Rigenerazione Urbana
A Gaeta rinasce l’antica vetreria dall’alleanza Comune-Ance: progetto preliminare a dicembre, sarà il nuovo CUORE della città con il grande parco urbano. Brancaccio: “Best practice da replicare”


Una vecchia vetreria dismessa da oltre 40 anni che torna a nuova vita per diventare il nuovo cuore pulsante di una città. E’ il futuro che ora, finalmente, si dischiude per l’ex Avir, Azienda Vetrerie Industriali Ricciardi, a Gaeta, grazie a un’alleanza tra il mondo produttivo, rappresentato dall’Ance Latina, e il comune della cittadina affacciata sull’omonimo golfo, a pochi chilometri dal confine tra Lazio e Campania. La vetreria ha una lunga storia e vale la pena ripercorrerla brevemente perchè consente di comprendere cosa abbia rappresentato per Gaeta. L’edificio venne costruito nel 1909 in una vasta area situata tra Gaeta Vecchia, la cittadella medioevale,il Borgo Elena, comune autonomo dal 1897 al 1927, e la lunga spiaggia di Serapo. La vetreria sorse su una duna di sabbia chiara e fina ma soprattutto preziosa materia prima. L’Avir cominciò a produrre bottiglie nel 1911, un’attività resa florida dall’abilità dei maestri vetrai. Da allora è stata il principale centro produttivo di Gaeta che è stato via via inglobato nel tessuto cittadino che nel frattempo cresceva e si estendeva. Proprio per questo, quando la fabbrica è stata chiusa, il complesso industriale, dalle ciminiere che svettavano spente ai lunghi muraglioni perimetrali, si è trasformato in un corpo cupo e inanimato, con un contrasto ancora più stridente con tutto quello che aveva attorno.
Ma dopo anni di abbandono e anche di traversie giudiziarie, qualcosa ha cominciato a muoversi. Il Comune di Gaeta ha avviato i lavori di un intervento di riqualificazione del sito finanziato con i fondi Pnrr per oltre 5 milioni di euro. Ma c’è anche un più ampio progetto di rigenerazione urbana che nasce, come si è detto, dalla collaborazione tra l’associazione degli imprenditori edili di Latina e il Comune, che punta non solo a restituire alla città quest’area ma a farla diventare un nuovo epicentro di aggregazione sociale e culturale. Il progetto è stato presentato ieri a Gaeta in un incontro dal titolo “Il modello delle rigenerazioni urbane e il recupero dei siti industriali dismessi. Gaeta e l’ex Avir”. E’ stato il presidente di Ance Latina, Pierantonio Palluzzi, a raccontare come è nata questa avventura. “A febbraio marzo di quest’anno abbiamo scritto ai Comuni dicendo: se avete bisogno che qualcuno vi dia una mano a progettare qualcosa, una scuola, un municipio, interventi di rigenerazione urbana, noi siamo a disposizione, siamo pronti a fare la nostra parte. Ci ha risposto il Comune di Gaeta e noi abbiamo incaricato lo Studio Lombardini 22 di Milano, una delle realtà più importanti di progettazione del nostro Paese. Era importante partire con una realtà così forte”. ha spiegato. “Questa collaborazione ci consente di poter guardare a questo luogo non come un oggetto, un edificio da recuperare ma come un’area complessa sulle quali progettare il futuro di una città, un luogo dove la città si debba sviluppare. L’obiettivo è quello di realizzare il miglior intervento che si possa avere oggi dal punto di vista energetico, urbanistico, come certificazioni internazionali”. Un progetto, ha sottolineato ancora, che deve avere la sua sostenibilità economica e possa sviluppare un’autosufficienza finanziaria.
Ma come e cosa diventerà l’ex Avir? A svelare i primi render della proposta concepita da Lombardini 22 è stato l’architetto Paolo Vimercati, in vista della presentazione del progetto preliminare a dicembre. Il concept, anzi “l’ambizione”, alla base del progetto è quello di “una rigenerazione territoriale mediante un nuovo urbanismo sostenibile”. La vecchia vetreria diventerà un nuovo parco urbano che si apre alla città sia verso la spiaggia di Serapo, realizzando quella connessione che le mura hanno impedito per decenni, che verso il centro della città spingendosi verso il piazzale dell’ex stazione, che sarà inglobato in questo progetto. E’ prevista la realizzazione di spazi museali e culturali, nuovi spazi al servizio della comunità, con molteplici funzioni nei diversi momenti della giornata e sui diversi piani della struttura. “Quello che era un luogo di produzione, che era caldo e rumoroso, diventa una spazio di socialità”. Insomma, Gaeta si proietta verso il futuro recuperando un pezzo importante della sua storia. “Quello che desideriamo è una nuova città, un nuovo centro dove tutti possano trovare il loro spazio per incontrarsi quotidianamente, vogliamo offrire attività ludico-ricreative, un nuovo polmone per la città all’insegna della sostenibilità sociale e ambientale”, ha detto il sindaco Cristian Leccese.
In attesa del progetto più compiuto, dalla giornata di ieri a Gaeta è arrivata una lezione che la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, e il vicepresidente Stefano Betti hanno voluto sottolineare: la collaborazione tra l’Ance di Latina e il Comune di Gaeta che diventa un modello. “Un’amministrazione locale evidentemente illuminata ha accettato e ha sviluppato il rapporto con i colleghi di Latina, quindi con un’associazione di categoria. Una collaborazione che crea un meccanismo del tutto inusuale, che, come dire, è nato in maniera arbitraria e ha dello straordinario. Ma questa non è la regola”, ha rimarcato Betti. E proprio qui sta il punto: “quello di trovare un sistema di regole condiviso su base nazionale da calare sul locale per far sì che queste non siano più episodi ma la normalità”. “Abbiamo un’assoluta necessità di creare le condizioni affinché le città siano attive e vitali senza consumare suolo, ovviamente rigenerando quello che esistente per dare risposta alle nuove esigenze della collettività. Con questo progetto Gaeta getta il cuore oltre l’ostacolo ma come sistema Paese dobbiamo cercare strumenti normativi che consentono di portare avanti dimensionalmente le esigenze della propria collettività”. Di qui l’urgeza di “una legge nazionale sulla rigenerazione urbana, perché questa deve servire da stimolo per quei comuni che non hanno avuto il coraggio di Gaeta”. Insomma. quello che è straordinario deve diventare la normalità nel Paese.
Sulla nuova legge sulla rigenerazione urbana, “forse vediamo una luce”, ha detto Brancaccio nel suo intervento conclusivo. “Avere un quadro regolatorio nazionale non significa togliere l’autonomia regolatoria dei comuni, significa dargli dei quadri nazionali e anche delle leve economiche di sostegno alla rigenerazione urbana. C’è finalmente un un disegno di legge quasi condiviso che con grande fatica che comincia il suo iter in Senato, ma la strada è ancora piena di pericoli, di dossi, di cunette e buche. E’ stato molto difficile mettere insieme tante visioni diverse di quello che può essere la rigenerazione urbana”. Ma rmangono delle criticità, ha avvertito Brancaccio. “Una è legata al rapporto tra regioni e comuni. Sembrerà strano che in una situazione del genere ci possa essere uno scoglio così. Ma la democrazia è complessa e complicata e c’è un tema di chi decide le risorse” ma ora non bisogna arenarsi davanti a questi scogli ma “bisogna avere la capacità di parlarci e trovare un punto di mediazione, occorre impegnarci per limare quelle differenze. Non voglio proprio pensare che non vada in porto. Il nostro è un Paese che ha una potenzialità enorme e il futuro passa per le città e anche da città più piccole, come Gaeta, possonio essere di grandissimo esempio”.