Lo studio
Fondazione Geometri: Casa Green, servono 84 miliardi
Secondo il rapporto presentato, l’Italia è a metà strada rispetto agli obiettivi europei grazie al Superbonus: con gli investimenti realizzati tra il 2020 e il 2024 l’Italia ha già raggiunto una riduzione dei consumi del 9,1% rispetto al target del 16% previsto per il 2030. Manca 6,9 punti percentuali per centrare l’obiettivo. Al 2030 servono investimenti per circa 14,1 miliardi l’anno. Tre milioni sono le abitazioni da ristrutturare. L’attuazione della direttiva sarà un importante volano per la crescita dell’economia e dell’occupazione.
Il Superbonus sarà anche stato il “mostro” responsabile per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti del buco dei conti pubblici ma ha, comunque, il merito di aver fatto compiere un importante pezzo del cammino, addirittura la metà, verso gli obiettivi della Direttiva Case Green per il 2030. E per questo la sfida della transizione energetica nel settore edilizio non è impossibile per il nostro Paese. Grazie agli interventi di efficientamento energetico realizzati tra il 2020 e il 2024 – principalmente attraverso Superbonus 110% e altre detrazioni fiscali – l’Italia ha già raggiunto una riduzione dei consumi del 9,1% rispetto al target del 16% previsto per il 2030. Manca quindi solo il 6,9% per centrare l’obiettivo. È questo uno dei principali dati che è emerge dallo studio “La via italiana alla Direttiva Case Green” realizzato dal Centro Studi di Fondazione Geometri Italiani in collaborazione con Centro Studi Sintesi – CGIA di Mestre e Smart Land, che per la prima volta quantifica con rigore metodologico, utilizzando dati ufficiali di Enea, Istat e Ispra, potenzialità e impatti dell’adozione nazionale della Direttiva EPBD IV. Il rapporto è stato presentato ieri a Roma alla Camera dei Deputati. Ora c’è l’altra metà del percorso da affrontare. Lo studio quantifica in 84,8 miliardi, circa 14,1 miliardi l’anno, il fabbisogno finanziario per gli investimenti Tre milioni sono le abitazioni da ristrutturare, circa 505 mila l’anno, per un costo medio di intervento intorno ai 28 mila euro l’anno.
L’impatto economico sarà significativo: gli investimenti genereranno un effetto moltiplicatore di 280 miliardi di euro complessivi, con un impatto diretto nel settore costruzioni di 133,76 miliardi, un impatto indiretto di 44,70 miliardi, impatto indotto di 101,70 miliardi e un valore aggiunto generato di 102,6 miliardi (circa 17,1 miliardi/anno). Questo piano di ristrutturazione. energetica attiverà circa 1.300.000 unità di lavoro attivate complessivamente, delle quali 800.000 occupate direttamente nel settore costruzioni, 480.000 nell’indotto e nei settori collegati Si tratta di una media di ca. 219.000 posti di lavoro/anno, un contributo fondamentale per l’economia nazionale.
Lo studio fotografa una realtà preoccupante del patrimonio edilizio nazionale composto da 14,8 milioni di edifici: oltre il 52% del patrimonio residenziale (18,5 milioni di abitazioni) è in classe energetica F o G, di cui 13,5 milioni stabilmente occupate, il 68% delle abitazioni utilizza ancora combustibili fossili per il riscaldamento, Il 9% delle famiglie italiane vive in condizioni di povertà energetica – il dato più alto degli ultimi dieci anni, 24 milioni di abitazioni (68,3% del totale) sono state costruite prima del 1980. Ulteriori criticità emergono dall’analisi socio-economica: il 17,9% delle famiglie con spesa energetica elevata rispetto al reddito, il 9,9% delle famiglie ha difficoltà a riscaldare l’abitazione, il 17% vive in abitazioni con problemi di insalubrità, il 20,1% di persone a rischio povertà.
Ma come intervenire? Il documento individua quattro ambiti strategici fondamentali per il successo della Direttiva. Il primo è quello della sostenibilità economica degli interventi con incentivi calibrati per fasce ISEE con particolare attenzione alle famiglie vulnerabili, con il sostegno prioritario alle prime case ed esclusione locazioni turistiche, la creazione di fondi di garanzia e prodotti finanziari dedicati e maggiori incentivi per abitazioni in classe G con riqualificazione globale. Vanno rimossi gli ostacoli con la semplificazione normativa per contesti condominiali complessi, il rafforzamento misure per sanare irregolarità edilizie, la garanzia di certezza e stabilità normativa per tutta la durata della Direttiva. Altra leva è quella dell’innovazione e abitazioni smart: servono incentivi mirati per sistemi smart e soluzioni digitali, promozione dei “gemelli digitali” degli edifici, formazione specializzata per professionisti del settore. Centrale il ruolo dei tecnici e professionisti per offrire assistenza tecnica specializzata attraverso sportelli dedicati. Dal rapporto emerge l’esigenza di creare esperti indipendenti certificati che garantiscano la certificazione delle prestazioni energetiche e di garantire un livello di competenze adeguate alle cer.
Ma quali sono i benefici ambientali previsti? Gli investimenti per il periodo 2025-2030 permetteranno di risparmiare 4,68 milioni di tonnellate di CO2/anno, pari a una riduzione del 9% delle emissioni generate dal residenziale al 2020. Attualmente il patrimonio costruito è responsabile del 42% dei consumi finali di energia nazionale (46.359 Ktep nel 2022, del 18,8% delle emissioni nazionali di gas serra (73,5 Mt CO2 eq./anno). Il rapporto guarda anche oltre il 2030 , tracciando la roadmap per gli obiettivi successivi. Al 2035, serviranno ulteriori 61 miliardi di investimenti (12,2 miliardi/anno) per efficientare altri 2,18 milioni di abitazioni, con un risparmio aggiuntivo di 3,37 milioni di tonnellate di CO2/anno. L’obiettivo 2050 mira a efficientare tutto il patrimonio che risulta ad oggi fortemente energivoro prevedendo due scenari: il primo con 371 miliardi di investimenti per 13,3 milioni di abitazioni aggiuntive, il secondo, più selettivo, con 230 miliardi per 8,3 milioni di abitazioni occupate stabilmente.
“Questi dati dimostrano che la sfida della transizione energetica nel settore edilizio non è impossibile per il nostro Paese”, commentano per Fondazione Geometri Italiani il presidente CNGeGL Paolo Biscaro e il presidente di Cassa Geometri Diego Buono. “La versione finale della Direttiva Case Green offre flessibilità e pragmatismo: non ci sono obblighi diretti per i proprietari e i criteri di calcolo sono stati rimodulati. Questo ci consente di affrontare la transizione energetica senza preconcetti ideologici, puntando su strumenti concreti e sostenibili”. La categoria dei geometri , che rappresenta oltre 85 mila professionisti , è pronta è questa sfida, assicurano. “Abbiamo straordinarie risorse e saperi tecnici che ci consentono di affrontare questa trasformazione con realismo e determinazione”. “È fondamentale costruire strumenti finanziari dedicati alle famiglie vulnerabili, anche grazie al Fondo Sociale per il Clima che l’UE attiverà dal 2027. La ricerca dimostra che la ‘via italiana’ alla Direttiva Case Green è possibile e può diventare un volano per l’economia e l’occupazione nazionale”.