulla nuova legge sulla rigenerazione urbana. L’incontro di oggi fa parte di una serie di appuntamenti che stiamo dedicando ai porti e all’ingegneria del mare, ciascuno declinato attraverso un tema specifico. In questa occasione abbiamo scelto, appunto, la rigenerazione urbana nelel città portuali. La tavola rotonda vuole essere l’occasione per illustrare una serie di progetti significativi che coinvolgono le nostre città portuali”.
La prima sessione dei lavori, dal titolo “PNRR e sviluppo dei porti” è stata coordinata e introdotta da Andrea Ferrante, Presidente della Sezione speciale PNRR del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Nel corso della presentazione degli interventi, Ferrante ha sottolineato come Trieste faccia parte del lotto dei più importanti porti italiani e che è interessato da attività di recupero di vecchie aree e di sviluppo di nuovi moli da dedicare alle attività commerciali. Nell’illustrare l’attività della Sezione speciale PNRR da lui presieduta, ha riferito che sono stati esaminati progetti per oltre 27 miliardi di euro. Tra i 10 più grandi progetti, due sono relativi ai porti (potenziamento moli di Trieste e la diga Genova). Ha poi illustrato il contesto di riferimento, a partire dalle Linee guida del 2021 del PNRR, con la disciplina per la redazione in chiave di sostenibilità (sociale, economica e ambientale) del PNR e del PNC con i vari passaggi che portano al PFTE (Progetto di fattibilità tecnico-economica). Rodolfo Giampieri (Assoporti) nel corso del suo intervento si è espresso così: “Occorre trovare punti forti di contatto tra porti, città e la popolazione. Ci vuole visione per proporre cose nuove e coraggio per superare gli ostacoli, avendo come obiettivo comune lo sviluppo della comunità. Dobbiamo mettere in campo una strategia unica nazionale, nel rispetto delle realtà locali, per consentire al paese di fronteggiare, come sistema paese, la concorrenza internazionale”. Eric Marcone (Direttore Direzione Tecnica, Ambiente, Pianificazione e Efficientamento Energetico AdSP Mare Adriatico Orientale) ha illustrato gli interventi PNRR sul “Molo VIII” del Porto di Trieste. Adria gateway è un progetto strategico, una visione, dello sviluppo del porto di Trieste basata su diversi elementi: potenziamento delle infrastrutture del porto di Trieste; rigenerazione urbana dell’area dello stabilimento siderurgico; potenziamento delle infrastrutture di collegamenti; risanamento ambientale. Marco Vaccari (Direttore Staff Programma Straordinario AdSP Mar Ligure Orientale) ha illustrato il progetto della nuova diga di Genova, un’opera unica al mondo per complessità, dimensioni, ricadute positive sulla città e sul sistema paese, oltre ad essere il più grande intervento di sempre per il potenziamento della portualità italiana. Un’infrastruttura marittima fondamentale per la protezione del porto, la riduzione del moto ondoso e l’ampliamento dei fondali, consentendo l’approdo di navi cargo e da crociera di grandi dimensioni. Fabio Maletti (Segretario Generale AdSP Mare Adriatico Settentrionale), infine, ha illustrato il nuovo impianto per la produzione dei materiali di dragaggio del Porto di Ravenna.
Nel pomeriggio si è tenuta la seconda sessione dedicata alla rigenerazione nelle città portuali. Il prof Rosario Pavia ha incentrato il suo intervento sull’assunto “L’Italia è il mare”. Passando in rassegna le grandi città portuali italiane, ha sottolineato lo stretto rapporto tra città e porto, a partire dalle diverse strutture portuali che facevano e fanno ancora parte integrante del tessuto urbano. Michele Astone del gruppo di lavoro di Guendalina Salimei, curatrice del Padiglione Italia della Biennale di architettura di Venezia, ha proposto un cambio di prospettiva: come appaiono le città guardate dal mare. A sostegno di questa prospettiva ha illustrato alcuni dei progetti più interessanti in corso, tra cui quelli relativi ai porti di Napoli e Taranto. In seguito, si è svolta una tavola rotonda caratterizzata da un focus sui progetti dei porti di Catania, Taranto e Trieste. A coordinarla Irene Sassetti. Ad illustrare il caso Catania sono stati Paolo La Greca, Vicesindaco di Catania e Presidente del Censu, e Biagio Bisignani, Direttore Direzione urbanistica del Comune di Catania. La Greca ha ripercorso la storia del rapporto di Catania col suo porto: le colate laviche che si sono susseguite nei secoli hanno privato la città del suo porto o comunque ne hanno fortemente ristretto l’area. Con la costruzione della ferrovia costiera, oltre tutto, si è creata una cesura tra città e mare, sollevando il tema della frattura. Tra i diversi progetti che possono ristabilire la relazione tra porto e città, La Greca ha citato quello di Italferr che prevede l’interramento di un tratto dei binari. Bisignani ha ricordato che il nuovo Piano del Porto è stato appena approvato e trasmesso al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Ha sottolineato come quello di Catania sia nato come porto peschereccio, mentre ora governa quasi la metà del flusso di traffico per la logistica. Problemi ambientali, urbanistici e di sicurezza ambientale: questi i temi che si propongono di risolvere i progetti attualmente in essere a Catania. Il porto può diventare il perno centrale per lo sviluppo turistico ed economico della città. Per quanto riguarda Taranto, sono intervenuti Mattia Giorno, Vicesindaco di Taranto, e Laura Cimaglia, dell’Autorità del Sistema Portuale del Mar Ionio. Giorno ha sottolineato come il progetto di rigenerazione urbana relativa al waterfront debba essere posto all’interno di un sistema più ampio che preveda, ad esempio, un piano urbanistico che manca da troppi anni, da quando le nostre città erano qualcosa di completamente diverso da oggi. Cimaglia ha illustrato i termini del progetto “Cluster del mar Ionio: Taranto”. Il caso Trieste, infine, è stato illustrato da Giulio Bernetti, Direttore del Dipartimento Territorio Ambiente Lavori Pubblici Patrimonio del Comune di Trieste, ha approfondito una serie di progetti relativi alla sua città, tra cui: rigenerazione in corso dell’area Sacchetta; un mini MOSE per la protezione dall’innalzamento del livello del mare; vasche di espansione per la protezione da eventi atmosferici estremi; recupero della riviera Barcolana. Per quanto riguarda il Porto vecchio, l’accordo di programma prevede: variante urbanistica, aree pubbliche da non alienare, consorzio URSUS che si occupa, tra l’altro, del coordinamento dei vari progetti (parco lineare, viale monumentale, il passaggio libertà, cabinovia metropolitana). L’ultimo intervento è stato quello di Luca Giovanni Zambardieri che ha illustrato RoboGO, un sistema robotico semisommergibile per la manutenzione delle banchine portuali.
Deborah Savio, Consigliera del CNI, ha portato i saluti del Consiglio Nazionale e al termine dei lavori è intervenuto anche Presidente Angelo Domenico Perrini che, commentando la proficua giornata di confronto, ha detto: “Quello della rigenerazione urbana è un tema che sta molto a cuore al CNI. Attualmente è in discussione la relativa legge. Queste esperienze raccolte sul territorio saranno utili per segnalare al legislatore gli interventi più opportuni”.
Segro amplia la presenza all’Imterporto Sud Europa con due nuovi immobili destinati a Poste Italiane-Sda
Segro ha sviluppato due nuovi immobili logistici all’interno dell’Interporto Sud Europa, a Maddaloni, in provincia di Caserta, realizzati per Poste Italiane – SDA. Il nuovo progetto, che ha interessato una superficie di intervento complessiva di oltre 17.000 m2, si aggiunge a due edifici precedentemente realizzati da SEGRO all’interno del polo campano, uno dei più grandi e strategici parchi logistici del Sud Italia. I nuovi building, moderni e tecnologicamente avanzati, consentiranno a Poste Italiane – SDA di rafforzare ulteriormente la propria rete distributiva sul territorio italiano, facendo leva sulla posizione privilegiata dell’Interporto, al centro dei principali snodi commerciali del Paese, e, grazie alle 242 baie di carico complessive di cui i due magazzini dispongono, garantiranno una gestione efficiente dei flussi logistici. Il progetto è stato realizzato nel rispetto di rigorosi standard di sostenibilità ambientale ed efficienza energetica, con l’obiettivo di garantire un efficace svolgimento delle attività e favorire al contempo il benessere delle persone e dell’ambiente. Gli immobili sono dotati di 17 colonnine di ricarica a doppio attacco e 12 punti di ricarica a parete per furgoni. Particolare attenzione è stata riservata alla qualità ambientale e alla funzionalità degli spazi interni ed esterni: pensiline lungo tutto il perimetro, facciate curate e ampie aree verdi confermano l’impegno di SEGRO nel creare immobili che integrano efficienza, benessere per le persone e valorizzazione della biodiversità. Per primi nel portafoglio di SEGRO, i due immobili otterranno la certificazione BiodiverCity®, che valuta e promuove il valore della biodiversità nei progetti immobiliari. I building sono inoltre certificati BREEAM Excellent New Construction.
Inapp: sul divario di genere l’Italia è distante dall’Europa ma non è percepito
Nel nostro Paese il 58% delle donne e il 43,6% degli uomini ritengono che le donne siano trattate meno equamente in assunzioni, retribuzioni e promozioni; laddove nella media europea questa percezione si attesta su valori pari al 64,1 % della popolazione femminile ed al 50% circa di quella maschile, mentre in Paesi come la Svezia e la Francia raggiunge valori pari a circa l’80% delle donne e circa il 65% degli uomini. In Italia, la percezione cresce all’aumentare del livello di istruzione ed è più elevata nelle Regioni del Nord rispetto al resto del territorio. Meno consapevoli sono complessivamente gli uomini, soprattutto under 30, e le classi di età anziane. Queste sono alcune delle evidenze che emergono dall’undicesimo round della European Social Survey, un’indagine statistica comparata, che sulla base dei dati disponibili a maggio 2025, ha visto la partecipazione di oltre 40.000 persone – di cui 2.865 in Italia – di età pari o superiore 15 anni, residenti in 24 Paesi europei (non solo membri dell’Unione europea). II Rapporto nazionale sul Round 11 realizzato dall’Inapp approfondisce, in una prospettiva comparata europea, i temi della partecipazione al mercato del lavoro, l’uso del tempo, le determinanti del benessere, della soddisfazione e della fiducia, le prospettive valoriali, utilizzando la dimensione di genere come chiave di lettura trasversale.
Circa le differenze retributive , a livello di media europea oltre il 65% delle donne ed il 56% degli uomini ritiene molto positivo per l’andamento dell’economia nazionale che donne e uomini ricevano pari retribuzione per lo stesso lavoro. In paesi come l’Islanda, la Svezia o la Spagna, questo principio raccoglie il consenso di oltre l’80% delle donne e di oltre il 70% degli uomini, mentre in Italia questa opinione è condivisa da quasi il 60% delle donne e il 50 % degli uomini. Rispetto all’ effettiva presenza dei gender gap sul lavoro in Italia, misurati da Eurostat al 43%, il 19,2% degli uomini e il 14,5% delle donne ritiene che tali gap siano solo un fenomeno limitato e sporadico. Donne e uomini presentano anche notevoli differenze nell’uso del tempo. Nel nostro Paese, a prestare assistenza e cura non retribuita ad un familiare, amico o conoscente è circa il 24% della popolazione di 15 anni e più. In questa quota le donne caregiver sono il 10% in più degli uomini, valore più alto, insieme a Polonia e Slovenia, tra tutti i paesi europei considerati. Tale percentuale si amplia quando l’onere della cura supera le 10 ore settimanali ed arriva al 42% circa (contro la media europea del 28% circa). Il carico di cura per le donne cresce progressivamente con l’età: si passa dalla generazione sandwich over 40, che gestisce simultaneamente bambini ed anziani, alla fascia di passaggio tra la terza e la quarta età (tra i 60 e i 74 anni, ove gli uomini caregiver sono circa il 18% e le donne caregiver il 38%). In termini di benessere complessivo oltre la metà dei Paesi si dichiara “soddisfatto della propria vita”. In Italia, lo sono il 38,2 % degli uomini contro il 34,5% delle donne, mentre l’insoddisfazione è prevalentemente femminile e si amplifica con l’avanzare dell’età.
Il Rapporto evidenzia la distanza tra le reali criticità di genere del nostro Paese e la consapevolezza della loro esistenza da parte della popolazione. “La componente femminile, in particolare quando in età da lavoro, rappresenta la principale risorsa strategica per far crescere l’occupazione nel nostro Paese” ha commentato Natale Forlani Presidente dell’Inapp .“Molte ricerche in materia confermano l’importanza dei servizi di conciliazione tra i carichi lavorativi e quelli familiari, per consentire alle donne di partecipare al mercato del lavoro e per favorire la crescita del comparto dei servizi alle persone, che negli altri Paesi europei attira una quota rilevante di domanda di lavoro qualificato. È intenzione del nostro Istituto costruire un modello di valutazione dell’efficacia delle politiche in un’ottica di genere per stimolare gli interventi nell’ambito delle politiche del lavoro, della conciliazione e della formazione, al fine di ridurre i divari esistenti.”
M.C.C.