Anche il Fmi CONTRO il Pniec italiano: “Non è ambizioso. Serve di più su reti, iter autorizzativi e capacità di stoccaggio”
Le conclusioni della missione del Fondo Monetario Internazionale guidata da Lone Christiansen e composta da Thomas Elkjaer, Gee Hee Hong, Yueling Huang, Alain Kabundi e Sylwia Nowak, svoltasi dal 14 al 28 maggio. Anche sulla transizione digitale serve ampliare l’accesso al capitale di rischio e la garanzia di un contesto normativo più prevedibile per favorire gli investimenti tecnologici. Pichetto al festival dell’energia di Lecce: “Digitalizzazione, aumento della produzione da rinnovabili, un sistema sempre più decentralizzato, elettrificazione dei consumi sono elementi che disegnano un nuovo assetto per la rete elettrica nazionale. Per questo sono necessari investimenti su reti digitali e sistemi di accumulo”.
Prima europea, adesso anche internazionale. La bocciatura del Pniec è doppia perché, dopo i rilievi della Commissione Ue, ieri sono arrivate le valutazioni puntuali anche dal Fondo Monetario Internazionale. Dal 14 al 28 maggio, infatti, si è svolta la missione guidata da Lone Christiansen e composta da Thomas Elkjaer, Gee Hee Hong, Yueling Huang, Alain Kabundi e Sylwia Nowak. Risultato? Sia sulla transizione energetica che su quella ambientale, infatti, l’Italia deve colmare parecchie falle.
Secondo il Fondo, “accelerare la transizione verso le energie rinnovabili, adattarsi ai cambiamenti climatici e investire in infrastrutture energetiche resilienti” sono passaggi “essenziali per ridurre l’impatto degli eventi meteorologici estremi e la dipendenza dalle importazioni di energia”. Tra i rischi “macrocritici” dell’Italia ci sono quelli “legati al clima e la sicurezza energetica” per via della “dipendenza dall’agricoltura, dal turismo e dall’approvvigionamento energetico estero”. Quindi il passaggio sul Pniec, il piano nazionale integrato energia e clima: “fornisce una base strategica, ma sono necessarie azioni più ambiziose per raggiungere gli obiettivi climatici del 2030 e migliorare la sicurezza energetica”. E sulla stessa lunghezza d’onda dei rilievi della Commissione europea, “il rafforzamento dell’infrastruttura di rete, l’espansione della capacità di stoccaggio e la semplificazione delle procedure di autorizzazione sono fondamentali per sostenere l’integrazione delle energie rinnovabili”. Ecco perché, conclude il Fmi nella valutazione sul Pniec e le politiche green italiane, “una maggiore integrazione nei mercati elettrici dell’Ue aumenterebbe la resilienza, ridurrebbe la volatilità dei prezzi e migliorerebbe l’efficienza dell’uso delle energie rinnovabili”.
Ricapitolando: infrastrutture per le reti, connessioni transfrontaliere, approvvigionamenti. I nodi restano sempre quelli, checché ne dica il governo di Roma tra elogi sul nuovo nucleare, ancora lontano, e critiche al Green Deal europeo, ormai stantie visto l’aggiornamento al Clean Industrial Deal e la mancata svolta del sistema imprenditoriale italiano sul progressivo passaggio all’elettrificazione dei consumi.
Venendo alla transizione blu, sempre nel capitolo delle politiche strutturali – dove il macro titolo è “Attuare riforme per stimolare la crescita – il Fmi scrive che “per rilanciare il dinamismo e l’innovazione del settore privato è necessario un migliore accesso ai finanziamenti, in particolare al capitale di rischio, e una maggiore prevedibilità delle politiche”. Perché il tema è sempre lo stesso: “le imprese italiane hanno a lungo faticato a crescere e a innovare”. E allora occorre, una volta per tutte, “eliminare gli incentivi fiscali che favoriscono le piccole imprese e facilitare l’uscita delle imprese improduttive, anche attraverso la tempestiva attuazione del nuovo codice fallimentare, promuoverebbe un’allocazione più efficiente delle risorse e consentirebbe alle imprese ad alte prestazioni di crescere”. Di più. Sul mercato dei capitali, va ampliato “l’accesso al capitale di rischio” e va poi garantito “un contesto normativo più prevedibile” (…) “per sostenere gli investimenti necessari per gli aggiornamenti tecnologici e la transizione digitale”. In ottica comunitaria, come noto, serve un mercato unico sia dei capitali che del risparmio e investimenti: solo questo passaggio aiuterà “ulteriormente le imprese a realizzare economie di scala e a migliorare l’accesso ai capitali”. Inoltre, “le politiche industriali dovrebbero essere attuate con cautela, essere mirate a obiettivi specifici laddove esternalità o fallimenti del mercato impediscano soluzioni di mercato efficaci, essere coordinate a livello Ue ed evitare di favorire i produttori nazionali rispetto alle importazioni per ridurre al minimo le distorsioni commerciali e degli investimenti”.
Intervenendo al festival dell’energia di Lecce, il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin ha indorato la pillola: “Digitalizzazione, aumento della produzione da rinnovabili, un sistema sempre più decentralizzato, elettrificazione dei consumi sono elementi che disegnano un nuovo assetto per la rete elettrica nazionale”, ha sottolineato. “L’Italia sta lavorando per avere un’infrastruttura energetica adatta agli assetti che prenderanno forma nei prossimi anni. Oggi, l’elettricità è molto più che semplice merce: è un servizio essenziale. E la loro disponibilità dipende da un’infrastruttura energetica pienamente operativa, efficiente e resiliente, in grado di fornire energia quando e dove è necessaria. Abbiamo bisogno di un’infrastruttura compatibile con questo nuovo assetto. Per questo sono necessari investimenti su reti digitali e sistemi di accumulo”. Ancora. “L’Italia è sensibile alle istanze di sicurezza energetica sotto i suoi molteplici aspetti che riguardano l’indipendenza energetica negli approvvigionamenti, la resilienza e l’interconnessione del proprio sistema energetico, la sicurezza delle infrastrutture e l’accessibilità dell’energia. Dobbiamo proseguire il percorso che questo Governo ha intrapreso per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e ci riusciremo anche grazie alla produzione di energia nucleare” – ha concluso il Ministro.
Unendo i puntini, però, dice il Fmi, “gli shock legati al clima, inclusi gli eventi meteorologici estremi, potrebbero inoltre frenare la crescita e limitare ulteriormente il margine di manovra fiscale. Con l’avanzare della digitalizzazione, le minacce informatiche potrebbero diventare più pervasive e destabilizzanti, in particolare per il sistema finanziario”. Ma di tutti gli step suggeriti, tanto quelli sulle politiche green quanto quelli sul digitale e gli investimenti, si sente parlare da tanto tempo ma continua a mancare la spunta finale.