LA CONFERENZA UNIFICATA SUL TESTO UNICO

Rinnovabili, la Sardegna blocca l’intesa Stato-Regioni sul correttivo. Aree idonee, decreto scomparso

Alla base del no dell’Isola lo scontro a distanza con il governo sulle aree idonee, su cui la Regione ha da poco consegnato una nuova bozza della legge. Intanto, su quella nazionale, la viceministra all’ambiente Vannia Gava ha provato a rassicurare: si valorizzeranno “i principi di contenimento del consumo di suolo e dell’impatto paesaggistico e ambientale”.

30 Ott 2025 di Mauro Giansante

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Rinnovabili, la Sardegna blocca l’intesa Stato-Regioni sul correttivo. Aree idonee, decreto scomparso

Risultato finale: manca l’intesa. Dopo il rinvio della scorsa settimana, la Conferenza Unificata Stato-Regioni-Province autonome ieri non ha raggiunto l’accordo sul correttivo al Testo unico sui regimi amministrativi per gli impianti rinnovabili. D’altronde, già il posticipo della decisione il 23 ottobre era arrivato per motivi tecnici e per la grande complessità del testo. Nei giorni scorsi, allora, secondo quanto raccolto da Diario Diac, si sono succedute una serie di istruttorie a ritmi serrati per trovare l’accordo con il Governo su alcune osservazioni poste dalle Regioni. Soprattutto perché il dossier incombe nel percorso di attuazione del Pnrr. Malgrado tutto ciò, la ciambella non è uscita con il buco e a far saltare il banco c’è stata la Regione Sardegna, unica contraria al provvedimento.

Tutto fermo, dunque, al correttivo licenziato dal governo a settembre. Come raccontato su questo giornale, viene estesa la procedura di iter veloce anche agli impianti di accumulo, per il repowering degli impianti e per le pompe di calore, per cui per la revisione di potenza non oltre il 15% o per l’installazione di nuovi impianti “il termine di conclusione della conferenza per il rilascio dell’autorizzazione unica” viene ridotto da 120 a 40 giorni. Così come quelli per integrazioni e documenti sono scalati della metà. Altre agevolazioni sono quelle relative alla rimozione di ostacoli procedurali per interventi che non richiedano nuovo consumo di suolo. Viene estesa, inoltre, la portata del regime dell’attività libera ad alcune tipologie di interventi a impatto ambientale e paesaggistico zero o comunque minimale.

Alla base dell’ennesimo scontro a distanza tra Palazzo Chigi e Sardegna c’è il contenzioso aperto dallo scorso anno sulle aree idonee a ospitare gli impianti eolici e fotovoltaici. Un conflitto ancora in corso, visto che dopo la dichiarazione di incostituzionalità da parte della Consulta sulla moratoria di 18 mesi decisa dall’amministrazione Todde, la Regione isolana ha prodotto una legge per definire le aree idonee e non, a sua volta contestata dal Governo e impugnata davanti alla Corte costituzionale. In questi giorni, in Consiglio regionale, è sbarcata la proposta di modifica alla legge: viene stabilita, ad esempio, la casistica delle situazioni in cui prevale il criterio di idoneità per le nuove installazioni. Mentre sulle aree ordinarie la proposta di legge introduce l’obbligo per la Regione di emanare un regolamento specifico entro quattro mesi sulle aree non incluse tra le idonee per cui vale il principio del “caso per caso”. Niente norme, invece, per questa fase transitoria dei progetti.

L’esecutivo nazionale, intanto, deve ancora rendere noti i ritocchi alla normativa nazionale, attesi nel prossimo Dl Energia che però è scomparso dalla scena dei Consigli dei Ministri. A riguardo, ieri, la viceministra dell’ambiente Vannia Gava ha spiegato in Question time che “il Mase, in esito alle pronunce del Tar in relazione ai ricorsi avversi al dm 21 giugno 2024, sta lavorando insieme agli altri ministeri coinvolti a una nuova disciplina sulle aree idonee”, che “terrà conto del principio di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, della qualità dell’aria e dei corpi idrici, delle aree agricole – con particolare riguardo a quelle di pregio – e delle aree forestali. “Il nuovo quadro – ha aggiunto Gava – valorizzerà i principi di contenimento del consumo di suolo e dell’impatto paesaggistico e ambientale, comprese le esigenze di qualità dell’area, contemperando i medesimi con la necessità di raggiungere gli obiettivi energetici che guardano all’orizzonte temporale del 2030”.

Eppure, al netto delle rassicurazioni sul raggiungimento dei target di transizione verde, è innegabile registrare ancora una postura esplicitamente ostruzionista tanto della Sardegna quanto del governo nei confronti di una reale accelerazione sulla produzione energetica da fonti rinnovabili. Sull’isola, le ultime cronache raccontano delle proteste del “Comitato no speculazione energetica Carloforte” che ha manifestato contro il parco eolico offshore a largo di Portoscuso, nel Sulcis. E i casi di opposizione agli impianti, soprattutto in Sardegna, sono all’ordine del giorno. A livello nazionale, invece, parlano i numeri: da qui a cinque anni dovremo, anzi dovremmo, quadruplicare la produzione di energia pulita. Come hanno già ribadito martedì le associazioni del settore, però, senza semplificazioni e certezza di investimenti per le installazioni sarà impossibile. Lo è già. Mentre in Cina è entrato in funzione il primo data center sottomarino eolico, visto da qui sembra fantascienza ma è realtà.

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