Il dibattito alla Luiss
Fitto: “Con Trump un approccio COSTRUTTIVO. Ue audace sui valori”
Governo dell’Europa e dell’Italia nell’era Trump: è questo il tema al centro del dibattito al quale hanno partecipato Fitto e Giorgetti. Per il vicepresidente Ue, c’è una demarcazione tra democrazie e non democrazie. E il compito è quello di costruire un dialogo con le democrazie anche se vanno “in una direzione che a noi non piace”. Il ministro dell’Economia parla di crisi delle democrazie liberale, pone la questione sulla capacità dell’Europa di dare risposte efficaci ai problemi e denuncia “l’oblio del pensiero lungo per ragionare, invece, con il respiro cortissimo”.
C’è una linea di demarcazione da tenere presente quando si critica il nuovo corso alla Casa Bianca ed è quella tra le democrazie e non democrazie. E’ da questo confine, che va, dunque, tracciato con nettezza, che discende anche l’approccio da tenere che è quello della costruzione e apertura di un dialogo con l’Amministrazione Trump. Su questo, non ha dubbi il vicepresidente esecutivo e commissario Ue, Raffaele Fitto: “la linea di demarcazione principale è tra le democrazia e gli altri. Abbiamo il compito, a livello europeo e nazionale, di costruire e rafforzare la dimensione del dialogo fra le democrazie”, ha detto nel suo intervento, ieri sera, al dibattito ‘Governare l’Europa e L’Italia nell’epoca di Donald Trump”, organizzato dalla Luiss, Institute for European Analysis and Policy- Leap. L’occasione del dibattito è il libro ‘Demagonia’ dell’ex premier Mario Monti. “Chi vince va comunque bene anche se va in una direzione che a noi non piace”, ha sottolineato Fitto. Quello di un approccio costruttivo è il punto fermo che fissa Fitto e, in questo contesto, la missione del commissario al Commercio Ue, Maros Sefcovic, a Washington: “per me è una buona notizia per creare le condizioni per aprire un dialogo che possa trovare un equilibrio nel contesto delle democrazie occidentali”. Sono toni più distensivi, quelli di Fitto, rispetto a quelli che hanno improntato l’intervento, che l’ha preceduto, di Giuliano Amato, che ha denunciato quell'”arroganza delle sovranità nazionali che ha preso piede ovunque”. “Trump è riuscito a trasferire nella sfesa pubblicale modalità tenute nei suoi affari privati, con l’interlocutore che è l’avversario da portare sulle proprie posizioni. E’ la sublimazione di un rapporto internazionale dove ognuno lavora solo per se stesso”, ha detto Amato.
Tornando a Fitto, c’è ancora ancora un altro messaggio che il vicepresidente Ue ha voluto lanciare. “L’Europa ha tante debolezze ma ha l’audacia nella difesa dei valori. L’Europa si sveglia davanti alle crisi, dovremmo costruire un’Europa che sappia rispondere per tempo alle crisi e non nell’urgenza. Il tema è dare una risposta immediata quando il problema si presenta perchè il rischio è la decisione sia abbondantemente superata dai fatti”, ha ammonito Fitto.
Sulla capacità decisionale dell’Europa ha insistito anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha ricordando anche un colloquio con Henry Kissinger. “Dico quello che penso io e che è stato oggetto di una bella discussione che ho avuto il privilegio di fare con Kissinger poco prima che morisse. Condividemmo il fatto che un’istituzione che non è in grado di decidere non è un luogo politico. La domanda da farsi è se l’Europa è in grado di decidere cose importanti velocemente. Oggi vediamo le scorciatoie che Paesi non democratici come la Cina e democratici come gli Usa hanno nei confronti del rapporto con l’Europa, dove siamo in 27, una parte nell’euro e una parte no”. E, mentre Trump dispone di questi due strumenti, dazi e crypto, “davanti a questo tipo di sfide l’Europa, noi ministri delle Finanze, da tre anni parliamo in modo accademico dell’euro digitale”.
Giorgetti ha parlato poi di “crisi delle democrazie liberali sono in crisi in tutto il mondo”, quei modelli che “fino a qualche anno fa credevamo che tendessero a essere esportate”. E, ha detto, “le democrazie vanno in crisi quando la partecipazione alla vita politica va verso il basso. Oggi i cittadini sanno molto meno rispetto agli anni ’50” quando anche i partiti avevo un ruolo importante. “Oggi i cittadini si muovono da una parte all’altra, seguendo flussi o manipolazioni”. C’è un altro elemento che il titolare del Mef ha voluto poi rimarcare ed è “l’oblio del pensiero lungo”. “C’è ormai questo oblio del pensare nel lungo periodo per ragionare con il respiro cortissimo. Per la politica significa inseguire il consenso ma va oltre e contrasddistignue anche il comportamento delle società in borsa e della banche, tutte proiettate a realizzare risultati nel breve periodo e che non hanno un orizzonte per definire una realtà solida che possa durare nel futuro. Quests attenzione alla semestrale, alla trimestrale è un’affannosa costruzione che non rende giustizia alle ragioni dell’economia reale che poi paga un prezzo pesantissimo quando scoppiano le bolle”. Con ironia, infine, Giorgetti ha parlato del piano di difesa Ue. “Un esempio concreto il piano europeo che si chiama, non si chiama più Rearm Eu, come si chiama….? Nel piano non si fa ricorso a una clausola generale di deroga dal Patto di stabilità europeo come fu con il Covid, si richiede un piano coordinato di deroghe al Patto a livello nazionale. Ho già detto tutto, i famosi 800 miliardi sono la sommatoria di deroghe che ogni paese dovrebbe chiedere entro fine aprile”.
L’ultima parola spetta a Monti. Un messaggio è rivolto a Fitto. “Mi piacerebbe molto, caro presidente Fitto, una presa di posizione della Commissione europea che dichiarasse con serenità la non modifica dei cardini della nostra politica di concorrenza nei confronti degli Usa e dei partner mondiali e allo stesso tempo lanciasse una proposta per fare un gruppo congiunto Usa-Ue su come in futuro applicare meglio le regole della concorrenza ai mercati digitali. Credo anch’io – ha detto Monti – che Musk, Zuckerberg, Bezos e altri siano andati a portare oro argento e mirra a Mar-A-Lago per ingraziarsi il presidente per chiedere soprattutto di fermare l’Europa su suoi procedimenti di concorrenza” da cui Big Tech teme siano lesi i suoi interessi. E un altro appunto finale è rivolto a Giorgetti. Il quale “traghettò in modo ammirevole la Commissione Bilancio nell’approvazione del fiscal compact, durante il mio governo; lui, della Lega, unica forza che non sosteneva l’esecutivo. In lui, il senso del risparmio del denaro pubblico è ammirevole. Penso che – ha detto rivolto al ministro – qualche volta di dispiaccia di averlo ma ce l’hai”.